Campioni Italiani

Costante Girardengo (1893)

Giovanni Brunero (1895)

Alfredo Binda (1902)

Gino Bartali (1914)

Fausto Coppi (1919)

Fiorenzo Magni (1920)

Gastone Nencini (1930)

Vittorio Adorni (1937)

Franco Balmamion (1940)

Felice Gimondi (1942)

Francesco Moser (1951)

Giuseppe Saronni (1957)

Moreno Argentin (1960)

Claudio Chiappucci (1963)

Gianni Bugno (1964)

Mario Cipollini (1967)

Ivan Gotti (1969)

Marco Pantani (1970)

Paolo Savoldelli (1973)

Paolo Bettini (1974)

Vincenzo Nibali (1984)

Filippo Ganna (1996)

Marco Pantani

Marco Pantani
Pantani vincitore a Plan di Montecampione al Giro d'Italia 1998
     
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Altezza 172 cm
Peso 57 kg
Ciclismo 
Specialità Strada
Carriera
Squadre di club
1992-1996 Carrera Jeans
1997-2003 Mercatone Uno
Nazionale
1994-2000 Bandiera dell'Italia Italia
Palmarès
 
 Mondiali
Bronzo Duitama 1995 In linea

Marco Pantani (Cesena13 gennaio 1970[1] – Rimini14 febbraio 2004) è stato un ciclista su strada italiano, con caratteristiche di scalatore puro[2]. Soprannominato "il Pirata" (o anche "Pantadattilo", appellativo attribuitogli dal giornalista Gianni Mura[3][4]), è considerato tra i più forti scalatori puri di ogni tempo per i suoi record in salita e i riconoscimenti da parte di altri corridori.

Professionista dal 1992 al 2003, ottenne in tutto 46 vittorie in carriera, con i migliori risultati nelle corse a tappe. Si consegnò alla storia per esser entrato nel ristretto novero di atleti in grado di centrare la cosiddetta "doppietta Giro-Tour"[5], trionfando nei giri d'Italia e di Francia nella stessa annata (1998); cronologicamente, è stato l'ultimo ciclista (dopo Fausto CoppiJacques AnquetilEddy MerckxBernard HinaultStephen Roche e Miguel Indurain) a riuscire nell'impresa. Vinse inoltre la medaglia di bronzo ai mondiali in linea del 1995. Suoi sono i tempi d'ascesa più veloci su due delle vette più prestigiose del Tour, il Mont Ventoux (46:00)[6] e l'Alpe d'Huez (36:50)[7]Charly Gaul, al quale Pantani contende spesso il titolo di più grande scalatore della storia, riconobbe le superiori doti di Pantani[8], così come ha fatto il contemporaneo e suo avversario Lance Armstrong[9]. Anche le sue doti di fondo e di recupero, oltreché di scattista[10] e discesista[11], sono state ampiamente riconosciute.

La sua carriera fu costellata da incidenti e contrattempi più o meno gravi, che a più riprese resero difficile (ma appassionante per il pubblico[12]) il suo ritorno alle gare. Escluso dal Giro d'Italia 1999 a causa di un valore di ematocrito al di sopra del consentito, risentì del clamore mediatico suscitato dalla vicenda. Pur tornato alle gare l'anno seguente, raggiunse solo sporadicamente i livelli cui era abituato, chiudendosi molto e abbandonandosi nella vita privata all'uso di droghe, come la cocaina. Caduto in depressione, morì il 14 febbraio 2004 a Rimini[13] per intossicazione acuta da cocaina e psicofarmaci antidepressivi[14] con conseguente edema polmonare e cerebrale, così come provato dall'autopsia del 2004 e da una successiva perizia medico-legale del 2015[14]. Le circostanze della sua morte, al pari di quelle della sua esclusione dal Giro 1999, sono ancora oggetto di dibattito[15][16].

Biografi

«Un giorno, al Tour, gli avevo chiesto: «Perché vai così forte in salita?». E lui ci aveva pensato un attimo e aveva risposto, questo non riesco a dimenticarlo: «Per abbreviare la mia agonia».»

Gli esordi e il passaggio al professionismo

Marco Pantani nacque alle 11:45 del 13 gennaio 1970 all'ospedale "Maurizio Bufalini" di Cesena, figlio secondogenito di Ferdinando Pantani, detto Paolo, e Tonina Belletti, la quale vendeva piadine e crescioni in un chiosco sul lungomare di Cesenatico[18]. Fino al 1978, abitò in una casa di via Saffi a Cesenatico, di proprietà dei nonni Sotero e Delia[19]. Trascorse un'infanzia serena; non eccelse negli studi scolastici, ma si buttò a capofitto nello sport, nella caccia e nella pesca, che praticava con la compagnia, rispettivamente, del padre e del nonno[19]. Dopo essersi cimentato da giovanissimo con il calcio, ricevette in regalo una bicicletta dal nonno Sotero e capì immediatamente di essere portato per il ciclismo. Decise, così, di tesserarsi nel Gruppo Ciclistico "Fausto Coppi" di Cesenatico e mostrò subito indubbie doti di grande scalatore, vincendo molte gare. Il primo successo arrivò il 22 aprile 1984 sul tracciato, curiosamente pianeggiante, delle Case Castagnoli di Cesena[19].

Nel 1986 visse i primi due fra gli sfortunati incidenti che ne avrebbero caratterizzato la carriera: un giorno, durante un allenamento, si distrasse, finì contro un camion fermo e rimase in coma per 24 ore. In una successiva occasione, sbatté in discesa contro una macchina e rimase in ospedale una settimana con varie fratture[20]. Negli anni da juniores, partecipò a tre edizioni del Giro d'Italia dilettanti: nel 1990 fu terzo[21], nel 1991 secondo e nel 1992 primo, davanti a Vincenzo Galati e Andrea Noè, conquistando anche la classifica scalatori[22].

Nell'agosto del 1992, tenendo fede a un vecchio accordo informale preso con i dirigenti della Carrera Jeans - Vagabond, passò al professionismo nei ranghi della squadra diretta da Davide Boifava e capitanata da Claudio Chiappucci, detto "el Diablo".

Nel 1993 partecipò al Giro del Trentino, piazzandosi quinto in classifica all'esordio assoluto[23]; esordì poi al Giro d'Italia per professionisti, nel quale agì perlopiù da gregario, arrivando tra i primi dieci nella 12ª tappa, con traguardo ad Asiago[24]. A causa di una tendinite al Tendine di Achille, fu precauzionalmente fatto ritirare dal team manager Boifava, quando ormai mancavano poche tappe alla conclusione ed era diciottesimo in classifica generale[20].

1994: a podio nei grandi Giri

Pantani a Merano all'arrivo della 14ª tappa del Giro d'Italia 1994, sua prima vittoria da professionista

Nel 1994 avvenne l'esplosione come ciclista professionista. Pantani arrivò al Giro d'Italia dopo aver affinato la preparazione al Giro del Trentino[25], nel quale aveva gareggiato alla pari coi migliori, piazzandosi ai piedi del podio nella classifica finale. L'obiettivo della squadra di farlo crescere sotto l'ala protettrice di Claudio Chiappucci in vista del futuro ricambio generazionale in seno al team Carrera vacillò dinanzi alla caparbietà del giovane romagnolo, deciso a consacrarsi sulle montagne della corsa rosa. Pantani, infatti, provò in più occasioni a mettersi in mostra in salita, riuscendo ad ottenere la sua prima vittoria tra i professionisti il 4 giugno, in occasione della tappa dolomitica Lienz-Merano[26]. Scattato in prossimità del Passo di Monte Giovo, ultima asperità di giornata, il giovane si assicurò il successo con una discesa spericolata in picchiata verso la cittadina altoatesina, compiuta imitando una posizione esasperata[26][27] assunta qualche anno prima ai Campionati del mondo di Chambéry dall'atleta russo Dmitrij Konyšev[28].

Tornò all'attacco all'indomani, nella successiva frazione Merano-Aprica, che prevedeva l'ascesa ai passi dello Stelvio, del Mortirolo e di Santa Cristina. Nell'occasione, partì in progressione sulla seconda salita di giornata, staccando Miguel Indurain e la maglia rosa Evgenij Berzin, che aveva provato a resistergli per alcune centinaia di metri[26]; rientrato sul gruppo di fuggitivi della mattina (tra cui figurava anche il capitano della Carrera Jeans - Tassoni, Claudio Chiappucci), attaccò nuovamente e fece il vuoto. Consigliato dall'ammiraglia, rallentò il passo in attesa di qualche corridore, così da non affrontare da solo un lungo tratto in pianura che lo separava dall'ultima ascesa. Fu quindi raggiunto da Nelson "Cacaíto" Rodríguez e da Indurain, che tuttavia staccò nuovamente sul terzo passo di giornata, palesandone definitivamente la crisi. Al traguardo fu primo, con oltre due minuti e cinquanta secondi sul suo capitano di squadra Chiappucci, tre minuti e trenta sul campione spagnolo e oltre quattro su Berzin[29]. Il grande vantaggio accumulato su Indurain gli permise di superarlo in classifica e vanificarne la rincorsa alla maglia rosa. Pantani si ritrovò così al secondo posto, a circa un minuto da Berzin, rimasto leader della classifica generale[30]. Nella successiva gara a cronometro (che prevedeva un finale adatto agli scalatori), ottenne il terzo tempo, ma perse comunque secondi preziosi dal vincitore di tappa, il russo Berzin[30].

Nella lunga e durissima tappa con arrivo a Les Deux Alpes, i piani di squadra prevedevano che il romagnolo tentasse un complicato attacco a circa 100 km dal traguardo, volto a far saltare la classifica del Giro. Pur guadagnando in corsa un vantaggio che virtualmente lo collocava a pochi secondi dalla maglia rosa, Pantani e la Carrera decisero di desistere dalla prosecuzione della rischiosa e dispendiosa azione d'attacco, a causa del mancato accordo con il compagno di fuga, Hernán Buenahora. L'azione fu quindi riassorbita da Berzin sulla penultima ascesa di giornata e i due giovani duellanti arrivarono appaiati al traguardo[30]. La gestione di questa tappa (unita a quella dell'Aprica) si rivelò decisiva. Infatti, le proibitive condizioni climatiche dell'ultima sfida alpina, che prevedeva l'arrivo in un'innevata Sestriere, portarono Pantani a desistere da ogni tentativo di attacco per migliorare la sua classifica[31]. Il Pirata chiuse perciò il 77º Giro d'Italia con i seguenti risultati: secondo in classifica generale[32] (dietro al solo Berzin e davanti a Indurain), secondo miglior giovane[33] (dietro allo stesso Berzin), terzo nella graduatoria dedicata agli scalatori[34] (dietro Pascal Richard e Michele Coppolillo).

Dopo un iniziale tentennamento, nel mese di luglio Pantani si ritrovò a debuttare al Tour de France. Ribattezzato "il Diavoletto" dal direttore sportivo Giuseppe Martinelli e dalla critica, il corridore romagnolo pagò inizialmente una maggior popolarità e, di riflesso, una marcatura più stretta da parte degli atleti maggiormente in vista. Inoltre, una serie di sfortunate cadute nelle prime frazioni[35] fu tra le cause del notevole ritardo accumulato inizialmente in graduatoria (circa un quarto d'ora da Indurain) e della sua difficoltà a vincere almeno una tappa[28].

Nell'undicesima frazione - e prima di montagna - con arrivo a Hautacam, il capitano della Carrera, Claudio Chiappucci, andò in crisi. Pantani, lontanissimo dalle posizioni nobili della classifica generale, provò allora a imbastire una fuga solitaria, ma fu raggiunto in prossimità del traguardo da Luc Leblanc e Indurain[36], quest'ultimo a caccia di riscatto dopo la delusione del Giro. Pantani, che era in fuga da molti chilometri, non ne resse il passo e pagò all'arrivo una manciata di secondi di distacco al navarro e al futuro campione del mondo, vincitore di giornata.

All'indomani, assunti i gradi di capitano per il ritiro di Chiappucci, il giovane della Carrera sferrò però un nuovo attacco da lontano nella tappa del Tourmalet; transitò per secondo sul traguardo di Luz Ardiden[37] e riuscì a recuperare 3' a Indurain[38].

La rincorsa al podio continuò nelle frazioni alpine. Il 18 luglio sul Mont Ventoux, pur senza riuscire a dare uno scossone alla classifica, stabilì un record di ascesa del "Monte Calvo", rimasto ancor oggi imbattuto[39]. All'indomani, il programma del Tour proponeva una delle sue salite storiche: l'Alpe d'Huez. La Banesto, squadra di Indurain, lasciò ampio spazio a una fuga partita da lontano[28] e Pantani andò all'attacco soltanto in un secondo momento, quando ormai la vittoria era definita; pur transitando con oltre 5' di ritardo dal vincitore (il futuro compagno di squadra Roberto Conti), dimostrò un grande smalto[28], staccando ancora nettamente la maglia gialla e il gruppo dei migliori[29]. Nella successiva tappa con arrivo a Val Thorens, invece, rimasto a sua volta molto attardato a seguito di una caduta rovinosa, fu a un passo dal ritiro[28]; sostenuto dall'ammiraglia e dai compagni[35], riuscì dapprima a rientrare in gruppo e poi ad attaccare ancora la maglia gialla Indurain, arrivando al traguardo terzo[40], alle spalle di "Cacaíto" Rodríguez e Pëtr Ugrjumov[28].

Con sette minuti recuperati a Indurain nel giro di poche frazioni di montagna, Pantani si ritrovò al terzo posto in classifica generale, a soli cinquanta secondi dal secondo in classifica, Richard Virenque[35]. Il piano di attaccare ancora e sfilare la piazza d'onore all'idolo di casa svanì all'indomani, quando il francese consolidò la sua posizione: il Pirata fu, infatti, staccato nella discesa del Grand Colombier, pagando sotto il traguardo di Cluses 45'' di distacco al transalpino[41].

Nonostante la scarsa predilezione per le gare contro il tempo, Pantani andò alla riscossa all'indomani, in occasione della cronoscalata Cluses-Morzine Avoriaz. Come già dimostrato durante la Cronoscalata della Futa del 1991 (quando, ancora dilettante, aveva vinto con un tempo appena superiore a quello del già campione del mondo Gianni Bugno, trionfatore tra i professionisti), Pantani annullò in salita lo svantaggio fisico patito in piano rispetto ai più possenti specialisti delle cronometro e si piazzò secondo, dietro al solo Ugrjumov[42]. Questa performance gli permise di blindare un posto sul podio del Tour.

All'arrivo agli Champs-Élysées, Pantani fu terzo[28], a oltre sette minuti da Indurain[43] (giunto alla quarta vittoria di fila al Tour), nonché secondo nella classifica scalatori; si aggiudicò, inoltre, la maglia bianca[43], ambito riconoscimento che andava al giovane meglio piazzato nella generale.

Partecipò, poi, a fine stagione anche alla prova in linea dei Campionati del mondo di ciclismo[44], ritirandosi però al 15º giro.

1995: l'anno dei primi incidenti

Nella primavera del 1995, uno scontro con un'automobile avvenuto durante un allenamento in strada lo costrinse in ospedale[12]. La preparazione al Giro d'Italia divenne difficoltosa e, infine, impossibile[28].

Saltato il principale obiettivo della stagione, Pantani risalì presto in sella alla bici con l'obiettivo di partecipare al Tour de France.

Si presentò al Giro di Svizzera e faticò moltissimo nelle tappe iniziali; emblematico il ritardo di oltre 17 minuti dal vincitore di tappa, accumulato nella terzultima frazione, che prevedeva l'ostica ascesa dell'Albula Pass. All'indomani, la penultima giornata di gara presentava l'arrivo in salita a Flumserberg, con la scalata finale del Bisberg Peis. Approfittando delle schermaglie tra i due protagonisti della corsa (lo svizzero Alex Zülle e il leader della classifica generale Pavel Tonkov), il corridore romagnolo andò via in scioltezza ai 5 km dall'arrivo, vincendo la tappa con distacchi importanti sugli inseguitori[45]. Questa sua performance è ritenuta dal sito lanternerouge.com la migliore in termini di potenza specifica che sia mai stata registrata nella storia: quasi 7,5 W/kg medi per 23 minuti e 5 secondi ad una VAM di poco superiore a 2000 m/h. [46] Fu in occasione di quel Giro di Svizzera, peraltro, che l'atleta di Cesenatico sfoggiò per la prima volta un nuovo look: capelli rasati e orecchino. Questa nuova trovata lo avrebbe reso famoso a posteriori col soprannome de "il Pirata".[47]

Arrivato alla Grande Boucle con una condizione apparentemente in crescendo, Pantani faticò molto a causa del riacutizzarsi dei fastidi al ginocchio infortunato e dei tanti chilometri a cronometro[48] previsti dal programma di quell'anno. Oltre a patire le sfide contro il tempo, il romagnolo si dimostrò inizialmente non al meglio anche sulle Alpi: l'11 luglio, nella prima tappa di alta montagna, rimase sorpreso dall'attacco di Miguel Indurain e si limitò a salire al proprio passo, transitando al traguardo quarto, ma staccato dallo spagnolo di oltre 2 primi e 30 secondi[49]. Recuperò terreno in classifica all'indomani, riscattandosi sull'Alpe d'Huez, sulle rampe della quale conquistò la sua prima vittoria (di otto complessive in carriera) al Tour de France. Partito a 13 km dal traguardo, staccò subito tutti i principali uomini di classifica e si lanciò all'inseguimento dei fuggitivi di giornata[50], che riprese a uno a uno, transitando (a differenza dell'anno precedente) primo all'arrivo[28], con un minuto e mezzo di vantaggio sugli inseguitori Miguel Indurain, Alex Zülle e Bjarne Riis[51] (rispettivamente primo, secondo e terzo della generale).

Rivitalizzato nel morale, affrontò in modo produttivo anche tappe con variazioni altimetriche minime e a lui poco favorevoli (come la dodicesima, con arrivo a Mende[52]) e proseguì la sua rincorsa in classifica sui Pirenei. Qui vinse per distacco la tappa del 16 luglio con arrivo in salita a Guzet-Neige[53], al termine di una lunga fuga di 42 km[50]: nell'occasione, ritrovatosi ad affrontare da solo e in condizioni atmosferiche proibitive quattro Gran Premi della Montagna[48], recuperò altri 2'30'' alla maglia gialla[54]. La tragica morte del ciclista della Motorola, Fabio Casartelli, avvenuta durante la tappa del 18 luglio nella discesa del Colle di Portet-d'Aspet, condizionò sotto il profilo mentale il prosieguo della Grande Boucle per Pantani[55], che pur era ampiamente nei primi dieci e in piena corsa per un piazzamento sul podio[54]. Il Pirata, che nella tappa costata la morte al giovane talento azzurro era arrivato molto staccato a seguito di un'indisposizione alimentare notturna[55], concluse in netta flessione il Tour, piazzandosi solo tredicesimo nella classifica finale[56]. Riuscì comunque a conquistare il successo nella classifica "Giovani", conquistando la maglia bianca[56].

Sul finire dell'anno, Pantani fu ancora protagonista, stavolta con i colori della Nazionale: ai Campionati del mondo disputatisi in Colombia, a Duitama, su di un ostico tracciato in quota[57], l'azzurro andò di fuga in salita alla penultima tornata. Il tentativo fu però ricucito dall'attrezzata squadra spagnola e, all'ultimo giro, il romagnolo si ritrovò unico rappresentante italiano nel gruppetto di testa. Nel tentativo di marcare stretto Miguel Indurain, Pantani ignorò sulle prime un allungo di Abraham Olano[58]; lo spagnolo, ben coperto dal compagno di squadra e nonostante una foratura capitatagli a 800 metri dal traguardo, finì per conquistare a sorpresa la medaglia d'oro per distacco. Pantani chiuse terzo allo sprint, alle spalle dello stesso Indurain, che lo anticipò in volata[58].

Proprio quando sembrava agli inizi di una sfavillante carriera, il 18 ottobre Pantani fu protagonista di un grave incidente nella discesa di Pino Torinese, sede di gara della Milano-Torino (corsa che, nei piani iniziali, il romagnolo non avrebbe nemmeno dovuto correre): un fuoristrada che viaggiava in senso contrario sul tracciato di gara impattò in pieno lui e diversi altri corridori[28], costringendoli in ospedale. Ricoverato al CTO del capoluogo piemontese, Pantani ricevette una diagnosi molto dura: frattura di tibia e perone, con il serio rischio di perdita dell'uso dell'arto o, comunque, di prematura interruzione dell'attività agonistica[28][59][60].

1996-1997: il ritorno, il nuovo incidente e il terzo posto al Tour

Pantani nel 1997

Nonostante il duro incidente, il 23 marzo 1996[28], a 5 mesi e 5 giorni di distanza dall'ultima gara, Pantani ritornò in sella a una bici. Fra il luglio e il settembre del 1996, corse poi in una decina di competizioni ufficiali, in preparazione alla stagione successiva.

