Coppa del Mondo FIFA 1982 Copa Mundial de la FIFA 1982 |
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Competizione | Campionato mondiale di calcio | ||||
Sport | Calcio | ||||
Edizione | 12ª | ||||
Date | 13 giugno - 11 luglio 1982 | ||||
Luogo |
Spagna (14 città) |
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Partecipanti | 24 (109 alle qualificazioni) | ||||
Impianto/i | 17 stadi | ||||
Risultati | |||||
Vincitore |
Italia (3° titolo) |
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Secondo | Germania Ovest | ||||
Terzo | Polonia | ||||
Quarto | Francia | ||||
Statistiche | |||||
Miglior giocatore | Paolo Rossi | ||||
Miglior marcatore | Paolo Rossi (6 gol) | ||||
Incontri disputati | 52 | ||||
Gol segnati | 146 (2,81 per incontro) | ||||
Pubblico |
1 856 277 (35 698 per incontro) |
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Gli Azzurri che conquistarono nel 1982 il loro terzo titolo mondiale | |||||
Cronologia della competizione | |||||
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Il Campionato mondiale di calcio FIFA 1982 o Coppa del Mondo FIFA 1982 (in spagnolo: Copa Mundial de la FIFA 1982, in inglese: 1982 FIFA World Cup), noto anche come Spagna 1982, è stata la dodicesima edizione del campionato mondiale di calcio per squadre nazionali maggiori maschili, organizzato dalla FIFA ogni quattro anni.[1]
Fu il primo campionato mondiale in cui le squadre partecipanti furono portate da sedici a ventiquattro, ed è tuttora il mondiale ospitato da un'unica nazione che ha visto impiegato il maggior numero di stadi, ossia diciassette. Si svolse in Spagna dal 13 giugno all'11 luglio 1982, e la squadra vincitrice fu l'Italia, che sconfisse 3-1 la Germania Ovest in finale e conquistò il suo terzo titolo mondiale.
Il 6 luglio 1966, a Londra, la FIFA assegnò l'organizzazione del Mondiale 1982 alla Spagna. Nello stesso congresso furono assegnate anche le sedi delle due precedenti edizioni, quella del 1974 in Germania e del 1978 in Argentina.
Per la prima volta nella sua storia, il torneo accolse otto formazioni in più rispetto alle edizioni precedenti, arrivando a ventiquattro squadre[2].
Il torneo prevedeva due fasi eliminatorie a gruppi, la seconda prevista con dodici nazionali in quattro gironi da tre ciascuno[2], e una fase finale a eliminazione diretta, con semifinali, finale per il terzo posto e finale per il primo posto.
La prima fase prevedeva sei gironi all'italiana di quattro squadre ciascuno. La composizione venne decisa con un sorteggio pilotato, che prevedeva l'adozione di quattro fasce di sei squadre ciascuna. Ogni girone sarebbe stato così composto da una squadra proveniente da ciascuna fascia. A differenza delle edizioni precedenti non fu utilizzato, quale criterio geografico, la divisione delle nazionali del vecchio continente in Europa occidentale e orientale.
Le quattro fasce furono così individuate:
Teste di serie | Fascia 1 | Fascia 2 | Fascia 3 |
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Spagna | Austria | Belgio | Algeria |
Germania Ovest | Cecoslovacchia | Francia | Camerun |
Inghilterra | Jugoslavia | Irlanda del Nord | El Salvador |
Italia | Polonia | Scozia | Honduras |
Argentina | Ungheria | Cile | Kuwait |
Brasile | Unione Sovietica | Perù | Nuova Zelanda |
Le teste di serie vennero assegnate a tavolino ai rispettivi gruppi: all'Italia spettò il gruppo 1, alla Germania Ovest il gruppo 2, all'Argentina il gruppo 3, all'Inghilterra il gruppo 4, alla Spagna il gruppo 5 e al Brasile il gruppo 6.
Il sorteggio proseguì per ordine di fascia: la prima estratta sarebbe stata inserita nel gruppo 3 e a seguire le squadre vennero inserite nei gruppi dall'1 al 6 per ordine di estrazione. Venne tuttavia stabilito che Cile e Perù non sarebbero state inserite nei gruppi 3 e 6, per evitare che due formazioni sudamericane si incontrassero già nella prima fase. Questo causò qualche disguido al momento del sorteggio del Belgio, che venne in prima battuta inserito, erroneamente, nel gruppo 1, anziché nel gruppo 3.
Gruppo 1 | Gruppo 2 | Gruppo 3 |
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Italia | Germania Ovest | Argentina |
Polonia | Austria | Ungheria |
Perù | Cile | Belgio |
Camerun | Algeria | El Salvador |
Gruppo 4 | Gruppo 5 | Gruppo 6 |
Inghilterra | Spagna | Brasile |
Cecoslovacchia | Jugoslavia | Unione Sovietica |
Francia | Irlanda del Nord | Scozia |
Kuwait | Honduras | Nuova Zelanda |
A ogni gruppo corrispondevano due città, di cui una riservata alla testa di serie (evidenziato in corsivo): questa regola sarà applicata anche al campionato del mondo 1990.
Passavano alla seconda fase a gruppi le prime due classificate di ogni gruppo. In caso di parità di punti, valeva il criterio della miglior differenza reti; in caso di ulteriore parità si considerava il maggior numero di gol segnati e, in caso di parità anche di goal fatti, si sarebbe proceduto al sorteggio.
La seconda fase prevedeva quattro gironi all'italiana di tre squadre ciascuno. Nelle successive edizioni a ventiquattro squadre (1986, 1990 e 1994) tali gironcini, formati due da una prima classificata e due seconde e due da due prime e una seconda, non saranno più presenti, ma si procederà con l'eliminazione diretta a partire dagli ottavi di finale, qualificandosi alla seconda fase le prime due classificate di ciascun gruppo più le migliori quattro terze, anche se saranno giocate, nella prima fase, trentasei partite per eliminare solamente otto squadre. Ciascuno dei gironi fu giocato in uno stadio assegnato e la composizione era la seguente:
L'ultima fase prevedeva due semifinali fra le vincenti dei quattro gironi della seconda fase, composte come segue:
Le due squadre sconfitte avrebbero giocato la finale per il terzo posto allo Stadio José Rico Pérez di Alicante. Le due squadre vincitrici avrebbero invece giocato la finale per il primo posto allo Stadio Santiago Bernabéu di Madrid.
Gli stadi scelti per ospitare il campionato mondiale di calcio 1982 furono diciassette in quattordici città[3]:
Pr. | Squadra | Data di qualificazione certa | Confederazione | Partecipante in quanto | Partecipazioni precedenti al torneo |
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1 | Spagna | 6 luglio 1966 | UEFA | Rappresentativa della nazione organizzatrice della fase finale | 5 (1934, 1950, 1962, 1966, 1978) |
2 | Argentina | 25 giugno 1978 | CONMEBOL | Paese detentore del titolo | 7 (1930, 1934, 1958, 1962, 1970, 1974, 1978) |
3 | Brasile | 22 marzo 1981 | CONMEBOL | Vincitrice del Gruppo 1 (CONMEBOL) | 11 (1930, 1934, 1938, 1950, 1954, 1958, 1962, 1966, 1970, 1974, 1978) |
4 | Cile | 14 giugno 1981 | CONMEBOL | Vincitrice del Gruppo 3 (CONMEBOL) | 5 (1930, 1950, 1962, 1966, 1974) |
5 | Perù | 6 settembre 1981 | CONMEBOL | Vincitrice del Gruppo 2 (CONMEBOL) | 3 (1930, 1970, 1978) |
6 | Belgio | 9 settembre 1981 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 2 (UEFA) | 5 (1930, 1934, 1938, 1954, 1970) |
7 | Polonia | 10 ottobre 1981 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 7 (UEFA) | 3 (1934, 1974, 1978) |
8 | Scozia | 14 ottobre 1981 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 6 (UEFA) | 4 (1954, 1958, 1974, 1978) |
9 | Germania Ovest | 14 ottobre 1981 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 1 (UEFA) | 9 (1934, 1938, 1954, 1958, 1962, 1966, 1970, 1974, 1978) |
10 | Algeria | 30 ottobre 1981 | CAF | Vincitrice del quarto turno (CAF) | – |
11 | Ungheria | 31 ottobre 1981 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 4 (UEFA) | 7 (1934, 1938, , 1954, 1958, 1962, 1966, 1978) |
12 | Italia | 14 novembre 1981 | UEFA | Seconda classificata del Gruppo 5 (UEFA) | 9 (1934, 1938, 1950, 1954, 1962, 1966, 1970, 1974, 1978) |
13 | Honduras | 16 novembre 1981 | CONCACAF | Vincitrice del campionato CONCACAF | – |
14 | Inghilterra | 18 novembre 1981 | UEFA | Seconda classifica del Gruppo 4 (UEFA) | 6 (1950, 1954, 1958, 1962, 1966, 1970) |
15 | Irlanda del Nord | 18 novembre 1981 | UEFA | Seconda classifica del Gruppo 6 (UEFA) | 1 (1958) |
16 | Unione Sovietica | 18 novembre 1981 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 3 (UEFA) | 4 (1958, 1962, 1966, 1970) |
17 | Jugoslavia | 21 novembre 1981 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 5 (UEFA) | 6 (1930, 1950, 1954, 1958, 1962, 1974) |
18 | Austria | 22 novembre 1981 | UEFA | Seconda classificata del Gruppo 1 (UEFA) | 4 (1934, 1954, 1958, 1978) |
19 | El Salvador | 22 novembre 1981 | CONCACAF | Seconda classifica del campionato CONCACAF | 1 (1970) |
20 | Camerun | 29 novembre 1981 | CAF | Vincitrice del quarto turno (CAF) | – |
21 | Cecoslovacchia | 29 novembre 1981 | UEFA | Seconda classificata del Gruppo 3 (UEFA) | 6 (1934, 1938, 1954, 1958, 1962, 1970) |
22 | Francia | 5 dicembre 1981 | UEFA | Seconda classificata del Gruppo 2 (UEFA) | 7 (1930, 1934, 1938, 1954, 1958, 1966, 1978) |
23 | Kuwait | 14 dicembre 1981 | AFC | Vincitrice del Secondo Turno (AFC-OFC) | − |
24 | Nuova Zelanda | 10 gennaio 1982 | OFC | Vincitrice dello Spareggio (OFC-AFC) | – |
Nota bene: nella sezione "partecipazioni precedenti al torneo", le date in grassetto indicano che la nazione ha vinto quella edizione del torneo, mentre le date in corsivo indicano la nazione ospitante.
La principale novità, come detto, fu costituita dall'aumento delle partecipanti europee, cosa che permise di avere presenti al torneo tutte le migliori nazionali del mondo e gli interpreti migliori del calcio di quel tempo.
Fuori dalla lotta di qualificazione la Spagna perché Paese ospitante, l'Inghilterra arrivò al mondiale assieme all'Ungheria, nonostante una sconfitta contro la Norvegia. Scozia e Irlanda del Nord fecero nel loro girone di qualificazione vittime illustri come Svezia e Portogallo. La Polonia (terzo posto nel 1974) andò a battere, nei giorni dello stato d'assedio, la Germania Est a Berlino, qualificandosi a sue spese. Anche la Germania Ovest (Campione del mondo nel 1974 e Campione d'Europa in carica) e l'Austria si qualificarono assieme nel proprio girone, mentre Francia, solo grazie alla differenza reti sull'Irlanda, e Belgio (secondo agli Europei 1980) eliminarono Paesi Bassi e Irlanda.
Qualificazione senza problemi per Unione Sovietica (Campione Europeo nel 1960) e solo grazie alla differenza reti sul Galles per la Cecoslovacchia (Campione Europeo nel 1976). L'Italia, autrice di quattro vittorie per 2-0 nel proprio girone di qualificazione contro, nell'ordine, Grecia, Danimarca, Lussemburgo e Jugoslavia, si qualificò proprio con quest'ultima con una giornata d'anticipo. L'andamento complessivo degli Azzurri suscitò però più di una perplessità, come l'1-1 di Torino contro la Grecia, che permise agli Azzurri di qualificarsi.
Quanto al Sudamerica, nessuna sorpresa per il sempre presente Brasile, qualificatosi insieme a Perù, da qualche edizione ospite fisso del Mondiale, e Cile, mentre l'Argentina, campione in carica, era qualificata di diritto al pari della Spagna ospitante.
Novità arrivarono dal resto del mondo: dal Nordamerica provennero El Salvador e Honduras, qualificatesi a spese del colosso dell'area, il Messico; dall'Africa giunsero due matricole, Algeria e Camerun, in Asia il Kuwait ottenne la sua prima, e finora unica, partecipazione ai Mondiali; l'Oceania riuscì a esprimere per la seconda volta, dopo l'Australia nel 1974, una propria squadra alla fase finale dei Mondiali: la Nuova Zelanda, al suo debutto assoluto, la quale aveva vinto nel dicembre 1981 lo spareggio di qualificazione contro la Cina, avendo terminato entrambe a pari punti al secondo posto del girone finale misto asiatico-oceaniano.
Uno dei fattori che contribuirono fu l'allargamento delle squadre partecipanti alla fase finale a ventiquattro, che permise a quattordici squadre europee, tra cui tutte quelle di vertice all'epoca, eccezion fatta per i Paesi Bassi, di partecipare al torneo, cosa che fino ad allora era impedita dalla limitazione per continente.
L'edizione spagnola del Campionato del Mondo si segnala anche per essere stata la prima a ospitare tutte le Confederazioni affiliate alla FIFA. Questo fatto avverrà di nuovo in Germania nel 2006, anche se all'atto della fase finale, l'Australia, che aveva giocato le qualificazioni come affiliata OFC, era già passata sotto l'egida AFC, e nel 2010 in Sudafrica. Oltre alle quattordici squadre europee (insieme ai padroni di casa della Spagna, Austria, Belgio, Cecoslovacchia, Francia, Germania Ovest, Inghilterra, Irlanda del Nord, Italia, Jugoslavia, Polonia, Scozia, Ungheria e Unione Sovietica), ai nastri di partenza si allinearono anche due africane (Algeria e Camerun), quattro sudamericane (oltre all'Argentina campione uscente, Brasile, Cile e Perù), due nordamericane (El Salvador e Honduras), un'asiatica (il Kuwait) e un'oceaniana (Nuova Zelanda).
La Spagna venne scelta il 6 luglio 1966 dalla FIFA come sede del torneo, ben sedici anni prima della manifestazione, in quanto in quell'occasione, per una serie di circostanze, furono scelte le sedi dei Mondiali del 1974, del 1978 e del 1982. All'epoca la Spagna si candidò insieme alla Germania Ovest sia per l'edizione del 1974 che per quella del 1982; successivamente, grazie a un accordo tra i due paesi per ottenere ciascuna un'edizione, gli spagnoli si ritirarono dalla corsa per i mondiali del 1974 e i tedeschi da quella per i mondiali del 1982.
Il clima politico in cui si svolsero quei Campionati era abbastanza disteso, nonostante un tentativo di colpo di Stato perpetrato dal colonnello Tejero circa un anno prima, tentativo abortito sul nascere. A riscaldare maggiormente il clima era, semmai, lo stato d'assedio instaurato nel dicembre 1981 da Jaruzelski in Polonia per evitare l'invasione sovietica e, soprattutto, il conflitto tra britannici e argentini, svoltosi tra aprile e giugno 1982, per il possesso delle Isole Malvinas o Falkland, che, nato per iniziativa della dittatura sudamericana in declino, vide compattare intorno alle due contendenti il rispettivo orgoglio nazionale.
