Coppa del Mondo Jules Rimet 1966 1966 World Cup Jules Rimet |
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Competizione | Campionato mondiale di calcio | ||||
Sport | Calcio | ||||
Edizione | 8ª | ||||
Date | 11 - 30 luglio 1966 | ||||
Luogo |
Inghilterra (7 città) |
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Partecipanti | 16 (74 alle qualificazioni) | ||||
Impianto/i | 8 stadi | ||||
Risultati | |||||
Vincitore |
Inghilterra (1º titolo) |
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Secondo | Germania Ovest | ||||
Terzo | Portogallo | ||||
Quarto | Unione Sovietica | ||||
Statistiche | |||||
Miglior marcatore | Eusébio (9) | ||||
Incontri disputati | 32 | ||||
Gol segnati | 89 (2,78 per incontro) | ||||
Pubblico |
1 635 000 (51 094 per incontro) |
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Bobby Moore, capitano dell'Inghilterra, riceve dalle mani della regina Elisabetta II la Coppa Rimet vinta in finale sulla Germania Ovest. | |||||
Cronologia della competizione | |||||
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Il Campionato mondiale di calcio FIFA 1966 o Coppa del Mondo Jules Rimet 1966 (in inglese: 1966 World Cup Jules Rimet), noto anche come Inghilterra 1966, fu l'ottava edizione del campionato mondiale di calcio per squadre nazionali maggiori maschili, organizzato dalla FIFA ogni quattro anni.[1]
Si svolse in Inghilterra dall'11 al 30 luglio 1966, con l'affermazione dei padroni di casa, vittoriosi in finale sulla Germania Ovest al termine dei tempi supplementari. Questa è stata la prima edizione ad inserire la mascotte ufficiale del campionato. Questo è tuttora l’unico trofeo tra Mondiali ed Europei alzato dalla nazionale inglese.
Essendo due dei sedici posti già riservati al Brasile campione uscente e all'Inghilterra Paese organizzatore, a contendersi i 14 posti rimanenti furono 71 squadre nazionali. La FIFA assegnò 10 posti all'UEFA: oltre alla citata Inghilterra (qualificata di diritto), su 32 iscritte alle qualificazioni approdarono alla fase finale le nazionali di Bulgaria, Francia, Germania Ovest, Italia, Portogallo, Spagna, Svizzera, Ungheria e URSS; 4 al Sudamerica (il citato Brasile, qualificato di diritto, Argentina, Cile e Uruguay) su 9 iscritte; 1 al Centro-Nord America e Caraibi (Messico) su 9 iscritte e 1 all'Africa, Asia e Oceania su 19 iscritte in totale, dopo spareggio interzone tra Africa e Asia. Non esistendo all'epoca la federazione oceanica (istituita nel 1966) l'Australia avrebbe disputato il girone di qualificazione asiatico. La federazione africana protestò per l'ulteriore spareggio che la nazionale vincitrice del girone africano avrebbe dovuto affrontare per la qualificazione e, rimasta inascoltata, decisero di ritirarsi 15 squadre africane. Si unì al boicottaggio anche un'asiatica, la Corea del Sud. Nel frattempo, il Sudafrica veniva squalificato dal Comitato Olimpico Internazionale da qualsiasi competizione sportiva per via del regime di apartheid lì vigente, e la FIFA si allineò al CIO. Alla fine, ad approdare alla fase finale fu la Corea del Nord. Tra le squadre europee non qualificate spiccava tra tutte la Svezia, finalista dell'edizione del 1958, oltre al Belgio, la Cecoslovacchia e la Jugoslavia.
Fase eliminatoria: quattro gruppi di quattro squadre ciascuno (identificati dal numero 1 al numero 4).
Alla fine di ogni girone le migliori due classificate passano ai quarti di finale. Per stabilire la priorità, in caso di parità di punti, vale il criterio della differenza reti. In caso di ulteriore parità, è discriminante il numero di goal segnati nel girone. In caso di ulteriore parità si procede a sorteggio. Da questo punto in poi si disputano solo incontri a eliminazione diretta. Si giocano quattro quarti di finale, A, B, C, e D. Il quarto A vede accoppiate la prima classificata del gruppo 1 con la seconda del gruppo 2; il quarto B la seconda del gruppo 1 con la prima del gruppo 2; il quarto C la prima del gruppo 3 con la seconda del gruppo 4 e il quarto D la seconda del gruppo 3 con la prima del gruppo 4.
Al campionato del mondo del 1966 è legato uno dei più curiosi aneddoti riguardanti la Coppa Rimet. Come è noto, è uso che la federazione campione uscente rimetta il trofeo a disposizione della FIFA e del comitato organizzatore del campionato, affinché possa rimanere in esposizione fino all'assegnazione al vincitore successivo (nel 1966 campione uscente era il Brasile). Il 20 marzo 1966, però, la Coppa Rimet fu rubata da ignoti durante l'esposizione al pubblico.[3] Dopo lunghe ricerche, fu ritrovata, in un parco pubblico londinese, avvolta in un foglio di giornale, grazie al fiuto di un cane (il meticcio Pickles, che morì l'anno dopo strozzato dal suo stesso guinzaglio).[3] Prima del ritrovamento del trofeo, la Federcalcio inglese ne aveva fatto produrre una copia,[3] nell'eventualità che essa non venisse ritrovata in tempo. Attualmente la copia è custodita ed esposta nel Museo nazionale del Calcio. Il campionato del 1966 fu anche il primo ad adottare una mascotte (il leone Willie) e un logo per finalità commerciali.
L'assegnazione all'Inghilterra fu probabilmente facilitata dal fatto che l'allora capo della FIFA fosse l'inglese Arthur Drewry. La cosa suscitò la prima di una lunga serie di polemiche per l'intero mondiale, fino alla finale. L'Inghilterra iniziò il torneo con ambizioni di vittoria, come testimoniava la dichiarazione, datata 1963, di Ramsey,[2] selezionatore dei reds, che promise di portare la Rimet nel paese patria del calcio; all'assegnazione del ruolo di Paese organizzatore all'Inghilterra contribuì anche il fatto che nel 1963 cadesse il centenario della fondazione della Football Association, la federazione calcistica inglese.[4] L'ottavo campionato del mondo non si distinse per particolare spettacolarità, anzi fu una delle edizioni con meno gol, in ragione dell'assetto più difensivo e tattico delle squadre. La stessa Inghilterra, che avrebbe poi vinto il torneo, passò il primo turno con 4 gol all'attivo e nessuno al passivo.
Questa edizione della rassegna iridata, sebbene avesse in programma il cerimoniale delle bande musicali durante l'entrata in campo delle squadre, non vide la tradizionale esecuzione degli inni nazionali all'inizio dei match (tranne che nella partita inaugurale e in occasione della finale per il titolo). Tale decisione fu dettata dal fatto che il Regno Unito temeva la presenza al mondiale dei calciatori della Corea del Nord – nazione socialista e non riconosciuta dai britannici – quale causa di possibili incidenti diplomatici con la controparte del Sud; a tal proposito, un appunto dell'allora Foreign Office sosteneva che il modo più semplice per risolvere la questione sarebbe stato quello di "negare il visto ai giocatori nordcoreani".[5]
Per le partite di questa Coppa del Mondo furono scelti otto stadi in sette città. L'impianto di più recente inaugurazione, e maggiormente utilizzato nel torneo, era lo stadio di Wembley, con i suoi 43 anni nel 1966. Come consuetudine in Coppa del Mondo, le squadre di ogni gruppo giocavano le proprie partite in stadi geograficamente vicini. Gli incontri del gruppo 1 (quello con i padroni di casa inglesi) si giocarono tutti a Londra: cinque a Wembley, che era lo stadio ufficiale della nazionale inglese e peraltro riconosciuto come il più prestigioso stadio di calcio del mondo; uno al White City Stadium, nella zona ovest di Londra, utilizzato però, e per una sola partita, come alternativa a Wembley. Accadde infatti che la partita della fase a gironi tra Uruguay e Francia, programmata a Wembley venerdì 15 luglio 1966, si dovette giocare al White City Stadium (originariamente costruito per le Olimpiadi estive del 1908), perché nello stesso giorno erano già state programmate a Wembley delle corse di levrieri. Poiché il proprietario di Wembley non volle sentire ragioni per cancellare l'evento, la partita venne trasferita nella sede alternativa a Londra. Le partite del gruppo 2 si giocarono all' Hillsborough Stadium di Sheffield e al Villa Park di Birmingham; le partite del gruppo 3 allo stadio Old Trafford a Manchester e al Goodison Park dell'Everton FC; le partite del Gruppo 4 infine si giocarono al Middlesbrough FC Ayresome Park a Middlesbrough e al Sunderland AFC Roker Park a Sunderland, città entrambe situate nel nord dell'Inghilterra.
