Campionato europeo di calcio 1996 1996 UEFA European Football Championship |
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Competizione | Campionato europeo di calcio | ||||
Sport | Calcio | ||||
Edizione | 10ª | ||||
Organizzatore | UEFA | ||||
Date |
dall'8 giugno 1996 al 30 giugno 1996 |
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Luogo |
Inghilterra (8 città) |
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Partecipanti | 16 (47 alle qualificazioni) | ||||
Risultati | |||||
Vincitore |
Germania (3º titolo) |
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Finalista | Rep. Ceca | ||||
Semi-finalisti |
Inghilterra Francia |
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Statistiche | |||||
Miglior giocatore | Matthias Sammer | ||||
Miglior marcatore | Alan Shearer (5) | ||||
Incontri disputati | 31 | ||||
Gol segnati | 64 (2,06 per incontro) | ||||
Pubblico |
1 275 857 (41 157 per incontro) |
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Cronologia della competizione | |||||
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Il campionato europeo di calcio 1996 (in inglese 1996 UEFA European Football Championship), noto anche come UEFA EURO '96[1] o più informalmente Inghilterra '96, fu la decima edizione dell'omonimo torneo, organizzato ogni quattro anni dall'UEFA[2].
Si tenne in Inghilterra dall'8 al 30 giugno 1996 e per la prima volta fu aperto a sedici squadre invece che alle otto viste nelle precedenti quattro edizioni[3].
Svoltosi con la classica formula dell'eliminazione diretta dopo la fase a gironi, nella gara d'assegnazione del titolo vide allo stadio di Wembley a Londra la riproposizione della finale del 1976, quando ad affrontarsi a Belgrado furono Germania Ovest e Cecoslovacchia, con la vittoria di quest'ultima: vent'anni più tardi la Germania si presentò unificata e la Repubblica Ceca separata dalla Slovacchia, ma erede del titolo sportivo del Paese discioltosi tre anni prima. A prevalere furono i tedeschi, che, con una doppietta di Oliver Bierhoff, ribaltarono il punteggio che li vedeva soccombenti fino ad un quarto d'ora dalla fine dell'incontro e divennero campioni per la terza volta.
L'assegnazione del torneo allo stato britannico avvenne il 5 maggio 1992[4], dopo un meeting della UEFA a Lisbona: l'Inghilterra sconfisse i Paesi Bassi alla candidatura[5].
Il sorteggio per la composizione dei gruppi eliminatori ebbe invece luogo a Manchester il 22 gennaio 1994[6].
Ad una fase finale allargata a sedici contendenti corrispose l'iscrizione di quarantotto squadre alle eliminatorie — situazione peraltro ascrivibile alle vicende politiche che già avevano influenzato la campagna preliminare del precedente torneo —[7] con la composizione di otto gruppi[8]: uno di essi accolse cinque partecipanti, con i restanti gironi formati invece da sei nazionali[8]. La fase preliminare si svolse dal settembre 1994 al novembre 1995, con la qualificazione di quindici compagini cui si aggiunse l'Inghilterra ammessa d'ufficio in quanto nazione ospitante[8]. L'unico spareggio, che pose di fronte le peggiori seconde classificate[9], vide i Paesi Bassi imporsi sull'Irlanda[10][11].
Il formato della fase finale si articolava nel primo turno a gironi — con quattro gruppi composti da altrettante squadre l'uno — seguito dalla knock-out phase, cui avevano accesso le prime due di ogni raggruppamento: le gare ad eliminazione diretta si snodavano su quarti di finale, semifinali e finale[8]. Per dirimere eventuali situazioni di parità allo scadere dei tempi regolamentari, erano previsti supplementari (durante i quali era valida la regola del golden goal) e tiri di rigore[12]. Un'ulteriore novità fu rappresentata dall'assegnazione di tre punti per la vittoria, regola applicata anche durante le qualificazioni[8].
A contraddistinguere la prima parte della manifestazione furono risultati inattesi, in cui spiccò l'immediato flop dell'Italia[12]: giunti al torneo dopo il secondo posto ottenuto al Mondiale americano, gli Azzurri debuttarono vincendo contro la Russia[13], perdendo in seguito con la Repubblica Ceca[12]. I boemi, grazie alla nuova regola che premiava in caso di arrivo a pari punti la squadra che ottenesse il miglior risultato nello scontro diretto, guadagnarono il passaggio del turno congiuntamente alla Germania[14], che nell'ultimo turno impattò senza reti contro gli uomini di Sacchi[12]; sul risultato gravò un errore dal dischetto di Zola[15].
Parimenti alla formazione italiana, la Bulgaria non seppe confermare il buon rendimento mostrato nella rassegna iridata di due anni prima, mancando la qualificazione a vantaggio di Francia e Spagna[12]. Portogallo e Croazia — al primo impegno internazionale dopo la dissoluzione jugoslava — assursero al ruolo di outsider[16], con i padroni di casa inglesi che terminarono in vetta il proprio raggruppamento: assieme ai Leoni staccarono un biglietto anche i Paesi Bassi, favoriti dalla miglior differenza reti rispetto alla Scozia[17]. Destò infine sorpresa l'immediata defezione della Danimarca, presentatasi in veste di campione in carica, ma estromessa da slavi e lusitani[18].
Il primo appuntamento della knock-out phase abbinò i britannici agli iberici, con il risultato di partenza destinato a non conoscere mutamento in 120': a provocare l'eliminazione delle Furie Rosse concorsero, quindi, gli errori di Hierro e Nadal dagli undici metri[19]. Nel confronto cui diedero vita transalpini e olandesi fu invece lo sbaglio di Seedorf — sempre durante la sequenza finale — a spianare la strada verso il successo ai Bleus[19].
La rivelazione croata tenne testa alla Germania, impostasi con un sofferto 2-1[20]; il quadro delle semifinaliste venne poi completato dai cechi, prevalsi con il minimo scarto nei confronti del Portogallo[20].
La lotteria dei rigori caratterizzò anche gli incroci validi per le semifinali, con i boemi vincenti sui francesi per un errore di Pedros[21].
Nella sfida tra Inghilterra e Germania fu il capocannoniere Shearer a sbloccare il punteggio, poi riequilibrato da Kuntz[12]: la contesa si protrasse a sua volta oltre il 120'[3], con il decisivo sbaglio di Southgate ad assicurare la finale ai teutonici[21].
L'atto conclusivo si svolse sul prato di Wembley, con la regina Elisabetta che — accompagnata dall'allora presidente dell'UEFA Lennart Johansson —[3] strinse la mano ai calciatori prima del fischio d'inizio[3].
I boemi passarono in vantaggio con un rigore di Berger al 58', rete cui rispose Bierhoff al 73'[22]; nel primo tempo supplementare fu ancora il centravanti tedesco a realizzare il golden goal[22], consegnando alla Mannschaft il primo titolo della sua storia dopo la riunificazione[12].
Pr. | Squadra | Data di qualificazione certa | Partecipante in quanto | Partecipazioni precedenti al torneo |
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1 | Inghilterra | 5 maggio 1992 | Rappresentativa della nazione organizzatrice della fase finale | 4 (1968, 1980, 1988, 1992) |
2 | Spagna | 11 ottobre 1995 | 1ª classificata nel Gruppo 2 di qualificazione | 4 (1964, 1980, 1984, 1988) |
3 | Russia | 11 ottobre 1995 | 1ª classificata nel Gruppo 8 di qualificazione | 6 (1960, 1964, 1968, 1972, 1988, 1992)[23] |
4 | Svizzera | 15 novembre 1995 | 1ª classificata nel Gruppo 3 di qualificazione | - |
5 | Croazia | 15 novembre 1995 | 1ª classificata nel Gruppo 4 di qualificazione | - |
6 | Scozia | 15 novembre 1995 | Migliore tra le seconde classificate di ogni gruppo di qualificazione | 1 (1992) |
7 | Bulgaria | 15 novembre 1995 | Migliore tra le seconde classificate di ogni gruppo di qualificazione | - |
8 | Germania | 15 novembre 1995 | 1ª classificata nel Gruppo 7 di qualificazione | 6 (1972, 1976, 1980, 1984, 1988, 1992)[24] |
9 | Romania | 15 novembre 1995 | 1ª classificata nel Gruppo 1 di qualificazione | 1 (1984) |
10 | Turchia | 15 novembre 1995 | Migliore tra le seconde classificate di ogni gruppo di qualificazione | - |
11 | Danimarca | 15 novembre 1995 | Migliore tra le seconde classificate di ogni gruppo di qualificazione | 4 (1964, 1984, 1988, 1992) |
12 | Rep. Ceca | 15 novembre 1995 | 1ª classificata nel Gruppo 5 di qualificazione | 3 (1960, 1976, 1980)[25] |
13 | Italia | 15 novembre 1995 | Migliore tra le seconde classificate di ogni gruppo di qualificazione | 3 (1968, 1980, 1988) |
14 | Francia | 15 novembre 1995 | Migliore tra le seconde classificate di ogni gruppo di qualificazione | 3 (1960, 1984, 1992) |
15 | Portogallo | 15 novembre 1995 | 1ª classificata nel Gruppo 6 di qualificazione | 1 (1984) |
16 | Paesi Bassi | 13 dicembre 1995 | Vincitrice dello spareggio di qualificazione | 4 (1976, 1980, 1988, 1992) |
Nota bene: nella sezione "partecipazioni precedenti al torneo" le date in grassetto indicano che la nazione ha vinto quella edizione del torneo, mentre le date in corsivo indicano l'edizione ospitata da una determinata squadra.