La prima sorpresa del campionato arrivò nella giornata inaugurale. Il Belgio, il cui tecnico Guy Thys aveva fatto del catenaccio e contropiede l'arma principale di gioco, imbrigliò le iniziative di Maradona, gli bloccò i riferimenti e, al momento opportuno, colpì: i belgi batterono così l'Argentina per 1-0. Altra sorpresa fu la vittoria dell'Algeria sulla Germania Ovest di Rummenigge per 2-1. Mattatore della gara fu Rabah Madjer, che avrebbe poi vinto il Pallone d'Oro africano e la Coppa dei Campioni 1986-1987 con il Porto.
Se la vittoria iniziale valse ai belgi il primo posto finale del girone proprio davanti all'Argentina, stessa sorte non arrise all'Algeria, la quale sfiorò soltanto la qualificazione, giungendo solamente terza e venendo eliminata per differenza reti sfavorevole rispetto a quella di Germania Ovest e Austria. Proprio l'incontro fra queste due formazioni vide i tedeschi vincere per 1-0 ed esibirsi con la squadra alpina in una melina per il resto della gara: il fatto, che richiamò un episodio simile avvenuto quattro anni prima in terra argentina, ebbe tale eco (la gara fu soprannominata "patto di non belligeranza di Gijón") che, a partire dall'edizione del 1986, venne ristabilita la contemporaneità delle ultime partite dei gironi per evitare risultati di comodo.
La Spagna, sorteggiata nel gruppo 5 con Jugoslavia, Irlanda del Nord e Honduras, faticò più del previsto a qualificarsi. Il gruppo venne vinto a sorpresa dall'Irlanda del Nord, sfavorita alla vigilia, che schierò quello che ancora oggi è il calciatore più giovane in assoluto ad aver giocato la fase finale dei mondiali: Norman Whiteside, all'epoca diciassettenne. Gli iberici furono infatti costretti al pareggio per 1-1 dagli honduregni e vinsero di misura sulla Jugoslavia per 2-1, la quale giunse soltanto terza, alle spalle dei padroni di casa.
Nel gruppo 3 si registrò il record di gol segnati da una squadra in una sola partita della fase finale dei mondiali: a detenerlo ancora oggi è l'Ungheria, che batté la El Salvador per 10-1. Questa partita è anche al secondo posto di tutti i tempi per reti realizzate in una partita del mondiale: ben 11, raggiunti da un Ungheria-Germania Ovest 8-3 e superati unicamente da un Austria-Svizzera 7-5, giocate entrambe al Campionato mondiale di calcio 1954. Tuttavia, il record non bastò alla nazionale magiara per qualificarsi, poiché giunse solo terza nel proprio girone.
Senza scossoni il gruppo della favorita Inghilterra, capitata insieme a Francia, Cecoslovacchia e Kuwait. Considerato alla vigilia il girone più difficile, gli inglesi lo vinsero a punteggio pieno, seguiti dai francesi. Proprio in questo gruppo si segnala l'evento più curioso, durante l'incontro tra Francia e Kuwait, il gol del 4-1 dei Bleus di Alain Giresse scatenò notevoli proteste in campo: i difensori del Kuwait si erano infatti fermati sentendo un fischio proveniente dagli spalti e attribuendolo erroneamente all'arbitro; Giresse, con la difesa praticamente ferma, non ebbe difficoltà a battere il portiere avversario. Lo sceicco Fahad Al-Ahmed Al-Jaber Al-Sabah, presidente della KFA, scese però in campo per contestare la decisione arbitrale: in seguito alla minaccia di ritiro della squadra dal campo, l'arbitro sovietico Stupar decise dunque di annullare il gol. La Francia vinse comunque 4-1, con l'ultima marcatura di Maxime Bossis. Lo sceicco morirà otto anni dopo, il primo giorno dell'invasione irachena del Kuwait.
Quasi tutto agevole per il Brasile, favorito alla vigilia per la vittoria del torneo, sorteggiato insieme a Unione Sovietica, Scozia e Nuova Zelanda. La prima partita fu contro i sovietici, che passarono in vantaggio per primi grazie a uno svarione del portiere Valdir Peres. Per ribaltare il vantaggio iniziale ci vollero molta fatica e due reti da fuori area di Éder e Sócrates nel secondo tempo. Anche con la Scozia il Brasile andò sotto di un gol nel primo tempo, raggiungendo il pareggio poco prima dell'intervallo; nel secondo tempo dilagò, chiudendo la partita per 4-1. Nella norma la vittoria per 4-0 contro la Nuova Zelanda. Si qualificarono anche i sovietici, che approfittarono della miglior differenza reti nei confronti della Scozia, che giunse solo terza.
Il gruppo dell'Italia, guidata da Enzo Bearzot, capitata insieme a Polonia, Camerun e Perù, si rivelò il vero "gruppo di ferro". Gli Azzurri giunsero in Spagna fra mille polemiche e incognite, non ultimo un Paolo Rossi reduce dalla squalifica di due anni per il noto scandalo del calcio-scommesse[2]. Bearzot era inoltre contestato dalla stampa per aver escluso dalla rosa Beccalossi e Pruzzo[2]. In particolare, i giornali romani premevano per un più marcato utilizzo dei giocatori della Roma, data la visibilità che la squadra aveva raggiunto sotto la presidenza di Dino Viola. Bearzot rimase però fedele al blocco-Juve, che già gli aveva dato soddisfazioni quattro anni prima e i cui membri, eccezion fatta per il solo Rossi, avevano vinto cinque dei precedenti otto campionati di Serie A. L'Italia pareggiò tutti i suoi incontri e si qualificò in virtù della differenza reti a scapito del Camerun: in questi tre match, Rossi deluse le aspettative[2].
I risultati della prima fase però portarono alla seguente situazione: in ragione del totalmente inaspettato secondo posto delle teste di serie Spagna, Argentina e Italia, i padroni di casa approdarono nel gruppo B con Inghilterra e Germania Ovest, mentre le altre due vennero destinate al gruppo C assieme al Brasile. Di contro, i gruppi A (Polonia, Unione Sovietica e Belgio) e D (Francia, Irlanda del Nord e Austria) apparivano meno duri, anche se equilibrati.
In totale, rimasero a contendersi il titolo dieci squadre europee e due sudamericane, almeno una delle quali destinata a sicura eliminazione. Il regolamento prevedeva che la prima partita fosse giocata dalle due squadre con lo stesso piazzamento nel gruppo della prima fase. La squadra rimanente avrebbe giocato prima contro la perdente del primo incontro e poi contro la vincente. In caso di parità, la seconda partita del girone sarebbe stata giocata dalla squadra proveniente dal gruppo della prima fase "più basso" (1 o 2), come accadde alla Germania Ovest dopo il pareggio con l'Inghilterra, mentre quella proveniente dai gruppi 3 o 4 avrebbe disputato l'ultima gara.
Nel gruppo D, nel primo scontro tra due seconde classificate, la Francia batté 1-0 l'Austria, di fatto ipotecando il passaggio del turno, invece nel gruppo B l'Inghilterra ottenne soltanto un punto nella prima partita, terminata 0-0, contro la Germania Ovest. La Polonia, favorita del gruppo A, fece lo stesso, vincendo il primo confronto per 3-0 ai danni del Belgio, mentre nel gruppo C, nel secondo confronto tra due seconde classificate, l'Italia, fin lì criticata e talvolta quasi insultata dalla stampa, al punto che Bearzot rispose con l'imposizione ai suoi del silenzio-stampa[2], con la sola eccezione del capitano Zoff, batté l'Argentina, una tra le favorite alla vittoria finale[2]: il CT italiano riuscì a neutralizzare Maradona mettendogli Claudio Gentile in marcatura –si conteranno oltre venti infrazioni commesse dal difensore ai danni del Pibe de Oro[2] – e gli Azzurri vinsero l'incontro 2-1[2].
La seconda partita contribuì a determinare le quattro semifinaliste: nel gruppo D Irlanda del Nord e Austria pareggiarono 2-2. Nel gruppo B la Spagna perse per 2-1 contro i tedeschi occidentali, venendo, di fatto, eliminata. Nel gruppo A il Belgio, nonostante la strenua resistenza, venne eliminato dall'Unione Sovietica, che vinse per 1-0, rovinandosi la differenza reti con la Polonia. Infine, nel gruppo C, il Brasile vinse facilmente, ponendo definitivamente fine al cammino mondiale dell'Argentina, battendola 3-1.
Nell'ultima tornata, la Francia eliminò i nordirlandesi, battendoli per 4-1 e ribadendo la propria superiorità nel gruppo. Più carica di tensione fu la partita fra Polonia e URSS, che si teneva sette mesi dopo la proclamazione dello stato d'assedio a Varsavia: i polacchi organizzarono vere e proprie barricate, al punto che Boniek rimediò un'ammonizione che gli avrebbe fatto saltare la semifinale, e riuscirono a fermare i sovietici sullo 0-0, guadagnando l'accesso alle semifinali. Nel gruppo B l'Inghilterra ottenne di nuovo uno 0-0, laddove sarebbe servito vincere con almeno due gol di scarto, contro i padroni di casa spagnoli che erano già matematicamente eliminati; gli inglesi dovettero così lasciare la competizione senza avere mai perso una partita e con un solo gol al passivo (come il Camerun, uscito però nel turno precedente).
L'ultima partita vedeva impegnate Brasile e Italia, con gli Azzurri costretti a vincere per poter passare il turno. La Seleção era votata all'attacco e l'Italia era abile a sfruttare i contropiedi: si rivelò vantaggio per gli Azzurri dopo solo cinque minuti con un redivivo Paolo Rossi, poi rientrato sette minuti dopo con il pareggio di Sócrates; nuovo vantaggio italiano sempre di Rossi che sfruttò un errore di Toninho Cerezo al 25'. Gentile, intanto, fu costretto a una rigida marcatura su Zico, il più pericoloso fra i brasiliani, ottenendo un'ammonizione che gli avrebbe poi fatto saltare la semifinale. Nel secondo tempo, ci fu il pareggio del Brasile al 69' con Falcão, ma al 74' Rossi segnò il terzo gol[2]. Gli ultimi minuti della partita furono contraddistinti da un gol annullato ad Antognoni per un'erronea segnalazione di fuorigioco del guardalinee e dalla parata sulla linea di porta di Dino Zoff su colpo di testa di Oscar. Il risultato finale fu di 3-2 per l'Italia e il Brasile venne eliminato. Fu un'autentica disfatta per i giocatori verde-oro, i quali erano così sicuri di passare il turno al punto di aver già prenotato l'albergo a Madrid, e per il Brasile intero, che ricorderà questa partita come la tragedia del Sarriá.
A giocarsi la Coppa restarono quattro squadre europee: Francia, Germania Ovest, Polonia e Italia. La prima semifinale vedeva nuovamente contro italiani e polacchi, durante la quale, al contrario della partita della prima fase, gli Azzurri dominarono vincendo per 2-0 con una doppietta di Rossi, giunto a cinque reti in appena due partite.
La seconda semifinale fra Germania Ovest e Francia fu più spettacolare: all'iniziale vantaggio tedesco di Littbarski rispose Platini su rigore. Uno sgradevole episodio vide coinvolto il portiere tedesco Schumacher che, dopo aver atterrato il francese Battiston al limite dell'area e avergli provocato la rottura di due denti e l'incrinatura di un paio di vertebre, si mise a fare esercizi di stretching davanti ai tifosi francesi. La partita proseguì fino ai tempi supplementari, dove la Francia si portò sul 3-1, ma poi la Germania riuscì a recuperare lo svantaggio prima con Rummenigge e poi con una rovesciata di Fischer. Per la prima volta nella storia dei Mondiali, una partita si decise ai rigori, e a spuntarla fu la Germania Ovest per 5-4.
L'11 luglio 1982 andò dunque in scena la finale fra Germania Ovest e Italia, diretta dall'arbitro brasiliano Arnaldo César Coelho, il primo caso di fischietto sudamericano in una finale mondiale. Bearzot dovette riadattare la squadra in seguito all'indisponibilità di Antognoni e all'infortunio, dopo appena otto minuti di gioco, occorso a Graziani a causa di uno scontro con la difesa tedesca. L'Italia dominò nel primo tempo, anche se Cabrini perse l'occasione per passare in vantaggio, sbagliando un rigore. La ripresa vide un calo della squadra tedesca, di cui approfittò per primo Rossi su cross di Gentile.
Dopo un tentativo di pareggio di Hrubesch, gli azzurri raddoppiarono con un tiro dal limite dell'area di Tardelli, il cui urlo di gioia divenne un'icona di quei Campionati del Mondo e delle successive avventure della nazionale italiana. Altobelli segnò la rete del 3-0, seguita dal punto d'onore di Breitner, già realizzatore di un rigore nella finale mondiale del 1974. Altobelli fece poi posto all'88' a Causio, ricompensato con la passerella mondiale per i suoi meriti.
«Palla al centro per Müller, ferma Scirea, Bergomi, Gentile, è finito! Campioni del mondo, Campioni del mondo, Campioni del mondo!!!» |
(Nando Martellini, telecronista RAI - Radiotelevisione italiana) |
L'enfasi del telecronista italiano non fu casuale, in quanto scandì proprio per tre volte consecutive la proclamazione del terzo titolo di campione del mondo della Nazionale italiana. Le immagini televisive che giunsero da Madrid mostrarono l'arbitro brasiliano Coelho prendere il pallone calciato da Bergomi in direzione di Gentile e sollevarlo con le braccia in alto mentre emetteva il triplice fischio finale. Rimasero impresse nella cultura popolare italiana anche altre immagini, oltre al citato urlo di Tardelli, come Zoff che prende la Coppa del Mondo dalle mani del re di Spagna Juan Carlos I e la alza fiero (Renato Guttuso ne farà poi un quadro), il Presidente della Repubblica Sandro Pertini che esulta con entusiasmo a ogni rete degli Azzurri, lasciandosi scappare vicino all'impassibile sovrano iberico un "non ci prendono più" dopo il gol del 3-0, o lo stesso Presidente che gioca a scopone scientifico in coppia con Zoff contro Causio e Bearzot, durante il viaggio di ritorno in Italia sull'aereo presidenziale assieme alla Coppa.