Con nove incontri disputati, la sede più utilizzata fu lo stadio di Wembley. Vi si giocarono tutte le sei partite dell'Inghilterra, compresa la finalissima con la Germania Ovest, oltre alla finale per il terzo posto. Goodison Park venne utilizzato per cinque partite; Roker Park e Hillsborough ospitarono ciascuno quattro partite. Infine l'Old Trafford, il Villa Park e l'Ayresome Park ospitarono ciascuno tre partite, ma nessuna partita ad eliminazione diretta.
Londra | Birmingham | |
Wembley Stadium | White City Stadium | Villa Park |
51°33′21″N 0°16′46″W | 51°33′20″N 0°16′47″W | 52°30′33″N 1°53′05″W |
Capienza: 98 600 | Capienza: 76 567 | Capienza: 52 000 |
Liverpool | ||
Goodison Park | ||
53°27′47″N 2°17′29″W | ||
Capienza: 50 151 | ||
Manchester | ||
Old Trafford | ||
53°24′41″N 1°30′02″W | ||
Capienza: 58 000 | ||
Sheffield | Sunderland | Middlesbrough |
Hillsborough Stadium | Roker Park | Ayresome Park |
54°54′52″N 1°23′18″W | 54°33′51″N 1°14′49″W | 53°26′20″N 2°57′58″W |
Capienza: 42 730 | Capienza: 40 310 | Capienza: 40 000 |
Pr. | Squadra | Data di qualificazione certa | Confederazione | Partecipante in quanto | Partecipazioni precedenti al torneo |
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1 | Inghilterra | 22 agosto 1960 | UEFA | Rappresentativa della nazione organizzatrice della fase finale | 4 (1950, 1954, 1958, 1962) |
2 | Brasile | 17 giugno 1962 | CONMEBOL | Paese detentore del titolo | 7 (1930, 1934, 1938, 1950, 1954, 1958, 1962) |
3 | Messico | 16 maggio 1965 | CONCACAF | Vincitrice del Secondo Turno (CONCACAF) | 5 (1930, 1950, 1954, 1958, 1962) |
4 | Uruguay | 13 giugno 1965 | CONMEBOL | Vincitrice del Gruppo 1 (CONMEBOL) | 4 (1930, 1950, 1954, 1962) |
5 | Argentina | 29 agosto 1965 | CONMEBOL | Vincitrice del Gruppo 3 (CONMEBOL) | 4 (1930, 1934, 1958, 1962) |
6 | Ungheria | 9 ottobre 1965 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 6 (UEFA) | 5 (1934, 1938, 1954, 1958, 1962) |
7 | Cile | 12 ottobre 1965 | CONMEBOL | Vincitrice del Gruppo 2 (CONMEBOL) | 3 (1930, 1950, 1962) |
8 | Unione Sovietica | 17 ottobre 1965 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 7 (UEFA) | 2 (1958, 1962) |
9 | Portogallo | 31 ottobre 1965 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 4 (UEFA) | − |
10 | Francia | 6 novembre 1965 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 3 (UEFA) | 5 (1930, 1934, 1938, 1954, 1958) |
11 | Spagna | 10 novembre 1965 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 9 (UEFA) | 3 (1934, 1950, 1962) |
12 | Germania Ovest | 14 novembre 1965 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 2 (UEFA) | 5 (1934, 1938, 1954, 1958, 1962) |
13 | Corea del Nord | 24 novembre 1965 | AFC | Vincitrice della Seconda Fase CAF e AFC | − |
14 | Svizzera | 24 novembre 1965 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 5 (UEFA) | 5 (1934, 1938, 1950, 1954, 1962) |
15 | Italia | 7 dicembre 1965 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 8 (UEFA) | 5 (1934, 1938, 1950, 1954, 1962) |
16 | Bulgaria | 29 dicembre 1965 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 1 (UEFA) | 1 (1962) |
Nota bene: nella sezione "partecipazioni precedenti al torneo", le date in grassetto indicano che la nazione ha vinto quella edizione del torneo, mentre le date in corsivo indicano la nazione ospitante.
Il campo rispettò quasi per intero i pronostici, con qualche esclusione di rilievo: nel primo gruppo, l'Inghilterra si spartì la posta con l'Uruguay prima di superare con due classici 2-0 Francia e Messico. A ruota seguì la stessa Celeste, cui bastò un 2-1 ai francesi e un pari con i messicani per qualificarsi.
Nel gruppo 2 la Spagna, campione d'Europa uscente, non andò oltre una vittoria con poco scarto contro la Svizzera (sfavorita tra l'altro dall'arbitro sovietico Bakhramov, che annullò il gol regolare del 2-2 svizzero), mentre Germania Ovest e Argentina passarono a pari punti, con i tedeschi primi per differenza reti.
Le sorprese vennero dai gruppi 3 e 4. Nel gruppo 3 vi fu un'inaspettata eliminazione dei verdeoro brasiliani, campioni del mondo in carica: dopo aver superato la partita molto fisica con la Bulgaria[3] con due punizioni (una di Pelé e una di Garrincha, nell'ultima partita giocata assieme),[3] il Brasile, privo dell'infortunato Pelé[2] cadde contro l'Ungheria, mentre contro il Portogallo, pur schierando il proprio fuoriclasse, i verdeoro furono sconfitti dai lusitani guidati da Eusébio.[3] Il Brasile recriminò per gli arbitraggi (sia per la partita contro la Bulgaria, arbitrata dal tedesco Kurt Tschenscher, che per quelle contro Ungheria e Portogallo, arbitrate dagli inglesi Ken Dagnall e George McCabe) sostenendo che non vennero sanzionati molti falli fatti a danno dei giocatori chiave verdeoro[3][6].