Londra | Manchester | ||
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Wembley Stadium | Old Trafford | ||
Capienza: 76 567 | Capienza: 55 000 | ||
Liverpool | Birmingham | ||
Anfield | Villa Park | ||
Capienza: 42 730 | Capienza: 40 310 | ||
Leeds | Sheffield | Nottingham | Newcastle |
Elland Road | Hillsborough | City Ground | St James' Park |
Capienza: 40 204 | Capienza: 39 859 | Capienza: 30 539 | Capienza: 36 649 |
Londra 8 giugno 1996, ore 15:00 UTC |
Inghilterra |
1 – 1 referto |
Svizzera |
Wembley Stadium (76.567 spett.)
|
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|
Birmingham 10 giugno 1996, ore 16:30 UTC |
Paesi Bassi |
0 – 0 referto |
Scozia |
Villa
Park (34.363 spett.)
|
Birmingham 13 giugno 1996, ore 19:30 UTC |
Svizzera |
0 – 2 referto |
Paesi Bassi |
Villa
Park (36.800 spett.)
|
||||||
|
Londra 15 giugno 1996, ore 15:00 UTC |
Scozia |
0 – 2 referto |
Inghilterra |
Wembley Stadium (76.864 spett.)
|
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|
Birmingham 18 giugno 1996, ore 19:30 UTC |
Scozia |
1 – 0 referto |
Svizzera |
Villa
Park (34.946 spett.)
|
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|
Londra 18 giugno 1996, ore 19:30 UTC |
Paesi Bassi |
1 – 4 referto |
Inghilterra |
Wembley Stadium (76.798 spett.)
|
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|
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Inghilterra | 7 | 3 | 2 | 1 | 0 | 7 | 2 | +5 |
2. | Paesi Bassi | 4 | 3 | 1 | 1 | 1 | 3 | 4 | -1 |
3. | Scozia | 4 | 3 | 1 | 1 | 1 | 1 | 2 | -1 |
4. | Svizzera | 1 | 3 | 0 | 1 | 2 | 1 | 4 | -3 |
Leeds 9 giugno 1996, ore 14:30 UTC |
Spagna |
1 – 1 referto |
Bulgaria |
Elland
Road (24.006 spett.)
|
||||||
|
Newcastle 10 giugno 1996, ore 19:30 UTC |
Romania |
0 – 1 referto |
Francia |
St James'
Park (26.323 spett.)
|
||||||
|
Newcastle 13 giugno 1996, ore 16:30 UTC |
Bulgaria |
1 – 0 referto |
Romania |
St James'
Park (19.107 spett.)
|
||||||
|
Leeds 15 giugno 1996, ore 18:00 UTC |
Francia |
1 – 1 referto |
Spagna |
Elland
Road (35.626 spett.)
|
||||||
|
Newcastle 18 giugno 1996, ore 16:30 UTC |
Francia |
3 – 1 referto |
Bulgaria |
St James'
Park (26.976 spett.)
|
||||||
|
Leeds 18 giugno 1996, ore 16:30 UTC |
Romania |
1 – 2 referto |
Spagna |
Elland
Road (32.719 spett.)
|
||||||
|
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Francia | 7 | 3 | 2 | 1 | 0 | 5 | 2 | +3 |
2. | Spagna | 5 | 3 | 1 | 2 | 0 | 4 | 3 | +1 |
3. | Bulgaria | 4 | 3 | 1 | 1 | 1 | 3 | 4 | -1 |
4. | Romania | 0 | 3 | 0 | 0 | 3 | 1 | 4 | -3 |
Manchester 9 giugno 1996, ore 17:00 UTC |
Germania |
2 – 0 referto |
Rep. Ceca |
Old
Trafford (37.300 spett.)
|
||||||
|
Liverpool 11 giugno 1996, ore 16:30 UTC |
Italia |
2 – 1 referto |
Russia |
Anfield (35.120 spett.)
|
||||||
|
Liverpool 14 giugno 1996, ore 19:30 UTC |
Rep. Ceca |
2 – 1 referto |
Italia |
Anfield (37.320 spett.)
|
||||||
|
Manchester 16 giugno 1996, ore 15:00 UTC |
Russia |
0 – 3 referto |
Germania |
Old
Trafford (50.760 spett.)
|
||||||
|
Liverpool 19 giugno 1996, ore 19:30 UTC |
Russia |
3 – 3 referto |
Rep. Ceca |
Anfield (21.128 spett.)
|
||||||
|
Manchester 19 giugno 1996, ore 19:30 UTC |
Italia |
0 – 0 referto |
Germania |
Old
Trafford (53.740 spett.)
|
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Germania | 7 | 3 | 2 | 1 | 0 | 5 | 0 | +5 |
2. | Rep. Ceca | 4 | 3 | 1 | 1 | 1 | 5 | 6 | -1 |
3. | Italia | 4 | 3 | 1 | 1 | 1 | 3 | 3 | 0 |
4. | Russia | 1 | 3 | 0 | 1 | 2 | 4 | 8 | -4 |
Sheffield 9 giugno 1996, ore 19:30 UTC |
Danimarca |
1 – 1 referto |
Portogallo |
Hillsborough Stadium (34.993 spett.)
|
||||||
|
Nottingham 11 giugno 1996, ore 19:30 UTC |
Turchia |
0 – 1 referto |
Croazia |
City
Ground (22.406 spett.)
|
||||||
|
Nottingham 14 giugno 1996, ore 16:30 UTC |
Portogallo |
1 – 0 referto |
Turchia |
City
Ground (22.670 spett.)
|
||||||
|
Sheffield 16 giugno 1996, ore 18:00 UTC |
Croazia |
3 – 0 referto |
Danimarca |
Hillsborough Stadium (33.671 spett.)
|
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|
Nottingham 19 giugno 1996, ore 16:30 UTC |
Croazia |
0 – 3 referto |
Portogallo |
City
Ground (20.484 spett.)
|
||||||
|
Sheffield 19 giugno 1996, ore 16:30 UTC |
Turchia |
0 – 3 referto |
Danimarca |
Hillsborough Stadium (28.671 spett.)
|
||||||
|
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Portogallo | 7 | 3 | 2 | 1 | 0 | 5 | 1 | +4 |
2. | Croazia | 6 | 3 | 2 | 0 | 1 | 4 | 3 | +1 |
3. | Danimarca | 4 | 3 | 1 | 1 | 1 | 4 | 4 | 0 |
4. | Turchia | 0 | 3 | 0 | 0 | 3 | 0 | 5 | -5 |
Quarti di finale | Semifinali | Finale | ||||||||
Anfield 22 giugno - 19:30 | ||||||||||
1B. Francia (dtr) | 0 (5) | |||||||||
Manchester 26 giugno - 16:00 | ||||||||||
2A. Paesi Bassi | 0 (4) | |||||||||
Francia | 0 (5) | |||||||||
Birmingham 23 giugno - 19:30 | ||||||||||
Rep. Ceca | 0 (6) | |||||||||
2C. Rep. Ceca | 1 | |||||||||
Londra 30 giugno - 21:00 | ||||||||||
1D. Portogallo | 0 | |||||||||
Rep. Ceca | 1 | |||||||||
Manchester 23 giugno - 16:00 | ||||||||||
Germania (gg) | 2 | |||||||||
1C. Germania | 2 | |||||||||
Londra 26 giugno - 19:30 | ||||||||||
2D. Croazia | 1 | |||||||||
Germania (dtr) | 1 (6) | |||||||||
Londra 22 giugno - 16:00 | ||||||||||
Inghilterra | 1 (5) | |||||||||
2B. Spagna | 0 (2) | |||||||||
1A. Inghilterra (dtr) | 0 (4) | |||||||||
Londra 22 giugno 1996, ore 15 UTC+1 |
Spagna |
0 – 0 (d.t.s.) referto |
Inghilterra |
Stadio di Wembley (75.440 spett.)
|
||||||
|
Liverpool 22 giugno 1996, ore 18:30 UTC+1 |
Francia |
0 – 0 (d.t.s.) referto |
Paesi Bassi |
Anfield (37.465 spett.)
|
||||||
|
Manchester 23 giugno 1996, ore 15 UTC+1 |
Germania |
2 – 1 referto |
Croazia |
Old
Trafford (43.412 spett.)
|
||||||
|
Birmingham 23 giugno 1996, ore 18:30 UTC+1 |
Rep. Ceca |
1 – 0 referto |
Portogallo |
Villa
Park (26.832 spett.)
|
||||||
|
Manchester 26 giugno 1996, ore 16:00 UTC |
Francia |
0 – 0 (d.t.s.) referto |
Rep. Ceca |
Old
Trafford (43.877 spett.)
|
||||||
|
Londra 26 giugno 1996, ore 19:30 UTC |
Germania |
1 – 1 (d.t.s.) referto |
Inghilterra |
Stadio di Wembley (75.862 spett.)
|
|||||||||
|
Londra 30 giugno 1996, ore 20 UTC+1 |
Rep. Ceca |
1 – 2 (d.t.s.) referto |
Germania |
Wembley (73611 spett.)