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Polonia | 4 | 3 | 1 | 2 | 0 | 5 | 1 | +4 |
2. | Italia | 3 | 3 | 0 | 3 | 0 | 2 | 2 | 0 |
3. | Camerun | 3 | 3 | 0 | 3 | 0 | 1 | 1 | 0 |
4. | Perù | 2 | 3 | 0 | 2 | 1 | 2 | 6 | -4 |
Vigo 14 giugno 1982, ore 17:15 UTC+1 |
Italia |
0 – 0 referto |
Polonia |
Stadio
Balaídos (33 000 spett.)
|
A Coruña 15 giugno 1982, ore 17:15 UTC+1 |
Perù |
0 – 0 referto |
Camerun |
Stadio
Riazor (11 000 spett.)
|
Vigo 18 giugno 1982, ore 17:15 UTC+1 |
Italia |
1 – 1 referto |
Perù |
Stadio
Balaídos (25 000 spett.)
|
||||||
|
A Coruña 19 giugno 1982, ore 17:15 UTC+1 |
Polonia |
0 – 0 referto |
Camerun |
Stadio
Riazor (19 000 spett.)
|
A Coruña 22 giugno 1982, ore 17:15 UTC+1 |
Polonia |
5 – 1 referto |
Perù |
Stadio
Riazor (25 000 spett.)
|
||||||
|
Vigo 23 giugno 1982, ore 17:15 UTC+1 |
Italia |
1 – 1 referto |
Camerun |
Stadio
Balaídos (20 000 spett.)
|
||||||
|
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Germania Ovest | 4 | 3 | 2 | 0 | 1 | 6 | 3 | +3 |
2. | Austria | 4 | 3 | 2 | 0 | 1 | 3 | 1 | +2 |
3. | Algeria | 4 | 3 | 2 | 0 | 1 | 5 | 5 | 0 |
4. | Cile | 0 | 3 | 0 | 0 | 3 | 3 | 8 | -5 |
Gijón 16 giugno 1982, ore 17:15 UTC+1 |
Germania Ovest |
1 – 2 referto |
Algeria |
Stadio El
Molinón (42 000 spett.)
|
||||||
|
Oviedo 17 giugno 1982, ore 17:15 UTC+1 |
Cile |
0 – 1 referto |
Austria |
Stadio Carlos Tartiere (22 500 spett.)
|
||||||
|
Gijón 20 giugno 1982, ore 17:15 UTC+1 |
Germania Ovest |
4 – 1 referto |
Cile |
Stadio El
Molinón (42 000 spett.)
|
||||||
|
Oviedo 21 giugno 1982, ore 17:15 UTC+1 |
Algeria |
0 – 2 referto |
Austria |
Stadio Carlos Tartiere (22 000 spett.)
|
||||||
|
Oviedo 24 giugno 1982, ore 17:15 UTC+1 |
Algeria |
3 – 2 referto |
Cile |
Stadio Carlos Tartiere (16 000 spett.)
|
||||||
|
Gijón 25 giugno 1982, ore 17:15 UTC+1 |
Germania Ovest |
1 – 0 referto |
Austria |
Stadio El
Molinón (41 000 spett.)
|
||||||
|
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Belgio | 5 | 3 | 2 | 1 | 0 | 3 | 1 | +2 |
2. | Argentina | 4 | 3 | 2 | 0 | 1 | 6 | 2 | +4 |
3. | Ungheria | 3 | 3 | 1 | 1 | 1 | 12 | 6 | +6 |
4. | El Salvador | 0 | 3 | 0 | 0 | 3 | 1 | 13 | -12 |
Barcellona 13 giugno 1982, ore 20:00 UTC+1 |
Argentina |
0 – 1 referto |
Belgio |
Camp Nou (95 500 spett.)
|
||||||
|
Elche 15 giugno 1982, ore 21:00 UTC+1 |
Ungheria |
10 – 1 referto |
El Salvador |
Stadio Martínez Valero (23 000 spett.)
|
||||||
|
Alicante 18 giugno 1982, ore 21:00 UTC+1 |
Argentina |
4 – 1 referto |
Ungheria |
Stadio José Rico Pérez (32 093 spett.)
|
||||||
|
Elche 19 giugno 1982, ore 21:00 UTC+1 |
Belgio |
1 – 0 referto |
El Salvador |
Stadio Martínez Valero (15 000 spett.)
|
||||||
|
Elche 22 giugno 1982, ore 21:00 UTC+1 |
Belgio |
1 – 1 referto |
Ungheria |
Stadio Martínez Valero (37 000 spett.)
|
||||||
|
Alicante 23 giugno 1982, ore 21:00 UTC+1 |
Argentina |
2 – 0 referto |
El Salvador |
Stadio José Rico Pérez (32 500 spett.)
|
||||||
|
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Inghilterra | 6 | 3 | 3 | 0 | 0 | 6 | 1 | +5 |
2. | Francia | 3 | 3 | 1 | 1 | 1 | 6 | 5 | +1 |
3. | Cecoslovacchia | 2 | 3 | 0 | 2 | 1 | 2 | 4 | -2 |
4. | Kuwait | 1 | 3 | 0 | 1 | 2 | 2 | 6 | -4 |
Bilbao 16 giugno 1982, ore 17:15 UTC+1 |
Inghilterra |
3 – 1 referto |
Francia |
Stadio San Mamés (44 172 spett.)
|
||||||
|
Valladolid 17 giugno 1982, ore 17:45 UTC+1 |
Cecoslovacchia |
1 – 1 referto |
Kuwait |
Stadio José Zorrilla (25 000 spett.)
|
||||||
|
Bilbao 20 giugno 1982, ore 17:15 UTC+1 |
Inghilterra |
2 – 0 referto |
Cecoslovacchia |
Stadio San Mamés (41 123 spett.)
|
||||||
|
Valladolid 21 giugno 1982, ore 17:15 UTC+1 |
Francia |
4 – 1 referto |
Kuwait |
Stadio José Zorrilla (30 043 spett.)
|
||||||
|
Valladolid 24 giugno 1982, ore 17:15 UTC+1 |
Francia |
1 – 1 referto |
Cecoslovacchia |
Stadio José Zorrilla (28 000 spett.)
|
||||||
|
Bilbao 25 giugno 1982, ore 17:15 UTC+1 |
Inghilterra |
1 – 0 referto |
Kuwait |
Stadio San Mamés (39 700 spett.)
|
||||||
|
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Irlanda del Nord | 4 | 3 | 1 | 2 | 0 | 2 | 1 | +1 |
2. | Spagna | 3 | 3 | 1 | 1 | 1 | 3 | 3 | 0 |
3. | Jugoslavia | 3 | 3 | 1 | 1 | 1 | 2 | 2 | 0 |
4. | Honduras | 2 | 3 | 0 | 2 | 1 | 2 | 3 | -1 |
Valencia 16 giugno 1982, ore 21:00 UTC+1 |
Spagna |
1 – 1 referto |
Honduras |
Stadio Luís Casanova (49 562 spett.)
|
||||||
|
Saragozza 17 giugno 1982, ore 21:00 UTC+1 |
Jugoslavia |
0 – 0 referto |
Irlanda del Nord |
La
Romareda (25 000 spett.)
|
Valencia 20 giugno 1982, ore 21:00 UTC+1 |
Spagna |
2 – 1 referto |
Jugoslavia |
Stadio Luís Casanova (48 000 spett.)
|
||||||
|
Saragozza 21 giugno 1982, ore 21:00 UTC+1 |
Honduras |
1 – 1 referto |
Irlanda del Nord |
La
Romareda (15 000 spett.)
|
||||||
|
Saragozza 24 giugno 1982, ore 21:00 UTC+1 |
Honduras |
0 – 1 referto |
Jugoslavia |
La
Romareda (25 000 spett.)
|
||||||
|
Valencia 25 giugno 1982, ore 21:00 UTC+1 |
Spagna |
0 – 1 referto |
Irlanda del Nord |
Stadio Luís Casanova (49 562 spett.)
|
||||||
|
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Brasile | 6 | 3 | 3 | 0 | 0 | 10 | 2 | +8 |
2. | Unione Sovietica | 3 | 3 | 1 | 1 | 1 | 6 | 4 | +2 |
3. | Scozia | 3 | 3 | 1 | 1 | 1 | 8 | 8 | 0 |
4. | Nuova Zelanda | 0 | 3 | 0 | 0 | 3 | 2 | 12 | -10 |
Siviglia 14 giugno 1982, ore 21:00 UTC+1 |
Brasile |
2 – 1 referto |
Unione Sovietica |
Stadio Ramón Sánchez Pizjuán (68 000
spett.)
|
||||||
|
Málaga 15 giugno 1982, ore 21:00 UTC+1 |
Scozia |
5 – 2 referto |
Nuova Zelanda |
Stadio La
Rosaleda (36 000 spett.)
|
||||||
|
Siviglia 18 giugno 1982, ore 21:00 UTC+1 |
Brasile |
4 – 1 referto |
Scozia |
Stadio Benito Villamarín (47 379
spett.)
|
||||||
|
Málaga 19 giugno 1982, ore 21:00 UTC+1 |
Unione Sovietica |
3 – 0 referto |
Nuova Zelanda |
Stadio La
Rosaleda (19 000 spett.)
|
||||||
|
Málaga 22 giugno 1982, ore 21:00 UTC+1 |
Unione Sovietica |
2 – 2 referto |
Scozia |
Stadio La
Rosaleda (45 000 spett.)
|
||||||
|
Siviglia 23 giugno 1982, ore 21:00 UTC+1 |
Brasile |
4 – 0 referto |
Nuova Zelanda |
Stadio Benito Villamarín (43 000
spett.)
|
||||||
|
Pos | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Polonia | 3 | 2 | 1 | 1 | 0 | 3 | 0 | +3 |
2. | Unione Sovietica | 3 | 2 | 1 | 1 | 0 | 1 | 0 | +1 |
3. | Belgio | 0 | 2 | 0 | 0 | 2 | 0 | 4 | -4 |
Barcellona 28 giugno 1982, ore 21:00 UTC+1 |
Polonia |
3 – 0 referto |
Belgio |
Camp Nou (65 000 spett.)
|
||||||
|
Barcellona 1º luglio 1982, ore 21:00 UTC+1 |
Belgio |
0 – 1 referto |
Unione Sovietica |
Camp Nou (45 000 spett.)
|
||||||
|
Barcellona 4 luglio 1982, ore 21:00 UTC+1 |
Polonia |
0 – 0 referto |
Unione Sovietica |
Camp Nou (65 000 spett.)
|
Pos | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Germania Ovest | 3 | 2 | 1 | 1 | 0 | 2 | 1 | +1 |
2. | Inghilterra | 2 | 2 | 0 | 2 | 0 | 0 | 0 | 0 |
3. | Spagna | 1 | 2 | 0 | 1 | 1 | 1 | 2 | -1 |
Madrid 29 giugno 1982, ore 21:00 UTC+1 |
Germania Ovest |
0 – 0 referto |
Inghilterra |
Stadio Santiago Bernabéu (75 000 spett.)
|
Madrid 2 luglio 1982, ore 21:00 UTC+1 |
Germania Ovest |
2 – 1 referto |
Spagna |
Stadio Santiago Bernabéu (90 089 spett.)
|
||||||
|
Madrid 5 luglio 1982, ore 21:00 UTC+1 |
Spagna |
0 – 0 referto |
Inghilterra |
Stadio Santiago Bernabéu (75 000 spett.)
|
Pos | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Italia | 4 | 2 | 2 | 0 | 0 | 5 | 3 | +2 |
2. | Brasile | 2 | 2 | 1 | 0 | 1 | 5 | 4 | +1 |
3. | Argentina | 0 | 2 | 0 | 0 | 2 | 2 | 5 | -3 |
Barcellona 29 giugno 1982, ore 17:15 UTC+1 |
Italia |
2 – 1 referto |
Argentina |
Stadio di
Sarriá (43 000 spett.)
|
||||||
|
Barcellona 2 luglio 1982, ore 17:15 UTC+1 |
Argentina |
1 – 3 referto |
Brasile |
Stadio di
Sarriá (43 000 spett.)
|
||||||
|
Barcellona 5 luglio 1982, ore 17:15 UTC+1 |
Italia |
3 – 2 referto |
Brasile |
Stadio di
Sarriá (44 000 spett.)
|
||||||
|
Pos | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Francia | 4 | 2 | 2 | 0 | 0 | 5 | 1 | +4 |
2. | Austria | 1 | 2 | 0 | 1 | 1 | 2 | 3 | -1 |
3. | Irlanda del Nord | 1 | 2 | 0 | 1 | 1 | 3 | 6 | -3 |
Madrid 28 giugno 1982, ore 17:15 UTC+1 |
Austria |
0 – 1 referto |
Francia |
Stadio Vicente Calderón (37 000 spett.)
|
||||||
|
Madrid 1º luglio 1982, ore 17:15 UTC+1 |
Austria |
2 – 2 referto |
Irlanda del Nord |
Stadio Vicente Calderón (20 000 spett.)
|
||||||
|
Madrid 4 luglio 1982, ore 17:15 UTC+1 |
Francia |
4 – 1 referto |
Irlanda del Nord |
Stadio Vicente Calderón (37 000 spett.)
|
||||||
|
Semifinali | Finale | |||||||
8 luglio – 17:15 - Barcellona | ||||||||
A. | Polonia | 0 | ||||||
C. | Italia | 2 | ||||||
11 luglio – 20:00 - Madrid | ||||||||
Italia | 3 | |||||||
Germania Ovest | 1 | |||||||
Finale 3º posto | ||||||||
8 luglio – 21:00 - Siviglia | 10 luglio – 20:00 - Alicante | |||||||
B. | Germania Ovest (dtr) | 3 (5) | Polonia | 3 | ||||
D. | Francia | 3 (4) | Francia | 2 |
Barcellona 8 luglio 1982, ore 17:15 UTC+1 |
Polonia |
0 – 2 referto |
Italia |
Camp Nou (50 000 spett.)
|
||||||
|
Siviglia 8 luglio 1982, ore 21:00 UTC+1 |
Germania Ovest |
3 – 3 (d.t.s.) referto |
Francia |
Stadio Ramón Sánchez Pizjuán (63 000
spett.)
|
|||||||||
|
Alicante 10 luglio 1982, ore 20:00 UTC+1 |
Polonia |
3 – 2 referto |
Francia |
Stadio José Rico Pérez (28 000 spett.)
|
||||||
|
Madrid 11 luglio 1982, ore 20:00 UTC+1 |
Italia |
3 – 1 referto |
Germania Ovest |
Stadio Santiago Bernabéu (90 000 spett.)