Nel gruppo 4 l'Italia, vincendo 2-0 contro il Cile, si prese la rivincita della battaglia di Santiago di quattro anni prima, ma inciampò nell'URSS, venendo sconfitta 1-0. Nella decisiva partita contro la Corea del Nord perse nuovamente 1-0, con un gol di Pak Doo-Ik.[3] Questa sconfitta causò grande scalpore in Italia,[3] dato che la Corea del Nord era considerata una squadra facile da battere. Per questo motivo, quando i giocatori italiani rientrarono in patria dopo la sconfitta, furono accolti da circa seicento tifosi inferociti accorsi all'aeroporto di Genova per contestarli con insulti e lancio di pomodori.[7] Il turno fu passato da URSS e Corea del Nord e i tifosi di Middlesbrough, città operaia del nord dell'Inghilterra, adottarono la Nazionale asiatica e la seguirono a Liverpool per i quarti di finale.[3]
A dar colore ai quarti di finale ci pensarono Argentina e Inghilterra. A Wembley gli inglesi erano impegnati in una tesa partita contro i sudamericani; si scrisse che dopo mezz'ora c'erano già quattro ammonizioni argentine (Perfumo, Solari, Rattín e Artime), mentre all'inglese Stiles fu concessa ogni tipo di entrata[6]. I cartellini furono introdotti ad opera di Ken Aston per la prima volta durante il Mondiale 1970 in Messico[8] ma le ammonizioni esistevano da molto tempo prima, anche senza l'uso dei cartellini. Al 36º il capitano argentino Antonio Rattín, già ammonito per un fallo su Bobby Charlton qualche minuto prima, venne espulso dall'arbitro tedesco Rudolf Kreitlein per proteste.[9][3] Nonostante gli inviti dell'arbitro tedesco a lasciare il campo, l'argentino fece finta di non capire e pretese un interprete.[3] Alla fine lasciò il terreno di gioco e si sedette sul tappeto rosso riservato ai membri della casa reale inglese, prendendo i fischi di tutto lo stadio e ricevendo l'appellativo di "Animale". Facilitata dall'espulsione, l'Inghilterra alla fine approdò in semifinale vincendo 1-0 con gol di Hurst.[3] Gli argentini, ormai innervositi, protestarono (timidamente) per un presunto fuorigioco che però pare non esserci stato.[10] L'espulsione di Rattin venne definita in patria come el robo del siglo (il furto del secolo), il giornale sportivo francese L'Équipe intitolò «Lo scandalo è entrato a Wembley» e il suo inviato Jean Cornu scrisse «Scandaloso l'arbitro, Stiles meritava una sanzione più di Rattin...»[6]. In seguito l'arbitro tedesco Rudolf Kreitlein dichiarò di aver espulso Rattìn per una serie di falli scorretti, le continue proteste ad ogni sua decisione e perché, anche se non capiva la lingua del giocatore, intuì dalle sue espressioni che lo stava insultando reiteratamente.[11][12]
Al Goodison Park di Liverpool, lo stadio dell'Everton, invece, la Corea del Nord riuscì a portarsi sul 3-0 in poco meno di mezz'ora prima che il Portogallo riuscisse a serrare le file e riorganizzare il gioco.[3] L'ingenuità tattica degli asiatici e l'abilità dei portoghesi fecero poi la differenza e la squadra di Eusébio (quattro gol e un assist in quella partita)[3] vinse 5-3 e raggiunse in semifinale l'Inghilterra.[3]
L'URSS eliminò l'Ungheria 2-1, mentre nella gara Germania Ovest-Uruguay, dopo che l'arbitro inglese Jim Finney negò nei primi minuti un calcio di rigore ai sudamericani per un intervento di mano di Schnellinger in area di rigore su colpo di testa di Rocha,[3] arrivò il vantaggio tedesco all'11° con Helmut Haller; all'inizio del secondo tempo vennero espulsi gli uruguaiani Horacio Troche ed Héctor Silva e, in 11 contro 9, i tedeschi vinsero 4-0, eliminando facilmente l'Uruguay.[3]
Le due semifinali si giocarono a un giorno di distanza, il 25 e 26 luglio a Liverpool (Germania Ovest-URSS) e a Londra (Inghilterra-Portogallo).
Sotto la direzione dell'italiano Concetto Lo Bello i tedeschi sconfissero i sovietici. A segnare per la Germania Ovest furono Haller e Beckenbauer, ma anche in questa gara ci furono critiche rivolte all'arbitro poiché i sovietici furono costretti a giocare in 9 uomini a causa dell'infortunio di Sabo (all'epoca non si effettuavano cambi) e per l'espulsione dell'attaccante Igor' Čislenko; l'inviato de L'Équipe Robert Vergne scrisse «Contro l'URSS la Germania ha mostrato il peggior calcio di questi mondiali. Chi parla di complotto a favore dei tedeschi e degli inglesi può sostenere questa tesi con le cifre: nelle ultime tre partite disputate la Germania ha giocato contro squadre di dieci e nove giocatori. L'Argentina, nel girone eliminatorio in dieci (uno espulso), l'Uruguay nei quarti, in nove (due espulsi), e l'URSS in semifinale, in nove (uno ferito severamente, uno espulso)»[6].
A Londra, invece, ci vollero due gol di Bobby Charlton per aver ragione di un Portogallo in forma, che tenne aperta la partita fino all'ultimo grazie a un goal di Eusébio su rigore nel finale.
Entrambe le finali si disputarono allo stadio londinese di Wembley.[13] Il terzo posto finale del Portogallo, allenato da Otto Glória, era all'epoca il massimo risultato a livello mondiale conseguito dai lusitani, fatto questo che permise a Eusébio di onorare al meglio il Pallone d'oro vinto l'anno prima grazie ai suoi successi con la maglia del Benfica.
Nella finale per l'assegnazione del titolo, fra i padroni di casa e la Germania Ovest, agli ordini di sir Alf Ramsey scesero in campo per l'Inghilterra Banks; Cohen, Wilson; J. Charlton, Moore, Stiles; Ball, Hunt, Hurst, R. Charlton, Peters. Il CT tedesco Helmut Schön schierò invece Tilkowski, Höttges, Weber; Schnellinger, Schulz, Beckenbauer; Haller, Emmerich, Held, Overath, Seeler. Da notare come l'Inghilterra chiudesse il torneo nello stesso stadio, Wembley, dove aveva giocato tutte le partite.
Haller segnò quasi subito, al 12º, ma il vantaggio tedesco durò solo sei minuti, in quanto Hurst pareggiò al 18°. La partita si svolse su un piano di sostanziale equilibrio finché al 78º Peters realizzò il gol del 2-1 che sembrava aver chiuso l'incontro.[3] Su una contestata azione a palla ferma, Weber riuscì tuttavia a segnare il 2-2 quando ormai mancava un minuto alla fine.[3] Gli inglesi contestarono un fallo di mano del tedesco Schnellinger, ma Dienst convalidò. Al 101°, undici minuti dopo l'inizio dei tempi supplementari, Hurst lasciò partire un tiro che sbatté contro la faccia inferiore della traversa e rimbalzò sulla linea prima di tornare in campo.[3] Le riprese televisive dimostrarono che la palla aveva battuto sulla linea e non aveva, come richiesto dal regolamento, superato completamente la linea di porta.[3][13] Non sapendo cosa decidere, Dienst chiese il parere dell'assistente Tofik Bakhramov, che convalidò la rete.[3]
Il commentatore della BBC Kenneth Wolstenholme si premurò di far sapere che il guardalinee sovietico «parlava solo russo e turco»[14], ragion per cui il dialogo con il direttore di gara poteva avvenire solo a gesti.[13] Inutili le proteste tedesche e l'attacco finale, che durò per tutto il secondo tempo supplementare: proprio allo scadere Hurst segnò il suo terzo gol personale e il quarto per l'Inghilterra, che vinse 4-2 e si laureò campione del mondo per la prima – e tuttora unica – volta nella sua storia. Durante l'azione del 4-2, tre persone invasero il terreno di gioco mentre Hurst stava andando a segnare l'ultima rete:[3] la marcatura sarebbe stata da annullare[3] ma l'arbitro convalidò ugualmente.[3] Geoff Hurst è attualmente l'unico calciatore ad aver segnato tre gol in una finale di un Campionato del mondo.
Londra 11 luglio 1966, ore 19:30 UTC+0 |
Inghilterra |
0 – 0 referto |
Uruguay |
Wembley (87148 spett.)
|
Londra 13 luglio 1966, ore 19:30 UTC+0 |
Francia |
1 – 1 referto |
Messico |
Wembley (69237 spett.)
|
||||||
|
Londra 15 luglio 1966, ore 19:30 UTC+0 |
Uruguay |
2 – 1 referto |
Francia |
White City Stadium (45662 spett.)
|
||||||
|
Londra 16 luglio 1966, ore 15 UTC+0 |
Inghilterra |
2 – 0 referto |
Messico |
Wembley (92570 spett.)
|
||||||
|
Londra 19 luglio 1966, ore 16:30 UTC+0 |
Messico |
0 – 0 referto |
Uruguay |
Wembley (61112 spett.)
|
Londra 20 luglio 1966, ore 19:30 UTC+0 |
Inghilterra |
2 – 0 referto |
Francia |
Wembley (98270 spett.)
|
||||||
|
Pos. | Nazionale | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Inghilterra | 5 | 3 | 2 | 1 | 0 | 4 | 0 | +4 |
2. | Uruguay | 4 | 3 | 1 | 2 | 0 | 2 | 1 | +1 |
3. | Messico | 2 | 3 | 0 | 2 | 1 | 1 | 3 | -2 |
4. | Francia | 1 | 3 | 0 | 1 | 2 | 2 | 5 | -3 |
Sheffield 12 luglio 1966, ore 19:30 UTC+0 |
Germania Ovest |
5 – 0 referto |
Svizzera |
Hillsborough (36000 spett.)
|
||||||
|
Birmingham 13 luglio 1966, ore 19:30 UTC+0 |
Argentina |
2 – 1 referto |
Spagna |
Villa Park (48000 spett.)
|
||||||
|
Sheffield 15 luglio 1966, ore 19:30 UTC+0 |
Spagna |
2 – 1 referto |
Svizzera |
Hillsborough (32000 spett.)