|
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Formazione dei migliori 11 giocatori del torneo, selezionata dalla UEFA:[27]
Portieri | Difensori | Centrocampisti | Attaccanti |
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Andreas Köpke |
Paolo Maldini Matthias Sammer Laurent Blanc Marcel Desailly |
Paul Gascoigne Karel Poborský Dieter Eilts |
Alan Shearer Hristo Stoičkov Davor Šuker |
Germania | ||
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Numero | Giocatore | Squadra 1996 |
Portieri | ||
1 | Andreas Köpke | Eintracht Francoforte |
12 | Oliver Kahn | Bayern Monaco |
22 | Oliver Reck | Werder Brema |
Difensori | ||
2 | Stefan Reuter | Borussia Dortmund |
5 | Thomas Helmer | Bayern Monaco |
6 | Matthias Sammer | Borussia Dortmund |
14 | Markus Babbel | Bayern Monaco |
15 | Jürgen Kohler | Borussia Dortmund |
16 | René Schneider | Hansa Rostock |
Centrocampisti | ||
3 | Marco Bode | Werder Brema |
4 | Steffen Freund | Borussia Dortmund |
7 | Andreas Möller | Borussia Dortmund |
8 | Mehmet Scholl | Bayern Monaco |
10 | Thomas Häßler | Karlsruhe |
13 | Mario Basler | Werder Brema |
17 | Christian Ziege | Bayern Monaco |
19 | Thomas Strunz | Bayern Monaco |
21 | Dieter Eilts | Werder Brema |
Attaccanti | ||
18 | Jürgen Klinsmann | Bayern Monaco |
20 | Oliver Bierhoff | Udinese |
11 | Stefan Kuntz | Beşiktaş |
9 | Fredi Bobic | Stoccarda |
Commissario tecnico: Berti Vogts |
|
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Uniformi di gara
|
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Sport | Calcio | ||
Federazione |
DFB Deutscher Fußball-Bund |
||
Confederazione | UEFA | ||
Codice FIFA | GER | ||
Soprannome | Die Mannschaft (La Squadra) | ||
Selezionatore | Hans-Dieter Flick | ||
Record presenze | Lothar Matthäus (150) | ||
Capocannoniere | Miroslav Klose (71) | ||
Ranking FIFA | 11º (10 febbraio 2022)[1] | ||
Sponsor tecnico | Adidas | ||
Esordio internazionale | |||
Svizzera 5 - 3 Germania Basilea, Svizzera; 5 aprile 1908 |
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Migliore vittoria | |||
Germania 16 - 0 Impero russo Stoccolma, Svezia; 1º luglio 1912 |
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Peggiore sconfitta | |||
Inghilterra dilettanti 9 - 0 Germania Oxford, Regno Unito; 13 marzo 1909 |
|||
Campionato del mondo | |||
Partecipazioni | 19 (esordio: 1934) | ||
Miglior risultato | Campioni nel 1954, 1974, 1990, 2014 | ||
Campionato d'Europa | |||
Partecipazioni | 13 (esordio: 1972) | ||
Miglior risultato | Campioni nel 1972, 1980, 1996 | ||
Confederations Cup | |||
Partecipazioni | 3 (esordio: 1999) | ||
Miglior risultato | Campioni nel 2017 | ||
Torneo Olimpico | |||
Partecipazioni | 3[2] (esordio: 1912) | ||
Miglior risultato | Quarti di finale nel 1928, 1936 | ||
Nations League | |||
Partecipazioni | 2 (esordio: 2018-2019) | ||
Miglior risultato | 8º posto nella Lega A 2020-2021 |
La nazionale di calcio della Germania (in tedesco deutsche Fußballnationalmannschaft) è la rappresentativa calcistica della Germania ed è posta sotto l'egida della Deutscher Fussball-Bund.
È una delle nazionali di calcio più blasonate al mondo oltreché la più titolata d'Europa, essendosi aggiudicata per quattro volte il campionato mondiale, per tre volte il campionato europeo e per una volta la Confederations Cup. Nelle due principali competizioni cui partecipa (campionato mondiale e campionato europeo) è giunta a disputare la finale rispettivamente otto e sei volte: in entrambi i casi si tratta di un record. A livello europeo condivide con la Spagna il primato di vittorie nella manifestazione continentale (3) e con l'Italia quello di vittorie nel mondiale (4).
La Germania fu inserita al primo posto al momento dell'istituzione della classifica mondiale della FIFA, stilata per la prima volta nell'agosto 1993, e ritrovò altre volte la vetta: nel 1993, nel 1994, dal luglio 2014 al giugno 2015, nel luglio 2017, dal settembre 2017 al luglio 2018. Il piazzamento più basso è stato il 22º posto, occupato nel marzo 2006. Attualmente occupa l'11ª posizione.
La nazionale tedesca propriamente detta esordì nel 1908, otto anni dopo la fondazione della Federazione calcistica della Germania (DFB), perdendo per 5-3 contro la Svizzera a Basilea. Eliminata al turno preliminare del torneo olimpico di calcio 1912, la squadra ebbe il primo commissario tecnico qualche anno dopo: fu Otto Nerz, un insegnante scolastico di Mannheim, a guidare la Mannschaft dal 1926 al 1936. La Germania arrivò terza nel campionato mondiale del 1934, nella sua prima apparizione ad un torneo iridato. Due anni dopo l'incarico di CT fu affidato a Sepp Herberger, con cui la squadra uscì al primo turno del campionato mondiale del 1938. Dopo che l'Austria (avente all'epoca una forte selezione nazionale) fu annessa alla Germania nel 1938 nell'Anschluss, i giocatori austriaci del Rapid Vienna (che fu tra l'altro l'unica austriaca a vincere la Gauliga) si erano aggiunti alla selezione tedesca in breve tempo per motivi politici.
Al termine della seconda guerra mondiale, con la Germania ormai divisa in due entità politiche differenti – la Repubblica Democratica e quella Federale – e devastata dalla guerra, la situazione calcistica era alquanto problematica. Si formò un'altra federazione che si staccò dalla DFB per amministrare indipendentemente il calcio nella Germania dell'Est, formando una propria nazionale. Oltre a questo, la formazione tedesco-occidentale, ormai Germania Ovest, non era vista di buon occhio: per i primi anni solo le vicine Svizzera e Austria, oltre che la Turchia, giocarono sfide con l'Ovest. Fu la Repubblica d'Irlanda a rompere questo tabù ed accordarsi con la federcalcio occidentale per una partita.
Dopo essere stati esclusi dal campionato mondiale del 1950 in Brasile, i tedeschi occidentali sorprendentemente vinsero il successivo, nel 1954 in Svizzera, guidati da Fritz Walter e ancora allenati da Sepp Herberger, battendo in finale la favoritissima Ungheria. L'evento, passato alla storia come "miracolo di Berna", entusiasmò la Germania del dopoguerra ed è stato considerato un fattore importante della ripresa economico-morale del paese.
Conclusasi con un quarto posto l'avventura al campionato mondiale del 1958 e raggiunti i quarti di finale in quello del 1962, la squadra, sotto la guida di Helmut Schön, raggiunse la finale del campionato mondiale del 1966, persa contro l'Inghilterra padrona di casa a Wembley. Mancata la qualificazione al campionato d'Europa 1968 a causa di un pareggio contro l'Albania a Tirana, la Germania Ovest si piazzò terza al campionato mondiale del 1970 in Messico, dopo la celebre eliminazione patita contro l'Italia in semifinale, nella cosiddetta Partita del secolo (in tedesco Jahrhundertspiel); l'attaccante tedesco occidentale Gerd Müller si aggiudicò la classifica marcatori della competizione con 10 reti.
Nel 1971 Franz Beckenbauer divenne capitano della Germania Ovest e la guidò alla conquista prima dell'europeo successivo e poi del mondiale disputato in casa. La prima vittoria del torneo continentale, nel 1972, si concretizzò con una netta affermazione per 3-0 sull'Unione Sovietica nella finale di Bruxelles,[3] mentre due anni dopo, al campionato mondiale del 1974, fu il turno dei Paesi Bassi di Johan Cruyff, che persero per 1-2 la finale disputata allo stadio Olimpico di Monaco di Baviera. Una storica partita tra le due nazionali tedesche si giocò ad Amburgo il 22 giugno 1974 nella fase finale del mondiale di quell'anno: vinse la Germania Est per 1-0 grazie ad un gol di Jürgen Sparwasser, ma secondo molti la partita in oggetto fu combinata per consentire alle due selezioni il passaggio di turno, con reciproco vantaggio (la Ovest, perdendo, evitò il girone di ferro con Olanda, Brasile e Argentina).
I tedeschi occidentali furono poi finalisti al campionato d'Europa 1976, che persero nell'atto conclusivo contro la Cecoslovacchia ai tiri di rigore (5-3 dopo che i supplementari si conclusero sul 2-2). Questa è, ad oggi, l'unica sconfitta subita ai tiri di rigore dalla nazionale tedesca in una partita ufficiale. Eliminata al secondo turno a gironi al campionato del mondo 1978, dopo una storica sconfitta con l'Austria, la Germania Ovest fu affidata al CT Jupp Derwall, che guidò la Mannschaft alla vittoria del campionato d'Europa 1980, ottenuta battendo il Belgio nella finale dello stadio Olimpico di Roma grazie a una doppietta di Hrubesch (2-1).[4] Due anni dopo, la squadra raggiunse anche la finale del campionato del mondo 1982, ma fu battuta per 3-1 dall'Italia.
Dopo l'eliminazione al primo turno al campionato europeo del 1984, Franz Beckenbauer tornò in nazionale come allenatore. Egli condusse i suoi alla finale del campionato del mondo 1986, persa per 3-2 contro l'Argentina di Diego Armando Maradona. Semifinalista al campionato europeo del 1988 giocato in casa, la Germania Ovest, capitanata da Lothar Matthäus, vinse il proprio terzo titolo mondiale a Italia 1990 (1-0 in finale contro la stessa Argentina), cogliendo l'ultimo successo prima della riunificazione con la Germania Est, nella terza finale disputata consecutivamente al campionato del mondo (risultato conseguito solo dalla Germania Ovest e dal Brasile). Beckenbauer si ritrovò quindi ad aver vinto il mondiale da giocatore, capitano (nel 1974) ed allenatore; tale record era stato ottenuto, in precedenza, solo da Mário Zagallo, e verrà ottenuto anche, nel 2018, da Didier Deschamps.