|
||||||
|
[4] | Miglior marcatore (Scarpa d'oro) | Miglior giocatore (Pallone d'oro) | Miglior giovane | Premio FIFA Fair Play |
---|---|---|---|---|
Oro | Paolo Rossi (6) | Paolo Rossi | Manuel Amoros | Brasile |
Argento | Non assegnato | Falcão | Non assegnato | Non assegnato |
Bronzo | Non assegnato | Karl-Heinz Rummenigge | Non assegnato | Non assegnato |
Portiere | Difensori | Centrocampisti | Attaccanti |
---|---|---|---|
Dino Zoff |
Luizinho Júnior Claudio Gentile Fulvio Collovati |
Zbigniew Boniek Falcão Michel Platini Zico |
Paolo Rossi Karl-Heinz Rummenigge |
L'Italia campione del mondo nel 1982.[6][7]
Italia | ||
---|---|---|
Numero | Giocatore | Squadra 1982 |
Portieri | ||
1 | Dino Zoff | Juventus |
12 | Ivano Bordon | Inter |
22 | Giovanni Galli | Fiorentina |
Difensori | ||
2 | Franco Baresi | Milan |
3 | Giuseppe Bergomi | Inter |
4 | Antonio Cabrini | Juventus |
5 | Fulvio Collovati | Milan |
6 | Claudio Gentile | Juventus |
7 | Gaetano Scirea | Juventus |
8 | Pietro Vierchowod | Fiorentina |
Centrocampisti | ||
9 | Giancarlo Antognoni | Fiorentina |
10 | Giuseppe Dossena | Torino |
11 | Giampiero Marini | Inter |
13 | Gabriele Oriali | Inter |
14 | Marco Tardelli | Juventus |
15 | Franco Causio | Udinese |
16 | Bruno Conti | Roma |
Attaccanti | ||
17 | Daniele Massaro | Fiorentina |
18 | Alessandro Altobelli | Inter |
19 | Francesco Graziani | Fiorentina |
20 | Paolo Rossi | Juventus |
21 | Franco Selvaggi | Cagliari |
Commissario tecnico: Enzo Bearzot |
|
|||
---|---|---|---|
Campione d'Europa in carica | |||
Uniformi di gara
|
|||
Sport | Calcio | ||
Federazione |
FIGC Federazione Italiana Giuoco Calcio |
||
Confederazione | UEFA | ||
Codice FIFA | ITA | ||
Soprannome | Azzurri | ||
Selezionatore | Roberto Mancini | ||
Record presenze | Gianluigi Buffon (176) | ||
Capocannoniere | Gigi Riva (35) | ||
Stadio | Lista degli stadi | ||
Ranking FIFA | 6º (10 febbraio 2022)[1] | ||
Sponsor tecnico | Puma | ||
Esordio internazionale | |||
Italia 6 - 2 Francia Milano, Italia; 15 maggio 1910 |
|||
Migliore vittoria | |||
Italia 9 - 0 Stati Uniti Brentford, Regno Unito; 2 agosto 1948 |
|||
Peggiore sconfitta | |||
Ungheria 7 - 1 Italia Budapest, Ungheria; 6 aprile 1924 |
|||
Campionato del mondo | |||
Partecipazioni | 18 (esordio: 1934) | ||
Miglior risultato | Campioni nel 1934, 1938, 1982, 2006 | ||
Campionato d'Europa | |||
Partecipazioni | 10 (esordio: 1968) | ||
Miglior risultato | Campioni nel 1968, 2020 | ||
Coppa Internazionale | |||
Partecipazioni | 6 (esordio: 1927-1930) | ||
Miglior risultato | Campioni nel 1927-1930, 1933-1935 | ||
Confederations Cup | |||
Partecipazioni | 2 (esordio: 2009) | ||
Miglior risultato | Terzo posto nel 2013 | ||
Torneo Olimpico | |||
Partecipazioni | 6[2] (esordio: 1912) | ||
Miglior risultato | Oro nel 1936 | ||
Nations League | |||
Partecipazioni | 2 (esordio: 2018-2019) | ||
Miglior risultato | Terzo posto nel 2020-2021 |
La nazionale di calcio dell'Italia, il cui nome ufficiale è nazionale A,[3] è la rappresentativa calcistica dell'Italia ed è posta sotto l'egida della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Rappresenta l'Italia nelle varie competizioni ufficiali o amichevoli riservate a nazionali di calcio. I suoi componenti sono noti come Azzurri per il colore delle divise.
È una delle nazionali di calcio più titolate del mondo: ha vinto quattro campionati mondiali (Italia 1934, Francia 1938, Spagna 1982 e Germania 2006, secondi al mondo dopo il Brasile e a pari merito con la Germania), due campionati europei (Italia 1968 ed Europa 2020) e un torneo olimpico (Berlino 1936, uno dei sette riservati alle nazionali maggiori e disputati dal 1908 al 1948). In bacheca annovera inoltre due Coppe Internazionali (1927-1930 e 1933-1935), competizione continentale riconosciuta quale ufficiosa antesignana del campionato europeo.
Avendo ottenuto come ulteriori piazzamenti due secondi posti (Messico 1970 e Stati Uniti 1994) e un terzo posto (Italia 1990) al mondiale, due secondi posti all'europeo (Belgio-Paesi Bassi 2000 e Polonia-Ucraina 2012), una medaglia di bronzo al torneo olimpico di Amsterdam 1928 e un terzo posto sia alla FIFA Confederations Cup 2013 sia alla UEFA Nations League 2020-2021, l'Italia è l'unica nazionale, con la Spagna, a essere salita sul podio di tutte le competizioni ufficiali organizzate da FIFA e UEFA per le nazionali maggiori.
È l'unica nazionale, con il Brasile, a essersi aggiudicata due titoli mondiali consecutivi (nelle edizioni del 1934 e del 1938), nonché una delle sei (con Uruguay, Inghilterra, Germania Ovest, Argentina e Francia) ad aver vinto il titolo mondiale tra le mura domestiche. È inoltre una delle tre nazionali (con Spagna e Francia) ad aver vinto il titolo europeo in un'edizione casalinga.
Detiene inoltre due record mondiali per squadre nazionali: quello di imbattibilità assoluta, stabilito tra il 10 ottobre 2018 e il 6 ottobre 2021, con 37 partite consecutive senza sconfitte,[4] e quello di inviolabilità della propria porta, avendo conseguito un totale di 1 168 minuti senza subire reti.[5]
Nella graduatoria FIFA, in vigore dall'agosto 1993, ha occupato il 1º posto più volte, nel novembre del 1993 e nel corso del 2007 (febbraio, aprile-giugno, settembre); il peggior piazzamento è stato invece il 21º posto dell'agosto 2018.[6] A febbraio 2022 occupa il 6º posto
Nel secondo dopoguerra vennero via via inserite categorizzazioni più precise, soprattutto per introdurre criteri oggettivi e uguali per tutti di convocazione dei giocatori, sia per via della progressiva istituzione di tornei giovanili sia per dare un quadro di riferimento chiaro al torneo olimpico di calcio: il regolamento del CIO prevede infatti che la partecipazione sia riservata solo ad atleti il cui status sia formalmente di dilettante. Questo, però, faceva sì che molte federazioni che ammettevano il professionismo fossero costrette a mandare i loro giocatori di seconda, se non terza fascia (secondo una formula empirica di compromesso via via variata nel tempo, i professionisti meno in vista e meno pagati e, successivamente, quelli che non avessero mai partecipato alle fasi finali di un campionato continentale o di quello mondiale), mentre federazioni i cui atleti avevano lo status di dilettante, come l'Unione Sovietica e in generale tutte quelle del blocco dell'Est europeo, potevano mandare in pratica la propria nazionale maggiore.
Non a caso per lungo tempo, nel secondo dopoguerra, il torneo olimpico di calcio fu appannaggio di nazionali come la succitata sovietica, la Cecoslovacchia, la Germania Est e l'Ungheria. Ciò perdurò fino all'edizione di Seul 1988, quando fu deciso che le rappresentative olimpiche fossero, per tutti i partecipanti, le rispettive nazionali Under-21 (o Under-23), con al massimo tre calciatori fuoriquota.
Seguì un periodo di calo, complice la seconda guerra mondiale e la tragedia di Superga del 1949. Infatti, l'Italia non ebbe successo al mondiale del 1950 né a quello del 1954 e, addirittura, non si qualificò a quello del 1958: di conseguenza, rinunciò a prendere parte al primo campionato europeo, la cui fase finale si svolse nel 1960. Al mondiale del 1962 uscì al primo turno in una spedizione mal gestita, mentre a quello del 1966 andò peggio, perché fu eliminata dai semiprofessionisti della Corea del Nord.[7]
La rinascita avvenne con la vittoria del campionato d'Europa 1968, che vide l'Italia di Ferruccio Valcareggi, padrona di casa, superare in finale la Jugoslavia.[8] Due anni dopo, al mondiale di Messico 1970, gli Azzurri avrebbero dato vita alla famosa semifinale contro la Germania Ovest, ricordata come la partita del secolo, vinta per 4-3 ai tempi supplementari; in finale sarebbero stati poi sconfitti dal Brasile di Pelé per 4-1. Dopo il negativo campionato del mondo 1974 in Germania Ovest, dove l'Italia fu esclusa al primo turno, il profondo ricambio generazionale nel frattempo portato avanti da Enzo Bearzot permise alla squadra di ben figurare al mondiale di Argentina 1978, dove espresse un bel gioco che le valse il quarto posto.[7]
Simile piazzamento venne replicato al campionato d'Europa 1980 giocato in Italia, stavolta accolto come insoddisfacente alla luce delle aspettative della vigilia. Questo ciclo culminò nel mondiale di Spagna 1982, dove, pur a fronte di un certo scetticismo della vigilia, accentuato dall'incerto avvio sul campo, gli Azzurri uscirono alla distanza, battendo in sequenza nella seconda fase dapprima i campioni uscenti dell'Argentina e il favorito Brasile, poi, in semifinale, la sorprendente Polonia. Nella finale di Madrid sconfissero infine i campioni d'Europa in carica della Germania Ovest per 3-1, divenendo per la terza volta campioni del mondo.[7]
Dopo la mancata qualificazione all'europeo di Francia 1984,[7] il mondiale di Messico 1986 segnò l'addio di Bearzot. Gli Azzurri passarono nelle mani di Azeglio Vicini, il quale rinnovò a sua volta il gruppo in vista del campionato d'Europa 1988 in Germania Ovest, dove raggiunsero la semifinale poi persa contro l'Unione Sovietica. Una bella nazionale si presentò al campionato del mondo 1990 casalingo, ma in semifinale, dopo i tiri di rigore, ebbe la meglio l'Argentina; nella finale per il terzo posto gli Azzurri sconfissero poi l'Inghilterra.[7]
L'Italia fallì la qualificazione al campionato d'Europa 1992 in Svezia, sicché Vicini fu esonerato a eliminatorie in corso e sostituito da Arrigo Sacchi, il quale qualificò la nazionale per il mondiale di Stati Uniti 1994. Nel novembre 1993, grazie all'ottimo girone di qualificazione disputato, l'Italia salì al primo posto della classifica FIFA (istituita nell'agosto di quell'anno), posizione che mantenne per un mese. Al campionato del mondo di USA '94 gli Azzurri inizialmente stentarono, superando la fase a gironi solo tramite ripescaggio, ma poi riuscirono a proseguire il cammino sino alla finale, trascinati nella fase a eliminazione diretta dai gol di Roberto Baggio. Nella finale di Pasadena gli Azzurri pareggiarono senza reti contro il Brasile, ma persero nuovamente ai rigori, nella prima finale di un mondiale decisa dai tiri dal dischetto. L'avventura al campionato d'Europa 1996 in Inghilterra finì già al primo turno e contestualmente quella di Sacchi, a cui succedette Cesare Maldini. Al mondiale di Francia 1998, nel difficile quarto di finale contro i padroni di casa, gli Azzurri persero ancora una volta ai rigori.[7]
L'occasione per una rivincita arrivò due anni dopo, al campionato d'Europa 2000, dove gli Azzurri giunsero in finale, proprio contro la Francia. In vantaggio fino al 90', la squadra di Dino Zoff pareva in procinto di condurre in porto il successo, ma i francesi pareggiarono all'ultimo istante dei tempi regolamentari: demoralizzati dalla rete subita in extremis, gli Azzurri furono sconfitti ai supplementari dalla regola del golden goal.[9] A seguito di alcuni sprezzanti giudizi di Silvio Berlusconi, sentendosi leso nella sua dignità, per protesta Zoff si dimise all'indomani della finale,[10] lasciando il posto a Giovanni Trapattoni. Peggio andò il mondiale di Corea del Sud-Giappone 2002: la squadra alla vigilia era tra le favorite, ma, dopo aver passato a fatica il primo turno, esprimendo un gioco difensivista e rinunciatario, fu eliminata ancora al golden goal negli ottavi dai padroni di casa della Corea del Sud (1-2); fu il risultato peggiore dal 1986. Al campionato d'Europa 2004, similmente deludente, l'Italia uscì dal torneo al primo turno.
Al campionato del mondo 2006 l'Italia di Marcello Lippi fu grande protagonista. Dopo essere giunta prima nel suo girone davanti al Ghana, nella fase a eliminazione diretta batté in sequenza Australia, Ucraina e, ai tempi supplementari, anche la Germania padrona di casa. In finale trovò nuovamente la Francia, superandola ai rigori: fu il penalty di Fabio Grosso a incoronare gli Azzurri campioni del mondo per la quarta volta.[7] Lippi lasciò dopo il successo e venne sostituito da Roberto Donadoni, che guidò la nazionale all'europeo di Austria-Svizzera 2008, dove l'Italia si spinse fino ai quarti di finale, venendo estromessa dal dischetto per mano della Spagna, futura vincitrice del torneo.
La vittoria mondiale del 2006 aveva permesso agli Azzurri, nel frattempo tornati sotto la guida di Lippi, di accedere all'edizione 2009 della Confederations Cup: alla sua prima partecipazione, in Sudafrica l'Italia deluse, venendo eliminata al primo turno.[11] Al mondiale di Sudafrica 2010 la squadra azzurra, guidata sempre da Lippi, deluse ancor di più, chiudendo all'ultimo posto il proprio girone eliminatorio: gli Azzurri furono estromessi al primo turno del mondiale, fatto che non accadeva da trentasei anni, e, per la prima volta in diciassette partecipazioni, senza vincere alcuna partita.
Nell'estate 2010 l'Italia passò sotto la guida di Cesare Prandelli. Durante le qualificazioni al campionato d'Europa 2012 la nazionale, a seguito della vittoria contro la Slovenia del 6 settembre 2011 (1-0), ottenne il record di precocità per quanto riguarda l'accesso alla competizione continentale, conseguita con due turni di anticipo.[12] Nella fase conclusiva dell'Europeo l'Italia approdò fino alla finale, dove subì, tuttavia, un pesante 0-4 dalla Spagna.[13]
Il secondo posto maturato nella rassegna continentale permise agli Azzurri di partecipare l'anno seguente alla Confederations Cup. Stavolta ben si comportarono rispetto all'edizione precedente: sconfitti in semifinale, ai rigori, ancora dalla Spagna, gli italiani si rifecero nella finale per il terzo posto, conquistando la medaglia di bronzo battendo, nuovamente dal dischetto, l'Uruguay.[14] Nonostante tali positivi piazzamenti, la gestione Prandelli si concluse negativamente al mondiale di Brasile 2014, in cui la nazionale venne eliminata alla fase a gironi; per la terza volta nella propria storia gli Azzurri vennero estromessi al primo turno da due edizioni consecutive della rassegna iridata.
A Prandelli seguì l'interregno di Antonio Conte, il quale rivitalizzò temporaneamente una nazionale in fase calante, lasciandola al termine del campionato d'Europa 2016 dopo un'eliminazione ai quarti di finale contro la Germania campione del mondo in carica, maturata solo ai rigori. Fallimentare si rivelò, invece, la successiva gestione di Gian Piero Ventura, con l'Italia che per la seconda volta nella sua storia mancò la qualificazione al mondiale (dopo una striscia di quattordici partecipazioni consecutive alle fasi finali), causa l'eliminazione allo spareggio per l'accesso a Russia 2018 per mano della Svezia.[15]
A risollevare le sorti di una nazionale al suo punto più basso da sessant'anni a quella parte, venne chiamato Roberto Mancini, il quale guidò gli azzurri al debutto nella neonata UEFA Nations League e in seguito ottenne, con il record di tre giornate di anticipo[16] e un percorso netto di dieci vittorie su dieci incontri,[17] la qualificazione alla fase finale del campionato d'Europa 2020. Un anno più tardi l'Italia conseguì anche l'accesso alla final four di UEFA Nations League 2020-2021, per poi prolungare la striscia di imbattibilità[18] anche al campionato europeo, dove la squadra azzurra raggiunse, per la seconda volta in tre edizioni, la finale di Wembley, vinta ai tiri di rigore contro l'Inghilterra: per gli italiani fu il secondo titolo europeo, a cinquantatré anni di distanza dal precedente.[19] Nel settembre seguente gli italiani prolungarono la striscia di imbattibilità a 37 partite (record mondiale assoluto) e ad ottobre chiusero al terzo posto l'edizione casalinga della UEFA Nations League,[20] ma, per la seconda volta consecutiva, fallirono l'approdo alla fase finale del campionato del mondo, venendo sconfitti in casa dalla Macedonia del Nord nelle semifinali dei play-off.