|
||||||
|
Birmingham 16 luglio 1966, ore 15 UTC+0 |
Germania Ovest |
0 – 0 referto |
Argentina |
Villa Park (51000 spett.)
|
Sheffield 19 luglio 1966, ore 19:30 UTC+0 |
Argentina |
2 – 0 referto |
Svizzera |
Hillsborough (32000 spett.)
|
||||||
|
Birmingham 20 luglio 1966, ore 19:30 |
Germania Ovest |
2 – 1 referto |
Spagna |
Villa Park (51000 spett.)
|
||||||
|
Pos. | Nazionale | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Germania Ovest | 5 | 3 | 2 | 1 | 0 | 7 | 1 | +6 |
2. | Argentina | 5 | 3 | 2 | 1 | 0 | 4 | 1 | +3 |
3. | Spagna | 2 | 3 | 1 | 0 | 2 | 4 | 5 | -1 |
4. | Svizzera | 0 | 3 | 0 | 0 | 3 | 1 | 9 | -8 |
Liverpool 12 luglio 1966, ore 19:30 UTC+0 |
Brasile |
2 – 0 referto |
Bulgaria |
Goodison Park (48000 spett.)
|
||||||
|
Manchester 13 luglio 1966, ore 19:30 UTC+0 |
Portogallo |
3 – 1 referto |
Ungheria |
Old Trafford (37000 spett.)
|
||||||
|
Liverpool 15 luglio 1966, ore 19:30 UTC+0 |
Ungheria |
3 – 1 referto |
Brasile |
Goodison Park (52000 spett.)
|
||||||
|
Manchester 16 luglio 1966, ore 15 UTC+0 |
Portogallo |
3 – 0 referto |
Bulgaria |
Old Trafford (26000 spett.)
|
||||||
|
Liverpool 19 luglio 1966, ore 19:30 UTC+0 |
Portogallo |
3 – 1 referto |
Brasile |
Goodison Park (62000 spett.)
|
||||||
|
Manchester 20 luglio 1966, ore 19:30 UTC+0 |
Ungheria |
3 – 1 referto |
Bulgaria |
Old Trafford (22000 spett.)
|
||||||
|
Pos. | Nazionale | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Portogallo | 6 | 3 | 3 | 0 | 0 | 9 | 2 | +7 |
2. | Ungheria | 4 | 3 | 2 | 0 | 1 | 7 | 5 | +2 |
3. | Brasile | 2 | 3 | 1 | 0 | 2 | 4 | 6 | -2 |
4. | Bulgaria | 0 | 3 | 0 | 0 | 3 | 1 | 8 | -7 |
Middlesbrough 12 luglio 1966, ore 19:30 UTC+0 |
Unione Sovietica |
3 – 0 referto |
Corea del Nord |
Ayresome Park (22000 spett.)
|
||||||
|
Sunderland 13 luglio 1966, ore 19:30 UTC+0 |
Italia |
2 – 0 referto |
Cile |
Roker Park (30000 spett.)
|
||||||
|
Middlesbrough 15 luglio 1966, ore 19:30 UTC+0 |
Cile |
1 – 1 referto |
Corea del Nord |
Ayresome Park (16000 spett.)
|
||||||
|
Sunderland 16 luglio 1966, ore 15 UTC+0 |
Unione Sovietica |
1 – 0 referto |
Italia |
Roker Park (27800 spett.)
|
||||||
|
Middlesbrough 19 luglio 1966, ore 19:30 UTC+0 |
Corea del Nord |
1 – 0 referto |
Italia |
Ayresome Park (18000 spett.)
|
||||||
|
Sunderland 20 luglio 1966, ore 19:30 UTC+0 |
Unione Sovietica |
2 – 1 referto |
Cile |
Roker Park (22000 spett.)
|
||||||
|
Pos. | Nazionale | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
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1. | Unione Sovietica | 6 | 3 | 3 | 0 | 0 | 6 | 1 | +5 |
2. | Corea del Nord | 3 | 3 | 1 | 1 | 1 | 2 | 4 | -2 |
3. | Italia | 2 | 3 | 1 | 0 | 2 | 2 | 2 | 0 |
4. | Cile | 1 | 3 | 0 | 1 | 2 | 2 | 5 | -3 |
Quarti di finale | Semifinali | Finale | ||||||||
23 luglio - Londra | ||||||||||
Inghilterra | 1 | |||||||||
25 luglio - Londra | ||||||||||
Argentina | 0 | |||||||||
Inghilterra | 2 | |||||||||
23 luglio - Liverpool | ||||||||||
Portogallo | 1 | |||||||||
Portogallo | 5 | |||||||||
30 luglio - Londra | ||||||||||
Corea del Nord | 3 | |||||||||
Inghilterra (dts) | 4 | |||||||||
23 luglio - Sheffield | ||||||||||
Germania Ovest | 2 | |||||||||
Germania Ovest | 4 | |||||||||
26 luglio - Liverpool | ||||||||||
Uruguay | 0 | |||||||||
Germania Ovest | 2 | Finale 3º posto | ||||||||
23 luglio - Sunderland | ||||||||||
Unione Sovietica | 1 | |||||||||
Unione Sovietica | 2 | Portogallo | 2 | |||||||
Ungheria | 1 | Unione Sovietica | 1 | |||||||
28 luglio - Londra | ||||||||||
Liverpool 23 luglio 1966, ore 15 UTC+0 |
Portogallo |
5 – 3 referto |
Corea del Nord |
Goodison Park (51780 spett.)
|
||||||
|
Sheffield 23 luglio 1966, ore 15 UTC+0 |
Germania Ovest |
4 – 0 referto |
Uruguay |
Hillsborough (34000 spett.)
|
||||||
|
Londra 23 luglio 1966, ore 15 UTC+0 |
Inghilterra |
1 – 0 referto |
Argentina |
Wembley (90000 spett.)
|
||||||
|
Sunderland 23 luglio 1966, ore 15 UTC+0 |
Unione Sovietica |
2 – 1 referto |
Ungheria |
Roker Park (21000 spett.)
|
||||||
|
Liverpool 25 luglio 1966, ore 19:30 UTC+0 |
Germania Ovest |
2 – 1 referto |
Unione Sovietica |
Goodison Park (38300 spett.)
|
||||||
|
Londra 26 luglio 1966, ore 19:30 UTC+0 |
Inghilterra |
2 – 1 referto |
Portogallo |
Wembley (95000 spett.)
|
||||||
|
Londra 28 luglio 1966, ore 19:30 UTC+0 |
Portogallo |
2 – 1 referto |
Unione Sovietica |
Wembley (88000 spett.)
|
||||||
|
Londra 30 luglio 1966, ore 15:00 (UTC+0) |
Inghilterra |
4 – 2 (d.t.s.) |
Germania Ovest |
Wembley Stadium (96 924
spett.)
|
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|
|
|
[15] | Miglior marcatore | Miglior giovane[16] |
---|---|---|
Eusébio (9) | Franz Beckenbauer |
Portiere | Difensori | Centrocampisti | Attaccanti |
---|---|---|---|
Gordon Banks |
George Cohen Bobby Moore Vicente Silvio Marzolini |
Franz Beckenbauer Mário Coluna Bobby Charlton |
Flórián Albert Uwe Seeler Eusébio |
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|||
---|---|---|---|
Uniformi di gara
|
|||
Sport | Calcio | ||
Federazione | Football Association | ||
Confederazione | UEFA | ||
Codice FIFA | ENG | ||
Soprannome |
Three Lions (Tre leoni) |
||
Selezionatore | Gareth Southgate | ||
Record presenze | Peter Shilton (125) | ||
Capocannoniere | Wayne Rooney (53) | ||
Stadio |
Wembley Stadium (90 000 posti) |
||
Ranking FIFA | 5º[1] (10 febbraio 2022) | ||
Sponsor tecnico | Nike | ||
Esordio internazionale | |||
Scozia 0 -
0 Inghilterra Glasgow, Regno Unito, 30 novembre 1872 |
|||
Migliore vittoria | |||
Irlanda 0 - 13 Inghilterra Belfast, Regno Unito, 18 febbraio 1882 |
|||
Peggiore sconfitta | |||
Ungheria 7 - 1 Inghilterra Budapest, Ungheria, 23 maggio 1954 |
|||
Campionato del mondo | |||
Partecipazioni | 15 (esordio: 1950) | ||
Miglior risultato | Campioni nel 1966 | ||
Campionato d'Europa | |||
Partecipazioni | 10 (esordio: 1968) | ||
Miglior risultato | Secondo posto nel 2020 | ||
Nations League | |||
Partecipazioni | 2 (esordio: 2018-2019) | ||
Miglior risultato | Terzo posto nel 2018-2019 |
La nazionale di calcio dell'Inghilterra (in inglese England national football team) è la selezione calcistica rappresentativa dell'Inghilterra ed è posta sotto l'egida della Federazione calcistica inglese. Insieme a quella scozzese, è la nazionale di calcio più antica del mondo.