Dopo la vittoria del mondiale italiano, Beckenbauer lasciò la panchina all'assistente Berti Vogts, mentre la caduta del Muro di Berlino e la riunificazione tedesca del 3 ottobre 1990 portarono alla fusione delle due nazionali in una nuova definitiva nazionale tedesca, che esordì il 19 dicembre successivo, battendo per 4-0 in amichevole la Svizzera.[5] Una nuova finale fu raggiunta dalla Germania al campionato d'Europa 1992, dove i tedeschi furono sconfitti per 2-0 nell'atto conclusivo dalla sorprendente Danimarca, al primo successo in una manifestazione internazionale di rilievo e chiamata all'ultimo momento a partecipare all'europeo in sostituzione della squalificata Jugoslavia.
Ammessa di diritto alla fase finale del campionato del mondo 1994 negli Stati Uniti in quanto campione del mondo in carica, la Germania deluse, uscendo ai quarti di finale contro la Bulgaria, ma al campionato d'Europa 1996, dopo aver superato un duro girone comprendente Italia, Rep. Ceca e Russia, la Mannschaft di Vogts, capitanata da Jürgen Klinsmann, trionfò nuovamente nella rassegna continentale, sconfiggendo in finale per 2-1 a Wembley proprio i cechi, grazie alla doppietta di Oliver Bierhoff; la sfida fu decisa dal primo golden goal nella storia dell'europeo, quello dello stesso Bierhoff, il quale, andando in gol nel primo tempo supplementare, mise fine all'incontro. La partita si chiuse dunque immediatamente dopo la rete del centravanti dell'Udinese: per i tedeschi fu il terzo titolo europeo; il difensore Matthias Sammer fu eletto miglior calciatore della competizione e avrebbe vinto qualche mese dopo l'ambito Pallone d'oro.
Dopo la vittoria al campionato europeo del 1996, per la Germania iniziò un periodo di declino. La qualificazione al campionato del mondo 1998 in Francia fu ottenuta con patemi e si risolse in una brutta eliminazione ai quarti di finale. La gestione di Vogts si chiuse di lì a poco, lasciando una difficile eredità e una squadra da rifondare perché giunta alla fine di un ciclo. La Germania disputò, in qualità di campione d'Europa in carica, la Confederations Cup del 1999, dove, con una rosa piena di seconde linee, fu eliminata già dopo la fase a gironi. Qualificatasi al campionato d'Europa 2000, fu anche qui eliminata nella fase a gironi, senza vincere alcuna partita;[6] al termine di questa competizione si chiuse anche la carriera ultraventennale di Lothar Matthäus in nazionale.
Sotto la guida del CT Rudi Völler, i tedeschi si risollevarono al campionato mondiale del 2002, a cui si qualificarono tramite i play-off per la prima volta nella storia della Mannschaft. Sovvertendo i pronostici della vigilia, raggiunsero poi la finale di Yokohama, persa per 2-0 contro il Brasile di Ronaldo; il portiere tedesco Oliver Kahn vinse il premio come miglior giocatore del torneo, prima volta per un estremo difensore. Völler si dimise due anni dopo, al termine della fallimentare campagna al campionato d'Europa 2004, chiusa con l'eliminazione nella fase a gironi. La federcalcio tedesca dovette cercare il terzo commissario tecnico in nemmeno sei anni, contro i sei avuti nei settantacinque anni precedenti.
A Völler subentrò l'ex centravanti Jürgen Klinsmann,[7] all'esordio come allenatore.[8] Il nuovo CT diede fiducia a promesse e calciatori di prospettiva, con l'intenzione di costruire una squadra giovane, in grado di produrre un calcio offensivo e divertente per il pubblico, in vista del successivo campionato del mondo, da disputare in casa. Nella Confederations Cup 2005, ospitata proprio dai tedeschi, gli uomini di Klinsmann ottennero il terzo posto,[9] risultato che fece ben sperare in vista del mondiale casalingo dell'anno successivo. Al campionato del mondo 2006 la squadra ottenne, difatti, un altro terzo posto, eliminata ancora una volta dall'Italia poi campione del mondo, stavolta in semifinale dopo i tempi supplementari.[10]
Dopo le dimissioni di Klinsmann, gli subentrò il suo vice Joachim Löw. Egli confermò la squadra ai vertici mondiali, conseguendo il secondo posto al campionato d'Europa 2008, avendo perso per 1-0 la finale contro la Spagna, e il terzo posto al campionato del mondo 2010, dove fu ancora fatale una sconfitta contro la Spagna (questa volta in semifinale). Qualificatasi per il campionato europeo del 2012 con 10 vittorie in altrettanti incontri del girone eliminatorio, in Polonia e Ucraina la squadra di Löw, capitanata da Philipp Lahm e compagine dall'età media più bassa del torneo, si arrestò in semifinale, eliminata ancora dall'Italia. Seguì il trionfo al campionato del mondo 2014, ottenuto grazie allo storico successo per 7-1 contro il Brasile padrone di casa in semifinale e alla vittoria per 1-0 in finale contro l'Argentina dopo i tempi supplementari (gol di Mario Götze): per i tedeschi fu il quarto titolo mondiale della storia, risultato che consentì loro di agganciare gli italiani e di porsi alle spalle del solo Brasile per numero di vittorie nella massima rassegna calcistica planetaria.
Dopo il mondiale brasiliano lasciarono la nazionale Philipp Lahm, Per Mertesacker e Miroslav Klose. Al campionato d'Europa 2016 la squadra non andò oltre i quarti di finale e Bastian Schweinsteiger e Lukas Podolski si congedarono dalla Mannschaft, che vinse poi la Confederations Cup 2017 (battuto in finale il Cile per 1-0) con una rosa composta da molti giovani e giocatori da rodare in vista del mondiale di Russia 2018; tre giocatori tedeschi, Leon Goretzka, Lars Stindl e Timo Werner, furono capocannonieri della manifestazione con 3 gol ciascuno. Malgrado la convincente qualificazione al mondiale russo, raggiunta con 10 vittorie in altrettanti incontri del girone eliminatorio, la Germania fu clamorosamente eliminata nella fase a gironi della Coppa del mondo, evento senza precedenti in un mondiale[11] Nonostante le aspre critiche ricevute, il CT Löw si vide confermato l'incarico alla guida della nazionale tedesca almeno per il successivo biennio,[12] segnato dal deludente risultato nella UEFA Nations League 2018-2019, dove la Germania giunse ultima nel proprio minigirone, evitando la retrocessione in Lega B solo per una modifica regolamentare.[13] Malgrado la decisione di rinunciare a pedine fondamentali quali Müller (richiamato due anni dopo), Hummels e Boateng[14] per rifondare l'organico, Löw mancò la qualificazione alla final four della UEFA Nations League 2020-2021 perdendo rovinosamente per 6-0 in casa della Spagna (peggiore rovescio della storia della Mannschaft in gare ufficiali), in una partita in cui un pareggio le sarebbe bastato per qualificarsi alla fase finale del torneo, e deluse anche al campionato d'Europa 2020, dove uscì agli ottavi di finale.
Chiusasi la gestione di Löw (rimasto in carica per poco meno di 15 anni, diventando il secondo CT più longevo dopo Herberger), la nazionale tedesca è stata affidata ad Hans-Dieter Flick, che con sette vittorie nelle sue prime sette gare, evento senza precedenti per un CT della Mannschaft, ha qualificato la squadra al campionato del mondo 2022.
La nazionale tedesca di calcio non dispone di uno stadio che ne ospita le partite casalinghe in modo fisso. Nel corso della sua storia la Mannschaft ha giocato in 43 città diverse, compresa Vienna, che dal 1938 al 1942, all'epoca dell'occupazione tedesca, ospitò tre partite della nazionale tedesca.
La città che ha ospitato la maggior parte delle partite interne della Germania è Berlino, che fu sede del primo match dei tedeschi, nel 1908 contro l'Inghilterra. Altre città in cui la nazionale ha giocato di frequente sono Amburgo, Stoccarda, Hannover, Dortmund e Monaco di Baviera, che ospitò la finale del campionato mondiale di calcio 1974, vinta dalla Germania Ovest contro i Paesi Bassi.
Dagli esordi la nazionale tedesca ha sempre indossato come prima tenuta un completo bianco (a volte con bordini neri), con calzoncini neri e calzettoni bianchi; si trattava dei colori della bandiera della Prussia. Dopo la scissione delle due Germanie, la Germania Ovest ha continuato a usare questo abbigliamento casalingo, mentre la Germania Est ha giocato in blu, colore che non verrà mai ripreso dopo la riunificazione.