Agli albori della stagione 1997, il marchio Carrera però non rinnovò la sponsorizzazione alla squadra del romagnolo, che così si sciolse dopo numerosi anni di attività. Marco Pantani firmò con la Mercatone Uno, piccolo team romagnolo patrocinato da Romano Cenni e guidato da Luciano Pezzi, ex gregario di Fausto Coppi e direttore sportivo di Felice Gimondi[28]. La squadra era stata pensata perlopiù come una sorta di selezione dell'Emilia-Romagna e costruita appositamente attorno al corridore di Cesenatico per far bene nei grandi giri; Pantani vi ritrovò gran parte dei suoi compagni della Carrera, tra i quali Massimo Podenzana e Marcello Siboni, oltre all'amico Roberto Conti e al neo-professionista Stefano Garzelli. Anche il dirigente Giuseppe Martinelli, legato al capitano dalla precedente esperienza in Carrera, fu parte del progetto[28].

Pur tra le perplessità di un ritorno alle gare quanto mai difficile, Pantani figurò positivamente in tutte le corse di inizio anno, sfiorando anche il successo di tappa (che gli mancava da un anno e mezzo) nella Vuelta a Murcia e piazzandosi nelle classiche di primavera[61]. Si presentò, quindi, con ambizioni di classifica al Giro d'Italia. Al Giro diede qualche segnale già sugli Appennini: non fu brillantissimo, ma limitò i danni nella cronoscalata a San Marino[62] e chiuse terzo allo sprint nella selettiva tappa del Monte Terminillo[63]. Tuttavia, un nuovo incidente lo estromise prematuramente dalla corsa: infatti, qualche giorno più tardi, nella frazione con partenza da Maddaloni e arrivo a Cava de' Tirreni, mentre percorreva la discesa del valico di Chiunzi (a poche decine di chilometri dal traguardo), finì coinvolto in una caduta di gruppo a causa di un gatto che tagliò la strada ai corridori. Finito a velocità sostenuta contro le rocce della Costiera amalfitana[28], Pantani non riuscì a rientrare in gruppo e concluse la tappa con estrema fatica, scortato al traguardo dai compagni di squadra; una volta in ospedale, gli fu diagnosticata la lacerazione di un centimetro nelle fibre muscolari della coscia sinistra[64], che lo costrinse ad abbandonare la corsa.

«Avrei voluto essere battuto dagli avversari, invece ancora una volta mi ha sconfitto la sfortuna»

Pantani sull'Alpe d'HuezTour de France 1997

Qualche giorno più avanti, però, la risonanza magnetica cui Pantani si sottopose espresse un verdetto più benigno; ciò gli permise di recuperare abbastanza velocemente e tornare in sella alla bici già al Giro di Svizzera, con l'obiettivo di saggiare la gamba in vista del Tour de France[61].

Ritiratosi ormai Miguel Indurain, alla Grande Boucle Marco Pantani trovò nuovi avversari per la conquista della maglia gialla[28]: tra questi, Jan Ullrich, rivelazione e vicecampione della precedente edizione, e l'idolo di casa Richard Virenque, col quale già aveva battagliato in salita e discesa nelle edizioni precedenti. In occasione del Tour 1997, Pantani per la prima volta esibì in una corsa la bandana da pirata - copricapo riconosciuto a posteriori come simbolo della sua epopea sportiva[12][28] da critica e tifosi. Il Pirata si presentò, però, alle prime tappe di montagna in ritardo di condizione e con un distacco già notevole dagli avversari principali, anche per via di alcuni infortuni nelle prime giornate di gara. Nonostante queste premesse, riuscì comunque a piazzarsi tra i primi tre in entrambe le tappe pirenaiche, con arrivi in quota a Loudenvielle[3][66] e Andorra la Vella[48][66][67].

Qualche giorno più tardi, invece, ripeté l'impresa di due anni prima all'Alpe d'Huez: vinse e staccò i due principali antagonisti[28][48][68], percorrendo l'ascesa in 37 minuti e 35 secondi[69] - un record entrato nella storia della Grande Boucle. Andò, tuttavia, in crisi nella successiva tappa di Courchevel, a causa del riacutizzarsi di problemi respiratori legati a una bronchite con la quale stava convivendo fin dalle prime tappe[70]. Arrivato al traguardo con un distacco di 3', era ormai a un passo dal ritiro[70], ma l'indomani riuscì comunque a risalire in bicicletta, desideroso di completare la corsa. Fu così che staccò nuovamente i suoi avversari nella frazione seguente, che prevedeva l'arrivo al Col de Joux Plane, transitando per primo sul traguardo di Morzine e rilanciandosi in classifica[48]. Il ritardo accumulato nelle prove contro il tempo e nella sciagurata tappa di Courchevel si sarebbe però rivelato determinante al termine della corsa[48]: in classifica finale fu terzo, preceduto da Ullrich e Virenque.

1998: la doppietta Giro-Tour

Durante la primavera del nuovo anno, in preparazione alla corsa rosa, il Pirata mostrò un discreto smalto, rivaleggiando con i migliori sia al Giro del Trentino[71], sia alla Vuelta a Murcia, nella quale dominò in volata l'arrivo in salita al Morrón de Totana[72][73] e colse un terzo posto in classifica generale, dietro Aleksandr Vinokurov e Alberto Elli[74]. Intanto, alla Mercatone era arrivato anche Orlando Maini[28], già direttore sportivo di Pantani ai tempi del Giro d'Italia dilettanti.

Ai nastri di partenza del Giro d'Italia, il principale rivale del Pirata era considerato Alex Züllepassista esperto, abile anche in salita, nonché specialista delle gare a cronometro[28]. Per evitare di perdere secondi preziosi lungo le tappe di un percorso che poco esaltava le sue caratteristiche, Pantani decise di andare all'attacco in qualsiasi frazione presentasse delle minime variazioni altimetriche, in modo da arrivare sulle Alpi con distacchi più contenuti e gestibili rispetto alle precedenti esperienze nei grandi giri. Tuttavia, in assenza di pendenze rilevanti[10], i primi affondi si rivelarono spesso infruttuosi, quando non controproducenti, come nella tappa di Imperia, sulla salita dell'Argentario[75] o nell'arrivo a Lago Laceno[76]: addirittura, in quest'ultimo caso, il Pirata (che aveva tentato un allungo in compagnia della maglia rosa Michele Bartoli), fu raggiunto e staccato da Zülle, che conquistò arrivo di tappa e maglia rosa. In una successiva occasione, sul Passo dello Zovo, Pantani cadde ripetutamente in discesa mentre duellava per la vittoria di tappa proprio con Alex Zülle e l'altro favorito Pavel Tonkov[77], senza però riuscire a staccare i suoi avversari. In definitiva, pur movimentando molto la corsa, il Pirata finì per guadagnare qualche secondo sul suo principale avversario soltanto nell'arrivo in salita dell'undicesima frazione, Macerata-San Marino (quando fu 2°, dietro ad Andrea Noè[78]) e nell'arrivo a Piancavallo[79], dove vinse la tappa in condizioni atmosferiche di caldo torrido e raggiunse la seconda piazza in classifica generale.

«Sono l'unico a dare battaglia, [...] non possiamo portare Zülle in carrozza fino a Milano»

Pantani in maglia rosa nella decisiva tappa di MontecampioneGiro d'Italia 1998

Tuttavia, nella frazione a cronometro del 31 maggio attraverso la città di Trieste, Pantani, partito prima del suo rivale in maglia rosa, fu da questi raggiunto e superato, riportando al traguardo un distacco prossimo ai tre minuti e mezzo[28][80]. Con ormai poche occasioni a disposizione per riscrivere la classifica, il Pirata andò all'attacco sin dalla prima delle tre tappe alpine previste dal programma: il 2 giugno, in occasione della frazione di Selva di Val Gardena (che prevedeva l'ascesa della Marmolada, del Pordoi e del Passo Sella), arrivò secondo al traguardo, appaiato allo scalatore Giuseppe Guerini[28], coautore con lui di una lunga fuga iniziata a metà della Marmolada. Grazie a quest'impresa, Pantani inflisse oltre 4 minuti e mezzo a Zülle, scalzandolo dalla testa della classifica e conquistando la prima maglia rosa della sua carriera[28][81]. All'indomani, il romagnolo allungò ancora sullo svizzero e controllò il più diretto rivale, Pavel Tonkov, nella tappa vinta da quest'ultimo allo sprint sotto il traguardo dell'Alpe di Pampeago[82]. Decisiva si sarebbe rivelata la frazione di Plan di Montecampione, il 4 giugno: con un Zülle ormai alla deriva e staccato di più di mezz'ora, Pantani attaccò ripetutamente Tonkov. Il russo, che gli era rimasto a ruota nonostante i suoi continui scatti, finì per staccarsi a due chilometri dall'arrivo[28], accusando al traguardo un passivo di circa un minuto[83]. Con un'ottima prova nella cronometro finale Mendrisio-Lugano (nella quale colse il 3º posto)[84], Pantani mantenne la maglia rosa e concluse il suo primo vittorioso Giro d'Italia, portando a casa anche la maglia verde dedicata ai migliori scalatori (nell'occasione, superò José Jaime "Chepe" González)[85] e arrivando secondo nella classifica a punti[86], dietro a Mariano Piccoli.

Deciso inizialmente a non partecipare al Tour de France e godersi il successo del Giro, Pantani cambiò repentinamente idea a due settimane dall'inizio della corsa, quando venne a mancare Luciano Pezzi, suo mentore e direttore sportivo alla Mercatone Uno[28][87]. Il corridore romagnolo, però, aveva interrotto totalmente gli allenamenti[28]. Fu così che, presentatosi alla Grande Boucle, accumulò nelle prime sette tappe un ritardo di quasi 5' dal favorito in maglia gialla Jan Ullrich, che si era invece preparato in modo molto più sistematico[88]. Con il passare dei giorni, però, Pantani ritrovò la miglior condizione e recuperò terreno, cominciando dalle tappe in programma sui Pirenei: colse dapprima il secondo posto nella tappa Pau-Luchon (attaccando nella discesa del col de Peyresourde)[89] e poi staccò tutti a Plateau de Beille. Questi due assoli gli permisero di dimezzare il suo svantaggio[90] e issarsi al quarto posto nella generale.

La bicicletta Bianchi con cui Pantani vinse il Tour de France 1998

Durante la quindicesima frazione, che andava da Grenoble a Les Deux Alpes, avvenne la svolta: il Pirata andò all'attacco da lontano sul Col du Galibier, a circa 50 km dal traguardo, nonostante le difficili condizioni atmosferiche di pioggia e freddo gelido[87]. Mentre Pantani recuperava tutti i fuggitivi di giornata, Ullrich - mal alimentatosi e spossato dal freddo pungente - andò in crisi irreversibile e rimase senza compagni, alla mercé degli attacchi degli avversari. Il Pirata arrivò, così, al traguardo finale in solitaria, mentre il vincitore in carica pagò quasi nove minuti di svantaggio all'arrivo. Quel giorno, Pantani non solo vinse la tappa, ma conquistò anche la prima maglia gialla della carriera[91][92]. Ullrich, scivolato molto indietro nella generale, tentò di recuperare terreno sia nella tappa alpina di Albertville[93] (che vinse, arrivando appaiato al Pirata), sia nella cronometro di Le Creusot[94]; Pantani, però, riuscì a controllarlo in ogni frangente e portare la maglia gialla fino agli Champs-Élysées, a dispetto dei numerosi scioperi di ciclisti nati in reazione all'affaire Festina[28][94][95][96][97], lo scandalo doping che sconvolse quell'edizione della corsa e che rischiò di bloccarla prima dell'arrivo a Parigi. Peraltro, una commissione parlamentare del Senato della Repubblica francese[98][99] dispose nel 2004 alcune analisi antidoping retroattive condotte a campione sui partecipanti a quattro tappe del Tour 1998. Dalle analisi emersero varie positività all'EPO ricombinante da parte di grandi nomi quali Erik ZabelLaurent JalabertAbraham OlanoAndrea Tafi e Mario Cipollini, oltreché gli stessi Ullrich e Pantani[100]; di quest'ultimo sarebbe risultato positivo, in particolare, uno dei campioni prelevati. Le tappe cui si fa riferimento sono quelle del 21, 22, 27 e 28 luglio 1998, tra le quali rientrano anche le due vittorie parziali conseguite da Pantani in quell'edizione.

La conquista dell'edizione numero 85 della Grande Boucle da parte di Pantani significò per l'Italia un trionfo nella corsa francese che mancava da 33 anni: ultima vittoria era stata quella del 1965 di Felice Gimondi[28][101][102][103]. Per 16 anni, il romagnolo sarebbe rimasto l'ultimo italiano ad aver vinto il Tour, fino al 2014, quando Vincenzo Nibali si sarebbe aggiudicato la vittoria della Grande Boucle.

Nell'agosto 1998, Pantani capitalizzò la vittoria del Tour, conquistando la classifica generale dell'À travers Lausanne, dinanzi a un pubblico stimato in oltre 30 000 persone.[104]

1999: La sospensione per ematocrito alto

All'inizio della stagione 1999, Pantani replicò il successo dell'anno prima nell'arrivo in salita della Vuelta a Murcia (stavolta collocato al Collado Bermejo)[72][105] e si aggiudicò anche la classifica finale della kermesse. Addirittura nella Milano-Sanremo attaccò sulla salita della Cipressa e, pur dovendo far i conti col vento contrario, provò fino all'ultimo a vincere,[106] pur su di un percorso poco adatto alle sue caratteristiche da scalatore. In generale, il Pirata si dimostrò pimpante per tutta la primavera, destando ottime impressioni in diverse delle gare propedeutiche alle principali corse a tappe della stagione,[107] quali la Setmana Catalana, la Vuelta al País Vasco e il Giro del Trentino, dove si piazzò terzo a soli 7'' dal vincitore Paolo Savoldelli.[108]

Pantani confermò le buone sensazioni anche nel successivo Giro d'Italia, obiettivo primario della sua stagione:[107] diversamente dai due anni precedenti, non sfigurò mai a cronometro e già sugli Appennini diede prova di notevole brillantezza, giungendo quarto al traguardo nella tappa del Monte Sirino[109] e vincendo per distacco la frazione con arrivo al Gran Sasso d'Italia, nella quale conquistò la maglia rosa. In quell'occasione, partì ai 2 km dall'arrivo in condizioni così estreme (neve, freddo e strada ghiacciata[28][110]) da rendere addirittura impossibile agli operatori Rai filmare la gran parte della tappa;[111] Ivan Gotti fu l'unico a tentare di resistere inizialmente ai suoi attacchi, finendo comunque staccato.[28][110][112]

Tuttavia, all'indomani, nella successiva frazione a cronometro attraverso la città di Ancona, per soli 2 centesimi di secondo, il Pirata cedette la maglia rosa al campione francese Laurent Jalabert,[110] vincitore di tappa.

Pantani tornò a vestirsi di rosa il 29 maggio, in occasione della tappa con ascesa del Colle Fauniera, salita inedita del Giro;[107] pur rimanendo staccato in discesa dallo specialista Paolo Savoldelli[113] (che lo avvicinò notevolmente in classifica generale), regolò Daniel Clavero e Ivan Gotti nello sprint per il secondo posto[114] e si riaggiudicò la maglia più importante[108]

Pantani in maglia rosa al Giro d'Italia 1999, protetto in salita dal suo gregario Enrico Zaina e marcato stretto dai rivali in classifica Ivan GottiRoberto Heras e un giovane Gilberto Simoni

Nella successiva tappa con arrivo al Santuario di Oropa, gli avversari approfittarono di un salto di catena occorsogli ai piedi della salita per attaccarne il primato; il Pirata, scoraggiato e visibilmente innervosito dall'incidente,[28] fu scortato dal treno della Mercatone Uno che lo aiutò a rientrare sulla retroguardia del gruppo, dopodiché, risollevatosi nel morale e ritrovata una pedalata più brillante,[115] riuscì a recuperare uno per uno tutti gli avversari, arrivando in solitaria al traguardo di Oropa. Qui, peraltro, non esultò, credendo erroneamente di non aver ripreso tutti gli avversari.[115][116]

Nella successive tappe prealpine che precedevano il gran finale, il Pirata controllò soprattutto i suoi avversari più agguerriti, quali Jalabert e Savoldelli: giunse secondo allo sprint dietro il francese nella frazione Biella-Lumezzane[117] e gestì il vantaggio nella cronometro di Treviso.[118] Arrivò, così, al massimo della forma a giocarsi la vittoria finale nel trittico di tappe alpine, per le quale era da più parti dato per favorito.[10][107][119]

Vinse la prima sfida all'Alpe di Pampeago, mettendo circa 3' tra sé e il diretto inseguitore Savoldelli[120] e balzando addirittura in testa alla classifica della maglia ciclamino,[121] generalmente appannaggio dei velocisti. Nella tappa seguente, nonostante i piani di squadra fossero conservativi, gli scatti tentati da due uomini di classifica quali Laurent Jalabert e Gilberto Simoni lo indussero a sferrare un micidiale contrattacco, rivelatosi decisivo per le sorti della gara: Pantani transitò primo sul traguardo di Madonna di Campiglio, grazie ad uno scatto a 4 300 m dal traguardo. Coprì questa distanza in 10'42", rifilando poco più di un minuto di distacco a tutti i suoi principali inseguitori e rinsaldò così anche la leadership della classifica scalatori. Ciò provocò qualche malumore tra i corridori,[28] alcuni dei quali non gradirono l'ennesimo assolo del Pirata al Giro 1999.[121]

«Non sono il pilota di Jalabert attraverso le montagne, quindi me ne sono andato. Non rubo nulla a nessuno, le mie vittorie sono tutte sudate. E poi, quando ero io a essere in difficoltà, nessuno m'ha mai regalato nulla.»

Alla vigilia dell'ultima tappa, sembrava che nessuno ormai potesse sfilargli la vittoria finale: il Pirata era, infatti, primo in classifica con 5'38" sul secondo, Paolo Savoldelli (che stava accusando un netto calo di forma già dalla tappa di Pampeago), e 6'12" su Ivan Gotti,[124] che non era mai riuscito a staccarlo dall'inizio del Giro. Inoltre, la tappa successiva, ultima realmente in grado di smuovere la classifica, presentava caratteristiche altimetriche a lui congeniali:[12][119][120][124] partenza da Madonna di Campiglio e arrivo all'Aprica con scalata del Mortirolo - già teatro di una delle sue prime vittorie -, per un totale di oltre 50 km di strada in salita e 4 500 m di dislivello.

Le cose cambiarono per Pantani proprio il 5 giugno a Madonna di Campiglio: alle ore 10:10 locali, furono resi pubblici i risultati dei consueti controlli, svolti dai medici dell'UCI in quella stessa mattinata sugli atleti di classifica. Tali test riscontravano nel sangue di Pantani una concentrazione di globuli rossi superiore al consentito: il valore di ematocrito rilevato al romagnolo era infatti del 51,8%, di poco superiore al margine di tolleranza dell'1% sul limite massimo consentito dai regolamenti, 50%.[121] Nell'occasione, pur non risultando positivo a un controllo antidoping, Pantani fu legittimamente escluso dalla Corsa Rosa "a scopo precauzionale" (come in uso dire al tempo): sulla base dei regolamenti sportivi da poco introdotti a tutela della salute dei corridori, avrebbe dovuto ripresentarsi dopo 15 giorni a Losanna a effettuare un controllo per verificare l'abbassamento dei livelli e avere il via libera a riprendere le corse.[125][126][127][128]

Alla notizia dell'esclusione, la squadra del Pirata si ritirò in blocco dal Giro.[121] Paolo Savoldelli, nonostante fosse subentrato al primo posto in classifica, rifiutò di indossare la maglia rosa alla partenza della tappa del Mortirolo, rischiando una squalifica. L'ultima e decisiva frazione di montagna fu poi vinta dallo spagnolo Roberto Heras, mentre la maglia passò a Ivan Gotti,[128] che all'indomani a Milano fu incoronato vincitore del Giro per la seconda volta in carriera.[129]

Collegamenti successivi del Pirata con le pratiche di doping risultarono dalle dichiarazioni del ciclista reo confesso Jesús Manzano, che citò Pantani in un contesto in cui si segnalavano diverse pratiche scorrette di vari ciclisti di alto livello degli anni Novanta, nonché di organizzatori, tecnici e sponsor.[130] Successivamente, sarebbero emerse anche le dichiarazioni della danese Christina Jonsson, fidanzata con Pantani per sette anni, che in un'intervista al periodico svizzero L'Hebdò riferì di come il ciclista cesenaticense facesse uso regolare di sostanze dopanti.[131] La conferma definitiva dell'uso di sostanze dopanti (nello specifico, dell'eritropoietina) da parte di Pantani si ebbe con la sentenza del Tribunale dl Ferrara n. 533 del 19 novembre 2003 emessa in merito al procedimento penale a carico di Francesco Conconi e altri.[132] La tesi secondo cui Marco Pantani facesse uso di doping, come peraltro molti altri ciclisti all'epoca, non sarebbe mai stata accettata dalla sua famiglia, che arrivò a minacciare querele per chiunque avesse associato il Pirata a queste pratiche scorrette.[133]

Secondo Andrea Agostini, all'epoca addetto all'ufficio stampa della Mercatone Uno, Pantani effettuò due controlli: il venerdì sera (in autonomia, come era prassi consolidata al tempo tra i corridori[134]) e il sabato pomeriggio, quest'ultimo in un centro medico specializzato di Imola. Entrambi i prelievi evidenziarono un valore di ematocrito attorno al 48%,[121] quindi entro i limiti stabiliti dai regolamenti.[134] Peraltro, a posteriori, alcuni membri del suo entourage dichiararono che già la sera prima in albergo circolasse la voce che Marco non sarebbe partito all'indomani.[121][135]

Inoltre, furono anche alimentati dei dubbi su di un'eventuale congiura ai danni di Marco Pantani. In una lettera datata 8 novembre 2007 e indirizzata a Tonina, madre del ciclista, il famoso boss della mala milanese Renato Vallanzasca sostenne che un suo amico, habitué delle scommesse clandestine, peraltro intercettato sull'argomento da successive indagini,[135] lo avesse avvicinato in carcere cinque giorni prima dei fatti di Madonna di Campiglio, quando il Pirata era lanciato verso la vittoria finale; il pregiudicato, appartenente a un clan della camorra napoletana, gli avrebbe consigliato di scommettere sulla sconfitta di Pantani, assicurandogli «Il Giro non lo vincerà sicuramente lui».[28][136]

A detta di molti, la carriera ad alti livelli di Pantani si concluse con tale episodio.[12][28][137] Dopo aver spaccato per l'ira un vetro nell'albergo,[121][128] accerchiato dai giornalisti e accompagnato dai Carabinieri mentre stava per lasciare la corsa, pronunciò una frase profetica:

«Mi sono rialzato, dopo tanti infortuni, e sono tornato a correre. Questa volta, però, abbiamo toccato il fondo. Rialzarsi sarà per me molto difficile.»