Si è aggiudicata un titolo mondiale nell'edizione 1966, giocata in casa, e nella rassegna ha raggiunto in due occasioni il quarto posto (1990 e 2018). Per quanto riguarda il campionato d'Europa, il miglior piazzamento è il secondo posto raggiunto nel 2020. L'Inghilterra è l'unica nazionale di calcio, tra quelle laureatesi campioni del mondo, a non aver mai vinto l'alloro continentale.[2]. Negli altri trofei internazionali vanta, quale miglior risultato, un terzo posto nell'edizione inaugurale della UEFA Nations League.
Il posizionamento più alto raggiunto dall'Inghilterra nella classifica mondiale della FIFA, istituita nell'agosto 1993, è il 3º posto occupato nell'agosto 2012, mentre il più basso è il 27º posto del febbraio 1996.[1]
La nazionale inglese di calcio è la nazionale di calcio più antica. Fu fondata insieme a quella scozzese, con cui disputò cinque partite rappresentative dal 1870 al 1872. Il primo match tra le due compagini, organizzato dalla Football Association, si tenne il 5 marzo 1870 e il primo match di ritorno il 30 novembre 1872.
La gara, giocata all'Hamilton Crescent, in Scozia, è considerata il primo incontro ufficiale tra nazionali di calcio della storia, perché si trattava di due selezioni indipendenti operanti in autonomia e non controllate dalla medesima federazione calcistica[3]. Per i successivi quarant'anni l'Inghilterra giocò esclusivamente contro nazionali di calcio delle nazioni costitutive del Regno Unito, vale a dire Scozia, Galles e Irlanda (IFA) nel Torneo Interbritannico.
Inizialmente l'Inghilterra non disputava i propri incontri di calcio in uno stadio ben definito. Affiliatasi alla FIFA nel 1906, la federazione allargò il novero di avversarie della propria squadra nazionale nel 1908, quando la nazionale inglese intraprese un tour nell'Europa centrale. Nel 1923 fu inaugurato lo Stadio di Wembley, che divenne la sede della nazionale inglese. Nel 1928 la federcalcio inglese uscì dalla FIFA, prima di rientrarvi nel 1946. Di conseguenza non partecipò al campionato mondiale di calcio sino all'edizione di Brasile 1950, dove fu eliminata al primo turno dopo la clamorosa sconfitta per 1-0 contro gli Stati Uniti[4].
La prima sconfitta casalinga dell'Inghilterra contro una selezione "straniera" (vale a dire non una di quelle facenti parte del Regno Unito) risale alla partita persa per 2-0 contro l'Irlanda il 21 settembre 1949 a Goodison Park. La squadra perse poi la sua seconda partita, per 6-3, solo nel 1953, contro l'Ungheria a Wembley. Nella sfida di ritorno a Budapest l'Ungheria vinse di nuovo, con il punteggio di 7-1. Rimane questa la sconfitta con il più largo scarto subita dall'Inghilterra nella sua storia. Al termine del match Syd Owen dichiarò: "È stato come giocare contro dei marziani"[5]. Al campionato del mondo 1954 l'Inghilterra raggiunse per la prima volta nella propria storia i quarti di finale, dove fu sconfitta per 4-2 ed eliminata dall'Uruguay campione del mondo in carica.
Malgrado la nomina del primo selezionatore a tempo pieno, Walter Winterbottom, nel 1946, la squadra fu ancora scelta da un comitato tecnico fino alla nomina di Alf Ramsey, che assunse il ruolo di allenatore nel 1963. Nel campionato del mondo 1966, ospitato dall'Inghilterra, la squadra di Ramsey vinse il proprio girone grazie ai successi contro Messico e Francia e il pareggio contro l'Uruguay. Ai quarti batte 1-0 l'Argentina e in semifinale 2-0 il Portogallo grazie alla doppietta di Bobby Charlton e in finale batte la Germania Ovest (4-2) dopo i tempi supplementari, grazie alla tripletta di Geoff Hurst divenendo per la prima volta campioni del mondo. In quello stesso anno l'attaccante della nazionale Bobby Charlton vincerà il Pallone d'Oro.
Al campionato d'Europa 1968, in Italia, la squadra inglese raggiunse per la prima volta nel torneo le semifinali, eliminata dalla Jugoslavia.
Qualificatasi per il campionato del mondo 1970 in Messico, da campione del mondo in carica la selezione inglese fu eliminata ai quarti di finale dalla Germania Ovest. In vantaggio di due gol, subì la rimonta avversaria e perse per 3-2 dopo i tempi supplementari. Le mancate qualificazioni al campionato d'Europa 1972 e al campionato del mondo 1974 portarono alle dimissioni di Ramsey, ma l'Inghilterra fallì anche la qualificazione al campionato d'Europa 1976 e al campionato del mondo 1978. A Spagna 1982 l'Inghilterra allenata da Ron Greenwood, tornata dopo sedici anni a giocare una fase finale di un grande torneo, fu eliminata nella seconda fase a gironi, senza subire alcuna sconfitta.
Allenata da Bobby Robson, la squadra raggiunse i quarti di finale del campionato del mondo 1986, dove fu sconfitta per 2-1 dall'Argentina ed eliminata in una partita resa famosa da due gol di Diego Armando Maradona: la prima rete fu segnata di mano, la seconda venne premiata dalla FIFA nel 2002 come "Gol del secolo". Al campionato d'Europa 1988, però, l'Inghilterra perse tutte le partite e fu eliminata al primo turno.
Al mondiale di Italia 1990 ottenne il suo secondo miglior piazzamento di sempre, il quarto posto, dopo aver perso ai tiri di rigore (4-3 dopo l'1-1 dei tempi supplementari) la semifinale con la Germania Ovest e la finale per il terzo posto contro l'Italia padrona di casa. Il risultato fu salutato con entusiasmo da tutta la nazione.
Passata nelle mani del CT Graham Taylor, a Euro 1992 la squadra pareggiò contro i futuri vincitori della Danimarca e contro la Francia e fu eliminata al primo turno dopo la sconfitta contro i padroni di casa della Svezia.
Gli anni novanta videro avvicendarsi sulla panchina della nazionale inglese quattro allenatori. Taylor, successore di Robson, si dimise dopo la mancata qualificazione al campionato del mondo 1994; Terry Venables guidò la squadra al campionato d'Europa 1996, disputato in casa e concluso con l'eliminazione in semifinale, ancora ai tiri di rigore e ancora contro la Germania[6]. Fu uguagliato così il miglior piazzamento inglese nel torneo europeo, risalente al 1968.
Come noto prima dell'Europeo del 1996, Venables lasciò il posto a Glenn Hoddle, che guidò i suoi alla qualificazione al campionato del mondo 1998 vincendo un girone comprendente anche l'Italia. Nella fase finale del torneo l'Inghilterra uscì agli ottavi di finale contro l'Argentina, ancora una volta ai tiri di rigore (dopo il 2-2 dei tempi supplementari). Kevin Keegan condusse dunque l'Inghilterra al campionato d'Europa 2000, dove la squadra fu eliminata nuovamente nella fase a gironi, disfatta che causò le dimissioni del tecnico.