Nel 1988 appare un vistoso tricolore tedesco che parte dalla spalla destra e copre quasi tutto il petto. La scelta del fornitore tecnico è felice, perché ricollega la caduta del muro di Berlino, la successiva fusione delle due nazionali e la vittoria al mondiale italiano del 1990, pertanto i colori nazionali diventano un motivo frequente per almeno sei anni: ridotti alle spalle nel 1992, tornano in maniera molto invasiva nel petto nel 1994 ma come rombi a sfumature tricolori, simili al piumaggio presente nel petto di un'aquila. Nel 1996 c'è un ritorno alla semplicità, con una tenuta completamente bianca e nera con un tricolore nel colletto e nei bordi delle maniche. Un piccolo tricolore, formato da tre righine orizzontali sul petto, torna nel 1998, per poi figurare negli anni successivi in piccoli ornamenti più o meno vistosi. In occasione del campionato mondiale del 2014 viene realizzata una divisa decisamente di rottura rispetto al passato: la maglia, bianca, reca in petto una vistosa "V" con gradiente di varie tonalità di rosso, mentre i pantaloncini non sono più neri ma diventano anch'essi bianchi.[15] Nel campionato mondiale del 2018 viene ripresa la famosa grafica del 1990, questa volta con le tre strisce di diverse tonalità di grigio. Per il campionato d'Europa 2020 (disputatosi nel 2021 a causa della pandemia di COVID-19) adidas disegna una maglia innovativa, caratterizzata dalle sottili strisce orizzontali di colore nero.
Se la tenuta casalinga, ornamenti a parte, è rimasta quasi sempre invariata anche e nonostante le vicissitudini politiche, molto più tribolata è la storia della divisa da trasferta. La seconda casacca tedesca è tradizionalmente di color verde. Per lungo tempo è sopravvissuta la credenza secondo cui questo colore fosse stato scelto in onore e rispetto dell'Irlanda, prima compagine non confinante che accettò un confronto calcistico con la Germania Ovest nell'immediato secondo dopoguerra;[17] in realtà, il verde è semplicemente derivato dal colore preminente nello stemma del Deutscher Fußball-Bund, la federcalcio tedesca.[18][19] La maglia verde, indossata per la prima volta al campionato del mondo 1954,[18] ha caratterizzato la vittoria del primo Campionato europeo del 1972,[20] e ha accompagnato la Germania anche dopo la riunificazione con l'Est, fino al 1º settembre 2001: in questa data la Germania ha giocato in maglia verde quella che è stata la sua peggior sconfitta casalinga in epoca moderna, un 1-5 contro l'Inghilterra all'Olympiastadion di Monaco di Baviera.
Dopo questa débâcle la maglia verde è stata accantonata,[21] e nel decennio successivo è iniziata una lenta evoluzione della seconda divisa. Il 2002 ha visto l'introduzione di una divisa con due tonalità di grigio, mentre nel 2004 ha debuttato una maglia completamente nera con dettagli gialli e rossi.[21] La Confederations Cup 2005 ha visto l'esordio di una maglia rossa, fortemente voluta dal CT Jürgen Klinsmann (convinto che il colore rosso potesse dare un vantaggio psicologico alla squadra in termini di aggressività[22]); questa divisa è stata la più utilizzata come seconda maglia durante gli anni duemila, e in particolare Klinsmann premette per utilizzare proprio questa come prima divisa nei Mondiali casalinghi del 2006,[22] salvo poi desistere. Il 2010 ha visto nuovamente una maglia nera, stavolta con inserti oro.[21] Con l'Europeo del 2012, in occasione del quarantennale della conquista del primo alloro continentale, c'è il ritorno della classica seconda divisa verde.[20][23][24] Per il campionato mondiale del 2014 vinto dalla compagine tedesca viene realizzata una rivoluzionaria maglia a larghe strisce orizzontali rosse e nere.
Il simbolo della nazionale tedesca non è quello del DFB, ma una tradizionale aquila nera stilizzata, che richiama lo stemma nazionale. Il fornitore tecnico è, oramai dal 1980, il gruppo tedesco adidas, rimpiazzando la Erima, un'azienda teutonica di proprietà della stessa adidas.
Casa[25]
Mondiale 1938[26]
|
Trasferta[25]
Campionato del mondo | |
---|---|
Edizione | Risultato |
1930 | Non partecipante |
1934 | Terzo posto |
1938 | Ottavi di finale |
1950 | Squalificata |
1954 | Campione |
1958 | Quarto posto |
1962 | Quarti di finale |
1966 | Secondo posto |
1970 | Terzo posto |
1974 | Campione |
1978 | Secondo turno |
1982 | Secondo posto |
1986 | Secondo posto |
1990 | Campione |
1994 | Quarti di finale |
1998 | Quarti di finale |
2002 | Secondo posto |
2006 | Terzo posto |
2010 | Terzo posto |
2014 | Campione |
2018 | Primo turno |
2022 | Qualificata |
Campionato europeo | |
---|---|
Edizione | Risultato |
1960 | Non partecipante |
1964 | Non partecipante |
1968 | Non qualificata |
1972 | Campione |
1976 | Secondo posto |
1980 | Campione |
1984 | Primo turno |
1988 | Semifinali |
1992 | Secondo posto |
1996 | Campione |
2000 | Primo turno |
2004 | Primo turno |
2008 | Secondo posto |
2012 | Semifinali [27] |
2016 | Semifinali |
2020 | Ottavi di finale |
Giochi olimpici[28] | |
---|---|
Edizione | Risultato |
1908 | Non partecipante |
1912 | Turno di qualificazione |
1920 | Non partecipante |
1924 | Non partecipante |
1928 | Quarti di finale |
1936 | Quarti di finale |
1948 | Non partecipante |
Confederations Cup | |
---|---|
Edizione | Risultato |
1992 | Rinuncia |
1995 | Non invitata |
1997 | Rinuncia |
1999 | Primo turno |
2001 | Non qualificata |
2003 | Rinuncia[29] |
2005 | Terzo posto |
2009 | Non qualificata |
2013 | Non qualificata |
2017 | Campione |
Legenda: Grassetto: Risultato migliore, Corsivo: Mancate partecipazioni
Anno | Luogo | Piazzamento | V | N | P | Gol |
---|---|---|---|---|---|---|
1930 | Uruguay | Non partecipante | - | - | - | - |
1934 | Italia | Terzo posto | 3 | 0 | 1 | 11:8 |
1938 | Francia | Ottavi di finale | 0 | 1 | 1 | 3:5 |
1950 | Brasile | Squalificata[32] | - | - | - | - |
1954 | Svizzera | Campione | 5 | 0 | 1 | 25:14 |
1958 | Svezia | Quarto posto | 2 | 2 | 2 | 12:14 |
1962 | Cile | Quarti di finale | 2 | 1 | 1 | 4:2 |
1966 | Inghilterra | Secondo posto | 4 | 1 | 1 | 15:6 |
1970 | Messico | Terzo posto | 5 | 0 | 1 | 17:10 |
1974 | Germania Ovest | Campione | 6 | 0 | 1 | 13:4 |
1978 | Argentina | Secondo turno | 1 | 4 | 1 | 10:5 |
1982 | Spagna | Secondo posto | 3 | 2 | 2 | 12:10 |
1986 | Messico | Secondo posto | 3 | 2 | 2 | 8:7 |
1990 | Italia | Campione | 5 | 2 | 0 | 15:5 |
1994 | Stati Uniti | Quarti di finale | 3 | 1 | 1 | 9:7 |
1998 | Francia | Quarti di finale | 3 | 1 | 1 | 8:6 |
2002 | Corea del Sud / Giappone | Secondo posto | 5 | 1 | 1 | 14:3 |
2006 | Germania | Terzo posto | 5 | 1 | 1 | 14:6 |
2010 | Sudafrica | Terzo posto | 5 | 0 | 2 | 16:5 |
2014 | Brasile | Campione | 6 | 1 | 0 | 18:4 |
2018 | Russia | Primo turno | 1 | 0 | 2 | 2:4 |
2022 | Qatar | Qualificata | 0 | 0 | 0 | 0:0 |
Anno | Luogo | Piazzamento | V | N | P | Gol |
---|---|---|---|---|---|---|
1960 | Francia | Non partecipante | - | - | - | - |
1964 | Spagna | Non partecipante | - | - | - | - |
1968 | Italia | Non qualificata | - | - | - | - |
1972 | Belgio | Campione | 2 | 0 | 0 | 5:1 |
1976 | Jugoslavia | Secondo posto | 1 | 1 | 0 | 6:4 |
1980 | Italia | Campione | 3 | 1 | 0 | 6:3 |
1984 | Francia | Primo turno | 1 | 1 | 1 | 2:2 |
1988 | Germania Ovest | Semifinali | 2 | 1 | 1 | 6:3 |
1992 | Svezia | Secondo posto | 2 | 1 | 2 | 7:8 |
1996 | Inghilterra | Campione | 4 | 2 | 0 | 10:3 |
2000 | Belgio / Paesi Bassi | Primo turno | 0 | 1 | 2 | 1:5 |
2004 | Portogallo | Primo turno | 0 | 2 | 1 | 2:3 |
2008 | Austria / Svizzera | Secondo posto | 4 | 0 | 2 | 10:7 |
2012 | Polonia / Ucraina | Semifinali | 4 | 0 | 1 | 10:6 |
2016 | Francia | Semifinali | 3 | 2 | 1 | 7:3 |
2020[33] | Europa | Ottavi di finale | 1 | 1 | 2 | 6:7 |
Anno | Luogo | Piazzamento | V | N | P | Gol |
---|---|---|---|---|---|---|
1992 | Arabia Saudita | Rinuncia | - | - | - | - |
1995 | Arabia Saudita | Non invitata | - | - | - | - |
1997 | Arabia Saudita | Rinuncia | - | - | - | - |
1999 | Messico | Primo turno | 1 | 0 | 2 | 2:6 |
2001 | Corea del Sud / Giappone | Non qualificata | - | - | - | - |
2003 | Francia | Rinuncia | - | - | - | - |
2005 | Germania | Terzo posto | 3 | 1 | 1 | 15:11 |
2009 | Sudafrica | Non qualificata | - | - | - | - |
2013 | Brasile | Non qualificata | - | - | - | - |
2017 | Russia | Campione | 4 | 1 | 0 | 12:5 |
Anno | Luogo (fase finale) | Piazzamento | V | N | P | Gol |
---|---|---|---|---|---|---|
2018-2019 | Portogallo | 11º in Lega A[34] | 0 | 2 | 2 | 3:7 |
2020-2021 | Italia | 8º in Lega A | 2 | 3 | 1 | 10:13 |
Anno | Luogo | Piazzamento | V | N | P | Gol |
---|---|---|---|---|---|---|
1908 | Londra | Non partecipante | - | - | - | - |
1912 | Stoccolma | Turno di qualificazione | 0 | 0 | 1 | 1:5 |
1920 | Anversa | Non partecipante | - | - | - | - |
1924 | Parigi | Non partecipante | - | - | - | - |
1928 | Amsterdam | Quarti di finale | 1 | 0 | 1 | 5:4 |
1936 | Berlino | Quarti di finale | 1 | 0 | 1 | 9:2 |
1948 | Londra | Non partecipante | - | - | - | - |
NOTA: Per le informazioni sulle rose successive al 1948 visionare la pagina della Nazionale olimpica.