Pantani, che inizialmente non aveva nel mirino il successivo Tour de France,[107][124][138] rinunciò comunque a parteciparvi, anche se la sospensione di quindici giorni inflittagli glielo avrebbe consentito[128][138] e nonostante l'incitamento del suo direttore sportivo, Giuseppe Martinelli, convinto che una vittoria alla Grande Boucle, alla Vuelta o ai Campionati del mondo di Verona avrebbe fugato ogni polemica sul Pirata.[138] Nel periodo successivo ai fatti di Madonna di Campiglio, braccato dai media e in preda a una forte depressione,[131] rimase a lungo chiuso in casa, allontanandosi dal ciclismo[139] e cadendo nella spirale della cocaina.[131][140]

2000: il secondo ritorno

Pantani tornò a correre soltanto nel 2000, palesando fin dal ritiro organizzato dalla Mercatone Uno alle Isole Canarie precarie condizioni di forma[141] e notevoli difficoltà psicologiche. I diversi forfait nelle principali gare di avvicinamento al Giro d'Italia fecero sì che la sua preparazione fosse sempre più frammentata, fino a diventare inesistente.[141] Nel marzo del 2000, con una lettera aperta, annunciò di volersi allontanare a tempo indeterminato dalle corse.[142]

Riuscì in un primo momento a superare il problema della dipendenza da cocaina[143] ma, in vista della Corsa Rosa, la condizione fisica non era adatta a una competizione così dura. Ormai alla Mercatone Uno si pensava a un Giro senza Pantani e i nove posti destinati al team romagnolo erano così assegnati: l'emergente Stefano Garzelli promosso con i gradi di capitano e, dietro di lui, una batteria di gregari composta da Daniele De PaoliMarco VeloEnrico ZainaErmanno BrignoliSimone BorgheresiRiccardo ForconiFabiano Fontanelli e Massimo Podenzana. A pochi giorni dal via, quest'ultimo fu escluso[144] per far posto proprio a Pantani.

La prova del Pirata al Giro d'Italia del 2000 non fu all'altezza delle precedenti edizioni, e ciò per via di una condizione non ottimale, che comportava grande difficoltà del romagnolo nel reggere il passo dei migliori in salita. Pantani tornò ai suoi livelli nella sola tappa Saluzzo-Briançon, che prevedeva l'ascesa al Colle dell'Izoard, montagna del Tour de France prestata per esigenze organizzative al Giro: rimasto inizialmente staccato sulla salita del Colle dell'Agnello, rientrò sui migliori proprio sull'Izoard e lavorò da gregario per il suo capitano, rispondendo agli attacchi di Francesco Casagrande e, soprattutto, Gilberto Simoni, così da neutralizzarli e fiaccarne la resistenza[145]. Una volta scortato il futuro leader della corsa Garzelli al Gran Premio della Montagna, si gettò a capofitto nella discesa di Briançon, cogliendo un secondo posto di tappa importante per il morale.[146]

Pur non ancora brillantissimo, Pantani affrontò comunque il successivo Tour de France con buon entusiasmo, stimolato dal possibile scontro in salita con Lance Armstrong (già primo nel 1999 e futuro vincitore incontrastato delle seguenti edizioni - vittorie tutte poi revocategli per doping)[28]. Il Pirata provò ad attaccare già nella prima frazione pirenaica, con arrivo a Lourdes-Hautacam: partito in progressione, sul successivo contrattacco del rivale texano, riuscì a tenerne il passo solo per breve tempo, andando in crisi nel tentativo di stargli a ruota e pagando 5' di distacco da lui all'arrivo.[147] Tre giorni più tardi, il 13 luglio, nella tappa del Mont Ventoux, Pantani faticò nuovamente a tenere il ritmo dei migliori nelle fasi iniziali della salita, rimanendo ancora staccato; recuperati i battistrada (similmente a come fatto al Giro sull'ascesa dell'Izoard), scattò a ripetizione nella salita del "Monte Calvo", lasciando sul posto gli avversari. Il solo Armstrong, in maglia gialla, lo riprese a 5 km dall'arrivo e provò a staccarlo, ma Pantani resisté al forcing del campione in carica, arrivò in vetta appaiato a lui e tagliò per primo il traguardo.[148] A margine di una successiva intervista, Armstrong avrebbe apertamente di aver fatto un errore nel regalare la vittoria al Pirata[149][150], contribuendo ad accendere ulteriormente la rivalità tra i due.

Nei giorni dopo il Ventoux, infatti, Armstrong e Pantani continuarono a darsi battaglia sulle salite alpine, non lesinando schermaglie verbali e dichiarazioni al vetriolo.[151] Il 15 luglio, sull'Izoard, si ripropose il duello del Ventoux: Pantani e Armstrong provarono a staccarsi l'un con l'altro senza riuscirci. Dopo il lungo e difficile tratto in discesa, Pantani allungò nell'ultimo strappo che portava a Briançon, cogliendo il terzo posto di tappa, in una sorta di revival della frazione Saluzzo-Briançon corsa nel precedente Giro d'Italia[152].

Pantani al Tour de France 2000 nella scalata finale verso Courchevel

Galvanizzato da una classifica notevolmente migliorata, Pantani si ripeté ancora all'indomani, nella tappa con arrivo a Courchevel: ai suoi primi attacchi a 16 km dall'arrivo, risposero Virenque (staccatosi presto), Armstrong e, successivamente, anche Heras e Javier Otxoa. Pantani, allora, piazzò lo scatto decisivo a 5 km dal traguardo, fiaccando il suo antagonista e facendo il vuoto. Raggiunse e superò nettamente anche Daniele Nardello e il battistrada José María Jiménez, in fuga dalla mattina, vincendo la tappa in solitaria con 51" di vantaggio su Armstrong[153]. Questa vittoria, a posteriori, gli avrebbe permesso di entrare nel novero dei pochissimi corridori in grado di staccare il ciclista texano durante il suo periodo d'oro al Tour de France[12].

Sesto in classifica generale, ma con ancora nove minuti da recuperare sulla maglia gialla, all'indomani Pantani cercò un complicato assalto alla maglia gialla nell'ultima tappa di montagna, che prevedeva l'arrivo a Morzine dopo l'ascesa di ben cinque alture[150]. Benché fosse stato coinvolto in una caduta dopo appena 4 km, Pantani partì a più di 130 km dal traguardo[150]; Ullrich e Virenque provarono invano a stargli dietro, ma il Pirata riuscì ad andar via e accumulare poco meno di 2' di vantaggio sul gruppo della maglia gialla, creando scompiglio nel plotone[150]. A causa di un'eccessiva improvvisazione dell'azione e della scarsa collaborazione dei suoi colleghi di fuga (in particolare, di Pascal Hervé, gregario di Virenque e quindi poco interessato alla reale prosecuzione dell'azione), il romagnolo fu ripreso dal plotone ai piedi dell'ultima salita. L'enorme sforzo profuso da Pantani (che, per non perdere secondi, si era anche mal alimentato), gli provocò una forte crisi, con annessa dissenteria, che lo portò al ritiro, non prima di esser transitato a 13'44" dal vincitore di tappa, Richard Virenque.[154] Ci fu chi sostenne che Pantani decise di ritirarsi per evitare il controllo anti-doping del giorno successivo.[155] D'altra parte, anche molti altri uomini di classifica andarono in crisi in quella tappa, proprio per l'eccesso di foga e gli enormi sforzi psico-fisici profusi nel ricucire il distacco tra il gruppo maglia gialla e il fuggitivo Pantani; lo stesso Armstrong, che aveva messo il gruppo alla frusta per inseguire il suo antagonista, sarebbe arrivato al traguardo molto provato, con oltre 2' di ritardo dal vincitore Virenque e dopo esser stato attaccato da tutti gli altri avversari.[150]

«Ho provato a far saltare il Tour, sono saltato io»

Il Tour di quell'anno fu l'ultimo che vide ai nastri di partenza Marco Pantani, la cui squadra nelle successive edizioni non fu più invitata dal patron della kermesse, Jean-Marie Leblanc: a suo dire, infatti, il Pirata non avrebbe offerto sufficienti garanzie di competitività.[156]

Nel corso dell'anno, Pantani ottenne ancora altre due vittorie nei Criterium, fra cui l'Acht van Chaam. Non riuscì, invece, a incidere nella gara su strada delle Olimpiadi 2000, alla quale partecipò tra le polemiche[157] e fu l'atleta azzurro piazzato peggio[158].

2001-2003: il periodo buio e la depressione

Ormai sempre più prostrato nel morale, Pantani fu coinvolto in diverse vicende giudiziarie, tra cui un processo per concorso in frode sportiva intentato nei suoi confronti per fatti risalenti alla Milano-Torino del 1995 (la gara nella quale si era gravemente infortunato, rimanendo fermo un anno).[159]

Sotto i peggiori auspici, partecipò al Giro d'Italia 2001, durante il quale faticò e si ritirò prima della 19ª tappa.[160] Anche alla Vuelta non riuscì a incidere, ritirandosi nella seconda settimana di gara[161] e chiudendo anticipatamente la stagione.

Separatosi anche dal suo storico direttore sportivo Beppe Martinelli, nel 2002 collezionò un'altra annata incolore[162][163], caratterizzata dalla coda del processo, nel quale fu assolto per la non sussistenza del reato all'epoca dei fatti, ma con la conferma dell'uso di sostanze dopanti[164] e uno stop impostogli dagli organi federali per alcuni mesi.

Nel 2003, dopo esser stato vicino alla realizzazione di una nuova squadra con il fresco campione del mondo Mario Cipollini[165], ripartì ancora per un anno con i gradi di capitano della Mercatone Uno. Con una squadra rinnovata negli interpreti e arricchita dai ritorni del suo gregario storico Roberto Conti e dal ricongiungimento col suo vecchio direttore sportivo in CarreraDavide Boifava, Pantani tornò a preparare con entusiasmo la stagione agonistica, mettendo nel mirino Giro e Tour.

Al Giro d'Italia confermò il miglioramento del suo stato di forma psico-fisica, riuscendo a rimanere in più occasioni con i migliori e provando in varie occasioni a vincere una tappa[166]. Inizialmente in ritardo di condizione sugli Appennini per via della lunga inattività, venne fuori alla distanza e si distinse in particolare sul Monte Zoncolan, dove fu l'unico a reagire all'attacco sferrato da Gilberto Simoni. Il Pirata, inizialmente sorpreso dall'attacco del leader della generale, andò all'inseguimento del futuro vincitore del Giro, prima di crollare negli ultimi duecento metri, finendo raggiunto da Garzelli, Casagrande e Jaroslav Popovyč, quinto a 43" da Simoni.[167]

Pantani confermò la buona condizione all'indomani, rispondendo all'attacco di Garzelli e Simoni sulle rampe conclusive della tredicesima tappa, che arrivava a Marostica, riuscendo a lottare fino al termine per la vittoria di tappa. Pur senza essere brillante, limitò i danni anche nella successiva frazione, con arrivo all'Alpe di Pampeago[168], dove fu dodicesimo, distanziato di 2' dal vincitore Simoni. Questa serie di discrete prove lo portò a issarsi fino al 9º posto in graduatoria[166]. Pantani provò quindi ad attaccare nuovamente la maglia rosa, ma dovette rinunciare alle sue ambizioni di podio a causa di una sfortunata caduta in discesa nella tappa di Chianale, causata da una scivolata del ciclista che lo precedeva, Stefano Garzelli, per colpa della quale arrivò decisamente staccato al traguardo[169], perdendo diverse posizioni in classifica. Il 30 maggio, a 5 km dalla conclusione della tappa di Cascata del Toce, piazzò gli ultimi scatti in salita della sua carriera: dopo ben cinque accelerazioni nell'arco di un paio di chilometri, tuttavia, finì per esser ripreso dalla maglia rosa Gilberto Simoni, chiudendo 12º a 44" dal vincitore.[170] Pur non riuscendo a vincere alcuna tappa, la sua lotta testa a testa con i migliori e la sua determinazione mostrata anche in tappe poco adatte alle sua caratteristiche (come nella citata frazione di Marostica e in quella di Cantù) alimentarono un certo ottimismo nell'ambiente[171]. Al termine del Giro, fu 14º in classifica generale (in seguito, 13° dopo la squalifica di Raimondas Rumšas), miglior risultato personale finale in una corsa a tappe dal Giro del Trentino 1999.

In un'ultima intervista televisiva al termine del Giro d'Italia, diede quasi per certa la sua partecipazione al Tour de France con un'altra formazione, in modo da aggirare l'esclusione della Mercatone Uno dalla Grande Boucle; tuttavia, l'accordo con il Team Bianchi di Jan Ullrich saltò e Pantani rimase fuori dal Tour per il terzo anno consecutivo. Nella seconda metà di giugno 2003, Pantani entrò nella clinica "Parco dei Tigli" di Teolo in Veneto[172], specializzata nella cura della depressione e della dipendenza da alcol, uscendone ai primi di luglio per continuare le cure con i medici personali[173]. In seguito rinunciò al prosieguo della stagione, non prendendo parte alla Vuelta[172], alla quale era atteso alla sua terza partecipazione.

La morte

Tomba di Pantani

Nel febbraio 2004, mentre i genitori partivano per una vacanza in Grecia, il Pirata affermò di voler andare in vacanza in montagna, passando da Milano. Secondo la testimonianza della madre, fece le valigie portando tre giubbotti[174][175], di cui uno da sci[175], che però avrebbe lasciato in albergo a Milano, quando, cambiata idea, decise di rientrare verso Rimini. Secondo quanto dichiarato da un tassista, il bagaglio di Pantani era costituito unicamente da una piccola busta in plastica, contenente medicinali[175]. Nonostante ciò, i tre giubbotti furono trovati nella stanza del residence dove il ciclista alloggiava; non è appurato chi li portò, dal momento che vi si era diretto solo il 10 febbraio.

A Rimini, Marco Pantani prese alloggio inizialmente per una notte, poi per quattro, presso il residence "Le Rose"[175]. La sera del 14 febbraio 2004 fu ritrovato morto nella stanza D5 dell'edificio, oggi non più esistente perché demolito e sostituito da un hotel che porta lo stesso nome[128][176][177]. L'autopsia rivelò che la morte era avvenuta fra le 11:30 e le 12:30, causata da un edema polmonare e cerebrale, conseguente a un'overdose di cocaina[178] e, secondo una perizia effettuata in seguito, anche di psicofarmaci[14]. La morte di Pantani lasciò sgomenti tutti gli appassionati delle due ruote, per la perdita di un grande corridore, uno degli sportivi italiani più popolari del dopoguerra, protagonista di tante imprese[179]. Il Pirata riposa nel cimitero di Cesenatico, in un'edicola decorata da una vetrata artistica riproducente un particolare del Compianto su Cristo morto di Alessandro Tiarini.

Commemorazioni

All'indomani della sua morte, il Milan — squadra di cui Pantani era grande tifoso — indossò la fascia nera al braccio in segno di lutto, nella partita di campionato contro il Lecce.[180] Prima del fischio d'inizio, il capitano Paolo Maldini richiese all'arbitro un minuto di silenzio, iniziativa accolta con un lungo applauso dai sostenitori presenti al "Via del mare".[181] Per ricordare le sue doti di scalatore, dal 2004 il Giro d'Italia assegna ogni anno a una salita il titolo di "Montagna Pantani", onore concesso fino ad allora soltanto al "Campionissimo" Fausto Coppi: mentre la "Cima Coppi" è il passo più alto percorso dal Giro, la "Montagna Pantani" è la salita più impegnativa e significativa della manifestazione.

Nel maggio del 2006 è stata installata a Mazzo di Valtellina, precisamente all'ottavo km della salita del Passo del Mortirolo (dove Pantani aveva centrato la prima vittoria in carriera al Giro d'Italia), una scultura realizzata da Alberto Pasqual, raffigurante il campione romagnolo: Pantani è ritratto nell'atto di scattare con le mani basse sul manubrio e voltarsi a controllare gli avversari che ha staccato. Nel mese di novembre del 2010, fu esposta al Museo del Ghisallo la maglia gialla di Pantani ottenuta al Tour del 1998; in seguito la maglia fu rubata e mai più ritrovata.[182] Del furto sono stati accusati i due custodi del Salone del Ciclo e Motociclo della Fiera di Rho, che avrebbero poi rivenduto lo storico cimelio del Pirata.[183][184]

Nel giugno del 2011, fu inaugurata una stele commemorativa sul Col du Galibier, teatro di una memorabile impresa che era valsa al Pirata vittoria di tappa e maglia gialla al Tour del '98.[185] Altri monumenti in onore di Marco Pantani sono presenti anche in una piazza della città di Aulla, in prossimità del Colle Fauniera (altro luogo iconico di una tappa significativa del Giro 1999),[186] oltre che nella sua città natale, Cesenatico.[187] Altri due monumenti al Pirata sono presenti nel comune di Carpegna. Il primo è in località Cippo, ai piedi del Monte Carpegna: su questa salita, proposta diverse volte nell'itinerario del Giro d'Italia, Pantani era solito allenarsi in preparazione delle grandi corse a tappe. Un altro monumento commemorativo è posto proprio in cima alla salita.

In Toscana, tra Saturnia e Poggio Murella, luogo in cui Pantani amava concedersi periodi di relax, è stato intitolato al ciclista un percorso in salita, inaugurato nel 2020 durante il passaggio della Tirreno-Adriatico, detto il Muro del pirata, con una lunghezza di 3250 m e una pendenza massima del 22%. Al termine della salita c'è una statua commemorativa ritraente il campione di Cesenatico.

Le inchieste giudiziarie

Il monumento a Pantani sul Monte Carpegna

La sentenza del Tribunale dl Ferrara n. 533 del 19 novembre 2003 emessa in merito al procedimento penale a carico di Francesco Conconi e altri[132] accertò definitivamente l'uso di sostanze dopanti (nello specifico, dell'eritropoietina) da parte di Pantani.