Nel 2001 la conduzione tecnica dell'Inghilterrà passò dunque a Sven-Göran Eriksson, primo allenatore non inglese della squadra. Durante la sua gestione, durata cinque anni, la formazione dei Leoni si fermò sempre ai quarti di finale di mondiali ed europei: al campionato del mondo 2002 (eliminazione contro il Brasile poi vincitore del torneo), al campionato d'Europa 2004 (eliminazione contro il Portogallo, nuovamente ai tiri di rigore) e al campionato del mondo 2006 (ancora contro il Portogallo e ancora ai tiri di rigore). Nonostante le eliminazioni, l'Inghilterra di Eriksson in cinque anni perse solo tre partite nei 90 minuti di gioco (cinque se si considerano i 120 minuti) e si issò al quarto posto della classifica mondiale della FIFA, ragioni che spinsero la federazione a rinnovare il contratto con il tecnico svedese sino al campionato d'Europa 2008. Ciononostante l'allenatore lasciò il proprio ruolo alla fine del mondiale.
La gestione del successore, Steve McClaren, si rivelò fallimentare: nel novembre 2007, dopo aver clamorosamente mancato la qualificazione al campionato d'Europa 2008 (decisivo il rovescio interno contro la Croazia all'ultima giornata), egli fu esonerato e sostituito dall'italiano Fabio Capello, in carica dal dicembre 2007.
Dopo aver vinto tutte le partite di qualificazione al campionato del mondo 2010 tranne una, nella fase finale del torneo la squadra inglese pareggiò le prime due partite contro Stati Uniti e Algeria[7], poi vinse contro la Slovenia e superò il primo turno, ma agli ottavi di finale, contro la Germania, perse per 4-1, stabilendo la propria peggiore sconfitta nelle fasi finali di un mondiale.
Nel febbraio 2012 Capello lasciò la nazionale dopo una polemica con la federazione sulla cessione di sottrarre la fascia di capitano a John Terry per accuse di razzismo[8] e fu sostituito da Roy Hodgson, a sole sei settimane dell'inizio del campionato d'Europa 2012[9]. Ancora una volta per gli inglesi furono fatali i rigori: ai quarti di finale fu l'Italia a eliminare i Leoni dopo lo 0-0 dei 120 minuti di gioco[10].
Qualificatasi per il campionato del mondo 2014, in Brasile la squadra inglese deluse, uscendo già al primo turno (la fase a gironi), evento che in un mondiale non accadeva da Svezia 1958 e in un grande torneo da Belgio-Paesi Bassi 2000[11]. L'unico punto ottenuto nella fase finale, contro la Costa Rica nell'ultima partita, rappresentò il peggiore risultato di sempre per l'Inghilterra ai mondiali[12]. L'Inghilterra si qualificò poi per il campionato d'Europa 2016 con 10 vittorie in 10 partite del girone eliminatorio[13], ma nella fase finale uscì agli ottavi di finale contro la sorprendente Islanda (2-1)[14]. Hodgson si dimise[15] e gli subentrò Sam Allardyce, che rimase in carica per un solo mese (vittoria in una partita contro la Slovacchia), costretto alle dimissioni allo scoppio di uno scandalo di affari illeciti di calciomercato che lo vedeva coinvolto[16].
Gareth Southgate, allenatore dell'Under-21, assunse le redini della nazionale maggiore nell'autunno del 2016, inizialmente in via temporanea[17] e poi permanente[18]. Sotto la sua gestione l'Inghilterra ottenne da imbattuta nel proprio girone la qualificazione al campionato del mondo 2018, poi si qualificò per gli ottavi di finale giungendo seconda nel gruppo di prima fase, ottenendo due vittorie contro Tunisia e Panama e subendo una sconfitta contro il Belgio. Agli ottavi eliminò la Colombia ai tiri di rigore[19] e ai quarti di finale la Svezia (2-0)[20], accedendo così alle semifinali del mondiale dopo 28 anni. In semifinale fu sconfitta per 2-1 dalla Croazia dopo i tempi supplementari e perse anche la finale per il terzo posto contro il Belgio, chiudendo al quarto posto, come nel 1990.[21]
Nel settembre 2018 la nazionale inglese esordì nella Lega A della UEFA Nations League 2018-2019 perdendo in casa contro la Spagna; nelle successive tre gare ottenne un pari esterno contro la Croazia, una vittoria esterna contro la Spagna e un altro successo nel decisivo match interno contro i croati, che proiettò la squadra dei Tre leoni al primo posto nel girone, con qualificazione alla final four. Sconfitta in semifinale a Guimarães dai Paesi Bassi, nello stesso stadio l'Inghilterra batté ai tiri di rigore la Svizzera, ottenendo il terzo posto nella rassegna.
Al campionato d'Europa 2020, disputato in varie sedi, l'Inghilterra superò da prima classificata il proprio girone, grazie alle vittorie per 1-0 contro Croazia e Rep. Ceca e al pareggio a reti bianche contro la Scozia, in tre partite giocate allo stadio londinese di Wembley. Qualificatasi da capolista del girone, l'Inghilterra continuò a giocare a Londra, dove batté la Germania per 2-0 agli ottavi di finale, mentre ai quarti di finale, allo stadio Olimpico di Roma, superò per 4-0 l'Ucraina e in semifinale sconfisse la Danimarca per 2-1 dopo i tempi supplementari, accedendo alla finale dell'europeo per la prima volta. Nell'atto conclusivo della manifestazione, disputato in casa, a Wembley, la nazionale inglese fu sconfitta dall'Italia ai tiri di rigore (3-2) dopo che i tempi regolamentari e supplementari si erano chiusi con il risultato di 1-1.
Tra i vari stadi che hanno ospitato le gare della Nazionale inglese, particolarmente noto è il Wembley Stadium di Londra.[22] L'impianto originario venne inaugurato nel 1923, risultando teatro di numerose partite: oltre a varie finali di coppe europee, ospitò gli atti conclusivi del Mondiale 1966 e dell'Europeo 1996.[23] Demolito nei primi anni 2000[24][25], venne ricostruito riaprendo nel 2007 con lo stesso nome.[26] L'apertura coincise con una sfida dell'Under-21, che in amichevole pareggiò (3-3) contro i pari età dell'Italia (3-3 il finale).[27] La fama del Wembley rimase legata anche ai risultati, tanto che fino al 1953 nessuna avversaria fu in grado di uscirne vittoriosa.
Altri impianti in cui i Tre Leoni si sono spesso esibiti sono l'Old Trafford di Manchester e l'Highbury, sempre sito nella capitale ed abbattuto nel 2006.[28][29]
La classica divisa casalinga dell'Inghilterra è composta da maglia bianca, pantaloncini blu e calzettoni bianchi; in genere il colore blu è variato spesso, anche se la tonalità notte è quella più tradizionale nonché l'attuale. Dal 1998 la maglia è spesso decorata con ornamenti color rosso, per avvicinarla ai crismi della bandiera nazionale; inoltre, talvolta non è insolito vedere i giocatori inglesi scendere in campo in totale completo bianco.
In trasferta, altrettanto classica è la tenuta rossa con pantaloncini bianchi e calzettoni rossi, la più amata e la più famosa anche perché usata nel Mondiale del 1966 vinto in casa – nonostante nella storia, gli inglesi non ne ebbero bisogno fino a una partita contro una selezione non britannica. In realtà la seconda divisa non è stata sempre rossa: dal 1935[30] al 1959[31] l'Inghilterra scendeva spesso in campo in tenuta blu. Nel 1996 invece, durante l'Europeo tenutosi proprio in patria, l'allora sponsor tecnico propose una muta d'un tenue blu indaco: tale combinazione fu utilizzata contro Bulgaria, Germania e Georgia, ma trovò scarsi consensi sia tra i tifosi, attaccatissimi alla casacca rossa della tradizione, sia tra gli addetti ai lavori, dato che tale tonalità poco contrastava col bianco della prima tenuta;[32] la maglia rossa fu pertanto ripristinata dopo due soli anni, e utilizzata stabilmente fino ai giorni nostri salvo che nel biennio 2011-2012, quando si tentò una nuova sperimentazione con una casacca blu navy abbinata a pantaloncini color celeste.[33]
Situazione più unica che rara nel panorama delle compagini nazionali, nel corso della sua storia l'Inghilterra ha più volte sfoggiato anche delle terze maglie. Già nei Mondiali del '70 vestì una divisa celeste contro la Cecoslovacchia.[34] Nel 1973 invece si ricorse a un'uniforme simile a quella del Brasile, composta da una maglia gialla e da pantaloncini blu, utilizzata ancora contro la Cecoslovacchia e in seguito vista pure con Polonia e Italia.[35] Ai Mondiali 1986, l'Inghilterra scese in campo in maglia bianca e pantaloncini celesti contro l'Argentina. Tra il 1986 ed il 1993 ci furono infine varie terze maglie color celeste (tra cui una rimasta famosa tra i collezionisti, coi leoni d'Inghilterra sullo sfondo[36]), ma che furono raramente usate in occasioni ufficiali.