Lista dei giocatori convocati dal CT Hans-Dieter Flick per le amichevoli contro Israele e Paesi Bassi del 26 e 29 marzo 2022.[35]
Presenze e reti aggiornate al 26 marzo 2022.
N. | Pos. | Giocatore | Data nascita (età) | Pres. | Reti | Squadra | ||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1 | P | Manuel Neuer | 27 marzo 1986 | 108 | -101 | Bayern Monaco | ||
12 | P | Kevin Trapp | 8 luglio 1990 | 6 | -5 | Eintracht Francoforte | ||
22 | P | Marc-André ter Stegen | 30 aprile 1992 | 28 | -29 | Barcellona | ||
2 | D | Antonio Rüdiger | 3 marzo 1993 | 49 | 2 | Chelsea | ||
3 | D | David Raum | 22 aprile 1998 | 4 | 0 | Hoffenheim | ||
4 | D | Matthias Ginter | 19 gennaio 1994 | 46 | 2 | Borussia M'gladbach | ||
5 | D | Thilo Kehrer | 21 novembre 1996 | 17 | 0 | Paris Saint-Germain | ||
16 | D | Jonathan Tah | 11 febbraio 1996 | 15 | 0 | Bayer Leverkusen | ||
18 | D | Benjamin Henrichs | 23 febbraio 1997 | 5 | 0 | RB Lipsia | ||
20 | D | Christian Günter | 28 febbraio 1993 | 5 | 0 | Friburgo | ||
23 | D | Nico Schlotterbeck | 1º dicembre 1999 | 1 | 0 | Friburgo | ||
D | Robin Koch | 17 luglio 1996 | 8 | 0 | Leeds Utd | |||
6 | C | Anton Stach | 15 novembre 1998 | 1 | 0 | Magonza | ||
7 | C | Julian Draxler | 20 settembre 1993 | 57 | 7 | Paris Saint-Germain | ||
10 | C | Julian Brandt | 2 maggio 1996 | 36 | 3 | Borussia Dortmund | ||
11 | A | Kai Havertz | 11 giugno 1999 | 24 | 8 | Chelsea | ||
14 | C | Jamal Musiala | 26 febbraio 2003 | 10 | 1 | Bayern Monaco | ||
15 | C | Julian Weigl | 8 settembre 1995 | 6 | 0 | Benfica | ||
17 | C | Florian Neuhaus | 16 marzo 1997 | 9 | 2 | Borussia M'gladbach | ||
21 | C | İlkay Gündoğan | 24 ottobre 1990 | 55 | 14 | Manchester City | ||
C | Joshua Kimmich | 8 febbraio 1995 | 64 | 3 | Bayern Monaco | |||
8 | A | Lukas Nmecha | 14 dicembre 1998 | 3 | 0 | Wolfsburg | ||
9 | A | Timo Werner | 6 febbraio 1996 | 48 | 22 | Chelsea | ||
13 | A | Thomas Müller | 13 settembre 1989 | 111 | 42 | Bayern Monaco | ||
19 | A | Leroy Sané | 11 gennaio 1996 | 41 | 11 | Bayern Monaco |
In grassetto i giocatori in attività con la maglia della nazionale.
Posizione | Giocatore | Presenze | Reti | Periodo |
---|---|---|---|---|
1 | Lothar Matthäus | 150 | 23 | 1980-2000 |
2 | Miroslav Klose | 137 | 71 | 2001-2014 |
3 | Lukas Podolski | 130 | 49 | 2004-2017 |
4 | Bastian Schweinsteiger | 121 | 24 | 2004-2016 |
5 | Philipp Lahm | 113 | 5 | 2004-2014 |
6 | Thomas Müller | 111 | 42 | 2010- |
7 | Manuel Neuer | 108 | 0 | 2009- |
Jürgen Klinsmann | 47 | 1987-1998 | ||
9 | Toni Kroos | 106 | 17 | 2010-2021 |
10 | Jürgen Kohler | 105 | 2 | 1986-1998 |
Posizione | Giocatore | Reti | Presenze | Periodo |
---|---|---|---|---|
1 | Miroslav Klose | 71 | 137 | 2001-2014 |
2 | Gerd Müller | 68 | 62 | 1966-1974 |
3 | Lukas Podolski | 49 | 130 | 2004-2017 |
4 | Rudi Völler | 47 | 90 | 1982-1994 |
Jürgen Klinsmann | 108 | 1987-1998 | ||
6 | Karl-Heinz Rummenigge | 45 | 95 | 1976-1986 |
7 | Uwe Seeler | 43 | 72 | 1954-1970 |
8 | Thomas Müller | 42 | 111 | 2010- |
Michael Ballack | 98 | 1999-2010 | ||
10 | Oliver Bierhoff | 37 | 70 | 1996-2002 |
Nome |
Presenze con la Germania Est |
Reti con la Germania Est |
Presenze con la Germania |
Reti con la Germania |
Totale presenze |
Totale reti |
---|---|---|---|---|---|---|
Ulf Kirsten | 49 (1985 - 1990) | 14 | 51 (1992 - 2000) | 20 | 100 | 34 |
Matthias Sammer | 23 (1986 - 1990) | 6 | 51 (1990 - 1997) | 8 | 74 | 14 |
Andreas Thom | 51 (1984 - 1990) | 16 | 10 (1990 - 1992) | 2 | 61 | 18 |
Thomas Doll | 29 (1986 - 1990) | 7 | 18 (1990 - 1993) | 1 | 47 | 8 |
Dariusz Wosz | 7 (1989 - 1990) | - | 17 (1997 - 2000) | 1 | 24 | 1 |
Olaf Marschall | 4 (1984 - 1989) | - | 13 (1994 - 1999) | 3 | 17 | 3 |
Heiko Scholz | 7 (1987 - 1990) | - | 1 (1992) | - | 8 | - |
Dirk Schuster | 4 (1990) | - | 3 (1991) | - | 7 | - |
Il primato di Szepan resistette per 28 anni, per poi essere battuto da Uwe Seeler il 9 maggio 1970. Nello stesso anno, Seeler portò il record a 40 partite prima della sua partita d'addio. Dal 19 novembre 1975 a detenere il record fu Franz Beckenbauer, che nella sua ultima partita giocata con la nazionale tedesca fissò il nuovo primato a 50 partite da capitano, di cui 47 consecutive. Egli è anche l'unico capitano ad aver vinto due titoli con la squadra (il campionato europeo di Belgio 1972 e il campionato mondiale di Germania Ovest 1974) e l'unico ad essere stato capitano in tre finali (due del campionato europeo - oltre alle due già citate, anche quella di Jugoslavia 1976 - e una del campionato mondiale). Bernard Dietz succedette come capitano a Beckenbauer e si aggiudicò in queste vesti il campionato d'Europa 1980, mentre Karl-Heinz Rummenigge, disputando la finale del campionato del mondo 1986, sua ultima partita in nazionale, divenne il nuovo primatista di presenze da capitano con la rappresentativa tedesca.
A privare Rumenigge del record fu, nel 1993, Lothar Matthäus, che, il 14 novembre 1999, portò il primato a 75 partite da capitano (72 dal primo minuto di gioco). Dal 1995 Matthäus indossò la fascia di capitano della Mannschaft solo quando il capitano Jürgen Klinsmann o, dal 1998, il suo successore Oliver Bierhoff non erano impiegati o venivano sostituiti durante la partita. Il successore di Bierhoff fu Oliver Kahn, che guidò la squadra da capitano nella finale del campionato del mondo 2002 e al campionato d'Europa 2004. Il CT Klinsmann, subentrato nel 2004, nominò capitano Michael Ballack; durante le qualificazioni al campionato d'Europa 2008, questi fu costretto all'inattività da un infortunio prolungato, ragion per cui la fascia passò a Bernd Schneider. Ciononostante, Ballack figura al secondo posto nella classifica di presenze da capitano della Germania di tutti i tempi, con 55 partite. Al campionato del mondo 2010, stante un infortunio di Ballack, la fascia di capitano fu sul braccio di Philipp Lahm. Dopo il forfait mondiale e a seguito di alcune polemiche con Philipp Lahm e con il CT Joachim Löw in merito alla fascia di capitano, Ballack non venne più convocato in nazionale. Il 16 giugno 2011 l'allenatore Löw annunciò la decisione di programmare il futuro della squadra senza Ballack.