Sulla vicenda di Madonna di Campiglio, invece, non essendo addivenuti a una verità giudiziale, sono fiorite nel tempo diverse teorie non supportate da prove certe. Tale accadimento è stato da alcuni interpretato come un possibile complotto ai danni del ciclista romagnolo, forse legato al mondo delle scommesse clandestine (come indicato anni dopo da Renato Vallanzasca) o forse interno al mondo del ciclismo, ma non mancano nemmeno ipotesi sull'errore accidentale dello strumento di misura dell'ematocrito. Dopo la vicenda e il crollo depressivo, su consiglio della manager Manuela Ronchi, Pantani finisce sotto psicoterapia dove gli fu diagnosticato un disturbo di dipendenza. Pochi mesi dopo la morte l'ex fidanzata ha dichiarato che Marco e lei si drogavano insieme per amore e per superare la tensione emotiva del mondo dello sport una volta raggiunti i vertici. La madre di Marco Pantani, Tonina, afferma che il modo scelto dal figlio per assumere la droga o per suicidarsi, ossia l'ingestione di cocaina, non parrebbe verosimile, in quanto sarebbe morto prima di assumere tutta quella quantità, sei volte la dose letale.[188] Inoltre, se avesse assunto una tale quantità di cocaina come quella ritrovata nello stomaco mangiandola, avrebbe avuto un edema della gola prima di riuscire a inghiottirla tutta.[174] La signora Pantani sostiene da sempre che il figlio sia stato assassinato simulando un'overdose, probabilmente per farlo tacere riguardo a qualche scomodo segreto[189], forse legato al doping nel ciclismo e alla sua squalifica del 1999, con l'emerso collegamento col mondo delle scommesse truccate, oppure per qualcosa di relativo all'ambiente della droga, di cui sarebbe venuto a conoscenza.[190]

Tonina Pantani ha richiesto più volte la riapertura dell'indagine archiviata, sostenendo che le firme per il prelievo dei soldi, che Pantani avrebbe usato per comprare la droga, sarebbero falsificate e che non c'era traccia di droga nella camera del residence, come ci si aspetterebbe dalla stanza di un tossicodipendente che ne fa uso abituale e che il ciclista, a suo parere, non era più dipendente dalla cocaina, né voleva suicidarsi. Pantani aveva inoltre chiesto alla reception di chiamare i Carabinieri, la seconda volta poco prima dell'ora della morte, poiché, a suo dire, alcune persone lo stavano infastidendo.[174] In nessuna delle due entrate del residence erano presenti telecamere di sicurezza, così fu impossibile rilevare l'eventuale presenza di estranei accedere alla porta di Pantani.[174] L'unico processo celebrato fu a carico di spacciatori (Fabio Carlino, Ciro Veneruso, Fabio Miradossa, Elena Korovina detta Barbara, presunta ultima amante del Pirata) per cessione di stupefacenti con l'aggravante per tre di loro di omicidio colposo, per aver provocato la morte del cessionario, ma furono condannati a pene basse solo per spaccio, mentre uno fu assolto.[174][191]

Il monumento a Pantani sul Passo del Mortirolo

Tonina, gli avvocati della famiglia e altri come il giornalista Davide De Zan[174] (amico di Pantani) hanno sempre sostenuto che la stanza era stata messa di proposito in disordine dalle persone responsabili del presunto omicidio volontario (in particolare che il disordine causato fosse inverosimile per una persona sola in preda ad un'overdose o che cercava droga precedentemente nascosta, come fu sostenuto dalla procura, e che fosse un "disordine ordinato" in quanto non vi era nulla di rotto, nemmeno oggetti fragili caduti per terra), c'erano residui di cibo cinese, che Pantani non mangiava mai, una mollica (o forse due) di pane e cocaina non rigurgitata e come posta in seguito, poiché bianca al 97 %[192] in mezzo al sangue fuoriuscito dal volto del ciclista caduto a faccia in giù; essa non era presente al momento dell'intervento degli infermieri, secondo la testimonianza di questi[193]; non vi era nessuna bottiglietta d'acqua per ingerire la dose di cocaina accanto al corpo, e c'erano alcuni lividi sospetti sulla testa del ciclista, tali da far supporre un'aggressione di più persone, per forzarlo a bere l'acqua con la cocaina, ed escoriazioni compatibili con un trascinamento del corpo fino al soppalco. La posizione del corpo sarebbe apparsa irregolare con alcune risultanze autoptiche, come il peso dei polmoni.[174][194][195][196]

La stele dedicata a Pantani sul Col du Galibier

Dal filmato si notò poi in realtà che era presente una bottiglia semivuota, ma appoggiata su un mobile, lontano dal corpo, con attorno della polvere bianca, ma essa venne ignorata e non analizzata.[174] Non vennero rilevate le impronte né sulla bottiglia, né sul televisore o sulla specchiera appoggiate (e non cadute) per terra, senza alcun danno ai vetri.[174] Tonina ha lamentato inoltre l'asportazione del cuore di Pantani da parte del medico legale, il quale ha sempre sostenuto la tesi dell'overdose citando anche alcuni appunti del Pirata, che denotavano uno stato mentale alterato.[197] Secondo la prima testimonianza anche il lavandino era divelto, mentre dal filmato dei Carabinieri tale lavandino risulta riposizionato perfettamente al suo posto nel bagno.[174] Il 2 agosto 2014 viene reso noto che la Procura della Repubblica di Rimini, a seguito di un esposto presentato dai familiari di Pantani e dall'avvocato Antonio De Rensis, ha riaperto le indagini sulla morte del ciclista con l'ipotesi di reato di "omicidio volontario".[176][198][199] La procura chiese però l'archiviazione delle stesse nel settembre 2015 con la motivazione che la sua morte fu causata da suicidio o overdose accidentale[14][174], e non da omicidio.[200]

Il 14 marzo 2016, essendoci in corso un'inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Forlì, viene diffusa da Premium Sport un'intercettazione di un detenuto vicino ad ambienti legati alle scommesse clandestine, il quale, riferendosi all'episodio di Madonna di Campiglio, implicherebbe un intervento della camorra nell'esclusione di Pantani dal Giro d'Italia 1999[201]; il sangue del ciclista sarebbe stato deplasmato[202]. Il giorno successivo Premium Sport rende pubblica una nuova intercettazione, in cui Augusto La Torre, boss di Mondragone, parlando con la figlia confermerebbe il coinvolgimento della malavita nel caso Pantani, accusando l'alleanza di Secondigliano[203]. Queste dichiarazioni coincidevano con quelle già fatte da Renato Vallanzasca nel 2007.

Il 17 marzo emerge la dichiarazione dell'autista di Wim Jeremiasse, responsabile del controllo antidoping a Madonna di Campiglio, il quale confermerebbe la presenza dell'ispettore nella mattinata del 5 giugno 1999. La testimonianza non coinciderebbe con quella resa al processo di Trento dai medici che effettuarono il prelievo ematico a Pantani; essi non menzionarono la presenza di Jeremiasse[204]. La Procura della Repubblica di Forlì, che indagava sul caso, concluse che “un clan camorristico minacciò un medico per costringerlo ad alterare il test e far risultare Pantani fuori norma“, utilizzando probabilmente la tecnica della deplasmazione, che causa l'aumento di ematocrito ma la diminuzione drastica di piastrine, come rinvenuto nella provetta.[205][206]; il GUP però dovette richiedere l'archiviazione delle indagini a causa dell'intervenuta prescrizione dei reati[207].

Il 16 aprile 2019, su mandato della famiglia Pantani, l'ex generale di brigata della Guardia di Finanza Umberto Rapetto, insieme all'avvocato Cocco, ha consegnato un dossier di 56 pagine per chiedere una nuova inchiesta alla Commissione Parlamentare Antimafia. Il generale ha testimoniato in audizione davanti ad essa affermando che, dalle analisi effettuate sulla repertazione e i filmati, qualcuno era presente nella stanza al momento del decesso del ciclista (al contrario di quanto affermato da tutte le inchieste) e che il corpo fu spostato nel periodo tra la morte e il rinvenimento da parte del portiere del residence (il quale dovette forzare la porta ostruita dall'interno da un mobile).[208]

Palmarès

  • 1989 (G.S. Rinascita Ravenna, dilettanti)
2ª tappa Sei Giorni del Sole (San Mango d'Aquino)
4ª tappa Sei Giorni del Sole (Squillace)
  • 1990 (G.S. Giacobazzi-Nonantola, dilettanti)
Memorial Pancotti - Ostra Vetere
Ghiare di Berceto-Fonti San Moderanno
Trofeo Dall'Agata (valido come Campionato Emilia-Romagna, prova in linea)
  • 1991 (G.S. Giacobazzi-Nonantola, dilettanti)
10ª tappa Giro d'Italia dilettanti (Agordo)
Ghiare di Berceto-Fonti San Moderanno
Gran Premio Città di Meldola
Cronoscalata della Futa - Memorial Gastone Nencini
Piccolo Giro dell'Emilia
  • 1992 (G.S. Giacobazzi-Nonantola, dilettanti)
Livorno-Valle Benedetta
9ª tappa Giro d'Italia dilettanti (Verona > Cavalese)
10ª tappa Giro d'Italia dilettanti (Cavalese > Alleghe)
Classifica generale Giro d'Italia dilettanti
  • 1994 (Carrera-Tassoni, due vittorie)
14ª tappa Giro d'Italia (Lienz > Merano)
15ª tappa Giro d'Italia (Merano > Aprica)
  • 1995 (Carrera-Tassoni, tre vittorie)
9ª tappa Tour de Suisse (La Punt > Flumserberg)
10ª tappa Tour de France (Aime/La Plagne > Alpe d'Huez)
14ª tappa Tour de France (Saint-Orens-de-Gameville > Guzet-Neige)
  • 1997 (Mercatone Uno-Wega, due vittorie)
13ª tappa Tour de France (Saint-Étienne > Alpe d'Huez)
15ª tappa Tour de France (Courchevel > Morzine)
  • 1998 (Mercatone Uno-Bianchi, dieci vittorie)
4ª tappa, 1ª semitappa Vuelta a Murcia (Murcia > Morron de Totana)
14ª tappa Giro d'Italia (Schio > Piancavallo)
19ª tappa Giro d'Italia (Cavalese > Montecampione)
Classifica generale Giro d'Italia
11ª tappa Tour de France (Luchon > Plateau de Beille)
15ª tappa Tour de France (Grenoble > Les Deux Alpes)
Classifica generale Tour de France
1ª prova À travers Lausanne
2ª prova À travers Lausanne
Classifica generale À travers Lausanne
  • 1999 (Mercatone Uno-Bianchi, sette vittorie)
4ª tappa Vuelta a Murcia (Murcia > Aledo)
Classifica generale Vuelta a Murcia
2ª tappa Setmana Catalana de Ciclisme (Lloret de Mar > Castelló d'Empúries)
8ª tappa Giro d'Italia (Pescara > Gran Sasso d'Italia)
15ª tappa Giro d'Italia (Racconigi > Oropa)
19ª tappa Giro d'Italia (Castelfranco Veneto > Alpe di Pampeago)
20ª tappa Giro d'Italia (Predazzo > Madonna di Campiglio)
  • 2000 (Mercatone Uno-Albacom, due vittorie)
12ª tappa Tour de France (Carpentras > Mont Ventoux)
15ª tappa Tour de France (Briançon > Courchevel)

Altri successi

  • 1989 (G.S. Rinascita Ravenna dilettanti)
Classifica giovani Sei Giorni del Sole
  • 1990 (G.S. Giacobazzi-Nonantola)
Classifica giovani Giro dell'Emilia-Romagna
  • 1991 (G.S. Giacobazzi-Nonantola)
Classifica scalatori Giro della Regione Friuli Venezia Giulia
  • 1992 (G.S. Giacobazzi-Nonantola)
Classifica scalatori Giro d'Italia dilettanti
  • 1994 (Carrera-Tassoni)
Trofeo Bonacossa Giro d'Italia
Classifica giovani Tour de France
  • 1995 (Carrera-Tassoni)
Classifica giovani Tour de France
  • 1997 (Mercatone Uno-Wega)
Profronde van Pijnacker (Criterium)
Rominger Classic - Crans Montana (Criterium)
  • 1998 (Mercatone Uno-Bianchi)
Classifica scalatori Vuelta a Murcia
Classifica dei Gran Premi della Montagna Giro d'Italia
Trofeo Bonacossa Giro d'Italia
Grand Prix de la Ville de Luxembourg - Galà Tour de France
Circuit de l'Aulne (Criterium)
Bologna (Criterium)
Ritter Classic - Charlottenlund (Criterium)
Profronde van Surguisterveen (Criterium)
Luxembourg-Steinsel (Criterium)
København (Criterium)
Valencia (Omnium)
Rominger Classic - Crans Montana (Criterium)
  • 1999 (Mercatone Uno-Bianchi)
Classifica scalatori Vuelta a Murcia
  • 2000 (Mercatone Uno-Albacom)
Profronde van Stiphout (Criterium)
Acht van Chaam (Criterium)

Piazzamenti

Grandi Giri

1993ritirato (18ª tappa)
1994: 2º
1997non partito (9ª tappa)
1998: vincitore
1999non partito (21ª tappa)
2000: 28º
2001non partito (19ª tappa)
2002ritirato (16ª tappa)
2003: 14º
1994: 3º
1995: 13º
1997: 3º
1998: vincitore
2000non partito (17ª tappa)
1995non partito (17ª tappa)
2001ritirato (11ª tappa)

Classiche monumento

1995: 98º
1997: 31º
1998ritirato
1999: 62º
2001: 89º
2002: 76º
1993: 67º
1994: 67º
1995: 18º
1997: 8º

Competizioni mondiali

Riconoscimenti

La "biglia" con l'immagine di Pantani presso il centro direzionale di Mercatone Uno a Imola

Nella cultura di massa

Canzoni[modifica | modifica wikitesto]

  • Litfiba hanno dedicato a Marco Pantani la canzone Prendi in mano i tuoi anni, pubblicata nel 1999 nell'album Infinito. A differenza di tutte le altre dediche, scritte postume dopo la morte del ciclista, questa fu scritta e pubblicata quando Pantani era ancora all'apice della sua carriera, prima della squalifica del 1999.
  • Gli Stadio hanno scritto appositamente per lui E mi alzo sui pedali, dall'album Parole nel vento, integrando il testo della canzone con alcuni pensieri scritti dallo stesso Pantani su fogliettini trovati sparsi nella stanza accanto al suo cadavere. Questa canzone è stata anche utilizzata come sigla nel film Il Pirata - Marco Pantani, prodotto dalla RAI, in cui il ruolo del corridore romagnolo è stato interpretato dall'attore Rolando Ravello.
  • Nomadi gli hanno dedicato la canzone L'ultima salita presente nell'album Con me o contro di me uscito nel febbraio 2006.
  • Riccardo Maffoni ha dedicato a Pantani la canzone Uomo in fuga, pubblicata nell'album Storie di chi vince a metà del 2004.
  • Alexia dedica a Pantani la canzone Senza un vincitore contenuta nell'album Gli occhi grandi della Luna del 2004.
  • Francesco Baccini ha scritto la canzone In fuga dedicata al Pirata, pubblicata nell'album Stasera teatro del 2005.
  • Claudio Lolli ha pubblicato la canzone Le rose di Pantani (testo di Gianni D'Elia) nell'album La scoperta dell'America del 2006.
  • Giorgio Canali dedica a Marco Pantani la canzone "MP nella BG" nell'album "Nostra Signora della Dinamite", polemizzando con l'Italia che parla solamente di calcio.
  • Antonello Venditti ha dedicato la canzone "Tradimento e Perdono" dall'album "Dalla pelle al cuore" (2007) a Marco Pantani, Agostino Di Bartolomei e Luigi Tenco.
  • Il cantautore romagnolo Max Arduini dedica a Marco Pantani il brano Sul col du Galibier dall'album VIVOinPratiCANTATO (2012)[209].
  • Ted Bee ha pubblicato la canzone "Tutti gli altri dietro" prodotta da Andrea Rock nell'album "Phoenix" (2016)
  • Il rapper romano Ketama126 dedica a Pantani un brano omonimo nell'album "Oh Madonna" (2017).
  • Il gruppo rock francese Les Wampas ha scritto una canzone in omaggio a Marco Pantani, Rimini (2006).
  • Il cantautore Bennu gli ha dedicato la canzone Il pirata su due ruote (2021)[210][211]

Cinema e televisione

Teatro

  • Pantani di Marco Martinelli (2012). Opera teatrale prodotta dal Teatro delle Albe-Ravenna Teatro con Ermanna Montanari e Luigi Dadina, musiche in scena per fisarmonica di Simone Zanchini. La drammaturgia di Martinelli ha vinto il Premio Ubu 2013 quale "miglior novità italiana" e Ermanna Montanari ha vinto il Premio Duse 2013 per l'interpretazione di Tonina Pantani, madre del campione.

Altro

  • Giorgio Celiberti, nel 2004, in omaggio e in ricordo di Marco Pantani realizzò un quadro che venne consegnato, assieme al primo premio, al vincitore del 43º Giro della Regione Friuli Venezia Giulia.
  • In Cadrò, sognando di volare[214] di Fabio Genovesi, le vicende agonistiche e private di Marco Pantani s'intrecciano con il racconto dell'incontro tra i due protagonisti del romanzo, diametralmente diversi ma accomunati da un'identica passione per il ciclismo e in particolare per il "pirata" romagnolo.

Vincenzo Nibali

Vincenzo Nibali
Vincenzo Nibali in maglia gialla al Tour de France 2014
     
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Altezza 181[1] cm
Peso 65[1] kg
Ciclismo 
Specialità Strada
Termine carriera 2022
Carriera
Squadre di club
2003-2004 Mastromarco
2005 Fassa Bortolo
2006-2012 Liquigas
2013-2016 Astana
2017-2019 Bahrain
2020-2021 Trek
2022 Astana
Nazionale
2003-2004 Bandiera dell'Italia Italia Under-23
2006-2022 Bandiera dell'Italia Italia
Palmarès
 
 Mondiali
Bronzo Zolder 2002 Crono Jr
Bronzo Verona 2004 Crono U23
Statistiche aggiornate all'8 ottobre 2022

Vincenzo Nibali (Messina14 novembre 1984) è un ex ciclista su strada italiano.

Professionista dal 2005 al 2022, aveva caratteristiche di passista-scalatore, si difendeva bene a cronometro ed era un forte discesista.[2][3] Considerato uno dei campioni più forti e completi della sua generazione,[4][5] è stato uno dei sette ciclisti (oltre a Jacques AnquetilEddy MerckxFelice GimondiBernard HinaultAlberto Contador e Chris Froome) ad aver conquistato almeno un'edizione di tutti e tre i Grandi Giri, avendo vinto la Vuelta a España nel 2010, il Giro d'Italia nel 2013 e nel 2016 e il Tour de France nel 2014. È stato inoltre uno dei soli quattro corridori (insieme a Merckx, Hinault e Gimondi) ad aver vinto i tre Grandi Giri e almeno due classiche monumento: il Giro di Lombardia, nel 2015 e nel 2017, e la Milano-Sanremo, nel 2018.[6] A queste grandi vittorie si aggiungono due titoli italiani nella prova in linea, nel 2014 e nel 2015, due Tirreno-Adriatico, nel 2012 e nel 2013, e altri sette podi nei tre Grandi Giri.

Soprannominato Lo Squalo dello Stretto, o più semplicemente Lo Squalo,[7][8] per il suo modo di correre sempre all'attacco e per le sue origini messinesi,[9][10] ha un fratello minore, Antonio, anch'egli ciclista professionista e suo compagno di squadra tra il 2017 e il 2022.[11]

Carriera

Gli esordi

Nella categoria Allievi ottiene 7 successi. Tra gli Juniores si aggiudica diciannove corse, cinque nel 2001 al primo anno nella categoria e quattordici nel 2002, tra cui spiccano la classifica finale del Giro della Lunigiana, il campionato italiano e la medaglia di bronzo a cronometro ai campionati del mondo di Zolder.

Nel 2003 passa alla categoria Under-23 con la toscana Mastromarco, ottenendo sette successi in totale, tra i quali due tappe alla Linz-Passau-Budweis e un secondo posto finale, risultati che gli valgono la chiamata per le prove Under-23 dei campionati europei e del mondo. Nel 2004, ancora da Under-23, ottiene dodici vittorie, ed è nuovamente convocato per il campionato europeo ad Atene; si fa notare soprattutto ai mondiali di Verona, durante i quali è quinto nella prova in linea e terzo in quella a cronometro di categoria.[4]

2005-2007: i primi anni da professionista

Nel 2005 la Fassa Bortolo di Giancarlo Ferretti decide di arruolarlo nella propria squadra professionistica.[4] Nello stesso anno Nibali si piazza secondo dietro Chris Horner nella sesta tappa del Giro di Svizzera, sesto nella Milano-Torino e quarto nella prova a cronometro del campionato italiano.

Nel 2006, con la chiusura della Fassa Bortolo, entra a far parte della Liquigas, ottenendo il suo primo successo da professionista nella seconda tappa della Settimana Internazionale di Coppi e Bartali, in seguito ad un attacco da lontano. La stagione continua con il successo al Grand Prix de Ouest-France a Plouay (valido per il calendario UCI ProTour), la convocazione per correre la prova a cronometro dei campionati del mondo (giunge sedicesimo) e con numerosi piazzamenti tra l'Eneco Tour, il Giro di Polonia e il Giro di Danimarca.

Nella stagione seguente Nibali vince il Gran Premio Industria e Artigianato a Larciano (arriva al traguardo con il compagno di squadra Pellizotti che gli cede la vittoria)[12] e si ripete il giorno dopo al Giro di Toscana. Partecipa poi al Giro d'Italia, nelle vesti di gregario di Danilo Di Luca (vincitore finale della corsa), arrivando diciannovesimo e contribuendo anche al successo nella cronometro a squadre iniziale a La Maddalena. In seguito partecipa al Giro di Slovenia, vincendo la tappa di montagna e chiudendo secondo in classifica generale; successivamente è secondo nella cronometro dei campionati italiani (a due secondi da Marco Pinotti) e ottiene nuovamente la convocazione per la cronometro dei campionati del mondo, che conclude al diciannovesimo posto.

2008-2009: i piazzamenti al Giro e al Tour

Vincenzo Nibali in azione, in una prova a cronometro al Tour of California 2009.

Apre la stagione 2008 aggiudicandosi la classifica finale e una vittoria di tappa nel Giro del Trentino, e si prepara ad affrontare il Giro d'Italia come capitano della squadra insieme a Franco Pellizotti. Durante la gara si dimostra però non ancora abbastanza pronto e infatti accusa diversi ritardi dai migliori nelle tappe di montagna più dure; si mette in luce però nelle tappe a cronometro e come discesista. Dopo buone prestazioni nella tappa della Marmolada e sul Monte Pora, conclude il Giro in undicesima posizione (terzo nella classifica dei giovani).