Per oltre vent'anni il fornitore tecnico dell'Inghilterra è stata la Umbro ma, dopo l'annuncio della vendita della società da parte della proprietaria Nike, proprio il colosso americano dello swoosh è subentrato come sponsor tecnico dal 2013. Precedentemente, per brevi periodi le maglie erano state firmate da aziende come Bukta e Admiral.
Per quanto concerne i dettagli, sul petto dei giocatori inglesi è presente lo stemma della propria federazione, uno scudo bianco con bordatura blu scuro, recante all'interno i tre leoni d'Inghilterra e le rose rosse tipiche della dinastia Tudor; il richiamo è fortemente ispirato all'emblema nazionale. Sopra lo stemma è inoltre posta una stella che rappresenta la vittoria al Mondiale del '66.
Nazionale | Giocate | Vinte | Pareggiate | Perse | Reti fatte | Reti subite | Differenza reti | Ultima vittoria | Ultimo pareggio | Ultima sconfitta |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Scozia | 114 | 48 | 26 | 41 | 203 | 174 | +29 | 11 novembre 2016 | 18 giugno 2021 | 17 novembre 1999 |
Galles | 103 | 68 | 21 | 14 | 240 | 91 | +159 | 8 ottobre 2020 | 20 maggio 1981 | 2 maggio 1984 |
Irlanda | 57 | 46 | 8 | 3 | 230 | 49 | +181 | 16 novembre 1949 | 5 novembre 1947 | 22 ottobre 1927 |
Irlanda del Nord | 41 | 29 | 8 | 4 | 93 | 32 | +61 | 26 marzo 2005 | 13 novembre 1985 | 7 settembre 2005 |
Francia | 31 | 17 | 5 | 9 | 71 | 39 | +32 | 17 novembre 2015 | 11 giugno 2012 | 13 giugno 2017 |
Spagna | 27 | 13 | 4 | 10 | 45 | 32 | +13 | 15 ottobre 2018 | 15 novembre 2016 | 8 settembre 2018 |
Svizzera | 26 | 17 | 6 | 3 | 57 | 19 | +38 | 11 settembre 2018 | 9 giugno 2019 | 30 maggio 1981 |
Germania | 33 | 14 | 6 | 13 | 53 | 42 | +11 | 29 giugno 2021 | 10 novembre 2017 | 22 marzo 2017 |
Svezia | 25 | 9 | 9 | 7 | 40 | 32 | +8 | 7 luglio 2018 | 20 giugno 2006 | 14 novembre 2012 |
Belgio | 25 | 16 | 5 | 4 | 72 | 31 | +41 | 11 ottobre 2020 | 29 maggio 1998 | 15 novembre 2020 |
Portogallo | 23 | 10 | 10 | 3 | 46 | 25 | +21 | 2 giugno 2016 | 1º luglio 2006 | 12 giugno 2000 |
Ungheria | 22 | 15 | 2 | 5 | 56 | 30 | +26 | 11 agosto 2010 | 28 aprile 1999 | 31 maggio 1962 |
Danimarca | 22 | 13 | 5 | 4 | 38 | 21 | +17 | 7 luglio 2021 | 8 settembre 2020 | 14 ottobre 2020 |
Polonia | 19 | 11 | 7 | 1 | 30 | 11 | +19 | 15 ottobre 2013 | 17 ottobre 2012 | 6 giugno 1973 |
Austria | 18 | 10 | 4 | 4 | 58 | 27 | +31 | 16 novembre 2007 | 4 settembre 2004 | 13 giugno 1979 |
Irlanda | 17 | 6 | 8 | 3 | 23 | 14 | +9 | 12 novembre 2020 | 7 giugno 2015 | 15 febbraio 1995 |
Argentina | 14 | 6 | 6 | 2 | 21 | 15 | +6 | 12 novembre 2005 | 23 febbraio 2000 | 22 giugno 1986 |
Jugoslavia | 14 | 5 | 5 | 4 | 23 | 20 | +3 | 13 dicembre 1989 | 5 giugno 1974 | 5 giugno 1968 |
Bulgaria | 12 | 8 | 4 | 0 | 26 | 2 | +24 | 14 ottobre 2020 | 9 giugno 1999 | - |
Cecoslovacchia | 12 | 7 | 3 | 2 | 25 | 15 | +10 | 25 aprile 1990 | 25 marzo 1992 | 30 ottobre 1975 |
Norvegia | 12 | 7 | 3 | 2 | 28 | 7 | +21 | 3 settembre 2014 | 11 ottobre 1995 | 2 giugno 1993 |
Finlandia | 11 | 9 | 2 | 0 | 36 | 7 | +29 | 24 marzo 2001 | 11 ottobre 2000 | - |
Unione Sovietica | 11 | 5 | 3 | 3 | 19 | 13 | +6 | 21 maggio 1991 | 6 dicembre 1967 | 18 giugno 1988 |
Stati Uniti | 11 | 8 | 1 | 2 | 39 | 9 | +30 | 15 novembre 2018 | 12 giugno 2010 | 9 giugno 1993 |
Turchia | 11 | 9 | 2 | 0 | 33 | 1 | +32 | 22 maggio 2016 | 11 ottobre 2003 | - |
Nazionale | Giocate | Vinte | Pareggiate | Perse | Reti fatte | Reti subite | Differenza | Ultima vittoria | Ultimo pareggio | Ultima sconfitta |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Italia | 28 | 8 | 10 | 10 | 34 | 32 | +2 | 15 agosto 2012 | 11 luglio 2021 | 14 giugno 2014 |
Brasile | 26 | 4 | 11 | 11 | 23 | 34 | −11 | 6 febbraio 2013 | 14 novembre 2017 | 14 novembre 2009 |
Paesi Bassi | 22 | 6 | 9 | 7 | 31 | 29 | +5 | 23 marzo 2018 | 12 agosto 2009 | 6 giugno 2019 |
Romania | 11 | 2 | 6 | 3 | 10 | 10 | ±0 | 2 giugno 1970 | 12 ottobre 1994 | 20 giugno 2000 |
Uruguay | 11 | 3 | 3 | 5 | 11 | 15 | −4 | 1º marzo 2006 | 29 marzo 1995 | 19 giugno 2014 |
Campionato del mondo | |
---|---|
Edizione | Risultato |
1930 | Non partecipante |
1934 | Non partecipante |
1938 | Non partecipante |
1950 | Primo turno |
1954 | Quarti di finale |
1958 | Primo turno |
1962 | Quarti di finale |
1966 | Campione |
1970 | Quarti di finale |
1974 | Non qualificata |
1978 | Non qualificata |
1982 | Secondo turno |
1986 | Quarti di finale |
1990 | Quarto posto |
1994 | Non qualificata |
1998 | Ottavi di finale |
2002 | Quarti di finale |
2006 | Quarti di finale |
2010 | Ottavi di finale |
2014 | Primo turno |
2018 | Quarto posto |
Campionato europeo | |
---|---|
Edizione | Risultato |
1960 | Non partecipante |
1964 | Non qualificata |
1968 | Terzo posto |
1972 | Non qualificata |
1976 | Non qualificata |
1980 | Primo turno |
1984 | Non qualificata |
1988 | Primo turno |
1992 | Primo turno |
1996 | Semifinali |
2000 | Primo turno |
2004 | Quarti di finale |
2008 | Non qualificata |
2012 | Quarti di finale |
2016 | Ottavi di finale |
2020 | Secondo posto |
Giochi olimpici[37] | |
---|---|
Edizione | Risultato |
Confederations Cup | |
---|---|
Edizione | Risultato |
1992 | Non invitata |
1995 | Non invitata |
1997 | Non qualificata |
1999 | Non qualificata |
2001 | Non qualificata |
2003 | Non qualificata |
2005 | Non qualificata |
2009 | Non qualificata |
2013 | Non qualificata |
2017 | Non qualificata |
Legenda: Grassetto: Risultato migliore, Corsivo: Mancate partecipazioni