Le sfide ufficiali o di maggiore spessore vengono disputate, come detto, negli stadi delle principali città del paese e, per questo, le sedi più utilizzate ci sono l'Olimpico di Roma, il Giuseppe Meazza di Milano, l'Artemio Franchi di Firenze, il Luigi Ferraris di Genova, il Diego Armando Maradona di Napoli, il Renato Dall'Ara di Bologna, l'Olimpico e lo Juventus Stadium di Torino e il Renzo Barbera di Palermo.[21] Per le amichevoli o gli incontri di minore importanza si opta invece, a seconda dell'esigenza, per le più svariate località della penisola e, spesso, è capitato che venissero scelte città in cui il club calcistico principale fosse stato di recente promosso in Serie A o che avessero inaugurato da poco un nuovo impianto.
Dal 1990 ai primi anni
2000 soprattutto, la nazionale ebbe anche una seconda opzione quale sede dei ritiri e degli allenamenti: il Centro sportivo La Borghesiana, struttura privata ubicata nell'omonima periferia di Roma.Per i ritiri prima di un torneo o
di incontri ufficiali, nonché per tutte le sessioni di allenamento, gli Azzurri hanno sede fissa nel Centro tecnico federale Luigi Ridolfi a Firenze, nel quartiere di Coverciano, dal quale la struttura prende
colloquialmente il nome. Il centro di proprietà della FIGC, primo al mondo nel suo genere,[22] ospita anche tutte le altre diciotto nazionali maschili e femminili di calcio, in vista dei
rispettivi impegni internazionali,[22] tanto da essere rinominata Casa degli Azzurri,[22] oltre a Università del calcio, poiché sede del Settore tecnico federale.[22]
Il colore ufficiale della nazionale di calcio dell'Italia, in tutte le rappresentative maschili e femminili, è l'azzurro; nello specifico nella gradazione denominata azzurro Savoia, avente saturazione cromatica compresa fra il blu pavone e il pervinca, più chiaro del blu pavone.[23]
Sulla scelta del colore azzurro, effettuata in occasione del terzo incontro ufficiale della nazionale, il 6 gennaio 1911 contro l'Ungheria,.[24] erano state fatte varie ipotesi: la prima, che fosse stato ripreso dai colori della nazionale francese (anche se questa indossa in realtà il blu e non l'azzurro); la seconda, che venisse dal colore dei mari (e del cielo) italiani; la terza, che si fosse casualmente scelto un colore alternativo al bianco a causa della forte nevicata avvenuta in mattinata e del clima nebbioso esistente a Milano in occasione della partita contro gli ungheresi (il bianco avrebbe infatti confuso i giocatori italiani con l'ambiente circostante).[25] In realtà, le fonti storiche spiegano come l'azzurro sia stato scelto in onore di Casa Savoia, dinastia regnante all'epoca in Italia, in quanto rappresentava il colore del loro casato fin dal 1360: il blu Savoia, un azzurro molto intenso. Questo, a sua volta, era stato desunto dalla tinta del manto di Maria Vergine,[26] tradizionalmente di colore azzurro, a cui la casata era devota.[27][28] A riprova dell'origine monarchica della scelta, sul lato sinistro delle neonate maglie azzurre venne cucita la croce sabauda, ovvero una croce bianca in campo rosso.[29][30] Il calcio fu la prima disciplina sportiva ad adottare la maglia azzurra quale simbolo di appartenenza all'Italia, che in seguito venne utilizzata da quasi tutte le rappresentative nazionali negli altri sport.
La seconda divisa della nazionale di calcio dell'Italia, ovvero quella da "trasferta", è tradizionalmente composta da una maglia bianca con richiami all'azzurro, da pantaloncini azzurri e da calzettoni bianchi. La maglia è di colore bianco dal 1911, salvo divenire nera in qualche occasione, durante il periodo fascista. I pantaloncini sono azzurri, spesso utilizzati anch'essi di colore bianco a formare una divisa a tinta unita; altri colori utilizzati per i pantaloncini sono il blu navy o il nero. I calzettoni infine sono bianchi, salvo alcune divise del passato che disponevano di calzettoni azzurri o neri.
Il 1954 è l'anno in cui venne indossata una terza divisa, che presentava un colore alternativo all'azzurro e al bianco, i due colori storici:[31] il 5 dicembre di quell'anno, l'Italia ospitò un amichevole contro l'Argentina e i giocatori della selezione italiana scesero in campo con una inedita maglia verde, sulla quale veniva mantenuto lo stesso stemma usato in quel periodo. I pantaloncini rimasero bianchi, mentre i calzettoni furono neri bordati di verdi. Per i cinquant'anni che seguirono quell'evento, la nazionale rimase con i classici due colori fino al 2004 quando, per un'amichevole a Reykjavík con l'Islanda del 17 agosto, l'Italia utilizzò un'inedita divisa blu scuro.[32][33]
Per i portieri della nazionale invece, la prime divise furono di colore bianco o nero.[24] Nel secondo dopoguerra, si cambiò passando a varie tonalità di grigio, con colletto e bordi blu[24] e pantaloncini neri. Questa divisa dei portieri rimase pressoché invariata fino agli anni ottanta, quando il grigio della maglia divenne un argento metallico, frutto anche delle novità tecniche dell'industria tessile.[24] Dall'inizio del decennio successivo vennero realizzate ancora divise dei portieri con i colori tradizionali argento o grigio, ma che presentavano anche altri colori in disegni centrali e/o sulle maniche.[24] Nella seconda parte anni novanta invece si è abbandonato l'utilizzo di un colore univoco per la divisa dei portieri,[24] pur utilizzando ancora il grigio ed arrivando ad avere nel kit ufficiale anche quattro divise ufficiali per il portiere.
Nel 2019 l'Italia torna a dotarsi di una terza divisa, rispolverando nell'occasione il succitato verde già visto nel 1954.[34]
Detto nella sezione precedente dell'origine dell'azzurro quale colore della rappresentativa nazionale (esteso poi alle altre discipline), bisogna aggiungere che durante il fascismo sulle maglie era visibile un fascio littorio ricamato in oro, che caricava la croce sabauda già presente dal 1910. Questa fu tra l'altro la tenuta con cui gli Azzurri vinsero i Mondiali di Italia 1934 e Francia 1938 nonché il titolo olimpico di Berlino 1936. Non era raro vedere usata, in quegli anni, una tenuta da gara completamente nera quale seconda uniforme di gioco (come avvenne nei quarti di finale del Mondiale del 1938 contro la Francia).
Nel secondo dopoguerra, caduto il regime fascista e abolita la Monarchia, la croce sabauda lasciò il posto a un tricolore originariamente raccolto in uno scudetto (di forma analoga a quello delle squadre campioni d'Italia di qualsiasi disciplina). Nel corso degli anni il tricolore sulle maglie ha cambiato varie volte forma (quadrangolare, trapezoidale, rotondo) e posizione, dal lato sinistro fino al centro, per poi tornare al lato sinistro. Dell'inizio degli anni 1950 è invece l'idea di sormontare lo scudo tricolore con una banda recante la scritta ITALIA in maiuscolo. Successivamente fu inserita nello scudetto anche la sigla FIGC della Federazione, scritta in verticale sulla banda bianca.
Nel 1983, per celebrare la vittoria nel campionato del mondo dell'anno precedente, tre stelle dorate sostituirono la scritta ITALIA sopra il tricolore, poi il tutto fu rimpiazzato nel 1984 da un nuovo stemma tondo incorporante le tre stelle, le scritte ITALIA e FIGC e il tricolore. Dal 1991 al 1998 lo stemma adottato fu una lettera i stilizzata in corsivo, con tanto di puntino laterale blu, contenente i soliti elementi (stelle e tricolore) più la denominazione estesa FEDERAZIONE ITALIANA GIUOCO CALCIO.
Nel 1999 si tornava al tradizionale scudo tricolore, mentre il logo federale veniva relegato al solo ambito istituzionale. L’identità visiva di nazionale e federazione fu nuovamente unificata nel 2005 con l’adozione di un nuovo stemma: uno scudetto blu dai bordi squadrati, recante in capo la scritta aurea ITALIA e all'interno tre bande verticali cuspidate verde, bianca e rossa, terminanti ciascuna con una stella d’oro (evocante i mondiali vinti); nella banda bianca, più larga delle altre due, campeggiava altresì il disegno stilizzato di un pallone con inscritto l’acronimo FIGC. Con la conquista del quarto mondiale, quest’ultimo elemento venne ingrandito e spostato più in alto, mentre nella banda bianca fu aggiunta un’ulteriore stella.
A ottobre 2017 la FIGC ha introdotto un nuovo logo unificato, che declina la classica foggia dello scudetto tricolore nella forma di uno scudo svizzero; il disegno del pallone con la dicitura FIGC si sposta a cavallo della fascia ricurva che “sottolinea” l’epigrafe ITALIA, mentre le stelle celebrative dei mondiali si collocano esternamente al di sopra dell’insieme.[35][36]
L'inno ufficiale della nazionale di calcio dell'Italia è il Il Canto degli Italiani (conosciuto anche come Fratelli d'Italia, Inno di Mameli o Canto nazionale), inno nazionale della Repubblica Italiana,[37] che viene suonato prima di ogni incontro degli Azzurri. È un canto risorgimentale scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro nel 1847, e il testo si compone di sei strofe e un ritornello, che si alterna alle stesse.[38] [38] Prima degli incontri della nazionale di calcio, vengono eseguite l'introduzione, la strofa, una ripetizione della strofa e il ritornello; solitamente nella versione strumentale.
La nazionale A è gestita dal Club Italia, organismo che riunisce le squadre nazionali, sia maschili sia femminili, delle discipline poste sotto l'egida della Federazione Italiana Gioco Calcio (calcio, calcio a 5 e beach soccer) e che ne coordina le attività.[39] Pertanto, oltre alla nazionale A, sono gestite dal Club Italia le seguenti rappresentative: Under-21, Under-20, Under-19, Under-18, Under-17, Under-16, Under-15, A femminile, Under-23 femminile, Under-19 femminile, Under-17 femminile, Under-16 femminile, A calcio a 5, A femminile calcio a 5, Under-19 calcio a 5, Under-19 femminile calcio a 5 e beach soccer.[39] Inoltre, in occasione di manifestazioni sportive multidisciplinari a cui partecipa l'Italia (Giochi Olimpici, Giochi del Mediterraneo e Universiadi), vengono costituite le relative nazionali di calcio denominate "olimpica" e "universitaria" (quest'ultima, sia maschile sia femminile).[39]
Il Club Italia è presieduto dal presidente federale della FIGC, che impartisce le linee guida e approva i programmi tecnici, decide l'organigramma delle strutture del club, oltre a essere il Capo delegazione della nazionale A.[39] Viene coadiuvato dal vicepresidente vicario della federazione e dal presidente della Lega Serie A, oltre ad avere la possibilità di istituire un organo consultivo composto da personalità del calcio italiano.[39] La responsabilità delle scelte tecniche della nazionale A è invece affidata al Commissario tecnico.[39]
La struttura del Club è formata dall'Area operativa e dall'Area tecnica, che si suddivide nelle seguenti funzioni: Performance e ricerca, Area medica, Football Analysis.[39]
In passato sono comunque esistite altre rappresentative, attualmente scomparse a seguito di ristrutturazioni sia decise per norme federali che per esigenze legate ai requisiti di partecipazione ai vari tornei internazionali, come la nazionale B (in genere l'anticamera della nazionale A, costituita dalle seconde scelte di campionato o di giocatori sotto osservazione in vista di un eventuale impiego per la nazionale maggiore, e il cui ruolo spesso si è sovrapposto con quello della, scomparsa anch'essa, nazionale sperimentale) e la Under-23.
Si fregiano (o si sono fregiate) impropriamente del titolo di "nazionale" anche alcune rappresentative di Lega. Dagli anni 1960 agli anni 1990 è stata sporadicamente attiva una nazionale di Lega, con una propria maglia e stemma, che attingeva — indistintamente tra giocatori italiani e stranieri — dall'intero bacino della Serie A.[40] Nel 2011 è nata la cosiddetta B Italia, formata da giocatori con limite d'età Under-21 e militanti nella Serie B, che riprende idealmente la storia della rappresentativa Under-21 di Serie B,[41] sotto l'egida della Lega Serie B.[42]
Tra i calciatori di maggior rilievo che hanno vestito la maglia azzurra, figurano gli otto inseriti nella lista FIFA Century Club, composta da giocatori che hanno disputato almeno 100 incontri con la propria nazionale: Gianluigi Buffon, Fabio Cannavaro, Paolo Maldini, Daniele De Rossi, Andrea Pirlo, Leonardo Bonucci, Giorgio Chiellini e Dino Zoff. Quest'ultimo, tra l'altro, è stato inserito nel 2004 nella UEFA Jubilee Awards quale miglior calciatore italiano della metà di secolo precedente, oltre a essere l'unico azzurro ad aver conseguito il titolo di campione sia d'Europa sia del mondo.
Tra i cannonieri si segnalano Gigi Riva, Giuseppe Meazza e Silvio Piola, oltre a Paolo Rossi e Salvatore Schillaci che hanno conseguito il titolo di capocannonieri di una edizione del campionato mondiale di calcio.
Anche grazie alle loro gesta in nazionale, oltre al contributo dato nel proprio club, hanno vinto il Pallone d'oro, massimo riconoscimento individuale per un calciatore, Gianni Rivera (1969), Paolo Rossi (1982), Roberto Baggio (1993), Fabio Cannavaro (2006) e l'oriundo Omar Sivori (1961). Il termine "oriundo" è diffusamente usato per indicare un calciatore di nazionalità straniera ma di origine italiana, equiparato nella normativa sportiva ai cittadini della penisola e perciò ammesso a far parte della nazionale azzurra; è stato il caso di Anfilogino Guarisi, Atilio Demaría, Luis Monti, Enrique Guaita e Raimundo Orsi campioni del mondo con l'Italia nel 1934, di Michele Andreolo campione del mondo nel 1938, di Mauro Germán Camoranesi campione del mondo nel 2006, di Jorginho, Emerson Palmieri e Rafael Tolói campioni d'Europa nel 2021, e di diversi altri calciatori a partire dagli anni 1930 fino a oggi.
Il capitano attuale della squadra è, dal 2018, Giorgio Chiellini mentre il vicecapitano è Leonardo Bonucci.
La prima commissione tecnica era formata da Umberto Meazza, Agostino Recalcati, Alberto Crivelli, Giannino Camperio e Achille Gama e fu in carica dal 15 maggio 1910 al 6 gennaio dell'anno seguente.