Dopo la "Corsa Rosa" decide di partecipare al Tour de France, facendo da spalla al più giovane compagno Roman Kreuziger, fresco vincitore del Giro di Svizzera. Nella dodicesima tappa, anche in seguito alla squalifica per positività al CERA di Riccardo Riccò che lo precedeva in entrambe le classifiche, entra nella top ten della classifica generale della corsa e diventa leader nella classifica dei giovani, indossando quindi la maglia bianca, distintivo che perderà per soli 6" il 22 luglio a vantaggio del lussemburghese Andy Schleck. Il giorno successivo, all'Alpe d'Huez, arriva 41º a 17'21" dal vincitore Sastre, scivolando in classifica al ventesimo posto a 25'39" dalla maglia gialla. Scavalcato anche da Roman Kreuziger, giunge terzo nella graduatoria dei giovani. Durante la Grande Boucle viene annunciato come sesto uomo della spedizione olimpica in sostituzione di Riccardo Riccò: nella gara in linea si ritira, mentre nella cronometro olimpica conclude quindicesimo, miglior italiano, a 3'25" dal vincitore Fabian Cancellara.

Nel 2009 partecipa al Critérium du Dauphiné Libéré, concludendo in settima posizione, e vince in solitaria il Giro dell'Appennino. Prosegue la stagione al Tour de France, giungendo settimo dopo aver evidenziato buone qualità di scalatore. Dopo una breve sosta torna alle corse in agosto, mese in cui si aggiudica il Gran Premio Città di Camaiore con una decina di secondi sul gruppo degli inseguitori. Il 23 agosto, durante una tappa dell'Eneco Tour in cui era in fuga, è vittima di una caduta in cui rimedia una frattura scomposta della clavicola.[13] L'infortunio gli impedisce di partecipare al campionati del mondo di Mendrisio e lo costringe a chiudere anticipatamente la stagione.

2010: la vittoria alla Vuelta e il terzo posto al Giro

Vincenzo Nibali in maglia rossa alla vittoriosa Vuelta a España 2010.

Ristabilitosi dall'infortunio di fine 2009, inizia il 2010 con la partecipazione al Tour de San Luis, dove si aggiudica la vittoria nella quarta tappa, una cronometro individuale, e la vittoria finale della corsa. A causa della defezione di Franco Pellizotti, fermato per valori ematici sospetti, viene chiamato all'ultimo momento a sostituirlo al Giro d'Italia[14], dove esordisce con un undicesimo posto nella cronometro d'apertura. Nella quarta tappa, la cronosquadre di Cuneo, la vittoria dalla sua Liquigas-Doimo gli consente di recuperare i 5" di ritardo da Aleksandr Vinokurov e di vestire la maglia rosa di leader della corsa. La mantiene per tre giorni, perdendola, a seguito di una caduta durante la tappa degli sterrati, a favore dello stesso Vinokurov.

Conquista quindi la vittoria nella 14ª frazione, la Ferrara-Asolo: primo in vetta al Monte Grappa, salita situata a 25 chilometri dall'arrivo, stacca i tre compagni di fuga (EvansScarponi e Basso) in discesa e si invola vittorioso al traguardo; in questo modo riesce anche a risalire all'ottavo posto in classifica generale. Dopo la successiva cronoscalata di Plan de Corones risale fino al sesto posto della generale, mentre con la terzultima tappa (Brescia-Aprica), in cui al traguardo è terzo, battuto da Scarponi e Basso (coppia con cui aveva attaccato sul Mortirolo), risale in terza posizione generale con un ritardo di 2'30" da Ivan Basso. Nella penultima frazione, la Bormio-Ponte di Legno, perde 18" da Scarponi, suo rivale per il terzo posto, mantenendo comunque un margine di appena 1" sul marchigiano, margine che consolida nell'ultima tappa, la cronometro di Verona, potendo così salire sul terzo gradino del podio finale del Giro d'Italia 2010.

Dopo il Giro partecipa al Giro di Slovenia: giunge primo nella terza tappa, da Bled a Krvavec, e ottiene la testa nella classifica generale, confermandola l'indomani e aggiudicandosi la vittoria della corsa. Dopo aver rinunciato al Tour de France, in agosto, in preparazione alla Vuelta a España, corre e vince il Trofeo Melinda, in Trentino. Prende quindi il via alla Vuelta, con ambizioni di classifica.[15] Fin dalle prime tappe lotta per il vertice della classifica, avvicinandosi alla maglia rossa di leader della generale in diverse occasioni. Nell'undicesima frazione perde circa venti secondi dal vincitore e nuovo capoclassifica Igor Antón;[16] tre giorni dopo si piazza secondo alle spalle di Joaquim Rodríguez e, complici la caduta e il ritiro di Antón, conquista per la prima volta la maglia rossa, anche se con soli 4" su Rodríguez.[17]

Perde la maglia nella sedicesima tappa, con l'arrivo in salita a Cotobello, a favore di Rodríguez, che va ad acquisire un vantaggio di 34",[18] ma già l'indomani, nella cronometro individuale di Peñafiel, riesce, nonostante una foratura, a riguadagnare il simbolo del primato con un vantaggio di 39" su Ezequiel Mosquera e di 1'58" sul vincitore di tappa Peter Velits, mentre Rodríguez scende a quasi quattro minuti.[19] Nella penultima tappa, quella decisiva con arrivo sulla Bola del Mundo, si piazza subito alle spalle del rivale Mosquera, vincitore di giornata, mantenendo così il primo posto nella generale[20]. L'indomani a Madrid Nibali può festeggiare, quinto italiano ad essersi aggiudicato la corsa spagnola e primo a riuscirvi dopo 20 anni di digiuno. Oltre alla maglia rossa Nibali fa sua anche la maglia bianca della classifica combinata (è anche terzo nella classifica a punti e quinto in quella di montagna).[21] Chiude la stagione con il quinto posto al Giro di Lombardia.[22]

2011: il secondo posto al Giro d'Italia

Vincenzo Nibali a Feltre, durante il Giro d'Italia 2011.

Dopo un ritiro di due settimane con la squadra a Tenerife,[23] Nibali fa il suo debutto per la stagione 2011 il 22 febbraio, in occasione del via del Giro di Sardegna.[24] In marzo partecipa alla Tirreno-Adriatico concludendo la corsa al quinto posto;[25] pochi giorni dopo, alla Milano-Sanremo, giunge al traguardo all'ottavo posto, nel gruppo di testa.[26] La preparazione in vista del Giro d'Italia si conclude in aprile al Giro del Trentino, ove è ventiquattresimo, e alla Liegi-Bastogne-Liegi, nella quale si classifica ottavo. A maggio prende il via della "Corsa Rosa" da capitano della Liquigas-Cannondale, e tra i favoriti per il successo.[8] Durante le tre settimane di gara, nonostante il terzo posto di tappa sul monte Zoncolan e il secondo a Nevegal, non riesce a contrastare il dominio di Alberto Contador: chiude la corsa sul terzo gradino del podio di Milano, a quasi sette minuti dallo spagnolo e superato in classifica anche da Michele Scarponi. In seguito alla squalifica per doping di Contador il messinese guadagna tuttavia il secondo posto finale alle spalle di Scarponi[Nota 1] e il successo nella sedicesima tappa, la cronometro di Nevegal[27]. Ottiene così il terzo piazzamento sul podio consecutivo negli ultimi tre grandi Giri cui ha partecipato.

Dopo aver corso il Giro di Slovenia e il Tour de Pologne senza particolari risultati, ritorna alla Vuelta a España, restando nelle zone alte della classifica fino alla quattordicesima tappa, nella quale va in crisi. Non riesce a ripetersi chiudendo la corsa spagnola al settimo posto, a 4'31" dal vincitore Juan José Cobo.[28] Al successivo Giro di Lombardia entra in un tentativo promosso da Luca Paolini sulla discesa di Sormano e sul Ghisallo stacca tutti (compreso il plurivittorioso in stagione Philippe Gilbert); prova poi l'azione in solitaria, ma sul falsopiano successivo alla discesa del Ghisallo, il lavoro della Sky riporta il gruppo sul corridore siciliano: conclude la gara al 40º posto.

2012: il terzo posto al Tour de France

Nibali nella crono finale del Tour de France 2012, chiuso all'ultimo gradino del podio.

Nibali inizia la stagione 2012 al Tour de San Luis, chiudendo al quinto posto della generale. Conquista la prima vittoria dell'anno nell'arrivo in salita della quinta tappa del Tour of Oman, corsa in cui conclude al secondo posto nella classifica generale a solo 1" dal vincitore Peter Velits.[29]. Partecipa quindi alla Tirreno-Adriatico: dopo aver perso terreno nella cronosquadre, arriva terzo nella quarta tappa, superato al traguardo finale di Chieti dal compagno di squadra Peter Sagan e da Roman Kreuziger[30]. Nella tappa successiva vince staccando tutti sulla salita di Prati di Tivo,[31] mentre nella penultima tappa marchigiana arriva secondo dietro lo spagnolo Joaquim Rodríguez guadagnando sei secondi sul leader della generale Chris Horner.[32] Grazie alla tappa a cronometro finale, conclusa al nono posto, guadagna venti secondi sull'atleta statunitense scavalcandolo nella classifica generale e vincendo la corsa.[33]. La settimana successiva si classifica terzo alla Milano-Sanremo vinta da Simon Gerrans. In aprile è invece secondo alla Liegi-Bastogne-Liegi, alle spalle del kazako Maksim Iglinskij.

Non si presenta al Giro, rinunciando alla corsa per meglio preparare il Tour de France. Alla Grande Boucle Nibali sale al terzo posto della generale dopo la tappa di La Planche Des Belles Filles, è quindi protagonista nelle tappe alpine[34]: conclude la corsa francese al terzo posto finale, dietro alla coppia britannica della Sky Bradley Wiggins-Chris Froome, diventando il secondo italiano dopo Felice Gimondi a salire sul podio di tutti i tre Grandi Giri[35]. Dopo il Tour viene incluso nella selezione che partecipa alla prova in linea dei Giochi olimpici di Londra, ma nella gara a cinque cerchi termina lontano, poco oltre la centesima posizione. Il 3 agosto è ufficializzato il suo trasferimento all'Astana a partire dalla stagione ciclistica 2013.[36]. Il 6 settembre torna quindi alla vittoria, dopo quasi sei mesi di digiuno, nella quarta tappa de Il Padania, conclusa sull'arrivo in salita del Passo della Bocchetta. Il giorno successivo si aggiudica la classifica generale della breve corsa a tappe. Nello stesso mese è il capitano della nazionale azzurra per la prova in linea dei campionati del mondo di Valkenburg: dopo aver tentato l'attacco all'ultimo passaggio sul Cauberg, che decide la corsa, viene ripreso e bruciato dal belga Gilbert, che va a vincere in solitaria, chiudendo 29º. Nella stessa rassegna iridata coglie il quarto posto nella cronosquadre disputata con la Liquigas-Cannondale.

2013: la vittoria al Giro e il secondo posto alla Vuelta

A seguito di un accordo ufficializzato nell'estate precedente, per il 2013 Nibali cambia squadra e passa all'Astana del campione olimpico Aleksandr Vinokurov.[37] Nel passaggio di squadra, dalla Liquigas lo seguono i gregari Valerio Agnoli e Alessandro Vanotti.

Nibali, in maglia rosa, a Brescia durante il Giro d'Italia 2013.

Apre la stagione a fine gennaio, in Argentina, partecipando al Tour de San Luis e ottenendo un quarto posto a cronometro. A febbraio corre il Tour of Oman con buoni piazzamenti e chiudendo settimo nella classifica generale;[38] prende poi parte al Gran Premio Città di Camaiore e, nei primi giorni del mese successivo, partecipa alla Roma Maxima[39], provando la fuga solitaria in entrambe le corse. Sempre a marzo si presenta alla Tirreno-Adriatico. Decisiva, in quella corsa, è la sesta tappa, a Porto Sant'Elpidio, quando Nibali, dopo essere andato all'attacco in salita a 16 km dal traguardo, stacca gli avversari e incrementa il proprio vantaggio nel tratto conclusivo di pianura, vincendo la tappa e giungendo così in testa alla graduatoria generale;[40] manterrà la posizione anche dopo l'ultima cronometro, vincendo così per la seconda volta la "corsa dei due mari". Nell'occasione precede sul podio il britannico Chris Froome e lo spagnolo Alberto Contador.[41] Dopo pochi giorni si presenta alla Milano-Sanremo, ma le avverse condizioni meteo lo spingono a ritirarsi. Nel mese di aprile è al via del Giro del Trentino: nella quarta frazione, quella con l'arrivo in salita a Sega di Ala, stacca Bradley Wiggins e Mauro Santambrogio, vincendo la tappa e la classifica generale della corsa. Terminato il Trentino disputa la Liegi-Bastogne-Liegi, ma non riesce a fare la differenza.

A maggio si presenta come uno degli aspiranti alla vittoria del Giro d'Italia, assieme a Bradley Wiggins, Michele ScarponiCadel Evans e il vincitore uscente, Ryder Hesjedal[42]. Dopo la cronometro a squadre chiusa al terzo posto e una prima settimana di controllo, al termine dell'ottava tappa, una cronometro di 54,8 km da Gabicce a Saltara, indossa dopo tre anni la maglia rosa. Nella decima tappa, al primo vero arrivo in salita sull'altopiano del Montasio, si classifica terzo[43]. Nel weekend della seconda settimana attacca sul monte Jafferau a 2 km dall'arrivo di Bardonecchia senza riuscire a staccare Mauro Santambrogio, vittorioso nello sprint conclusivo. Il giorno dopo sul Colle del Galibier mantiene il vantaggio in classifica nei confronti degli inseguitori; nella diciottesima tappa, la cronoscalata da Mori a Polsa, si aggiudica quindi la vittoria staccando di 2'36" il secondo della generale Cadel Evans. Dopo l'annullamento della diciannovesima tappa per avverse condizioni meteorologiche, si ripete nella ventesima frazione, l'ultima di montagna, con arrivo alle Tre Cime di Lavaredo (cima Coppi del Giro), staccando gli inseguitori e giungendo al traguardo in solitaria nel mezzo di una bufera di neve che nel frattempo si stava riversando sulla corsa. La ventunesima tappa, con arrivo a Brescia è una pura formalità. Nibali riesce dunque alla sua quinta presenza alla "corsa rosa" a ottenere la vittoria finale, dopo un terzo e un secondo posto rispettivamente nelle edizioni 2010 e 2011.

Nibali in maglia rossa durante la 19ª tappa della Vuelta a España 2013, al termine della quale perse il simbolo del primato in favore dello statunitense Chris Horner.

Dopo una lunga pausa di riposo, durante la quale si reca anche in Kazakistan, torna alle gare a luglio partecipando al Tour de Pologne in preparazione al secondo obiettivo stagionale, la Vuelta a España. Nella corsa spagnola, nella quale è uno dei favoriti per il successo,[44] conquista dopo la seconda tappa la maglia di leader. Dopo aver perso la prima posizione riesce nella cronometro di Tarazona a riprenderla allo statunitense Chris Horner; nelle successive tappe di montagna gestisce gli attacchi degli avversari. Nella sedicesima tappa, però, viene attaccato e va in crisi, perdendo circa 20 secondi dai suoi avversari principali, Rodríguez, Horner e Valverde. Mantiene la maglia rossa, ma solo temporaneamente: nella diciannovesima frazione perde infatti la leadership che va definitivamente al quarantaduenne Horner. Nibali conclude così la corsa in seconda posizione, a 37" dal vincitore Horner.

Partecipa ai Mondiali di Firenze. Al penultimo giro Nibali cade e perde contatto dal gruppo di testa, ma riesce a recuperare: all'ultima tornata il suo attacco su Fiesole, dopo quello del connazionale Scarponi, opera la selezione definitiva: rimangono in testa Nibali, Rui Costa e il duo spagnolo Rodriguez-Valverde (Uran cade in discesa). Nelle fasi finali Nibali non riesce a imporsi anche a causa della tattica suicida degli spagnoli, che consegna l'iride a Rui Costa: il Mondiale si chiude con il quarto posto per Nibali, battuto in volata da Alejandro Valverde.

2014: la vittoria al Tour de France e il titolo italiano

Vincenzo Nibali in maglia gialla al Tour de France 2014.

Vincenzo Nibali inizia la stagione 2014 partecipando al Tour of Oman, alla Parigi-Nizza, al Tour de Romandie e al Critérium du Dauphiné, durante il quale riceve, insieme agli altri compagni di squadra, una lettera di richiamo da parte dei vertici dell'Astana a causa dello scarso rendimento della squadra nella prima parte di stagione.[45] Vince quindi il Trofeo Melinda, valido per i Campionati nazionali in linea, e diventa per la prima volta campione italiano.

Il successivo Tour de France lo vede protagonista già il 6 luglio, quando conquista la seconda tappa, da York a Sheffield, con uno scatto a 1800 metri dall'arrivo, indossando la maglia gialla con 2 secondi di vantaggio su Froome e Contador, i due favoriti per la vittoria finale. Nella quinta tappa, caratterizzata dalla presenza di numerosi tratti in pavé, Nibali si piazza terzo staccando specialisti del calibro di CancellaraTerpstraSagan e Trentin, e guadagnando un considerevole vantaggio sui principali avversari nella classifica generale. Nella stessa tappa Chris Froome, vincitore dell'edizione 2013 e già caduto nella tappa precedente, è vittima di altre due cadute e si ritira con una frattura al polso. Arrivati alle prime salite Nibali e Contador dimostrano di essere i corridori più in forma: nell'ottava tappa lo spagnolo attacca più volte, guadagnando soltanto 3" negli ultimi cento metri, mentre nella nona tappa, vinta dopo una lunga fuga dal tedesco Tony Martin, Nibali perde la maglia gialla a favore del francese Tony Gallopin, uno dei fuggitivi di giornata.

Nibali in maglia tricolore al Tour 2014, nella vittoriosa frazione con arrivo a La Planche des Belles Filles.

Riprende il primato il giorno successivo, nell'arrivo a La Planche des Belles Filles; nel frattempo il rivale Alberto Contador si era ritirato a causa di una caduta. Nella tappa alpina con arrivo in salita a Chamrousse Nibali vince per distacco la sua terza frazione al Tour. Nella diciottesima tappa, con il transito sul Colle del Tourmalet e l'arrivo in salita a Hautacam, vince ancora con più di un minuto su Thibaut Pinot e quasi due minuti su Alejandro Valverde. Nella cronometro finale continua a incrementare il distacco sugli avversari,[46] prima della passerella finale a Parigi, che lo vede vincitore del Tour de France.[47] Riporta così l'Italia al successo al Tour 16 anni dopo Marco Pantani, e diventa il settimo italiano ad aver vinto la corsa francese. Aggiudicandosi la classifica generale del Tour Nibali diventa il sesto ciclista della storia ad aggiudicarsi la cosiddetta Tripla Corona, ovvero la vittoria in almeno un'edizione di tutti e tre i grandi Giri, e diviene inoltre il secondo ciclista, dopo Bernard Hinault, ad esservi salito sul podio almeno due volte.

Nella settimana successiva prende parte a criterium post-Tour, ottenendo quattro successi, due secondi posti, battuto in volata da Greg Van Avermaet e da Rui Costa, e un terzo nel criterium di Ninove, vinto dal velocista Marcel Kittel. Dopo una pausa in seguito alla vittoria del Tour, Nibali rientra alle corse in occasione del Trittico Lombardo per cercare la miglior condizione in vista dei campionati del mondo di Ponferrada. Il percorso si presenta non adatto alle sue caratteristiche in più si aggiunge una caduta nella prima fase di corsa, concludendo così la gara in appoggio al titolare Sonny Colbrelli.

Il 2 dicembre pubblica per Mondadori la sua autobiografia Di furore e lealtà scritta a quattro mani con Enrico Brizzi.[48]

2015: il secondo titolo italiano e il Giro di Lombardia

Vincenzo Nibali in azione al Tour de France 2015, con a ruota Nairo Quintana.

All'inizio del 2015, dopo alcune gare di secondo livello, si presenta al via della Tirreno-Adriatico con intenzione di ripetere i successi degli anni passati. La sua condizione tuttavia non si dimostra all'altezza di quella dei suoi avversari; nella tappa con arrivo in quota sul Terminillo subisce un distacco di 2'16" da Nairo Quintana, e conclude lontano dai migliori. Dopo un ritiro in altura sul Teide, torna in gara alla settimana delle Ardenne con l'obiettivo di vincere la Liegi-Bastogne-Liegi. All'Amstel Gold Race e alla Freccia Vallone dimostra una buona condizione, tentando rispettivamente un attacco da lontano e sulla penultima côte. Si presenta così alla Doyenne tra i favoriti: rimasto coinvolto in una caduta, rimane arretrato sulla Redoute e perde la possibilità di attaccare sulla côte de Roche-aux-Faucons; prova poi ad uscire dal gruppo sulla cotê de Saint-Nicolas ma non riesce a fare la differenza e giunge sul traguardo quattordicesimo. Prende poi il via al Tour de Romandie ma nella tappa regina perde contatto dai migliori giungendo al traguardo nono a 30" da Froome e Quintana e a quasi un minuto dal vincitore di tappa Thibaut Pinot.

