Moto2 | |
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Categoria | Motociclismo |
Nazione | Internazionale |
Prima edizione | 2010 |
Piloti | 34 |
Squadre | 17 |
Motori | Triumph |
Pneumatici | Dunlop |
Pilota campione (2023) |
Pedro Acosta |
Squadra campione (2023) |
Kalex |
Sito web ufficiale | www.motogp.com |
Stagione dell'anno corrente | |
Motomondiale 2023 |
La Moto2 è una classe intermedia di moto da corsa che gareggiano nel Motomondiale.
Questa categoria è stata introdotta nel 2010 in sostituzione della precedente classe intermedia, la classe 250. Il cambiamento del nome è stato necessario a causa del nuovo regolamento in merito alla cilindrata, non più limitata a 250 cm³; si è passati a una categoria con maggiori limitazioni e con precisi obblighi, con l'asserita finalità di garantire un minor impegno economico da parte dei team.
A differenza di quanto è successo con la MotoGP, il passaggio alla nuova classe è stato immediato: infatti nessuno ha usufruito dell'anno di deroga che era stato concesso ai mezzi della classe 250 di correre assieme a questa nuova classe.
La prima gara di Moto2 si è disputata in Qatar ed è stata vinta da Shōya Tomizawa, alla guida di una Suter MMX.[1][2]
Il primo regolamento di questa classe obbligava all'uso di un unico motore 4 cilindri 600 cm³ 4T, fornito in esclusiva dalla Honda (derivato dalla CBR600RR),[3] con potenza di 150 CV, limitata però a 130 CV per garantire la sua durata minima di 3 gare. I propulsori venivano assegnati per estrazione e, in caso di reclamo, bisognava anticipare 20.000 euro e attendere la revisione; secondo l'esito di questa, o si otteneva la restituzione della cauzione e avveniva la sostituzione del motore, oppure si perdevano i soldi e si rimaneva al motore assegnato. Si restava sempre in regime di monogomma Dunlop con le misure di 125/75 R 17 e 195/75 R 17[4] (Dunlop già forniva la classe 250 e 125); l'elettronica veniva limitata (centralina unica) ed era permessa solo la raccolta dati, l'ECU e il transponder, tutti forniti dagli organizzatori; veniva abolito l'impianto frenante con dischi in carbonio, mentre il peso minimo veniva fissato in 135 kg, la frizione era unica (Suter)[5][6] e la benzina era la 100 ottani della ENI (per i primi tre anni).[7]
Nel 2019 si passa da un motore Honda a 4 cilindri 600 cm³ a un motore Triumph a 3 cilindri 765 cm³ della Street Triple portato a circa 140 CV e circa 80 Nm di coppia.[8]