Il primo commissario tecnico unico fu invece Vittorio Pozzo, che guidò la nazionale per la prima volta (seguirono altri due incarichi nel 1924 e dal 1929 al 1948) dal 26 giugno 1912 al 3 luglio seguente. Pozzo ha portato gli Azzurri alle vittorie dei mondiali di Italia 1934 e Francia 1938 — unico allenatore ad aver trionfato in due rassegne iridate —, oltre al torneo olimpico di Berlino 1936 e a due Coppe Internazionali (1927-1930 e 1933-1935), per un totale di cinque titoli che ne fanno il selezionatore più vincente della storia del calcio.[43]
L'allenatore che ha guidato per più incontri la nazionale italiana è invece Enzo Bearzot, per 104 gare, dal 1975 al 1986 (nel periodo 1975-1977 coadiuvato da Fulvio Bernardini), portando quindi gli Azzurri alla conquista del campionato del mondo 1982 dopo i quarti posti della precedente edizione di Argentina 1978 e del campionato d'Europa 1980. Seguono Pozzo con 97 partite, Ferruccio Valcareggi, allenatore vincitore del campionato d'Europa 1968 e finalista al campionato del mondo 1970, con 58 incontri, e Marcello Lippi, vincitore del campionato del mondo 2006, con Cesare Prandelli, finalista al campionato d'Europa 2012 e terzo alla FIFA Confederations Cup 2013, entrambi a quota 56 gare.
Altri commissari tecnici del passato degni di nota sono Arrigo Sacchi, sotto la cui guida la nazionale arrivò in finale al campionato del mondo 1994, Dino Zoff, finalista al campionato d'Europa 2000, e Azeglio Vicini, semifinalista al campionato d'Europa 1988 e terzo al campionato del mondo 1990.
Il selezionatore della nazionale italiana dal 2018 è Roberto Mancini, che ha guidato gli Azzurri alla vittoria del campionato d'Europa 2020[44] e al terzo posto nella UEFA Nations League 2020-2021.
La nazionale A dell'Italia ha vinto quattro edizioni del campionato mondiale di calcio (Italia 1934, Francia 1938, Spagna 1982 e Germania 2006), la massima competizione calcistica per squadre nazionali maschili, classificandosi seconda in altre due occasioni (Messico 1970 e Stati Uniti 1994); inoltre, si è classificata terza a Italia 1990 e quarta ad Argentina 1978. Per contro, non ha partecipato alla prima edizione (Uruguay 1930) e non si è qualificata a quelle di Svezia 1958, Russia 2018 e Qatar 2022; inoltre, non ha superato il primo turno del campionato del mondo in sette occasioni.[45] Ai mondiali l'Italia non ha mai perso nei tempi regolamentari o supplementari una partita di quarti di finale o semifinale. Le uniche sconfitte in questi turni sono maturate dopo i calci di rigore: contro l'Argentina in semifinale nel 1990 e contro la Francia ai quarti di finale nel 1998.
L'Italia ha conseguito la vittoria nel campionato europeo di calcio per nazioni in due edizioni (Italia 1968 ed Europa 2020) e si è classificata seconda in altrettante occasioni (Belgio-Paesi Bassi 2000 e Polonia-Ucraina 2012) e quarta in una occasione (Italia 1980), giungendo complessivamente sei volte alle semifinali del torneo (l'altra a Germania Ovest 1988).
Si aggiungono alle suddette vittorie la medaglia d'oro al torneo olimpico di calcio di Berlino 1936 e quella di bronzo a quello di Amsterdam 1928, in un periodo in cui l'ordinamento olimpico non aveva ancora uniformato, secondo il criterio dell'età massima dei giocatori, la composizione delle squadre.
Nella Confederations Cup conta due partecipazioni (2009 e 2013) e ha ottenuto come miglior risultato il terzo posto nell'edizione del 2013. Il terzo posto è anche il miglior risultato degli italiani nella UEFA Nations League, conseguito nell'edizione 2020-2021.
Infine, l'Italia ha vinto due Coppe Internazionali (torneo europeo nato nel 1927, prima dell'istituzione della UEFA e da questa mai riconosciuto ufficialmente, poi rimpiazzato nel 1960 dal campionato europeo) nelle edizioni 1927-1930 e 1933-1935, risultando l'unica squadra ad aver vinto due volte tale competizione.
Campionato del mondo | |
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Edizione | Risultato |
1930 | Non partecipante[46] |
1934 | Campione |
1938 | Campione |
1950 | Primo turno |
1954 | Primo turno |
1958 | Non qualificata |
1962 | Primo turno |
1966 | Primo turno |
1970 | Secondo posto |
1974 | Primo turno |
1978 | Quarto posto |
1982 | Campione |
1986 | Ottavi di finale |
1990 | Terzo posto |
1994 | Secondo posto |
1998 | Quarti di finale |
2002 | Ottavi di finale |
2006 | Campione |
2010 | Primo turno |
2014 | Primo turno |
2018 | Non qualificata |
2022 | Non qualificata |
Campionato europeo | |
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Edizione | Risultato |
1960 | Non partecipante |
1964 | Non qualificata |
1968 | Campione |
1972 | Non qualificata |
1976 | Non qualificata |
1980 | Quarto posto |
1984 | Non qualificata |
1988 | Semifinali |
1992 | Non qualificata |
1996 | Primo turno |
2000 | Secondo posto |
2004 | Primo turno |
2008 | Quarti di finale |
2012 | Secondo posto |
2016 | Quarti di finale |
2020 | Campione |
Giochi olimpici[47] | |
---|---|
Edizione | Risultato |
1908 | Non partecipante |
1912 | Primo turno |
1920 | Quarti di finale |
1924 | Quarti di finale |
1928 | Bronzo |
1936 | Oro |
1948 | Quarti di finale |
Confederations Cup | |
---|---|
Edizione | Risultato |
1992 | Non invitata |
1995 | Non invitata |
1997 | Non qualificata |
1999 | Non qualificata |
2001 | Rinuncia[48] |
2003 | Rinuncia[49] |
2005 | Non qualificata |
2009 | Primo turno[50] |
2013 | Terzo posto [51] |
2017 | Non qualificata |
UEFA Nations League | |
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Edizione | Risultato |
2018-19 | 8ª in Lega A |
2020-21 | Terzo posto |
Coppa Internazionale | |
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Edizione | Risultato |
1927-1930 | Campione |
1931-1932 | Secondo posto |
1933-1935 | Campione |
1936-1938 | Non terminata[52] |
1948-1953 | Quarto posto |
1955-1960 | Quinto posto |
Legenda: Grassetto: Risultato migliore, Corsivo: Mancate partecipazioni
Nella classifica storica degli europei di calcio, la vittoria al campionato d'Europa 2020 ha consentito alla nazionale italiana di posizionarsi al secondo posto, dietro la Germania e
davanti alla Spagna, anche in questa graduatoria, pur vantando entrambe un successo in più nella competizione continentale.[53]L'Italia è ai primi posti, tra le nazionali mondiali, per risultati accumulati nelle competizioni ufficiali in
cui ha partecipato. Nella classifica storica dei mondiali di calcio gli Azzurri occupano la terza posizione dietro
il Brasile e la Germania, davanti l'Argentina, la Francia e la Spagna. Il distacco da brasiliani e tedeschi è dovuto, oltre alla mancata qualificazione alle edizioni di Svezia 1958, Russia 2018 e Qatar 2022, alle sette eliminazioni al primo turno occorse nelle edizioni di Brasile 1950, Svizzera 1954, Cile 1962, Inghilterra 1966, Germania Ovest 1974, Sudafrica 2010 e Brasile 2014.
Di seguito la tabella con le statistiche di tutte le partite ufficiali giocate dalla nazionale di calcio dell'Italia per ogni competizione.
Dati aggiornati a dopo Italia-Macedonia del Nord del 24 marzo 2022.
Competizione | Partite | Vittorie | Pareggi | Sconfitte | % vittorie | Reti fatte | Reti subite | Diff. reti |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Amichevole | 398 | 193 | 115 | 90 | 48,49% | 671 | 443 | +228 |
Campionato europeo UEFA | 45 | 21 | 18 | 6 | 46,67% | 52 | 31 | +21 |
Campionato mondiale FIFA | 83 | 45 | 21 | 17 | 54,22% | 128 | 77 | +51 |
Coppa Internazionale | 46 | 21 | 11 | 14 | 45,65% | 84 | 70 | +14 |
FIFA Confederations Cup | 8 | 3 | 2 | 3 | 37,50% | 13 | 15 | -2 |
Giochi olimpici[54] | 23 | 14 | 1 | 8 | 60,87% | 71 | 38 | +33 |
Qualificazioni al campionato europeo UEFA[55] | 118 | 74 | 30 | 14 | 62,71% | 224 | 76 | +148 |
Qualificazioni al campionato mondiale FIFA | 118 | 78 | 30 | 10 | 66,10% | 234 | 72 | +162 |
UEFA Nations League | 12 | 5 | 5 | 2 | 41,67% | 12 | 7 | +5 |
Totali | 851 | 454 | 233 | 164 | 53,35% | 1489 | 829 | +660 |
Dati aggiornati a dopo Italia-Belgio del 10 ottobre 2021.
Anno | Luogo | Piazzamento | V | N | P | Reti |
---|---|---|---|---|---|---|
1930 | Uruguay | Non partecipante | - | - | - | - |
1934 | Italia | Campione | 4 | 1 | 0 | 12:3 |
1938 | Francia | Campione | 4 | 0 | 0 | 11:5 |
1950 | Brasile | Primo turno | 1 | 0 | 1 | 4:3 |
1954 | Svizzera | Primo turno | 1 | 0 | 2 | 6:7 |
1958 | Svezia | Non qualificata | - | - | - | - |
1962 | Cile | Primo turno | 1 | 1 | 1 | 3:2 |
1966 | Inghilterra | Primo turno | 1 | 0 | 2 | 2:2 |
1970 | Messico | Secondo posto | 3 | 2 | 1 | 10:8 |
1974 | Germania Ovest | Primo turno | 1 | 1 | 1 | 5:4 |
1978 | Argentina | Quarto posto | 4 | 1 | 2 | 9:6 |
1982 | Spagna | Campione | 4 | 3 | 0 | 12:6 |
1986 | Messico | Ottavi di finale | 1 | 2 | 1 | 5:6 |
1990 | Italia | Terzo posto | 6 | 1 | 0 | 10:2 |
1994 | Stati Uniti | Secondo posto | 4 | 2 | 1 | 8:5 |
1998 | Francia | Quarti di finale | 3 | 2 | 0 | 8:3 |
2002 | Corea del Sud / Giappone | Ottavi di finale | 1 | 1 | 2 | 5:5 |
2006 | Germania | Campione | 5 | 2 | 0 | 12:2 |
2010 | Sudafrica | Primo turno | 0 | 2 | 1 | 4:5 |
2014 | Brasile | Primo turno | 1 | 0 | 2 | 2:3 |
2018 | Russia | Non qualificata | - | - | - | - |
2022 | Qatar | Non qualificata | - | - | - | - |
Anno | Luogo | Piazzamento | V | N | P | Gol |
---|---|---|---|---|---|---|
1960 | Francia | Non partecipante | - | - | - | - |
1964 | Spagna | Non qualificata | - | - | - | - |
1968 | Italia | Campione | 1 | 2 | 0 | 3:1 |
1972 | Belgio | Non qualificata | - | - | - | - |
1976 | Jugoslavia | Non qualificata | - | - | - | - |
1980 | Italia | Quarto posto | 1 | 3 | 0 | 2:1 |
1984 | Francia | Non qualificata | - | - | - | - |
1988 | Germania Ovest | Semifinali | 2 | 1 | 1 | 4:3 |
1992 | Svezia | Non qualificata | - | - | - | - |
1996 | Inghilterra | Primo turno | 1 | 1 | 1 | 3:3 |
2000 | Belgio / Paesi Bassi | Secondo posto | 4 | 1 | 1 | 9:4 |
2004 | Portogallo | Primo turno | 1 | 2 | 0 | 3:2 |
2008 | Austria / Svizzera | Quarti di finale | 1 | 2 | 1 | 3:4 |
2012 | Polonia / Ucraina | Secondo posto | 2 | 3 | 1 | 6:7 |
2016 | Francia | Quarti di finale | 3 | 1 | 1 | 6:2 |
2020[44] | Europa | Campione | 5 | 2 | 0 | 13:4 |
Anno | Luogo della fase finale | Piazzamento | V | N | P | Gol |
---|---|---|---|---|---|---|
2018-2019 | Portogallo | 8º in Lega A | 1 | 2 | 1 | 2:2 |
2020-2021 | Italia | Terzo posto | 4 | 3 | 1 | 10:5 |
Anno | Luogo | Piazzamento | V | N | P | Reti |
---|---|---|---|---|---|---|
1912 | Stoccolma | Turno di qualificazione | 1 | 0 | 2 | 4:8 |
1920 | Anversa | Quarti di finale | 2 | 0 | 2 | 5:7 |
1924 | Parigi | Quarti di finale | 2 | 0 | 1 | 4:2 |
1928 | Amsterdam | Bronzo | 3 | 1 | 1 | 25:11 |
1936 | Berlino | Oro | 4 | 0 | 0 | 13:2 |
1948 | Londra | Quarti di finale | 1 | 0 | 1 | 12:5 |
Anno | Luogo | Piazzamento | V | N | P | Reti |
---|---|---|---|---|---|---|
1992 | Arabia Saudita | Non invitata | - | - | - | - |
1995 | Arabia Saudita | Non invitata | - | - | - | - |
1997 | Arabia Saudita | Non qualificata | - | - | - | - |
1999 | Messico | Non qualificata | - | - | - | - |
2001 | Corea del Sud / Giappone | Rinuncia[48] | - | - | - | - |
2003 | Francia | Rinuncia[49] | - | - | - | - |
2005 | Germania | Non qualificata | - | - | - | - |
2009 | Sudafrica | Primo turno | 1 | 0 | 2 | 3:5 |
2013 | Brasile | Terzo posto | 2 | 2 | 1 | 10:10 |
2017 | Russia | Non qualificata | - | - | - | - |
Anni | Piazzamento | V | N | P | Reti |
---|---|---|---|---|---|
1927-1930 | Campione | 5 | 1 | 2 | 21:15 |
1931-1932 | Secondo posto | 3 | 3 | 2 | 14:11 |
1933-1935 | Campione | 5 | 1 | 2 | 18:10 |
1936-1938 | Non terminata[56] | 3 | 1 | 0 | 9:4 |
1948-1953 | Quarto posto | 3 | 2 | 3 | 10:9 |
1955-1960 | Quinto posto | 2 | 3 | 5 | 12:21 |
Dati aggiornati al 24 marzo 2022.Questi sono i saldi dell'Italia nei confronti delle nazionali con cui sono stati disputati almeno 10 incontri. Come previsto dai regolamenti FIFA, le partite terminate ai
rigori dopo i tempi supplementari[57] sono considerate pareggi; allo stesso modo sono considerate le partite a eliminazione diretta decise dal
sorteggio prima del 1970.