L'avvicinamento al Tour de France passa per il Critérium du Dauphiné dove ottiene la maglia gialla, simbolo del primo in classifica, al termine della sesta tappa; conclude però fuori dalle prime posizioni di classifica. Dopo un ritiro in altura al Passo San Pellegrino, a pochi giorni dal Tour de France, si presenta ai nastri di partenza dei campionati italiani con l'obiettivo di ripetere il successo ottenuto l'anno prima. Dopo la prima ascesa alla Basilica di Superga, teatro dell'arrivo, sfrutta il tratto successivo di discesa per guadagnare spazio sugli avversari, affronta da solo la seconda ascesa e va a vincere in solitaria davanti a Francesco Reda e a Diego Ulissi, laureandosi per la seconda volta consecutiva campione d'Italia.[49] Partito al Tour 2015 con l'obiettivo di bissare il successo dell'anno precedente, già dalla seconda tappa rimane attardato, scivolando indietro in classifica. Nell'ultima settimana invece si dimostra uno dei corridori più competitivi sulle salite: in particolare nella 19ª tappa da Saint-Jean-de-Maurienne a La Toussuire-Les Sybelles scatta a oltre 50 chilometri dal traguardo, andando a vincere in solitaria e risalendo sino al quarto posto della generale.[50] Il giorno successivo, col terzo posto di Valverde nel mirino, Nibali fora all'inizio della decisiva salita dell'Alpe d'Huez, dicendo addio ai sogni di podio e concludendo quarto a Parigi.

Partecipa successivamente alla Vuelta a España, insieme ad Aru e Landa. Rimasto vittima di una caduta durante la seconda tappa, giunge al traguardo con un ritardo di circa un minuto sui rivali per la vittoria finale. Tuttavia, poche ore dopo viene squalificato dalla giuria per essersi attaccato all'ammiraglia della squadra in seguito alla caduta per ridurre il distacco dalla testa della corsa.[51]

Riprende l'attività partecipando alle prove italiane dell'Europe Tour, aggiudicandosi per distacco due delle tre prove del Trittico Lombardo, la Coppa Bernocchi e la Tre Valli Varesine, che insieme al secondo posto nella Coppa Agostoni alle spalle di Davide Rebellin gli valgono anche il successo nella classifica complessiva. Il 4 ottobre vince la sua prima classica Monumento, vincendo il Giro di Lombardia dopo essere scattato nella discesa del Civiglio a 17 km da Como, teatro dell'arrivo, precedendo Daniel Moreno, che aveva provato a contrattaccare, e a Thibaut Pinot.[2] La vittoria di Nibali interrompe il digiuno dei ciclisti italiani nelle classiche Monumento, che durava dal 2008, e gli consente inoltre di diventare il quarto ciclista (dopo Gimondi, Merckx e Hinault) capace di vincere in carriera le tre grandi corse a tappe, il titolo di campione nazionale ed almeno una fra le cinque classiche monumento.[52]

2016: la seconda vittoria al Giro e la caduta ai Giochi olimpici

Nibali in azione al Giro d'Italia 2016.

All'inizio della stagione 2016 la stampa specializzata riporta come suoi obiettivi per l'anno in corso il Giro d’Italia e la gara olimpica che si terrà a Rio de Janeiro.[53]

Nibali inaugura l'annata partecipando a due brevi corse a tappe, l'argentino Tour de San Luis e il Tour of Oman, dove vince la quarta frazione, considerata la “tappa regina”, e si aggiudica la classifica generale della corsa.[54] Si presenta poi con ambizioni di vittoria alla Tirreno-Adriatico: dopo aver tentato un vano attacco a meno 2 km dalla traguardo viene ripreso ai meno 100 metri alla conclusione della tappa di Pomarance, conclude la "Corsa dei Due Mari" al sesto posto anche a causa della cancellazione per neve dell'unica tappa con arrivo in salita. Dopo un ritiro in altura al Teide rientra alle corse al Giro del Trentino, ma durante la corsa non riesce a reggere il ritmo dei migliori, pagando le fatiche del lavoro in quota e preferendo mettersi a disposizione dei compagni.

Prende poi il via al Giro d'Italia con i gradi di favorito.[55] Dopo le prime giornate di pianura, nel primo arrivo in salita a Roccaraso tenta un attacco, venendo subito ripreso e staccato, arrivando al traguardo con Alejandro Valverde, Esteban Chaves e Mikel Landa. Giunto terzo nella tredicesima tappa, da Palmanova a Cividale del Friuli, si porta al terzo posto della generale; l'indomani attacca e stacca molti rivali in classifica, tranne l'olandese Steven Kruijswijk, nuova maglia rosa, e Esteban Chaves, vincitore di giornata, dei quali non riesce a tenere il passo: limita comunque i danni giungendo sul traguardo con 37" di ritardo, salendo al secondo posto nella generale. Nella tappa seguente, la cronoscalata da Castelrotto all'Alpe di Siusi, chiude con un ritardo di 2'10", anche a causa di un salto di catena, e scivola al terzo posto della generale. Dopo il giorno di riposo, nella tappa con arrivo ad Andalo si dimostra reattivo nei primi chilometri, salvo poi venire sfilato da tutti i migliori e giungere undicesimo al traguardo, a 1'47" dal vincitore Valverde e dalla maglia rosa. Scivola così fuori dal podio a 4'43", ma nella 19ª tappa da Pinerolo a Risoul, dopo la caduta della maglia rosa Kruijswijk nella discesa dal Colle dell'Agnello, cima Coppi del Giro 2016 (l'olandese perderà più di 5 minuti), e dopo aver beneficiato del lavoro del compagno di squadra Michele Scarponi, stacca gli avversari sull'ultima ascesa e vince in solitaria; rientra così in corsa per la vittoria definitiva, riducendo il ritardo da Chaves, giunto terzo al traguardo della tappa, a soli 44".[3] Al traguardo dedica la vittoria al giovane ciclista e suo grande fan Rosario Costa, militante nell'A.S.D. Nibali di Messina, scomparso in un incidente stradale due settimane prima. L'indomani, nella penultima frazione con arrivo a Sant'Anna di Vinadio, chiude al sesto posto, dopo aver staccato tutti i meglio piazzati in classifica sul colle della Lombarda — grazie anche al lavoro dei compagni Scarponi e Tanel Kangert — riesce a infliggere un distacco di 1'36" al colombiano Chaves: conquista così la maglia rosa finale, che il giorno seguente porterà trionfante a Torino.

Nel successivo mese di luglio prende parte al Tour de France in appoggio di Fabio Aru, per poter raggiungere il livello di forma adeguato per l'appuntamento olimpico. Pur staccandosi dagli uomini di classifica sin dalle prime salite, riesce ad essere utile al suo capitano nelle salite più dure, pur non rinunciando ad iniziative personali, come la fuga che, nella settima tappa, gli varrà il premio della combattività. Proprio durante il Tour Davide Cassani annuncia l'inserimento di Nibali nella squadra olimpica per Rio de Janeiro sia per la prova in linea che per la prova a cronometro,[56] stante l'assenza per infortunio del vicecampione del mondo Adriano Malori.[57] Per Nibali, alla terza partecipazione alle Olimpiadi, si sarebbe trattato di un ritorno alle prove contro il tempo, in cui aveva vinto due medaglie iridate juniores e under-23, oltre ad aver partecipato alla crono olimpica di Pechino. Purtroppo per lui però la cattiva sorte è in agguato durante la prova in linea, in programma il 6 agosto sul circuito del Forte di Copacabana: a 11 chilometri dal traguardo, quando era in testa insieme ad altri due corridori, Nibali cade in discesa lungo una delle curve più pericolose del circuito, riportando una frattura scomposta pluriframmentata al terzo laterale della clavicola sinistra e vedendo sfumare una possibile medaglia olimpica.[58] Rientrato alle corse a fine settembre alla Tre Valli Varesine, chiude la stagione agonistica senza altri acuti. In agosto viene intanto reso noto il suo trasferimento, per la stagione 2017, alla Bahrain-Merida, nuova squadra World Tour gestita da un consorzio di imprese del Bahrein.[59]

2017: i podi a Giro e Vuelta e la seconda vittoria al Giro di Lombardia

Vincenzo Nibali e Domenico Pozzovivo al Giro d'Italia 2017.

Per il 2017 Nibali focalizza i suoi obiettivi sul Giro d'Italia e sulla Vuelta a España. Inizia la sua nuova avventura a fine gennaio quando prende parte alla Vuelta a San Juan dove si piazza in ottava posizione con un ritardo di 1'15" dal vincitore Bauke Mollema. Prende poi parte all'Abu Dhabi Tour dove nella tappa regina con arrivo a Jebel Hafeet si posiziona quindicesimo a 1'05" dal vincitore di giornata, il portoghese Rui Costa. Chiude la breve corsa a tappe in sedicesima posizione. A marzo prende parte alla Tirreno-Adriatico dove, a causa di uno stato di forma precario, chiude 26º con un distacco di oltre 6 minuti da Nairo Quintana. Dopo aver saltato le classiche delle Ardenne, prende parte al Giro di Croazia in cerca della giusta forma per l'ormai imminente Giro d'Italia: la spedizione croata finisce con il trionfo nella generale (prima vittoria dell'anno) con soli 2" su Jaime Rosón. Nibali sul podio dedica la vittoria al suo amico Michele Scarponi, deceduto il giorno prima a causa di un incidente stradale.

Il 5 maggio è tra i favoriti al via del Giro d'Italia 2017. Nelle tappe appenniniche va più volte in difficoltà arrivando ad accumulare un ritardo massimo di 3'40" sul leader della classifica Tom Dumoulin. Si riscatta vincendo la sedicesima tappa, con un attacco in discesa dal passo dello Stelvio e una volata a due con Mikel Landa all'arrivo di Bormio, e nelle successive frazioni alpine risale fino al secondo posto in classifica, a 39" dalla maglia rosa che nel frattempo è passata a Nairo Quintana. Grazie alla decisiva frazione a cronometro la vittoria finale andrà a Dumoulin, con 31" su Quintana e 40" su Nibali, terzo classificato.

Dopo il Giro partecipa ai campionati italiani di ciclismo senza ambizioni di vittoria, e quindi, in preparazione alla Vuelta a España, al Tour de Pologne, non registrando però acuti e terminando nono. Punta tutto sul secondo obiettivo stagionale, la Vuelta a España. All'inizio della corsa spagnola dichiara di essere arrivato in gran forma: già alla terza tappa, con arrivo ad Andorra La Vella, centra infatti la vittoria di tappa, battendo allo sprint gli avversari diretti.[60] Tuttavia, in alcune tappe successive, con arrivi non propriamente adatti alle sue caratteristiche, perde qualche secondo, arrivando al primo giorno di riposo dopo la nona tappa con un ritardo di 1'17'' da Chris Froome. Nella seconda settimana riesce a tenere il passo del britannico, diminuendo anche il distacco il classifica; nella cronometro della sedicesima tappa, però, accusa 57'' da Froome, che lo portano ad avere un gap di 1'58"; negli ultimi giorni consolida la sua posizione, senza però impensierire seriamente il britannico della Sky; conclude comunque la Vuelta con un ottimo secondo posto, decimo podio in un Grande Giro. In chiusura di stagione punta al Giro di Lombardia, per prepararsi alla corsa partecipa a varie gare tra cui Giro di Toscana (conclude quarto), Giro dell'Emilia (secondo) e Tre Valli Varesine (terzo). Arriva in gran forma alla "classica delle foglie morte", in cui attacca e stacca Thibaut Pinot (scattato precedentemente) nella penultima discesa, andando a vincere in solitaria la sua seconda classica monumento, dopo il trionfo nella medesima corsa due anni prima. Dopo il Lombardia vince il Taiwan KOM Challenge, gara in salita di 105 km che parte dal livello del mare e si conclude a 3.275 metri di quota.[61]

2018: la vittoria alla Milano-Sanremo e l'infortunio al Tour de France

Come da lui stesso affermato[62], gli obiettivi principali del 2018 di Nibali sono una grande classica, il Tour de France e i mondiali di Innsbruck. Il debutto stagionale è inizialmente previsto alla Vuelta a San Juan ma a causa di una febbre improvvisa il giorno prima dell'inizio della corsa non è al via della prima tappa. Il suo debutto arriva poche settimane dopo al Dubai Tour, corsa non adatta alle sue caratteristiche e in cui non registra acuti. È poi al via del Tour of Oman, che conclude al dodicesimo posto, mentre in marzo corre la Tirreno-Adriatico concludendola all'undicesimo posto. Il 17 marzo centra il suo primo obiettivo: ottiene infatti la vittoria nella Milano-Sanremo attaccando con successo sulla salita del Poggio a 7 km dal traguardo e riuscendo a conservare un vantaggio sufficiente per imporsi sul traguardo in Via Roma; primo italiano a vincere in dodici anni, ottiene il suo terzo trionfo nelle classiche monumento, dopo le due affermazioni al Giro di Lombardia.[63][64]

Nibali vincitore sul traguardo della Milano-Sanremo 2018.

In aprile partecipa per la prima volta al Giro delle Fiandre, dove prova uno scatto sul muro del Kruisberg insieme al poi vincitore Niki Terpstra, salvo poi desistere dall'azione e concludere la prova al 24º posto.[65] Prende poi parte all'Amstel Gold Race, che conclude in 32ª posizione, e alla Freccia Vallone, dove si rende protagonista di un attacco a 45 km dal traguardo sulla Côte de reve venendo ripreso a solo 1 km dall'arrivo. È poi al via della Liegi-Bastogne-Liegi, dove è tra i favoriti della vigilia; tuttavia perde contatto dal gruppo lungo la Côte de la Roche aux Faucons, terminando l'ultima prova del trittico delle Ardenne in 32ª posizione. Dopo un periodo di riposo e un ritiro sul Teide, agli inizi di giugno partecipa al Critérium du Dauphiné senza ambizioni di classifica (chiude lontano dai primi, ad oltre venti minuti dal vincitore Geraint Thomas) ma come preparazione al Tour de France. Arrivato al Tour come uno dei principali favoriti, mostra una buona condizione sin dalle prime tappe. Il 19 luglio 2018, poco prima dell'arrivo della tappa dell'Alpe d'Huez, è però vittima di una caduta quando il collare della macchina fotografica di un tifoso a bordo strada si impiglia alla sua bicicletta. Conclude la frazione a 13 secondi dal vincitore, la maglia gialla Geraint Thomas, ma gli viene riscontrata una frattura a una vertebra ed è per questo costretto al ritiro.[66]

Dopo essersi sottoposto a un'operazione alla vertebra, prende parte alla Vuelta a España senza ambizioni di classifica, in vista del campionato del mondo. Fin dalle prime giornate accumula molto distacco dai pretendenti al successo, mentre nella seconda settimana si rende protagonista in alcune fughe senza però riuscire a cogliere successi di tappa. Conclude la corsa a tappe spagnola con due ore di ritardo dal vincitore Simon Yates. Nella rassegna iridata, organizzata su un percorso adatto agli scalatori, Nibali si presenta senza aver recuperato la piena forma dopo la frattura della vertebra e conclude la gara a sei minuti dal vincitore Alejandro Valverde, staccandosi dal gruppo dei migliori nell'ultima ascesa dell'Igls.[67] Nell'ultima gara della stagione, il Giro di Lombardia, dimostra uno stato forma migliore rispetto al mondiale, e insieme a Thibaut Pinot scatta sul Muro di Sormano, salvo poi essere staccato dal francese sul successivo Civiglio, concludendo la gara al secondo posto.[68]

2019: il secondo posto al Giro

Nibali impegnato in una tappa al Giro d'Italia 2019.

Per l'inizio del 2019 decide di rinunciare agli appuntamenti di inizio anno in Sudamerica, facendo il proprio debutto stagionale all'UAE Tour, dove rimane però lontano dai migliori. Successivamente corre la Strade Bianche, che conclude 31º a 10 minuti dal vincitore Julian Alaphilippe, e la Tirreno-Adriatico, dove, pur soffrendo in alcuni momenti, riesce a tenere il passo dei migliori, terminando al quindicesimo posto della generale. Il 23 marzo partecipa alla Milano-Sanremo, rimane fino alla fine nel gruppetto che si gioca la vittoria e si classifica ottavo. Cresce quindi di condizione in avvicinamento al Giro d'Italia: al Tour of the Alps sfiora la vittoria in alcune tappe e conclude terzo nella classifica finale, mentre alla Liegi-Bastogne-Liegi si piazza ottavo, nel gruppetto dei migliori a ridosso del vincitore Jakob Fuglsang.

Prende il via del Giro d'Italia come uno dei principali favoriti per la maglia rosa.[69] Alla prima tappa, una cronometro di 8 km che termina con la salita al Santuario della Madonna di San Luca, dimostra di avere già una discreta condizione piazzandosi al terzo posto a 23" da Primoz Roglic. Dopo diverse tappe senza particolari difficoltà, nella 9º tappa, una cronometro di 34,5 km, perde 1'05" da Roglic guadagnando comunque su tutti gli altri rivali. Nella seconda settimana di corsa complice un marcamento tra Nibali e Roglic, la maglia rosa passa sulle spalle di Richard Carapaz, vincitore della 14º tappa con quasi 2' di vantaggio sui migliori. Nella 15º tappa riesce a distanziare Roglic, vittima anche di una caduta in discesa, guadagnando 40", ma non Carapaz. Nella sedicesima tappa tenta un attacco sul Mortirolo venendo tuttavia ripreso dalla maglia rosa dopo poche centinaia di metri, riuscendo comunque a distanziare Roglič di oltre 1 minuto. Incrementa poi il vantaggio sullo sloveno nell'ascesa finale a Ponte di Legno. Nella 20º e ultima tappa di montagna si stacca sulle dura salita del Manghen insieme a Roglic riuscendo nella successiva discesa a tornare nel gruppo maglia rosa. Prova poi un paio di attacchi nell'ascesa a Croce d'Aune non riuscendo però a distanziare Carapaz. Recupera poi 50 secondi nei 17 chilometri della cronometro finale, rimanendo così al secondo posto, a 1’05” dal corridore sudamericano, e ottenendo il sesto podio al Giro d'Italia.

Prende parte successivamente anche al Tour de France: nelle prime frazioni riesce a mantenere il passo dei primi 20, salvo poi perdere le ruote dei migliori nella tappa con arrivo a Saint-Étienne, uscendo così definitivamente dalla lotta per la classifica generale. Nelle successive frazioni cerca la vittoria andando in fuga dove alla ventesima tappa (dimezzata causa maltempo), con arrivo in quota a Val Thorens, stacca i compagni di fuga a circa 10 km dall'arrivo e resiste al ritorno del gruppo.

Rientra alle corse a fine agosto al Giro di Germania, dove cerca di ritrovare la condizione per il finale di stagione, seguito poi dalle due classiche canadesi dove oltre ad un attacco al Grand Prix Cycliste de Québec non registra acuti. Si taglia fuori dalle convocazioni per il mondiale in Yorkshire in quanto la sua condizione non era ottimale. A ottobre prende parte al Giro dell'Emilia dove chiude in 23ª posizione staccandosi all'inizio dell'ultima ascesa verso San Luca, e alle Tre Valli Varesine, dove per un errore di una moto ripresa che manda fuori percorso il suo gruppetto, si ritira. È al via del Giro di Lombardia il 13 ottobre, dove è uno dei favoriti per la vittoria finale. Si stacca però sulle rampe del Civiglio, terminando al 55º posto. Con il Lombardia chiude la sua stagione e la sua avventura con la Bahrain-Merida.

2020: quarto posto alla Parigi Nizza e settimo al Giro d'ItaliaNibali alla Parigi-Nizza 2020.

Nel 2020 Vincenzo Nibali conquista un quarto posto nella corsa a tappe Parigi-Nizza a 1'16'' di distanza dal vincitore tedesco della Bora Hansgrohe Max Schachmann.

Anche se la gara era a rischio per colpa del COVID-19 essa non è stata annullata, ma è stata cancellata l'ultima tappa che sarebbe dovuta arrivare a Nizza. Dopo lo stop per il covid 19 Nibali torna a correre il 1 Agosto alle Strade Bianche dove è vittima di una caduta senza conseguenze ma è costretto al ritiro. Il 3 Agosto è al Gran Trittico Lombardo che chiude con un ottimo 5º posto. L'8 Agosto è alla Milano Sanremo dove prova uno scatto sul Poggio ma viene superato da Alaphillipe e Van Aert (vincitore) e chiude la corsa al 23º posto. Il 12 Agosto è al Gran Piemonte dove lavora per Giulio Ciccone che chiude la corsa al 9º posto. A ferragosto è al Giro di Lombardia dove prova un attacco nella discesa dopo il muro di Sormano, sul Civiglio lavora per Giulio Ciccone e Bauke Mollema, ma chiude la corsa comunque al 6º posto. Il 18 Agosto è al Giro dell'Emilia dove chiude la corsa al 7º posto. Il 23 Agosto è al Campionato Italiano dove prova uno scatto a 1 km dall'arrivo ma chiude la corsa all'11º posto. Dal 7 al 14 Settembre è alla Tirreno Adriatico, cercando la condizione in vista del Giro d'Italia, dove prova un attacco nella tappa di Sassotetto venendo ripreso dopo alcune centinaia di metri. Conclude la corsa al 19º posto a 8 minuti dal vincitore Yates. Il 19 Settembre è al Giro dell'Appennino, cercando condizione in vista del Mondiale di Imola e del Giro d'Italia, prova un attacco a tanti km dall'arrivo venendo ripreso. Il 27 Settembre è al Mondiale di Imola dove prova un attacco all'ultimo giro sulla salita di Mazzolano con altri 3 corridori (Landa, Uran e Van Aert) ma vengono ripresi poco dopo. Nibali perde contatto dai migliori sulla Cima Gallisterna (salita non adatta alle sue caratteristiche) concludendo la prova al 15º posto.