Anno | Luogo | Piazzamento | V | N | P | Gol |
---|---|---|---|---|---|---|
1930 | Uruguay | Non partecipante | - | - | - | - |
1934 | Italia | Non partecipante | - | - | - | - |
1938 | Francia | Non partecipante | - | - | - | - |
1950 | Brasile | Primo turno | 1 | 0 | 2 | 2:2 |
1954 | Svizzera | Quarti di finale | 1 | 1 | 1 | 8:8 |
1958 | Svezia | Primo turno | 0 | 3 | 1 | 4:5 |
1962 | Cile | Quarti di finale | 1 | 1 | 2 | 5:6 |
1966 | Inghilterra | Campione | 5 | 1 | 0 | 11:3 |
1970 | Messico | Quarti di finale | 2 | 0 | 2 | 4:4 |
1974 | Germania Ovest | Non qualificata | - | - | - | - |
1978 | Argentina | Non qualificata | - | - | - | - |
1982 | Spagna | Secondo turno | 3 | 2 | 0 | 6:1 |
1986 | Messico | Quarti di finale | 2 | 1 | 2 | 7:3 |
1990 | Italia | Quarto posto | 3 | 3 | 1 | 8:6 |
1994 | Stati Uniti | Non qualificata | - | - | - | - |
1998 | Francia | Ottavi di finale | 2 | 1 | 1 | 7:4 |
2002 | Corea del Sud / Giappone | Quarti di finale | 2 | 2 | 1 | 6:3 |
2006 | Germania | Quarti di finale | 3 | 2 | 0 | 6:2 |
2010 | Sudafrica | Ottavi di finale | 1 | 2 | 1 | 3:5 |
2014 | Brasile | Primo turno | 0 | 1 | 2 | 2:4 |
2018 | Russia | Quarto posto | 3 | 1 | 3 | 12:8 |
2022 | Qatar | Qualificata | 0 | 0 | 0 | 0:0 |
Anno | Luogo | Piazzamento | V | N | P | Gol |
---|---|---|---|---|---|---|
1960 | Francia | Non partecipante | - | - | - | - |
1964 | Spagna | Non qualificata | - | - | - | - |
1968 | Italia | Terzo posto | 1 | 0 | 1 | 2:1 |
1972 | Belgio | Non qualificata | - | - | - | - |
1976 | Jugoslavia | Non qualificata | - | - | - | - |
1980 | Italia | Primo turno | 1 | 1 | 1 | 3:3 |
1984 | Francia | Non qualificata | - | - | - | - |
1988 | Germania Ovest | Primo turno | 0 | 0 | 3 | 2:7 |
1992 | Svezia | Primo turno | 0 | 2 | 1 | 1:2 |
1996 | Inghilterra | Semifinali | 2 | 3 | 0 | 8:3 |
2000 | Belgio / Paesi Bassi | Primo turno | 1 | 0 | 2 | 5:6 |
2004 | Portogallo | Quarti di finale | 2 | 1 | 1 | 10:6 |
2008 | Austria / Svizzera | Non qualificata | - | - | - | - |
2012 | Polonia / Ucraina | Quarti di finale | 2 | 2 | 0 | 5:3 |
2016 | Francia | Ottavi di finale | 1 | 2 | 1 | 4:4 |
2020[38] | Europa | Secondo posto | 5 | 2 | 0 | 11:2 |
Anno | Luogo | Piazzamento | V | N | P | Gol |
---|---|---|---|---|---|---|
2018-2019 | Portogallo | Terzo posto | 2 | 2 | 2 | 7:8 |
2020-2021 | Italia | 9° in Lega A | 3 | 1 | 2 | 7:4 |
Lista dei giocatori convocati per le gare amichevoli contro Svizzera e Costa d'Avorio del 26 e 29 marzo 2022.
Presenze e reti aggiornate al 26 marzo 2022.
N. | Pos. | Giocatore | Data nascita (età) | Pres. | Reti | Squadra | ||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
P | Jordan Pickford | 7 marzo 1994 | 43 | -32 | Everton | |||
P | Nick Pope | 19 aprile 1992 | 7 | -1 | Burnley | |||
P | Aaron Ramsdale | 14 maggio 1998 | 1 | 0 | Arsenal | |||
D | John Stones | 28 maggio 1994 | 55 | 3 | Manchester City | |||
D | Harry Maguire | 5 marzo 1993 | 41 | 7 | Manchester Utd | |||
D | Luke Shaw | 12 luglio 1995 | 20 | 2 | Manchester Utd | |||
D | Trent Alexander-Arnold | 7 ottobre 1998 | 16 | 1 | Liverpool | |||
D | Tyrone Mings | 13 marzo 1993 | 16 | 1 | Aston Villa | |||
D | Reece James | 8 dicembre 1999 | 10 | 0 | Chelsea | |||
D | Conor Coady | 25 febbraio 1993 | 9 | 1 | Wolverhampton | |||
D | Ben White | 8 ottobre 1997 | 3 | 0 | Arsenal | |||
D | Marc Guéhi | 13 luglio 2000 | 1 | 0 | Crystal Palace | |||
D | Kyle Walker-Peters | 13 aprile 1997 | 1 | 0 | Southampton | |||
D | Tyrick Mitchell | 1º settembre 1999 | 1 | 0 | Crystal Palace | |||
C | Jordan Henderson | 17 giugno 1990 | 69 | 2 | Liverpool | |||
C | Declan Rice | 14 gennaio 1999 | 28 | 2 | West Ham Utd | |||
C | Mason Mount | 10 gennaio 1999 | 27 | 4 | Chelsea | |||
C | Phil Foden | 28 maggio 2000 | 14 | 2 | Manchester City | |||
C | Jude Bellingham | 29 giugno 2003 | 11 | 0 | Borussia Dortmund | |||
C | James Ward-Prowse | 1º novembre 1994 | 9 | 2 | Southampton | |||
C | Conor Gallagher | 6 febbraio 2000 | 2 | 0 | Crystal Palace | |||
A | Raheem Sterling | 8 dicembre 1994 | 73 | 18 | Manchester City | |||
A | Harry Kane | 28 luglio 1993 | 68 | 49 | Tottenham | |||
A | Jack Grealish | 10 settembre 1995 | 19 | 1 | Manchester City | |||
A | Bukayo Saka | 5 settembre 2001 | 14 | 4 | Arsenal | |||
A | Tammy Abraham | 2 ottobre 1997 | 10 | 3 | Roma | |||
A | Ollie Watkins | 30 dicembre 1995 | 6 | 1 | Aston Villa | |||
A | Emile Smith Rowe | 28 luglio 2000 | 2 | 1 | Arsenal |
In grassetto i giocatori ancora in attività in nazionale.
Posizione | Giocatore | Presenze | Reti | Periodo |
---|---|---|---|---|
1 | Peter Shilton | 125 | 0 | 1970-1990 |
2 | Wayne Rooney | 120 | 53 | 2003-2018 |
3 | David Beckham | 115 | 17 | 1996-2009 |
4 | Steven Gerrard | 114 | 21 | 2000-2014 |
5 | Bobby Moore | 108 | 2 | 1962-1973 |
6 | Ashley Cole | 107 | 0 | 2001-2014 |
7 | Bobby Charlton | 106 | 49 | 1958-1970 |
Frank Lampard | 29 | 1999-2014 | ||
9 | Billy Wright | 105 | 3 | 1946-1959 |
10 | Bryan Robson | 90 | 26 | 1980-1991 |
Posizione | Giocatore | Reti | Presenze | Periodo |
---|---|---|---|---|
1 | Wayne Rooney | 53 | 120 | 2003-2018 |
2 | Harry Kane | 49 | 68 | 2015- |
3 | Bobby Charlton | 106 | 1958-1970 | |
4 | Gary Lineker | 48 | 80 | 1984-1992 |
5 | Jimmy Greaves | 44 | 57 | 1959-1967 |
6 | Michael Owen | 40 | 89 | 1998-2008 |
7 | Nat Lofthouse | 30 | 33 | 1950-1958 |
Alan Shearer | 63 | 1992-2000 | ||
Tom Finney | 76 | 1946-1958 | ||
10 | Vivian Woodward | 29 | 23 | 1903-1911 |
Frank Lampard | 106 | 1999-2014 |