Nazionale | Incontri | Vittorie | Pareggi | Sconfitte | Reti fatte | Reti subite | Diff. reti | Ultima vittoria | Ultimo pareggio | Ultima sconfitta |
Svizzera | 61 | 29 | 24 | 8 | 111 | 68 | +43 | 16 giugno 2021 | 12 novembre 2021 | 1º maggio 1993 |
Francia | 39 | 19 | 10 | 11 | 85 | 56 | +29 | 17 giugno 2008 | 8 settembre 2007 | 1º giugno 2018 |
Austria | 38 | 18 | 8 | 12 | 51 | 57 | −6 | 26 giugno 2021 | 20 agosto 2008 | 10 dicembre 1960 |
Germania[58] | 35 | 15 | 12 | 8 | 50 | 41 | +9 | 28 giugno 2012 | 15 novembre 2016 | 27 marzo 2016 |
Ungheria | 34 | 16 | 9 | 9 | 63 | 56 | +7 | 6 ottobre 2001 | 3 settembre 2000 | 22 agosto 2007 |
Inghilterra | 28 | 10 | 10 | 8 | 32 | 34 | −2 | 14 giugno 2014 | 11 luglio 2021 | 15 agosto 2012 |
Portogallo | 27 | 18 | 3 | 6 | 51 | 23 | +28 | 6 febbraio 2008 | 17 novembre 2018 | 10 settembre 2018 |
Cecoslovacchia[59] | 26 | 9 | 9 | 8 | 39 | 38 | +1 | 19 giugno 1990 | 7 aprile 1984 | 16 novembre 1983 |
Svezia | 25 | 11 | 7 | 7 | 28 | 25 | +3 | 17 giugno 2016 | 13 novembre 2017 | 10 novembre 2017 |
Belgio | 24 | 16 | 4 | 4 | 47 | 26 | +21 | 10 ottobre 2021 | 29 maggio 1996 | 13 novembre 2015 |
Paesi Bassi | 23 | 10 | 10 | 3 | 30 | 22 | +8 | 7 settembre 2020 | 14 ottobre 2020 | 9 giugno 2008 |
Bulgaria | 21 | 11 | 8 | 2 | 36 | 17 | +19 | 28 marzo 2021 | 2 settembre 2021 | 25 settembre 1991 |
Polonia | 18 | 7 | 8 | 3 | 23 | 10 | +13 | 15 novembre 2020 | 11 ottobre 2020 | 12 novembre 2003 |
Norvegia | 17 | 10 | 4 | 3 | 22 | 13 | +9 | 13 ottobre 2015 | 4 giugno 2005 | 3 giugno 2000 |
Romania | 17 | 10 | 5 | 2 | 28 | 14 | +14 | 16 novembre 2003 | 17 novembre 2015 | 29 marzo 1989 |
Jugoslavia[60] | 17 | 8 | 5 | 4 | 24 | 21 | +3 | 23 settembre 1987 | 31 marzo 1988 | 13 giugno 1979 |
Finlandia | 15 | 13 | 1 | 1 | 36 | 8 | +28 | 8 settembre 2019 | 27 settembre 1975 | 29 giugno 1912 |
Argentina | 15 | 6 | 5 | 4 | 22 | 15 | +7 | 10 giugno 1987 | 3 luglio 1990 | 23 marzo 2018 |
Irlanda | 14 | 8 | 3 | 3 | 20 | 10 | +10 | 18 giugno 2012 | 31 maggio 2014 | 22 giugno 2016 |
Stati Uniti | 13 | 9 | 3 | 1 | 37 | 5 | +32 | 20 novembre 2018 | 17 giugno 2006 | 29 febbraio 2012 |
Danimarca | 13 | 8 | 2 | 3 | 24 | 16 | +8 | 16 ottobre 2012 | 11 ottobre 2013 | 8 settembre 1999 |
Messico | 12 | 7 | 4 | 1 | 28 | 10 | +18 | 16 giugno 2013 | 13 giugno 2002 | 3 giugno 2010 |
Scozia | 11 | 8 | 2 | 1 | 19 | 4 | +15 | 29 maggio 2016 | 3 settembre 2005 | 9 novembre 1965 |
Turchia | 11 | 8 | 3 | 0 | 21 | 5 | +16 | 11 giugno 2021 | 15 novembre 2006 | - |
Grecia | 11 | 7 | 3 | 1 | 22 | 6 | +16 | 12 ottobre 2019 | 19 novembre 2008 | 4 marzo 1972 |
Irlanda del Nord | 11 | 7 | 3 | 1 | 19 | 6 | +13 | 25 marzo 2021 | 15 novembre 2021 | 25 aprile 1957 |
Galles | 10 | 8 | 0 | 2 | 24 | 5 | +19 | 20 giugno 2021 | - | 16 ottobre 2002 |
Nessuna nazionale
Nazionale | Incontri | Vittorie | Pareggi | Sconfitte | Reti fatte | Reti subite | Diff. reti | Ultima vittoria | Ultimo pareggio | Ultima sconfitta |
Spagna | 39 | 11 | 16 | 12 | 45 | 43 | +2 | 27 giugno 2016 | 6 luglio 2021 | 6 ottobre 2021 |
Brasile | 16 | 5 | 3 | 8 | 23 | 30 | −7 | 5 luglio 1982 | 21 marzo 2013 | 22 giugno 2013 |
Uruguay | 11 | 3 | 4 | 4 | 12 | 11 | +1 | 7 giugno 2017 | 30 giugno 2013 | 24 giugno 2014 |
Unione Sovietica[61] | 11 | 2 | 5 | 4 | 9 | 10 | −1 | 16 giugno 1991 | 12 ottobre 1991 | 22 giugno 1988 |
Dal 10 ottobre 2018 (pareggio al Ferraris contro l'Ucraina) all'8 settembre 2021 (vittoria al Mapei Stadium contro la Lituania) la nazionale italiana è rimasta imbattuta per un totale di 37 gare ufficiali consecutive, superando nel pareggio a reti bianche contro la Svizzera del 5 settembre 2021 il precedente record per le nazionali maschili di 35 partite ufficiali consecutive senza sconfitte, che era detenuto congiuntamente dalla nazionale brasiliana (tra il 16 dicembre 1993 e il 21 gennaio 1996) e dalla nazionale spagnola (tra il 7 febbraio 2007 e il 24 giugno 2009).[4] Inoltre, se si escludono le gare amichevoli da questa serie, gli azzurri detengono anche il record di imbattibilità in gare di competizioni per nazionali maschili, avendo realizzato una striscia di 31 partite senza perdere, superando il precedente primato della nazionale spagnola (29) nel periodo 2010-2013.
Un altro record detenuto dalla nazionale italiana è quello dei minuti senza subire reti: 1168.[62] Dalla rete subita nella sfida contro i Paesi Bassi nella UEFA Nations League del 14 ottobre 2020,[62] alla rete siglata dall'Austria nel secondo tempo supplementare degli ottavi di finale del campionato d'Europa 2020,[62] si sono alternati imbattuti tra i pali i portieri Gianluigi Donnarumma (che ha giocato per 987 minuti), Salvatore Sirigu (91 minuti), Alessio Cragno (63 minuti) e Alex Meret (27 minuti).[62] Questo record migliora quello precedente di 1143 minuti, che apparteneva sempre alla nazionale italiana, siglato nel periodo tra il 1972 e il 1974.[62] In questo caso la porta azzurra era stata difesa solamente da Dino Zoff,[62] che conserva il record di minuti di imbattibilità di un singolo portiere.
Record di presenze | Record di reti | Record di presenze da capitano | |||||||||||||
Pos. | Giocatore | Periodo | Presenze | Reti | Pos. | Giocatore | Periodo | Reti | Presenze | Reti/pres. | Pos. | Giocatore | Pres. capitano | ||
1 | Gianluigi Buffon | 1997-2018 | 176 | - | 1 | Gigi Riva | 1965-1974 | 35 | 42 | 0,83 | 1 | Gianluigi Buffon | 80 | ||
2 | Fabio Cannavaro | 1997-2010 | 136 | 2 | 2 | Giuseppe Meazza | 1930-1939 | 33 | 53 | 0,62 | 2 | Fabio Cannavaro | 79 | ||
3 | Paolo Maldini | 1988-2002 | 126 | 7 | 3 | Silvio Piola | 1935-1952 | 30 | 34 | 0,88 | 3 | Paolo Maldini | 74 | ||
4 | Daniele De Rossi | 2004-2017 | 117 | 21 | 4 | Roberto Baggio | 1988-2004 | 27 | 56 | 0,48 | 4 | Giacinto Facchetti | 70 | ||
5 | Andrea Pirlo | 2002-2015 | 116 | 13 | 4 | Alessandro Del Piero | 1995-2008 | 27 | 91 | 0,30 | 5 | Dino Zoff | 59 | ||
6 | Giorgio Chiellini | 2004-oggi | 115 | 8 | 6 | Adolfo Baloncieri | 1920-1930 | 25 | 47 | 0,53 | 6 | Giuseppe Bergomi | 33 | ||
7 | Leonardo Bonucci | 2010-oggi | 114 | 8 | 6 | Filippo Inzaghi | 1997-2007 | 25 | 57 | 0,44 | 7 | Franco Baresi | 31 | ||
8 | Dino Zoff | 1968-1983 | 112 | - | 6 | Alessandro Altobelli | 1980-1988 | 25 | 61 | 0,41 | 8 | Adolfo Baloncieri | 28 | ||
9 | Gianluca Zambrotta | 1999-2010 | 98 | 2 | 9 | Christian Vieri | 1997-2005 | 23 | 49 | 0,47 | 9 | Renzo De Vecchi | 26 | ||
10 | Giacinto Facchetti | 1963-1977 | 94 | 3 | 9 | Francesco Graziani | 1975-1983 | 23 | 64 | 0,36 | 10 | Giampiero Boniperti | 24 |
Dati aggiornati a dopo Italia-Macedonia del Nord del 24 marzo 2022. Il grassetto indica giocatori ancora in attività in nazionale.[63][64]
Secondo le statistiche commissionate dalla FIGC, nel 2017 il 59% degli italiani dichiarava di essere interessato alle vicende della nazionale A.[65] Questo seguito per la nazionale maggiore maschile si traduce in un 37% dei tifosi che dichiara di aver assistito allo stadio ad almeno 2 incontri degli Azzurri,[66] ma soprattutto a un notevole audience televisivo: la trasmissione più seguita nella storia dell'Auditel, dal 1984 a oggi, risulta essere la semifinale del campionato del mondo 1990 tra l'Italia e l'Argentina, disputata il 3 luglio, quando furono 27.537.000 i telespettatori che seguirono l'evento,[67] con una percentuale dell'87,25% di share; inoltre, nella classifica dei 50 programmi più visti della televisione italiana, figurano ben 45 incontri della nazionale A.[65]
L'interesse per la nazionale varca anche i confini dell'Italia, poiché il 38% degli emigrati italiani nel mondo dichiara di riconoscersi nei colori azzurri e di seguirne in modo assiduo gli incontri.[66]
Il tifo per la nazionale italiana assume però una maggiore passione in concomitanza con le fasi finali del campionato mondiale o dell'europeo, se questa è tra le partecipanti all'evento. In molti balconi o terrazze delle abitazioni italiane si assiste all'esposizione della Bandiera d'Italia.[68] Per gli incontri degli Azzurri nei suddetti tornei, vengono spesso allestiti dei maxischermi, da parte delle amministrazioni comunali, nelle principali piazze delle città d'Italia[69] ma anche da parte di privati in pubblici esercizi come bar, pub, lidi[70] e, in caso di vittoria della gara, si assiste ai caroselli di auto dei tifosi per le strade dei centri urbani,[69][70] aumentando la partecipazione in proporzione agli stessi con vari i passaggi di turno nel torneo, ai quali si aggiungono numerosi spettacoli pirotecnici nei cieli delle città italiane in caso di successo finale dell'evento.[69]
Capita, non di rado, che tutte le sopra citate manifestazioni spontanee di tifo per gli Azzurri si riscontrino anche nelle grandi città di ogni continente, se sono presenti numerose comunità di emigrati italiani.[71][72][73] Spesso le vittorie dell'Italia in una determinata nazione, sono state anche motivo di riscatto sociale per gli italiani ivi residenti, come accadde in Germania nel 2006.[74] E proprio questi ultimi sono stati spesso i maggiori supporters, agli allenamenti e allo stadio, nelle varie rassegne continentali o mondiali disputate all'estero.[75] Per tali motivi, ad esempio, all'epoca del torneo mondiale di Stati Uniti 1994, la Federcalcio chiese e ottenne dalla FIFA che l'Italia venisse inserita nel girone in cui vi erano gli incontri da disputare a New York, metropoli con una forte immigrazione italiana.[76]
Le maggiori manifestazioni organizzate in onore della nazionale, si ebbero il giorno seguente alle vittorie al campionato del mondo 2006[77] e al campionato d'Europa 2020 (svolto nel 2021).[78] In entrambe le occasioni, la squadra vincitrice della coppa tornò nella capitale dalla sede della finale del torneo e, dopo essere stata ricevuta prima al Palazzo del Quirinale dal Presidente della Repubblica italiana[77][78] e successivamente a Palazzo Chigi dal Governo,[77][78] effettuò un giro su un autobus scoperto (mostrando il trofeo vinto) lungo le principali strade del centro storico di Roma.[77][78] Nel 2006 i festeggiamenti erano già iniziati prima dei due ricevimenti ufficiali, con un milione di fan che "scortò" a bordo strada il pullman azzurro,[77] senza soluzione di continuità dall'aeroporto di Fiumicino (dove vi fu anche il passaggio delle Frecce Tricolori nei cieli dell'area metropolitana di Roma)[77] fino ai palazzi delle istituzioni, e si conclusero a notte inoltrata al Circo Massimo davanti a settecentomila persone,[77] evento che non poté essere replicato nel 2021, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia di Covid-19.
Le prime rivalità della nazionale di calcio italiana sono state quelle, negli anni venti e trenta dello scorso secolo, con Austria,[79] Ungheria,[80] Uruguay e Cecoslovacchia; queste, nel corso dei decenni successivi, sono state sostituite dalle rivalità con le altre due big sudamericane (Argentina e Brasile), ma, soprattutto, con le altre grandi potenze del calcio europeo vincitrici di un titolo mondiale: Francia, Germania, Inghilterra e Spagna.
La nazionale italiana di calcio vanta altresì un singolare primato: tutti e sette i titoli ufficiali vinti dagli azzurri sono stati ottenuti tra le mura domestiche (Roma, campionato del mondo 1934 e campionato d'Europa 1968) o in casa delle altre quattro rivali calcistiche europee (Parigi, campionato del mondo 1938; Madrid, campionato del mondo 1982; Berlino, Olimpiade 1936 e campionato del mondo 2006; Londra, campionato d'Europa 2020); l'Italia ha dunque alzato al cielo un trofeo in tutte e cinque le grandi capitali dell'Europa occidentale.[81]
La prima sfida avvenne nel 1910 a Milano, con gli Azzurri alla loro prima partita della storia e con il risultato finale di 6-2 per i padroni di casa. La rivalità iniziò tuttavia sul finire degli anni novanta, quando al campionato del mondo 1998, giocato proprio in Francia, le due nazionali si scontrarono nei quarti di finale, con i Bleus che vinsero ai tiri di rigore. Due anni dopo, la sfida si ripropose in finale del campionato d'Europa 2000 a Rotterdam e la Francia vinse ancora sugli Azzurri, pareggiando al termine dei tempi regolamentari e segnando ai supplementari il decisivo golden goal.[84] La rivincita italiana avvenne nel campionato del mondo 2006 con la finale di Berlino ancora tra Francia e Italia, e gli Azzurri vinsero il titolo mondiale sui francesi ai tiri di rigore, successivi a un incontro ricco di episodi incandescenti.[84]
Nei principali tornei per nazionali, le due formazioni si sono affrontate per nove volte: cinque alla Coppa del Mondo FIFA (quarti di finale al Francia 1938, fase ai gironi al Argentina 1978, ottavi di finale al Messico 1986, quarti di finale al Francia 1998 e finale del Germania 2006),[85] due al Campionato europeo UEFA (finale di Euro 2000 e fase a gironi di Euro 2008)[85] e due ai Giochi olimpici (Anversa 1920 e Amsterdam 1928).[85]
La prima sfida avvenne nel 1923 a Milano, con gli Azzurri che superarono i tedeschi per 3-1 dando inizio a un classico del calcio mondiale,[86] ma la vera rivalità ebbe inizio il 17 giugno 1970 a Città del Messico, quando nella semifinale del campionato del mondo 1970 l'Italia riuscì a vincere per 4-3, al termine dei tempi supplementari, in quella che fu in seguito definita come la «Partita del secolo».[86] Successivamente, l'apice delle sfide tra Germania e Italia si ebbe al campionato del mondo 1982, quando le due formazioni si affrontarono a Madrid in finale, con la nazionale italiana vincitrice del suo terzo titolo mondiale sconfiggendo la Germania Ovest per 3-1.