Lahm vinse con i compagni il campionato del mondo 2014 dopo aver collezionato 53 partite da capitano (figura ancora oggi al terzo posto nella classifica di presenze con la fascia di capitano della Germania). Bastian Schweinsteiger, il suo successore come capitano, ritiratosi dalla nazionale nel 2016, collezionò 18 partite in questa veste, la maggior parte delle quali prima della sua nomina a capitano stabile. Il successivo capitano fu Manuel Neuer, che spesso aveva sostituito in questo ruolo Schweinsteiger e ha superato quota 50 presenze da capitano. Julian Draxler fu il capitano della Mannschaft durante la Confederations Cup 2017, avendo l'allenatore Löw deciso di fare a meno, per la competizione, della maggior parte dei calciatori stabilmente impiegati in nazionale. Draxler ebbe i gradi di capitano della selezione tedesca per la prima volta contro la Polonia il 13 maggio 2014, divenendo, all'età di 20 anni e 235 giorni, il più giovane capitano nella storia della Nationalmannschaft, battendo così Christian Schmidt.
Calciatore | Ruolo | Periodo in nazionale | Periodo da capitano | Presenze | Reti |
---|---|---|---|---|---|
Arthur Hiller | A | 1908-1909 | 1908 | 4 | 0 |
Eugen Kipp | A | 1908-1913 | 1908 | 18 | 10 |
Josef Glaser | C | 1909-1912 | 1909-1910 | 5 | 0 |
Camillo Ugi | C | 1909-1912 | 1910-1911 | 15 | 1 |
Max Breunig | C | 1910-1913 | 1910-1913 | 9 | 2 |
Helmut Röpnack | C | 1909-1913 | 1913 | 10 | 0 |
Adolf Jäger | A | 1908-1924 | 1914-1924 | 18 | 10 |
Otto Harder | A | 1914-1926 | 1925-1926 | 15 | 14 |
Hans Kalb | C | 1920-1928 | 1927-1928 | 15 | 2 |
Heinrich Stuhlfauth | P | 1920-1930 | 1920-1930 | 21 | 0 |
Ludwig Hofmann | A | 1926-1931 | 1930 | 18 | 4 |
Richard Hofmann | A | 1927-1933 | 1930-1931 | 25 | 24 |
Heinrich Weber | D | 1928-1931 | 1931 | 12 | 0 |
Ludwig Leinberger | C | 1927-1933 | 1931-1933 | 24 | 0 |
Ernst Albrecht | A | 1928-1934 | 1933-1934 | 17 | 4 |
Fritz Szepan | A | 1929-1939 | 1934-1939 | 34 | 8 |
Paul Janes | D | 1932-1942 | 1939-1942 | 71 | 7 |
Andreas Kupfer | C | 1935-1950 | 1950 | 44 | 1 |
Fritz Walter | A | 1940-1958 | 1951-1956 | 61 | 33 |
Hans Schäfer | A | 1952-1962 | 1957-1958 e 1962 | 39 | 15 |
Helmut Rahn | A | 1951-1960 | 1958-1959 | 40 | 21 |
Herbert Erhardt | D | 1953-1961 | 1959-1962 | 50 | 0 |
Uwe Seeler | A | 1954-1970 | 1962-1970 | 72 | 44 |
Wolfgang Overath | C | 1963-1974 | 1970-1971 | 81 | 17 |
Franz Beckenbauer | D | 1965-1977 | 1972-1977 | 103 | 14 |
Berti Vogts | D | 1967-1978 | 1977-1978 | 96 | 1 |
Sepp Maier | P | 1966-1979 | 1978-1979 | 95 | 0 |
Bernard Dietz | D | 1974-1981 | 1979-1981 | 53 | 0 |
Karl-Heinz Rummenigge | A | 1975-1986 | 1981-1986 | 95 | 45 |
Harald Schumacher | P | 1978-1986 | 1986 | 76 | 0 |
Klaus Allofs | C | 1978-1988 | 1986-1988 | 56 | 17 |
Lothar Matthäus | D/C | 1980-2000 | 1988-1994 | 150 | 23 |
Jürgen Klinsmann | A | 1987-1998 | 1995-1998 | 136 | 56 |
Oliver Bierhoff | A | 1996-2002 | 1998-2001 | 70 | 37 |
Oliver Kahn | P | 1994-2006 | 2001-2004 | 86 | 0 |
Michael Ballack | C | 1998-2010 | 2004-2010 | 98 | 42 |
Philipp Lahm | D | 2004-2014 | 2010-2014 | 113 | 5 |
Bastian Schweinsteiger | C | 2004-2016 | 2014-2016 | 121 | 24 |
Manuel Neuer | P | 2010- | 2016- | 108 | 0 |
Dal debutto nel 1908, la nazionale tedesca ha avuto dieci selezionatori, tutti di nazionalità tedesca, di cui solo tre non hanno vestito la maglia della Nationalmannschaft: Otto Nerz, Erich Ribbeck e Joachim Löw[36]
Dal 1908 al 1926 non vi era un vero e proprio commissario tecnico (Bundestrainer), dato che i calciatori della nazionale venivano selezionati da un comitato della DFB, la federcalcio nazionale.[37] Nel 1926 fu nominato il primo CT, Otto Nerz, che condusse la squadra al terzo posto al campionato del mondo 1934 e ai quarti di finale del torneo calcistico dei Giochi olimpici del 1936, tenutisi a Berlino. Nerz fu poi sostituito dal proprio vice, Sepp Herberger,[38] timoniere della spedizione tedesca vittoriosa al campionato del mondo 1954 e poi fermatasi alle semifinali al campionato del mondo 1958 e ai quarti di finale al campionato del mondo 1962. Berger, alla guida della Mannschaft per quasi vent'anni ad eccezione del periodo 1942-1950, in cui l'attività calcistica fu limitata dalla seconda guerra mondiale, è il CT rimasto in carica più a lungo nella storia della nazionale tedesca. Nel 1964, dopo un'amichevole contro la Finlandia, si dimise per lasciare il posto al suo vice, Helmut Schön,[39] già selezionatore della nazionale della Saar dal 1952 al 1957. Schön ottenne il secondo posto al campionato del mondo 1966 e trionfò al campionato d'Europa 1972 e al campionato del mondo 1974 disputato in casa, oltre a ottenere il secondo posto al campionato d'Europa 1976 e il terzo posto al campionato del mondo 1970, grazie anche a una squadra molto forte, che aveva in Uli Hoeneß, Franz Beckenbauer e Gerd Müller i propri punti di forza. Eliminato al secondo turno al campionato del mondo 1978, Schön si dimise con un bilancio lusinghiero: record di partite da CT della Mannschaft in Coppa del mondo (25) e di vittorie ottenute da CT in Coppa del mondo (16). Nel primo periodo alla guida della compagine tedesca, Derwall registrò, inoltre, un primo record, quello del maggior numero di partite giocate senza una sconfitta (23), oltre al record del maggior numero di vittorie consecutive (12).
Jupp Derwall, vice di Schön, prese la guida della nazionale nel 1978 e la condusse alla vittoria del campionato d'Europa 1980 e al secondo posto al campionato del mondo 1982, per poi essere esonerato dopo la fallimentare esperienza al campionato d'Europa 1984, chiusa al primo turno.[40] Per sostituirlo, la federazione nominò una bandiera del calcio tedesco, Franz Beckenbauer[41] che all'epoca esordiva nelle vesti di allenatore. Kaiser Franz conseguì il secondo posto al campionato del mondo 1986 e si fermò in semifinale al campionato d'Europa 1988, per poi vincere il campionato del mondo 1990, aggiudicandosi il mondiale sia da allenatore sia da calciatore ed eguagliando in tal modo il brasiliano Mário Zagallo. Il successivo CT fu Berti Vogts,[42] che era stato assistente di Beckenbauer insieme a Holger Osieck. Vogts, primo CT della nazionale tedesca dopo la riunificazione del paese, ottenne la seconda piazza al campionato d'Europa 1992, non andò oltre i quarti di finale del campionato del mondo 1994 e vinse il campionato d'Europa 1996, per poi dimettersi qualche mese dopo la fallimentare spedizione al campionato del mondo 1998, dove la Germania uscì malamente ai quarti di finale.[43][44] La panchina della Mannschaft fu assegnata a Paul Breitner, ma a causa di divergenze sorte con il presidente federale Egidius Braun e ai malumori di alcuni dirigenti federali circa la sua designazione, l'ipotesi sfumò nel giro di 17 ore.[45][46] Il ruolo di CT fu affidato a Erich Ribbeck,[47] già vice di Jupp Derwall dal 1978 al 1984: all'età di 61 anni, egli divenne il più vecchio CT della nazionale tedesca. Alla Confederations Cup 1999 la Germania, piena di seconde linee, uscì al primo turno e ugualmente fallimentare fu l'esperienza al campionato d'Europa 2000, terminata già dopo la fase a gruppi. Dopo le dimissioni di Ribbeck, nel giugno 2000,[48] fu la volta di Rudi Völler,[49] che rimpiazzò il successore designato, Christoph Daum, coinvolto in uno scandalo di cocaina.[50][51] Ottennuta la qualificazione al campionato del mondo 2002 tramite gli spareggi, Völler condusse i suoi al secondo posto nel torneo e subì una brutta eliminazione al primo turno del campionato d'Europa 2004, che causò le dimissioni dell'ex calciatore.[52]
Nel 2004 la federazione decise di ingaggiare l'esordiente Jürgen Klinsmann, capitano della nazionale tedesca campione del mondo nel 1990 e già vice di Völler. Proponendo un calcio propositivo e lanciando alcuni giovani, ottenne il terzo posto alla Confederations Cup 2005 giocata in casa e il terzo posto al campionato del mondo 2006 giocato in casa. Dopo le dimissioni di Klinsmann,[53] la sua eredità fu raccolta dal vice Joachim Löw, che guadagnò il secondo posto al campionato d'Europa 2008 e il terzo posto al campionato del mondo 2010, per poi uscire dal campionato d'Europa 2012 in semifinale e vincere il campionato del mondo 2014. La gestione di Löw proseguì negli anni a venire, passando per l'eliminazione in semifinale al campionato d'Europa 2016, la vittoria della Confederations Cup 2017 e la brutta estromissione al primo turno del campionato del mondo 2018, evento che in un mondiale si era verificato per i tedeschi solo nel 1938, quando la competizione si svolgeva interamente con turni ad eliminazione diretta. Dopo aver deluso nella UEFA Nations League 2018-2019 e nella UEFA Nations League 2020-2021, la squadra fu eliminata agli ottavi di finale del campionato d'Europa 2020, perdendo per 2-0 contro l'Inghilterra padrona di casa; questa partita chiuse la lunga era Löw e aprì quella di Hans-Dieter Flick.