Dal 3 ottobre è al Giro d'Italia che conclude al 7º posto in classifica generale a 8 minuti e 15 secondi dal vincitore Tao Geoghegan Hart.

2021: obiettivo Giro e olimpiadi

Nibali debutta all'Étoile de Bessèges concludendo 26º in classifica generale, provando la fuga (ma non entrando nell'azione decisiva) nella terza tappa e arrivando 18º nell'ultima tappa a cronometro a 53" dal vincitore Ganna. È poi all'UAE Tour dove conclude la corsa al 17º posto nella classifica generale.

Nel mese di marzo partecipa al Gran Premio Industria e Artigianato, dove conclude 10º a 16" dal vincitore, attaccando sulla penultima ascesa al San Baronto e anche nella discesa successiva facendo selezione con un gruppetto ripreso dopo pochi km di pianura. Alla Tirreno-Adriatico conclude 9º a 6'30" da Pogacar. Alla Milano-Sanremo è 35º ma a soli 10" dal vincitore, il compagno di squadra Jasper Stuyven.

Appena rientrato dal ritiro sul Teide, il 14 aprile Nibali si procura una frattura del radio destro mentre si stava allenando nella zona di Lugano. Torna al Giro d'Italia a poche settimane dall'infortunio,[70] ma oltre ad accumulare un pesante ritardo in classifica generale, rimedia due gravi cadute alla quindicesima[71] e alla diciassettesima tappa.[72] Ciononostante riesce a portare a termine la corsa a tappe.

A luglio partecipa al Tour de France in preparazione della prova su strada delle Olimpiadi di Tokyo, sprofondato ad oltre un'ora di ritardo in classifica generale e senza aver raccolto una vittoria di tappa, si ritira dalla corsa prima della partenza della sedicesima tappa.[73] Convocato in nazionale dal commissario tecnico Cassani, nella prova in linea di Tokyo lavora in salita per Gianni Moscon e Alberto Bettiol, quest'ultimo riesce a inserirsi nel gruppo di testa in lotta per le medaglie, ma viene fermato dai crampi a 20 chilometri dal traguardo.[74]

Il 23 settembre viene annunciato il suo ritorno per la stagione 2022 nella squadra della Astana-Premier Tech, dopo cinque anni.[75]

Il 1º di ottobre Nibali trionfa al Giro di Sicilia, vincendo tappa e Giro grazie ad uno scatto nella prima metà dell'ultimo GPM, quando a - 22 km stacca il gruppo e parte in solitaria, e poi consolidando il vantaggio nella discesa.[76]

Il 9 ottobre partecipa all'ultima gara con la maglia della Trek Segafredo, il Giro di Lombardia, con arrivo a Bergamo, nella quale si piazza 13º dopo essersi reso protagonista con vari attacchi tra i -40 e i -30 km al traguardo.

2022: l'ultimo anno

Nel 2022 torna a vestire la maglia dell'Astana. Dopo essersi piazzato sedicesimo alla Volta a la Comunitat Valenciana, è obbligato per motivi di salute a saltare la Tirreno-Adriatico e la Milano Sanremo, i primi obiettivi stagionali. Torna a gareggiare il 16 marzo alla Milano-Torino. Dopo aver finito al quarto posto il Giro di Sicilia partecipa alla Freccia Vallone, piazzandosi trentaquattresimo, e alla Liegi-Bastogne-Liegi, finendo trentesimo.

Nibali al Giro d'Italia 2022

Si presenta ai nastri di partenza del Giro d'Italia in supporto di Miguel Ángel López per la classifica generale, ma assume i gradi di capitano della squadra a causa del ritiro del colombiano nel corso della quarta tappa, con arrivo sull’Etna, in cui Nibali arriva staccato di oltre due minuti dal gruppo degli uomini di classifica. L'11 maggio, dopo la fine della quinta tappa, con arrivo a Messina, sua città natale, annuncia il suo ritiro dalle corse al termine della stagione.[77] Nel corso del Giro riesce a ritrovare la condizione fisica, arrivando ottavo nella nona tappa, con arrivo sul Blockhaus, in cui perde 34 secondi dal gruppo dei migliori, e classificandosi quarto nella quattordicesima tappa, con arrivo a Torino. Nelle tappe seguenti perde in salita rispetto a Richard CarapazJai HindleyMikel Landa e João Almeida, favoriti per la vittoria finale, guadagnando però su tutti gli altri rivali, salendo fino al quinto posto in classifica; in seguito al ritiro di Almeida per positività al COVID-19, si assesta in quarta posizione. Nelle ultime tappe alpine riesce a difendersi dai più immediati inseguitori, Pello Bilbao e Jan Hirt, concludendo il suo ultimo Giro al quarto posto, a 9'02" dal vincitore, l'australiano Jai Hindley.

Dopo essere arrivato ventunesimo, nel gruppo principale, ai campionati italiani in linea, comincia il suo avvicinamento alla Vuelta, l'ultimo grande giro della sua carriera. Partecipa a varie corse sulle strade spagnole: alla Prueba Villafranca de Ordizia, alla Vuelta a Castilla y León e alla Classica di San Sebastián, in cui trova rispettivamente la quarantaseiesima, la ventiseiesima e la ventunesima posizione. La penultima corsa in terra iberica è la Vuelta a Burgos, dove finisce undicesimo in generale, centrando due volte la top ten di giornata, alla prima tappa e alla terza, chiuse rispettivamente in quinta e ottava posizione. Prende il via al suo ultimo grande giro come gregario del team Astana per aiutare Miguel Ángel López e Aleksej Lucenko. Nella classica delle foglie morte, il Giro di Lombardia, ultima gara della sua carriera, si classifica in ventiquattresima posizione.

Palmarès

Classifica generale Giro della Lunigiana
Campionati italiani, Prova in linea Juniores
  • 2003 (G.S. Mastromarco)
Trofeo Comune di Lamporecchio
1ª tappa Linz-Passau-Budweis (Budweis > Bad Leonfelden, con la Nazionale italiana)[78]
3ª tappa Linz-Passau-Budweis (Oberneukirchen > Aschach an der Donau, con la Nazionale italiana)[79]
Coppa Ciuffenna
  • 2004 (G.S. Mastromarco)
Trofeo Nesti e Nelli
Trofeo Mario Marchina
Gran Premio Città di Monsummano
Trofeo Egidio Bedogni
Circuito di San Pietro di Milazzo
4ª tappa Giro della Toscana Under-23 (Casalguidi > Cantagrillo)
Trofeo Mauro Pizzoli
Coppa Mobilio Ponsacco (cronometro e in linea)
  • 2006 (Liquigas, due vittorie)
2ª tappa Settimana Internazionale di Coppi e Bartali (Cervia > Faenza)
Grand Prix de Ouest-France
  • 2007 (Liquigas, quattro vittorie)
Gran Premio Industria e Artigianato
Giro di Toscana
3ª tappa Giro di Slovenia (Medvode > Beljak)
4ª tappa Giro di Slovenia (Kranjska Gora > Vršič)
  • 2008 (Liquigas, due vittorie)
3ª tappa Giro del Trentino (Torri del Benaco > Folgaria)
Classifica generale Giro del Trentino
  • 2009 (Liquigas, due vittorie)
Giro dell'Appennino
Gran Premio Città di Camaiore
  • 2010 (Liquigas-Doimo, otto vittorie)
4ª tappa Tour de San Luis (San Luis > San Luis, cronometro)
Classifica generale Tour de San Luis
14ª tappa Giro d'Italia (Ferrara > Asolo)
3ª tappa Giro di Slovenia (Bled > Krvavec)
Classifica generale Giro di Slovenia
Trofeo Melinda
20ª tappa Vuelta a España (San Martín de Valdeiglesias > Bola del Mundo)
Classifica generale Vuelta a España
  • 2011 (Liquigas-Cannondale, una vittoria)
16ª tappa Giro d'Italia (Belluno > Nevegal, cronometro)
  • 2012 (Liquigas-Cannondale, cinque vittorie)
5ª tappa Tour of Oman (Royal Opera House Muscat > Jabal Al Akhdhar)
4ª tappa Tirreno-Adriatico (Martinsicuro > Prati di Tivo)
Classifica generale Tirreno-Adriatico
4ª tappa Il Padania (Lazzate > Passo della Bocchetta)
Classifica generale Il Padania
  • 2013 (Astana Pro Team, sette vittorie)
Classifica generale Tirreno-Adriatico
4ª tappa Giro del Trentino (Arco > Sega di Ala)
Classifica generale Giro del Trentino
14ª tappa Giro d'Italia (Cervere > Bardonecchia)
18ª tappa Giro d'Italia (Mori > Polsa, cronometro)
20ª tappa Giro d'Italia (Silandro > Tre Cime di Lavaredo)
Classifica generale Giro d'Italia
  • 2014 (Astana Pro Team, sei vittorie)
Trofeo Melinda, valido per i Campionati italiani, Prova in linea
2ª tappa Tour de France (York > Sheffield)
10ª tappa Tour de France (Mulhouse > La Planche des Belles Filles)
13ª tappa Tour de France (Saint-Étienne > Chamrousse)
18ª tappa Tour de France (Pau > Hautacam)
Classifica generale Tour de France
  • 2015 (Astana Pro Team, cinque vittorie)
Trofeo Melinda, valido per i Campionati italiani, Prova in linea
19ª tappa Tour de France (Saint-Jean-de-Maurienne > La Toussuire-Les Sybelles)
Coppa Bernocchi
Tre Valli Varesine
Giro di Lombardia
  • 2016 (Astana Pro Team, quattro vittorie)
4ª tappa Tour of Oman (Knowledge Oasis Muscat > Jabal Al Akhdhar)
Classifica generale Tour of Oman
19ª tappa Giro d'Italia (Pinerolo > Risoul)
Classifica generale Giro d'Italia
  • 2017 (Bahrain-Merida Pro Cycling Team, quattro vittorie)
Classifica generale Giro di Croazia
16ª tappa Giro d'Italia (Rovetta > Bormio)
3ª tappa Vuelta a España (Prades Conflent Canigó > Andorra la Vella)
Giro di Lombardia
  • 2018 (Bahrain-Merida Pro Cycling Team, una vittoria)
Milano-Sanremo
  • 2019 (Bahrain-Merida Pro Cycling Team, una vittoria)
20ª tappa Tour de France (Albertville > Val Thorens)
  • 2021 (Trek-Segafredo, due vittorie)
4ª tappa Giro di Sicilia (Sant'Agata di Militello > Mascali)
Classifica generale Giro di Sicilia

Altri successi

  • 2003 (G.S. Mastromarco)
Classifica a punti Linz-Passau-Budweis (con la Nazionale italiana)[79]
  • 2005 (Fassa Bortolo)
1ª tappa, 2ª semitappa Settimana Internazionale di Coppi e Bartali (cronosquadre)
Classifica giovani Settimana Internazionale di Coppi e Bartali
Classifica giovani Giro del Trentino
1ª tappa Giro d'Italia (Caprera > La Maddalena, cronosquadre)
Classifica a punti Giro di Slovenia
Trofeo Città di Borgomanero (cronocoppie con Roman Kreuziger)
1ª tappa, 2ª semitappa Settimana Internazionale di Coppi e Bartali (Misano Adriatico > Misano Adriatico, cronosquadre)
  • 2010 (Liquigas-Doimo)
4ª tappa Giro d'Italia (Savigliano > Cuneo, cronosquadre)
Premio Azzurri d'Italia Giro d'Italia
Gran Premio Fontaneto-Coppa Guffanti (gara a eliminazione)[80]
Classifica combinata Vuelta a España
  • 2011 (Liquigas-Cannondale)
Gran Premio Fontaneto-Coppa Guffanti (gara scratch)
  • 2012 (Liquigas-Cannondale)
Classifica a punti Tirreno-Adriatico
Daags na de Tour (criterium)
Classifica a punti Il Padania
Classifica scalatori Il Padania
  • 2013 (Astana Pro Team)
Classifica scalatori Giro del Trentino
Trofeo Vincenzo Torriani Giro d'Italia
1ª tappa Vuelta a España (Vilanova de Arousa > Sanxenxo, cronosquadre)
  • 2014 (Astana Pro Team)
Profronde van Stiphout (criterium)
Profronde van Lommel (criterium)
Herentals Fietst (criterium)
Na-Tour Criterium Wolvertem (criterium)
  • 2015 (Astana Pro Team)
Classifica generale Trittico Lombardo
  • 2016 (Astana Pro Team)
1ª tappa Giro del Trentino (Riva > Torbole, cronosquadre)
  • 2017 (Bahrain-Merida Pro Cycling)
Trofeo Bonacossa Giro d'Italia
Trofeo Vincenzo Torriani Giro d'Italia
Cycling Stars Montebelluna (criterium)
Taiwan Kom Challenge
  • 2022 (Astana Qazaqstan Team)
Trofeo Bonacossa Giro d’Italia
Cycling Stars Valdobbiadene (criterium)
RSM Wealer Ronde (criterium)

Piazzamenti

Grandi Giri

2007: 19º
2008: 11º
2010: 3º
2011: 2º
2013: vincitore
2016: vincitore
2017: 3º
2019: 2º
2020: 7º
2021: 18º
2022: 4º
2008: 20º
2009: 6º
2012: 3º
2014: vincitore
2015: 4º
2016: 30º
2018non partito (13ª tappa)
2019: 39º
2021non partito (16ª tappa)
2010: vincitore
2011: 6º
2013: 2º
2015squalificato (2ª tappa)
2017: 2º
2018: 59º
2022: 45º

Classiche monumento

2006: 70º
2009: 49º
2010: 28º
2011: 8º
2012: 3º
2013ritirato
2014: 44º
2015: 45º
2016: 33º
2018: vincitore
2019: 8º
2020: 23º
2021: 35º
2005: 113º
2006ritirato
2007: 71º
2008: 10º
2009: 39º
2010: 28º
2011: 8º
2012: 2º
2013: 23º
2014: 30º
2015: 13º
2016: 51º
2018: 32º
2019: 8º
2022: 30º
2005: 80º
2006ritirato
2007: 34º
2008: 37º
2010: 5º
2011: 40º
2012: 26º
2013ritirato
2015: vincitore
2017: vincitore
2018: 2º
2019: 55º
2020: 6º
2021: 13º
2022: 24º

Competizioni mondiali

Riconoscimenti

Categoria Uomo dell'anno in ambito italiano: 2013, 2014
Categoria Uomo dell'anno in ambito internazionale: 2014
Categoria Legend: 2018

Onorificenze

Collare d'oro al merito sportivo - nastrino per uniforme ordinaria
«Vincitore del Tour de France»
— 2014[83]
Collare d'oro al merito sportivo - nastrino per uniforme ordinaria
«Vincitore del Giro d'Italia»
— 2017[83]

 

Medaglia d'argento al valore atletico - nastrino per uniforme ordinaria
«2º classificato campionato mondiale corsa su strada U.23»
— 2004[83]

Filippo Ganna

Filippo Ganna
Filippo Ganna ai Campionati del mondo su pista 2022
     
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Altezza 193 cm
Peso 83 kg
Ciclismo 
Specialità Stradapista
Squadra Ineos
Record
Ins. ind. 3'59"636 Record mondiale (2022)
Ins. a sq. 3'42"032 Record mondiale (2021)
Record dell'ora 56,792 km Record mondiale (2022)
Carriera
Giovanili
2009-2012 Pedale Ossolano
2013 Castanese Verbania
2014 Aspiratori Otelli-Castanese
Squadre di club
2015 Viris Vigevano  
2015 Lampre stagista
2016 Team Colpack  
2017-2018 UAE Emirates  
2019 Sky  
2019- Ineos  
Nazionale
2016- Bandiera dell'Italia Italia pista
2017- Bandiera dell'Italia Italia strada
Palmarès
 
 Giochi olimpici
Oro Tokyo 2020 Ins. a sq.
 Mondiali su strada
Bronzo Yorkshire 2019 Crono
Oro Imola 2020 Crono
Oro Fiandre 2021 Crono
Bronzo Fiandre 2021 Staffetta
Argento Wollongong 2022 Staffetta
Argento Glasgow 2023 Crono
 Mondiali su pista
Oro Londra 2016 Ins. ind.
Bronzo Hong Kong 2017 Ins. a sq.
Argento Hong Kong 2017 Ins. ind.
Bronzo Apeldoorn 2018 Ins. a sq.
Oro Apeldoorn 2018 Ins. ind.
Oro Pruszkow 2019 Ins. ind.
Bronzo Berlino 2020 Ins. a sq.
Oro Berlino 2020 Ins. ind.
Oro Roubaix 2021 Ins. a sq.
Bronzo Roubaix 2021 Ins. ind.
Argento St-Quentin-en-Yv. 2022 Ins. a sq.
Oro St-Quentin-en-Yv. 2022 Ins. ind.
Argento Glasgow 2023 Ins. a sq.
Oro Glasgow 2023 Ins. ind.
 Europei su strada
Argento Plumelec 2016 Crono U23
Oro Trento 2021 Staffetta
Argento Trento 2021 Crono
Bronzo Monaco 2022 Crono
 Europei su pista
Argento St-Quentin-en-Yv. 2016 Ins. a sq.
Argento St-Quentin-en-Yv. 2016 Ins. ind.
Argento Berlino 2017 Ins. a sq.
Oro Berlino 2017 Ins. ind.
Oro Glasgow 2018 Ins. a sq.
Argento Apeldoorn 2019 Ins. a sq.
Oro Grenchen 2023 Ins. a sq.
Statistiche aggiornate al 5 settembre 2023

Filippo Ganna (Verbania25 luglio 1996) è un ciclista su strada e pistard italiano che corre per il team Ineos Grenadiers.

Professionista su strada dal 2017, soprannominato Top Ganna, è un passista specializzato nelle prove a cronometro. In questa specialità è stato campione del mondo nel 2020 e nel 2021 e campione nazionale nel 2019, nel 2020, nel 2022 e nel 2023. Ha inoltre vinto quattro tappe al Giro d'Italia 2020, due tappe al Giro d'Italia 2021 – indossando la maglia rosa in entrambe le edizioni – e una tappa alla Vuelta a España 2023.

Su pista ha vinto la medaglia d'oro nell'inseguimento a squadre alle Olimpiadi di Tokyo 2020, occasione nella quale ha contribuito a fissare il nuovo record del mondo a 3'42"032. Dall'8 ottobre 2022 detiene il record dell'ora (record che ha unificato alla "miglior prestazione umana sull'ora") grazie ad una distanza di 56,792 km percorsi nel Velodrome Suisse di Grenchen. È l'unico atleta della storia capace di laurearsi campione del mondo di inseguimento individuale per sei volte (nel 20162018201920202022 e nel 2023), specialità nella quale detiene anche il record del mondo con 3'59"636. Inoltre, con il quartetto dell'inseguimento a squadre si è laureato campione del mondo nel 2021.

Biografia

Figlio di Marco Ganna, ex-canoista olimpico ai Giochi di Los Angeles 1984, Filippo è nato a Verbania, sulle rive del Lago Maggiore, ed ha una sorella minore, Carlotta, fidanzata di Matteo Sobrero. Ha frequentato l'Istituto Lorenzo Cobianchi e dal 2020 risiede ad Ascona, in Canton TicinoSvizzera.

Carriera

Gli esordi

Gareggia nella categoria Allievi con il Pedale Ossolano dal 2011 al 2012, ottenendo 20 vittorie, sei al primo anno e quattordici, tra cui il campionato nazionale a cronometro, al secondo.[1] Nel 2013 debutta tra gli Juniores con la Castanese Verbania, diretta da Alberto Donini e Terenzio Baronchelli, cogliendo sei successi, cinque dei quali a cronometro; l'anno dopo vince invece sette gare su strada, fra cui il titolo nazionale contro il tempo e la Chrono des Nations di categoria,[1] e il titolo di campione nazionale Juniores di inseguimento individuale.

Nel 2015 fa il suo esordio tra gli Under-23 con la Viris Maserati-Sisal Matchpoint di Vigevano: in stagione si aggiudica tre corse, tra cui la Chrono Champenois a Bethény.[1] Nella seconda parte di stagione gareggia come stagista per la Lampre-Merida, formazione World Tour diretta da Giuseppe Saronni, partecipando anche alla cronometro Under-23 dei campionati del mondo di Richmond.