Ad aumentare la rivalità calcistica tra Germania e Italia ha contribuito il fatto che gli ultimi due campionati del mondo disputati sul territorio delle due nazioni siano stati vinti dalla nazionale rivale:[86] al mondiale di Italia 1990 vinsero i tedeschi[86] (in finale contro l'Argentina che aveva a sua volta eliminato gli Azzurri) mentre il torneo di Germania 2006 fu conquistato dall'Italia che in semifinale a Dortmund superò per 2-0 proprio i padroni di casa.[86]
Nei principali tornei per nazionali, le due formazioni si sono affrontate per ben nove volte: cinque alla Coppa del Mondo FIFA (Cile 1962, semifinale del Messico 1970, Argentina 1978, Spagna 1982 e Germania 2006)[87] e quattro al Campionato europeo UEFA (fase a gironi a Euro 1988, fase a gironi a Euro 1996, semifinali a Euro 2012 e quarti di finale a Euro 2016).[87] Le numerose sconfitte dei tedeschi nei tornei ufficiali sono un fatto calcistico molto sentito in Germania, tanto che questo record negativo fa sì che l'Italia sia definita «il più grande incubo calcistico», «una nemesi», e che l'ex presidente della federazione calcistica tedesca (DFB) Wolfgang Niersbach ritenne che un incontro con l'Italia, anche se amichevole, non debba essere considerato soltanto una partita, ma «una competizione per il prestigio e l'onore».[88][89]
La prima sfida avvenne nel 1933 a Roma e terminò con un pareggio per 1-1; il secondo incontro fu disputato l'anno seguente a Londra e passò alla storia come la «battaglia di Highbury»: l'Italia qualche mese prima si era laureata campione del mondo e la partita fu presentata come decisiva per stabilire a chi spettasse la supremazia mondiale. Dopo due minuti di gioco gli azzurri rimasero in dieci uomini per l'infortunio del centromediano Luis Monti (in quel periodo non erano previste sostituzioni) e nel giro di dieci minuti si trovarono in svantaggio di 3 reti a 0. La partita si trasformò, per l'appunto, in una battaglia e nel secondo tempo l'Italia accorciò le distanze con due gol di Giuseppe Meazza, che negli ultimi minuti colpì la traversa con un colpo di testa. L'incontro finì 3-2 per gli inglesi, ma la grande prestazione degli azzurri valse loro il titolo di «leoni di Highbury».[92][93]
La sfida più importante tra le due nazionali è avvenuta nel 2021, in occasione della finale del campionato d'Europa 2020 allo stadio di Wembley: l'incontro fu vinto dagli Azzurri per 3-2 ai tiri di rigore (1-1 dopo i tempi supplementari), successo che valse loro il secondo titolo europeo.[94]
Nei principali tornei per nazionali, le due formazioni si sono affrontate per cinque volte: due volte alla Coppa del Mondo FIFA (Italia 1990 e Brasile 2014)[94] e tre volte al Campionato europeo UEFA (Italia 1980, Polonia-Ucraina 2012 ed Europa 2020).[94]
La prima sfida avvenne nel 1920 ad Anversa, nelle semifinali del torneo di consolazione di calcio ai Giochi della VII Olimpiade, dove gli spagnoli vinsero per 2-0. La successiva rivalità calcistica tra le due nazioni fu però maggiore a livello di club, nelle competizioni UEFA, in cui Italia e Spagna hanno goduto di periodi di rispettivo dominio. I frequenti incontri tra i club hanno portato i giocatori d'élite a familiarizzare l'uno con l'altro quando si incontrano a livello nazionale.[96] Anche le squadre Under 21 delle due nazioni, tra le più forti al mondo, sono riconosciute come rivali. L'apice delle sfide tra Azzurri e spagnoli è stata la finale del campionato d'Europa 2012, con le Furie Rosse che dominarono l'incontro vincendo per 4-0, conquistando il loro terzo titolo di campioni d'Europa e il secondo consecutivo.[97]
Nei principali tornei per nazionali, le due formazioni si sono affrontate per sedici volte: tre alla Coppa del Mondo FIFA (due volte a Italia 1934 e Stati Uniti 1994),[97] sette volte al Campionato europeo UEFA (Italia 1980, Germania Ovest 1988, Austria-Svizzera 2008, due volte a Polonia-Ucraina 2012, Francia 2016 ed Europa 2020),[97] una volta alla FIFA Confederations Cup (2013),[97] quattro volte ai Giochi olimpici (Anversa 1920, Parigi 1924 e due volte ad Amsterdam 1928)[97] e una volta nella fase finale di UEFA Nations League (2021).
Nei principali tornei per nazionali, le due formazioni si sono affrontate per sette volte: cinque volte al Mondiale (Francia 1938, Messico 1970, Argentina 1978, Spagna 1982 e Stati Uniti 1994)[101] e due volte alla FIFA Confederations Cup (2009 e 2013).[101]
La prima sfida in assoluto fu ai Mondiali di Francia 1938, in semifinale. I sudamericani, convinti di centrare la qualificazione alla finale, avevano prenotato un aereo per Parigi e tenuto in panchina Leônidas (in vista dell'impegno conclusivo).[102] Il risultato finale premiò invece gli uomini di Vittorio Pozzo, vittoriosi per 2-1.
Il successivo confronto in ambito mondiale fu nel 1970, durante la finale di Città del Messico. I verdeoro trionfarono per 4-1, dopo aver chiuso in parità il primo tempo: il successo comportò l'assegnazione in via definitiva del trofeo dedicato a Jules Rimet, poiché la FIFA aveva deliberato che la versione originale della coppa venisse assegnata alla nazionale che avesse raggiunto per prima le tre affermazioni (sino a quel momento, l'Italia e il Brasile potevano vantare due vittorie a testa). L'Italia si "vendicò" nell'edizione di Spagna 1982, allorché si impose per 3-2 nell'ultima gara del secondo turno, guadagnando il passaggio alle semifinali. Tra i tifosi della Seleção, la partita è ricordata come «tragedia del Sarriá». È questa l'ultima affermazione azzurra sui rivali, che dodici anni dopo fecero proprio il trofeo battendo la squadra di Arrigo Sacchi nella finale del mondiale di Stati Uniti 1994, il primo deciso ai rigori.
Più che un'acerrima rivalità, la sfida con l'Argentina è un derby internazionale, poiché buona parte della popolazione argentina è di ascendenza italiana. Inoltre le due società più blasonate del calcio locale (Boca Juniors e River Plate) sono state fondate da genovesi.
Nei principali tornei per nazionali, le due formazioni si sono affrontate per cinque volte: in cinque edizioni consecutive della Coppa del Mondo FIFA (Germania Ovest 1974, Argentina 1978, Spagna 1982, Messico 1986 e Italia 1990).[103]
Il primo incontro fu un'amichevole giocata a Roma nel 1954: gli Azzurri vinsero per 2-0 contro i Biancocelesti.[103] L'unico episodio controverso nelle sfide tra le due squadre, si verificò nel 1990, quando l'Italia padrona di casa cedette in semifinale ai rivali (perdendo ai rigori, dopo l'1-1 al termine dei supplementari) nella gara giocata al San Paolo di Napoli (teatro delle imprese di Maradona con la squadra partenopea): durante la finale all'Olimpico di Roma la tifoseria azzurra sostenne l'altra formazione, la Germania Ovest (poi vincitrice). Maradona, capitano della sua squadra, insultò in mondovisione il pubblico che aveva fischiato l'Argentina già durante l'esecuzione dell'inno.[104]
Il primo confronto con l'Uruguay fu quello ai Giochi olimpici 1928: in semifinale, i sudamericani si imposero per 3-2. Le due squadre si ritrovarono dopo oltre quarant'anni, nel primo turno dei Mondiali di Messico 1970: l'incontro finì 0-0 ed entrambe accedettero ai quarti di finale.
Nei principali tornei per nazionali, le due formazioni si sono affrontate per cinque volte: tre volte alla Coppa del Mondo FIFA (Messico 1970, Italia 1990, Brasile 2014),[105] una volta alla FIFA Confederations Cup (2013)[105] e una volta ai Giochi olimpici (Amsterdam 1928).[105]
La sfida più importante tra le due nazionali è stata la finale per il terzo posto della Confederations Cup 2013, in cui gli Azzurri conquistarono il bronzo ai tiri di rigore dopo il 2-2 dei tempi supplementari.[106]
Una minore rivalità, piuttosto affievolita, vi è con la Svizzera, che era sentita principalmente dagli emigranti italiani in terra elvetica. Anche per la vicinanza fra i due paesi, la nazionale rossocrociata è quella più affrontata dalla nazionale italiana. Ben altre rivalità, molto forti, vi sono con due nazioni di recente formazione quali Slovenia e Croazia; dovute piuttosto a motivi storici che non calcistici.[107][108] Sebbene queste rivalità non siano generalmente sentite come quelle verso Francia o Germania, gli incontri con Slovenia e Croazia hanno finora rappresentato gli unici casi in cui i tifosi Azzurri, solitamente tranquilli, siano stati coinvolti in scontri di curva.[109][110] Uno dei casi più emblematici è l'amichevole del 21 agosto 2002 Italia-Slovenia (0-1), che doveva rappresentare anche una sorta di festa di commiato per Bruno Pizzul quale telecronista della nazionale. La gara, giocata a Trieste (dov'è molto sentita la rivalità coi vicini sloveni), viene principalmente ricordata per i numerosi scontri fra le due tifoserie, qualche tentata invasione di campo e alcuni accenni di rissa anche fra i calciatori.[109]
Le altre rivalità non sono storiche, ma più che altro segnate da episodi limitati o sporadici. Impossibile non citare il Cile e la famosa Battaglia di Santiago, rivalità sorta e finita in quell'anno dopo un'inopportuna campagna mediatica della stampa italiana nei confronti della città capitale cilena che suscitò aspre polemiche nello Stato sudamericano, accrescendo notevolmente la tensione prima della partita, terminata poi in maniera decisamente poco felice. Le partite successive coi cileni sono tornate a giocarsi senza problemi.
Un ricordo senz'altro negativo è legato anche alle scandinave Danimarca e Svezia, famose soprattutto per il 2-2 che condannò gli azzurri all'eliminazione dal campionato europeo di calcio 2004; in particolare alla Svezia si deve anche la dolorosa mancata qualificazione al campionato del mondo 2018. Curioso inoltre notare che l'unico precedente nel quale l'Italia mancò la qualificazione ai mondiali fu in quelli del 1958, giocatisi proprio in Svezia; e la mancò anche agli europei del 1992, sempre svoltisi nel paese scandinavo.
Altri ricordi negativi per la nazionale italiana sono legati alle due rappresentative coreane: la Corea del Nord sconfisse clamorosamente gli Azzurri per 1-0 al campionato del mondo 1966 causandone l'eliminazione al primo turno (partita nella quale l'Italia giocò per circa un'ora con un uomo in meno per l'infortunio occorso a Giacomo Bulgarelli), mentre la Corea del Sud padrona di casa estromise l'Italia al golden goal agli ottavi di finale del campionato del mondo 2002, in una partita segnata dal contestato arbitraggio di Byron Moreno. L'Italia non ha più incontrato queste due nazionali in gare ufficiali.
Presenze e reti aggiornate al 28 marzo 2022.Lista dei giocatori convocati dal CT Roberto Mancini per l'incontro amichevole contro la Turchia del 29 marzo 2022.[111]
N. | Pos. | Giocatore | Data nascita (età) | Pres. | Reti | Squadra | ||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
P | Gianluigi Donnarumma | 25 febbraio 1999 | 42 | -22 | Paris Saint-Germain | |||
P | Salvatore Sirigu | 12 gennaio 1987 | 28 | -18 | Genoa | |||
P | Alessio Cragno | 28 giugno 1994 | 2 | 0 | Cagliari | |||
P | Pierluigi Gollini | 18 marzo 1995 | 1 | 0 | Tottenham | |||
D | Giorgio Chiellini | 14 agosto 1984 | 115 | 8 | Juventus | |||
D | Leonardo Bonucci | 1º maggio 1987 | 114 | 8 | Juventus | |||
D | Mattia De Sciglio | 20 ottobre 1992 | 39 | 0 | Juventus | |||
D | Emerson Palmieri | 3 agosto 1994 | 26 | 0 | Olympique Lione | |||
D | Francesco Acerbi | 10 febbraio 1988 | 22 | 1 | Lazio | |||
D | Cristiano Biraghi | 1º settembre 1992 | 11 | 1 | Fiorentina | |||
D | Alessandro Bastoni | 13 aprile 1999 | 10 | 0 | Inter | |||
C | Nicolò Barella | 7 febbraio 1997 | 36 | 7 | Inter | |||
C | Bryan Cristante | 3 marzo 1995 | 22 | 1 | Roma | |||
C | Lorenzo Pellegrini | 19 giugno 1996 | 21 | 3 | Roma | |||
C | Manuel Locatelli | 8 gennaio 1998 | 20 | 3 | Juventus | |||
C | Matteo Pessina | 21 aprile 1997 | 11 | 4 | Atalanta | |||
C | Stefano Sensi | 5 agosto 1995 | 8 | 3 | Sampdoria | |||
C | Sandro Tonali | 8 maggio 2000 | 7 | 0 | Milan | |||
A | Andrea Belotti | 20 dicembre 1993 | 41 | 12 | Torino | |||
A | Giacomo Raspadori | 18 febbraio 2000 | 8 | 1 | Sassuolo | |||
A | Nicolò Zaniolo | 2 luglio 1999 | 8 | 2 | Roma | |||
A | Gianluca Scamacca | 1º gennaio 1999 | 2 | 0 | Sassuolo | |||
A | João Pedro | 9 marzo 1992 | 1 | 0 | Cagliari | |||
A | Mattia Zaccagni | 16 giugno 1995 | 0 | 0 | Lazio |
Lo staff della nazionale si compone dal team manager, dal commissario tecnico, che allena, convoca e schiera in campo gli atleti ed è assistito da cinque vice-allenatori. Ad aiutare gli allenatori, ci sono il preparatore dei portieri, i preparatori atletici, i medici, i fisioterapisti, l'osteopata, il nutrizionista, il match analyst e il segretario.
Dati aggiornati a dopo Irlanda del Nord-Italia del 15 novembre 2021.[112]
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