Dati aggiornati al 14 novembre 2021.
Nome | Periodo | Partite | Vittorie | Pareggi | Sconfitte | Reti fatte | Reti subite | Differenza reti |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Comitato DFB | 1908-1926 | 58 | 16 | 12 | 30 | 119 | 146 | −27 |
Otto Nerz | 1926-1936 | 70 | 42 | 10 | 18 | 192 | 113 | +79 |
Sepp Herberger | 1936-1964 | 167 | 94 | 27 | 46 | 435 | 250 | +185 |
Helmut Schön | 1964-1978 | 139 | 87 | 31 | 21 | 292 | 107 | +185 |
Jupp Derwall | 1978-1984 | 67 | 44 | 12 | 11 | 144 | 60 | +84 |
Franz Beckenbauer | 1984-1990 | 66 | 34 | 20 | 12 | 107 | 61 | +46 |
Berti Vogts | 1990-1998 | 102 | 66 | 24 | 12 | 206 | 86 | +120 |
Erich Ribbeck | 1998-2000 | 24 | 10 | 6 | 8 | 42 | 31 | +11 |
Rudi Völler | 2000-2004 | 53 | 29 | 11 | 13 | 109 | 57 | +52 |
Jürgen Klinsmann | 2004-2006 | 34 | 20 | 8 | 6 | 81 | 43 | +38 |
Joachim Löw | 2006-2021 | 189 | 120 | 38 | 31 | 448 | 189 | +259 |
Hans-Dieter Flick | 2021 | 7 | 7 | 0 | 0 | 31 | 2 | +29 |
Totale | 975 | 568 | 199 | 208 | 2206 | 1145 | +1088 |
Nazionale | Giocate | Vinte | Pareggiate | Perse | Reti fatte | Reti subite | Differenza | Ultima vittoria | Ultimo pari | Ultima sconfitta |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Svizzera | 53 | 36 | 8 | 9 | 142 | 69 | +73 | 26 marzo 2008 | 13 ottobre 2020 | 26 maggio 2012 |
Paesi Bassi | 43 | 16 | 16 | 12 | 84 | 75 | +11 | 24 marzo 2019 | 19 novembre 2018 | 6 settembre 2019 |
Austria | 40 | 25 | 6 | 9 | 90 | 57 | +33 | 6 settembre 2013 | 18 novembre 1992 | 2 giugno 2018 |
Svezia | 37 | 16 | 9 | 12 | 72 | 61 | +11 | 23 giugno 2018 | 16 ottobre 2012 | 19 aprile 1978 |
Ungheria | 35 | 13 | 11 | 11 | 73 | 66 | +7 | 4 giugno 2016 | 23 giugno 2021 | 6 giugno 2004 |
Danimarca | 27 | 15 | 5 | 8 | 55 | 38 | +17 | 17 giugno 2012 | 2 giugno 2021 | 28 marzo 2007 |
Belgio | 25 | 20 | 1 | 4 | 58 | 26 | +32 | 11 ottobre 2011 | 22 settembre 1982 | 26 settembre 1954 |
Jugoslavia | 25 | 14 | 4 | 7 | 46 | 31 | +15 | 10 giugno 1990 | 21 giugno 1998 | 9 maggio 1973 |
Spagna | 25 | 9 | 8 | 8 | 30 | 31 | -1 | 18 novembre 2014 | 3 settembre 2020 | 17 novembre 2020 |
Finlandia | 23 | 16 | 6 | 1 | 82 | 19 | +63 | 31 agosto 2016 | 14 ottobre 2009 | 12 agosto 1923 |
Norvegia | 22 | 15 | 5 | 2 | 59 | 17 | +42 | 4 settembre 2017 | 2 novembre 1930 | 11 febbraio 2009 |
Bulgaria | 21 | 16 | 2 | 3 | 56 | 24 | +32 | 15 novembre 1995 | 20 agosto 2002 | 7 giugno 1995 |
Polonia | 21 | 13 | 7 | 1 | 34 | 12 | +22 | 4 settembre 2015 | 16 giugno 2016 | 11 ottobre 2014 |
Irlanda | 20 | 9 | 5 | 6 | 35 | 24 | +11 | 11 ottobre 2013 | 14 ottobre 2014 | 8 ottobre 2015 |
Turchia | 20 | 14 | 3 | 3 | 49 | 13 | +36 | 7 ottobre 2011 | 9 ottobre 1999 | 8 ottobre 2005 |
Portogallo | 19 | 11 | 5 | 3 | 33 | 18 | +15 | 19 giugno 2021 | 6 settembre 1997 | 20 giugno 2000 |
Cecoslovacchia | 17 | 10 | 4 | 3 | 40 | 28 | +12 | 1º luglio 1990 | 22 aprile 1992 | 29 aprile 1964 |
Galles | 17 | 9 | 6 | 2 | 26 | 10 | +16 | 1º aprile 2009 | 21 novembre 2007 | 14 maggio 2002 |
Irlanda del Nord | 17 | 11 | 4 | 2 | 38 | 14 | +24 | 5 ottobre 2017 | 9 novembre 1996 | 16 novembre 1983 |
Scozia | 17 | 8 | 5 | 4 | 26 | 23 | +3 | 7 settembre 2015 | 7 giugno 2003 | 28 aprile 1999 |
Albania | 14 | 13 | 1 | 0 | 38 | 10 | +28 | 6 giugno 2001 | 17 dicembre 1967 | - |
Lussemburgo | 13 | 12 | 0 | 1 | 60 | 11 | +49 | 27 maggio 2006 | - | 26 marzo 1939 |
Romania | 15 | 10 | 3 | 2 | 41 | 19 | +21 | 8 ottobre 2021 | 12 giugno 2000 | 28 aprile 2004 |
Messico | 12 | 5 | 5 | 2 | 24 | 11 | +13 | 29 giugno 2017 | 22 dicembre 1993 | 17 giugno 2018 |
Unione Sovietica | 12 | 9 | 0 | 3 | 22 | 11 | +11 | 27 marzo 1991 | - | 28 agosto 1985 |
Slovacchia | 11 | 8 | 0 | 3 | 25 | 12 | +13 | 26 giugno 2016 | - | 29 maggio 2016 |
Stati Uniti | 11 | 7 | 0 | 4 | 23 | 17 | + 6 | 26 giugno 2014 | - | 10 giugno 2015 |
Uruguay | 11 | 8 | 2 | 1 | 29 | 12 | +17 | 29 maggio 2011 | 25 aprile 1990 | 3 giugno 1928 |
NB: come da regolamento FIFA, le gare terminate ai rigori si considerano pareggiate.
NB: Per Unione Sovietica s'intende la nazionale che giocò dal 1924 al 1991, per Cecoslovacchia s'intende la nazionale che giocò dal 1920 al 1993, in cui militavano sia i cechi che gli slovacchi, e per Jugoslavia s'intende la nazionale che giocò dal 1920 al 1992, in cui militavano croati, bosniaci, macedoni, serbi, sloveni e montenegrini.
Nazionale | Giocate | Vinte | Pareggiate | Perse | Reti fatte | Reti subite | Differenza | Ultima vittoria | Ultimo pari | Ultima sconfitta |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Inghilterra | 36 | 13 | 7 | 17 | 45 | 72 | -27 | 22 marzo 2017 | 10 novembre 2017 | 29 giugno 2021 |
Italia | 35 | 8 | 12 | 15 | 41 | 50 | -9 | 29 marzo 2016 | 15 novembre 2016 | 28 giugno 2012 |
Francia | 32 | 9 | 8 | 15 | 46 | 50 | -4 | 4 luglio 2014 | 6 settembre 2018 | 15 giugno 2021 |
Brasile | 23 | 5 | 5 | 13 | 31 | 41 | -10 | 8 luglio 2014 | 8 settembre 2004 | 27 marzo 2018 |
Argentina | 22 | 7 | 5 | 10 | 33 | 34 | -2 | 13 luglio 2014 | 9 ottobre 2019 | 3 settembre 2014 |
NB: come da regolamento FIFA le gare terminate ai rigori contro Cecoslovacchia (20 giugno 1976, persa), Francia (8 luglio 1982, vinta), Messico (21 giugno 1986, vinta), Svezia (31 marzo 1988, persa), Inghilterra (4 luglio 1990 e 26 giugno 1996, vinte), Argentina (30 giugno 2006, vinta) e Italia (2 luglio 2016, vinta) sono considerate partite pareggiate.