2016: il primo titolo mondiale nell'inseguimento

Nel 2016, gareggiando con il Team Colpack, si aggiudica il Grand Prix Laguna Poreč, competizione valida per l'UCI Europe Tour.[2] Convocato per i campionati del mondo su pista a Londra stabilisce in qualificazione il nuovo record italiano nell'inseguimento individuale (4'16"127) e riesce poi ad aggiudicarsi il titolo mondiale di specialità superando in finale il tedesco Domenic Weinstein con il tempo di 4'16"141. Nella stessa rassegna iridata conclude quarto nell'inseguimento a squadre con il quartetto della Nazionale. In seguito conquista la Parigi-Roubaix Espoirs, primo italiano a riuscirci nella storia della corsa.[3]

In luglio vince il titolo europeo Under-23 di inseguimento individuale con il tempo di 4'14"165, migliorando ulteriormente il record italiano,[4] e conquista la medaglia d'argento nell'inseguimento a squadre Under-23 stabilendo un altro primato nazionale.[5] In agosto partecipa per la prima volta ai Giochi olimpici, a Rio de Janeiro, ottenendo il sesto posto finale nell'inseguimento a squadre con il quartetto azzurro completato da Simone ConsonniFrancesco Lamon e Michele Scartezzini (che sostituisce Liam Bertazzo). In settembre ai campionati europei su strada Under-23 si piazza quindi secondo a cronometro, a 30" del tedesco Lennard Kämna, sulla distanza di 25,4 km[6]; nella prova in linea, con arrivo sullo strappo di Plumelec, si classifica invece sesto nella volata vinta da Aljaksandr Rabušėnka[7].

2017-2018: il debutto da pro e il secondo titolo mondiale nell'inseguimento

Filippo Ganna in azione ai campionati europei su pista 2017.

Passa professionista nel 2017 con la UAE Team Emirates, formazione World Tour emiratina (ex Lampre-Merida). In marzo debutta nelle classiche del Nord, alla Gand-Wevelgem, ma è costretto a ritirarsi a causa di una caduta. Ristabilitosi per i campionati del mondo su pista di Hong Kong, a metà aprile, nella rassegna iridata vince prima il bronzo con il quartetto dell'inseguimento a squadre (completato da Simone Consonni, Francesco Lamon e Liam Bertazzo) e poi la medaglia d'argento nell'inseguimento individuale, battuto in finale dall'australiano Jordan Kerby. Rientrato alle corse su strada in maggio, conclude quinto nella cronometro del Tour of California e poi nono nella prova a cronometro Elite dei campionati europei di Herning. Conclusa la stagione su strada, torna in pista e nei primi giorni di novembre ottiene un importante conferma, vincendo con i compagni della Nazionale la prova inseguimento a squadre della tappa di Coppa del mondo di Pruszków.

Tornato alla strada, nel gennaio 2018 si presenta in ottima forma alla Vuelta a San Juan in Argentina. Dopo essersi classificato quarto sullo strappo finale che caratterizza la seconda tappa, si classifica secondo nella terza frazione, una cronometro individuale di 14,4 km. Grazie a questi piazzamenti veste per la prima volta in carriera la maglia di capoclassifica di una corsa a tappe.[8] Perde la maglia di capoclassifica al termine della quinta tappa, un arrivo in salita, in favore di Gonzalo Najar, retrocedendo al terzo posto della generale:[9] conclude così la corsa al terzo posto della classifica, suo primo podio in una corsa a tappe professionistica, vincendo anche la classifica di miglior giovane.[10]

Poche settimane dopo, ai campionati del mondo su pista di Apeldoorn, conquista il bronzo nell'inseguimento a squadre insieme a Simone Consonni, Francesco Lamon e Liam Bertazzo, realizzando anche il nuovo record italiano.[11][12] Nell'inseguimento individuale conquista quindi il suo secondo titolo mondiale battendo il portoghese Ivo Oliveira e realizzando il nuovo record italiano (4'13"622 nella semifinale, 4'13"607 in finale).[13][14]

Successivamente debutta al Giro delle Fiandre, ritirandosi dopo essere stato a lungo in fuga[15], e alla Parigi-Roubaix che conclude fuori tempo massimo. Dopo aver corso anche il Tour of California, il Tour de Suisse e il BinckBank Tour, il 4 ottobre al Campionato italiano a cronometro si classifica secondo alle spalle di Gianni Moscon.[16]

2019: il terzo iride nell'inseguimento e il bronzo mondiale a cronometro

Filippo Ganna (quinto da sinistra) premiato con l'argento nell'inseguimento a squadre ai campionati europei su pista 2019.

Per la stagione 2019 Ganna si accasa al Team Sky.[17] Ottiene il primo successo da professionista, al debutto con la nuova squadra, imponendosi nella prima tappa del Tour de la Provence, una cronometro individuale di 8,9 km.[18] In marzo si aggiudica il suo terzo titolo mondiale nell'inseguimento individuale, battendo in finale, come già nel 2016, il tedesco Domenic Weinstein.

In giugno partecipa ai campionati nazionali a cronometro, sul tracciato di Bedonia: diventa campione nazionale della specialità, precedendo di 52 centesimi di secondo Alberto Bettiol.[19][20] Ad agosto si aggiudica, sempre a cronometro, la sesta frazione del BinckBank Tour, precedendo il connazionale Edoardo Affini. Il 25 settembre 2019 si aggiudica la medaglia di bronzo nella cronometro individuale al mondiale su strada nello Yorkshire.

2020: il quarto mondiale di inseguimento, il primo mondiale a cronometro e i successi al Giro

Nel febbraio 2020 a Berlino si laurea campione del mondo nell'inseguimento individuale per la quarta volta, stabilendo nelle qualificazioni il record del mondo di 4'01"934 (il precedente primato, 4'02"647, fissato in Coppa del mondo nel novembre 2019, già gli apparteneva);[21] nella stessa rassegna iridata è anche medaglia di bronzo dell'inseguimento a squadre.

Filippo Ganna in maglia iridata impegnato nella 14ª tappa del Giro d'Italia 2020.

Il 14 settembre vince la cronometro conclusiva della Tirreno-Adriatico sul tracciato classico di San Benedetto del Tronto con il tempo di 10'42", battendo il record precedente stabilito da Fabian Cancellara che nel 2016 aveva affrontato lo stesso percorso in 11'08".[22] Undici giorni dopo, il 25 settembre, a Imola si laurea campione mondiale a cronometro coprendo i 31,7 km del percorso a quasi 53 km/h di media oraria e battendo il belga Wout Van Aert e lo svizzero Stefan Küng. Diventa così il primo atleta italiano a vincere la medaglia d'oro nella prova a cronometro iridata.[23]

A ottobre prende parte al Giro d'Italia, primo grande Giro in carriera. Durante la "Corsa rosa" si aggiudica la cronometro inaugurale da Monreale a Palermo,[24] la quinta tappa con un arrivo in solitaria a Camigliatello Silano,[25] staccando i compagni di fuga sulla salita finale e precedendo il gruppo maglia rosa di una trentina di secondi, la quattordicesima tappa, la cronometro del prosecco, da Conegliano a Valdobbiadene[26], e infine la cronometro conclusiva di Milano.[27] Il suo bottino finale è di quattro vittorie nel Giro di esordio, diventa inoltre il primo ciclista dal Giro d'Italia 1995 a vincere tutte e tre le cronometro di un singolo Giro. In virtù della vittoria ottenuta nella prima tappa Ganna indossa anche la maglia rosa per due giorni, cedendola in seguito al portoghese João Almeida.[28] In aggiunta, grazie al successo a Camigliatello Silano, indossa anche la maglia azzurra, in quanto leader della classifica scalatori, per quattro frazioni.

Nel mese di novembre, a causa di una positività al coronavirus, è costretto a saltare i campionati europei su pista in programma a Plovdiv, in Bulgaria.[29]

2021: l'oro olimpico e mondiale di inseguimento a squadre e il bis mondiale a cronometro

Nel 2021 Ganna fa il suo debutto stagionale su strada in febbraio all'Étoile de Bessèges, aggiudicandosi le ultime due frazioni della corsa, una in linea e una a cronometro.[30] Conquista poi la cronometro dell'UAE Tour, mentre nella prova contro il tempo della Tirreno-Adriatico a San Benedetto del Tronto è terzo, battuto da Van Aert e Küng. Nel mese di maggio prende parte al Giro d'Italia, sua seconda partecipazione alla competizione. Vince la prima tappa, una cronometro individuale a Torino, e indossa nuovamente la maglia rosa;[31] fa poi sua anche la cronometro conclusiva a Milano[32], stabilendo il record di cinque cronometro vinte consecutivamente al Giro e battendo il record di Francesco Moser.[33]

In giugno partecipa ai campionati nazionali a cronometro, ma si classifica solo quarto alle spalle di Matteo SobreroEdoardo Affini e Mattia Cattaneo.[34] Tra luglio e agosto partecipa quindi alla spedizione azzurra per i Giochi olimpici di Tokyo. Il 28 luglio, nella gara a cronometro su strada, su un percorso a lui non affine, chiude al quinto posto. Il 3 agosto seguente, nel corso della semifinale olimpica dell'inseguimento a squadre contro la Nuova Zelanda (in squadra con Simone ConsonniFrancesco Lamon e Jonathan Milan), batte il record del mondo di oltre due secondi con 3'42"307 e si qualifica per la finale per l'oro.[35] Nella finale dell'indomani il quartetto azzurro si aggiudica la medaglia d'oro, fissando al contempo il nuovo record del mondo a 3'42"032.[36]

Rientrato alle gare su strada, l'8 settembre ai campionati europei di Trento vince la staffetta mista in sestetto con Matteo Sobrero, Alessandro De MarchiElena CecchiniMarta Cavalli e Elisa Longo Borghini.[37] L'indomani diventa vice-campione europeo a cronometro, battuto solo da Stefan Küng.[38] Il 19 settembre, nella gara inaugurale dei campionati del mondo su strada nelle Fiandre, si riconferma campione mondiale a cronometro coprendo i 43,3 km del percorso a 54,3 km/h di media oraria, battendo i belgi Wout Van Aert e Remco Evenepoel.[39][40] Con il secondo titolo iridato si porta così a -2 dai record di Fabian Cancellara e Tony Martin, quattro volte campioni del mondo.[41] Conquista poi il bronzo nella staffetta mista insieme a Marta Cavalli, Elena Cecchini, Elisa Longo Borghini, Edoardo Affini e Matteo Sobrero, alle spalle della Germania e dell'Olanda.[42]

Conclusa la stagione su strada, dal 20 al 24 ottobre partecipa ai campionati del mondo su pista a Roubaix: durante la rassegna conquista l'oro nell'inseguimento a squadre (in squadra con Simone Consonni, Jonathan Milan e Liam Bertazzo, oltre a Francesco Lamon schierato nelle qualificazioni)[43], mentre nell'inseguimento individuale, dopo aver fatto segnare il terzo tempo nelle qualificazioni, conquista il bronzo vincendo la finale per il terzo posto contro lo svizzero Claudio Imhof.[44] Le sue prestazioni del 2021, assieme a quelle di altri rappresentanti dell'Italia principalmente in ambito sportivo, vennero ricompresa dalla stampa nella locuzione «estate d'oro dello sport italiano».[45]

2022: il record dell'ora e il quinto mondiale nell’inseguimento

Filippo Ganna in maglia iridata durante la quinta tappa dell'Étoile de Bessèges.

Comincia la stagione 2022 vincendo la quinta tappa, a cronometro, all'Étoile de Bessèges.[46] Partecipa al Tour de Provence, dove vince la prima tappa, l'unica a cronometro.[47] Vince la prima tappa, a cronometro, della Tirreno-Adriatico[48], precedendo il belga Evenepoel e lo sloveno Pogacar. Partecipa al Critérium du Dauphiné vincendo la quarta tappa, ancora una volta a cronometro, precedendo Wout Van Aert di 2"30.[49] A giugno si laurea campione nazionale a cronometro per la terza volta, precedendo Mattia Cattaneo ed Edoardo Affini.[50]

Esordisce al Tour de France da gregario di Geraint Thomas, con l'obiettivo personale di conquistare le due frazioni a cronometro; non coglie tuttavia il successo in alcuna.[51] Partecipa ai campionati europei di Monaco, dove chiude al terzo posto la prova a cronometro, preceduto dai due svizzeri Stefan Bissegger e Stefan Küng.[52]

L'8 ottobre 2022, al Velodrome Suisse di Grenchen, Filippo Ganna ottiene il nuovo record dell'ora con 56,792 km, battendo il record precedente di Daniel Bigham e superando anche la "miglior prestazione umana sull'ora" detenuta dal 1996 da Chris Boardman.[53]

Il 14 ottobre 2022 si laurea vicecampione del mondo nell'inseguimento a squadre. Il giorno successivo, a soli 6 giorni dal record dell'ora, si laurea per la quinta volta (primo a riuscirci) campione del mondo nell'inseguimento individuale, stabilendo anche il nuovo record del mondo con 3'59"636.[54]

2023: il secondo posto alla Sanremo e il sesto titolo mondiale nell'inseguimento

Comincia la stagione 2023 con due secondi posti alle corse a tappe Vuelta a San Juan e Volta ao Algarve, per poi vincere la crono inaugurale della Tirreno-Adriatico e conquistare due importanti piazzamenti in due classiche monumento, con un secondo posto alla Milano-Sanremo e un sesto posto alla Parigi-Roubaix.[55] Giunge secondo alla crono inaugurale del Giro d'Italia, dietro Remco Evenepoel, e si ritira dalla competizione alla vigilia della seconda cronometro, nella quale era dato tra i favoriti, a causa di un'infezione da Covid-19.[56]. Il 22 giugno 2023 si conferma campione italiano a cronometro, nella sua quarta vittoria di specialità.[57]

Il 26 luglio si aggiudica la prima corsa a tappe della sua carriera, imponendosi nella classifica generale del giro di Vallonia oltre che in una tappa in volata e una a cronometro.[58]

Il 5 agosto ai campionati del mondo conquista un argento nell'inseguimento a squadre.[59] Il giorno seguente si riconferma campione del mondo nell'inseguimento individuale per la sesta volta[60] vincendo la finale con un'incredibile rimonta su Dan Bigham (l'ultimo giro corso in 14”241 non ha paragoni nella storia della specialità).[61] L'11 agosto conquista l'argento nella prova a cronometro, alle spalle di Remco Evenepoel.[62]

Il 5 settembre vince la sua prima tappa alla Vuelta, conquistando la prova a cronometro di Valladolid precedendo Evenepoel di 16".[63] Si presenta ai campionati europei da capitano per la prova in linea,[64] conclusa al 37º posto dopo essere rimasto coinvolto in due cadute.[65]

Palmarès

Filippo Ganna impegnato nel settore di pavé di Quiévy à Saint-Python durante la Parigi-Roubaix 2023

Pista

Campionati italiani, Inseguimento individuale Juniores
Campionati italiani, Inseguimento a squadre (con Liam BertazzoAlex ButtazzoniMichele Scartezzini e Paolo Simion)
Campionati del mondoInseguimento individuale
Campionati europei, Inseguimento individuale Under-23
Sei giorni delle Rose, Inseguimento individuale
Campionati europei, Inseguimento individuale
1ª prova Coppa del mondo 2017-2018, Inseguimento a squadre (Pruszków, con Liam BertazzoSimone Consonni e Francesco Lamon)
Campionati del mondoInseguimento individuale
Sei giorni di Torino, Inseguimento individuale
Sei giorni delle Rose, Inseguimento individuale
Campionati europeiInseguimento a squadre (con Liam BertazzoFrancesco LamonMichele Scartezzini ed Elia Viviani)
6ª prova Coppa del mondo 2018-2019, Inseguimento a squadre (Hong Kong, con Liam BertazzoFrancesco Lamon e Davide Plebani)
Campionati del mondoInseguimento individuale
1ª prova Coppa del mondo 2019-2020, Inseguimento individuale (Minsk)
Campionati del mondoInseguimento individuale
Giochi olimpiciInseguimento a squadre (con Simone ConsonniFrancesco Lamon e Jonathan Milan)
Campionati del mondoInseguimento a squadre (con Simone ConsonniFrancesco Lamon e Jonathan Milan)
Sei giorni delle Rose, (con Michele Scartezzini)
Campionati del mondoInseguimento individuale
Campionati europeiInseguimento a squadre (con Francesco LamonJonathan MilanManlio Moro e Simone Consonni)
Campionati del mondoInseguimento individuale

Strada

  • 2013 (Castanese Verbania Juniores)[1]
Bracciale del Cronoman - Alice Castello (cronometro)
Bracciale del Cronoman - Sant'Angelo di Gatteo (cronometro)
Bracciale del Cronoman - Ponte San Giovanni (cronometro)
Trofeo Ristorante Violella (cronometro)
Bracciale del Cronoman - Romanengo (cronometro)
Memorial Luigi Bocca
  • 2014 (Aspirat. Otelli-Castanese Juniores)[1]
Gran Premio San Giuseppe
Crono Sbirro - Memorial Daniele (cronometro)
Gran Premio UCAT 1907
Campionati italiani, prova a cronometro Juniores
100 km del Monviso - Pianzo
Trofeo Emilio Paganessi
Chrono des Nations Juniores (cronometro)
  • 2015 (Viris Maserati-Sisal Matchpoint)[1]
Cronometro di Città di Castello (cronometro)
Bracciale del Cronoman - Fontanafredda (cronometro)
Chrono Champenois (cronometro)
Grand Prix Laguna Poreč
Gran Premio Sogepu - Città di Castello
Cronosbirro - Mongrando
Parigi-Roubaix Espoirs
Campionati italiani, prova a cronometro Under-23
Cronometro di Valeggio sul Mincio
  • 2019 (Team Sky/Ineos, tre vittorie)
1ª tappa Tour de la Provence (Saintes-Maries-de-la-Mer, cronometro)
Campionati italiani, prova a cronometro
6ª tappa BinckBank Tour (L'Aia, cronometro)
  • 2020 (Team Ineos/Ineos Grenadiers, sette vittorie)
Campionati italianiprova a cronometro
8ª tappa Tirreno-Adriatico (San Benedetto del Tronto, cronometro)
Campionati del mondoprova a cronometro
1ª tappa Giro d'Italia (Monreale > Palermo, cronometro)
5ª tappa Giro d'Italia (Mileto > Camigliatello Silano)
14ª tappa Giro d'Italia (Conegliano > Valdobbiadene, cronometro)
21ª tappa Giro d'Italia (Cernusco sul Naviglio > Milano, cronometro)
  • 2021 (Ineos Grenadiers, sei vittorie)
4ª tappa Étoile de Bessèges (Rousson > Saint-Siffret)
5ª tappa Étoile de Bessèges (Alès, cronometro)
2ª tappa UAE Tour (Al Hudayriat Island, cronometro)
1ª tappa Giro d'Italia (Torino, cronometro)
21ª tappa Giro d'Italia (Senago > Milano, cronometro)
Campionati del mondoprova a cronometro
  • 2022 (Ineos Grenadiers, sei vittorie)
5ª tappa Étoile de Bessèges (Alès, cronometro)
Prologo Tour de la Provence (Berre-l'Étang, cronometro)
1ª tappa Tirreno-Adriatico (Lido di Camaiore, cronometro)
4ª tappa Giro del Delfinato (Montbrison > Castello La Bâtie d’Urfé, cronometro)
Campionati italianiprova a cronometro
Prologo Giro di Germania (Weimar, cronometro)
  • 2023 (Ineos Grenadiers, sei vittorie)
1ª tappa Tirreno-Adriatico (Lido di Camaiore, cronometro)
Campionati italianiprova a cronometro
1ª tappa Giro di Vallonia (Huy > Hamoir)
4ª tappa Giro di Vallonia (Mons, cronometro)
Classifica generale Giro di Vallonia
10ª tappa Vuelta a España (Valladolid, cronometro)

Altri successi

  • 2018 (UAE Team Emirates)
Classifica giovani Vuelta a San Juan
  • 2021 (Ineos Grenadiers)
Campionati europeiStaffetta mista (con la Nazionale italiana)
  • 2022 (Ineos Grenadiers)
Record dell'ora

Piazzamenti

Grandi Giri

2020: 61º
2021: 118º
2023non partito (8ª tappa)

Classiche monumento

2018: 161º
2019: 114º
2020: 74º
2021: 64º
2022: 51º
2023: 2º
2018ritirato
2019: 98º
2018fuori tempo massimo
2019ritirato
2022: 35º
2023: 6º

Competizioni mondiali

Glasgow 2013 - Inseguimento ind. Juniores: 13º
Seul 2014 - Inseguimento a squadre Juniores: 4º
Seul 2014 - Inseguimento ind. Juniores: 16º
Londra 2016 - Inseguimento a squadre: 4º
Londra 2016 - Inseguimento individuale: vincitore
Hong Kong 2017 - Inseguimento a squadre: 3º
Hong Kong 2017 - Inseguimento individuale: 2º
Apeldoorn 2018 - Inseguimento a squadre: 3º
Apeldoorn 2018 - Inseguimento individuale: vincitore
Pruszków 2019 - Inseguimento a squadre: 10º
Pruszków 2019 - Inseguimento individuale: vincitore
Berlino 2020 - Inseguimento a squadre: 3º
Berlino 2020 - Inseguimento individuale: vincitore
Roubaix 2021 - Inseguimento a squadre: vincitore
Roubaix 2021 - Inseguimento individuale: 3º
Saint-Quentin-en-Yvelines 2022 - Inseguimento a squadre: 2º
Saint-Quentin-en-Yvelines 2022 - Inseguimento individuale: vincitore
Glasgow 2023 - Inseguimento a squadre: 2º
Glasgow 2023 - Inseguimento individuale: vincitore

Competizioni europee

Onorificenze

Commendatore Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
«Di iniziativa del Presidente della Repubblica»
— 20 settembre 2021[66]