Coppa del Mondo FIFA 2006 Fußball-Weltmeisterschaft 2006 |
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Competizione | Campionato mondiale di calcio | ||||
Sport | Calcio | ||||
Edizione | 18ª | ||||
Date | 9 giugno - 9 luglio 2006 | ||||
Luogo |
Germania (12 città) |
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Partecipanti | 32 (198 alle qualificazioni) | ||||
Impianto/i | 12 stadi | ||||
Risultati | |||||
Vincitore |
Italia (4º titolo) |
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Secondo | Francia | ||||
Terzo | Germania | ||||
Quarto | Portogallo | ||||
Statistiche | |||||
Miglior giocatore | Zinédine Zidane | ||||
Miglior marcatore | Miroslav Klose (5) | ||||
Miglior portiere | Gianluigi Buffon | ||||
Incontri disputati | 64 | ||||
Gol segnati | 147 (2,3 per incontro) | ||||
Pubblico |
3 353 655 (52 401 per incontro) |
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La festa degli Azzurri per la vittoria del loro quarto titolo mondiale | |||||
Cronologia della competizione | |||||
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Il Campionato mondiale di calcio FIFA 2006 o Coppa del Mondo FIFA 2006 (in tedesco: Fußball-Weltmeisterschaft 2006, in inglese: 2006 FIFA World Cup), noto anche come Germania 2006, è stata la diciottesima edizione del campionato mondiale di calcio per squadre nazionali maggiori maschili organizzato dalla FIFA e la cui fase finale si disputò dal 9 giugno al 9 luglio 2006 in Germania.[1] Il motto dell'evento era Il mondo a casa di amici (Die Welt zu Gast bei Freunden).
La Coppa del mondo fu vinta dall'Italia, che nella finale giocata il 9 luglio allo stadio Olimpico di Berlino prevalse sulla Francia ai rigori per 5-3, dopo i tempi supplementari conclusi sull'1-1. Per gli azzurri fu il quarto titolo mondiale dopo quelli del 1934, 1938 e 1982. Per la seconda volta il titolo fu assegnato dopo i tiri di rigore (in precedenza era successo solo nel campionato mondiale di calcio 1994, quando la stessa Italia venne battuta dal Brasile per 3-2).
A partire da questa edizione, la gara inaugurale vede giocare la squadra del Paese ospitante e non più quella detentrice del trofeo, come accadeva fino a quattro anni prima.[2]
Il 7 luglio 2000 l'incontro per decidere chi avrebbe ospitato il campionato del mondo del 2006 si tenne per la sesta volta consecutiva a Zurigo. Le nazioni candidate erano quattro dopo il ritiro della propria candidatura da parte del Brasile, avvenuta tre giorni prima della votazione.[3] Erano previsti tre turni di voto in ognuno dei quali veniva eliminata la squadra che aveva ricevuto meno voti. I primi due turni si svolsero il 6 luglio, e l'ultimo il 7 luglio. Il primo a essere eliminato fu il Marocco che ottenne solo tre voti su 24; l'Inghilterra venne eliminata al secondo turno con soli due voti.[4] All'ultimo turno la Germania batté per 12 voti a 11 il Sudafrica, ma il successo tedesco fu macchiato da un tentativo di corrompere un membro della giuria.[5] Infatti, la notte prima della votazione, la rivista satirica tedesca Titanic mandò delle lettere a rappresentanti della FIFA, offrendo loro dei doni (come cestini con prodotti tipici teutonici) nel caso avessero votato per la Germania. Il delegato dell'Oceania Charles Dempsey, che supportava la candidatura del Sud Africa, si astenne per "intollerabili pressioni" alla vigilia della votazione.[6] Se Dempsey avesse votato, sarebbe finita 12 – 12, e sarebbe toccato al presidente della FIFA Sepp Blatter, che sosteneva la candidatura del Sudafrica,[7] scegliere quale sarebbe stata la nazione ospitante.[8] Il 16 luglio 2012 il presidente Blatter, in un'intervista al quotidiano svizzero SonntagsBlick, tornò sull'accaduto, avanzando il sospetto che la Germania avesse comprato l'assegnazione del mondiale 2006.[9]
Candidate:
Nazione | Voto | ||
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1 | 2 | 3 | |
Germania | 10 | 11 | 12 |
Sudafrica | 6 | 11 | 11 |
Inghilterra | 5 | 2 |
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Marocco | 3 |
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Voti totali | 24 | 24 | 23 |
L'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (PACE), il Consiglio nordico e Amnesty International hanno espresso il loro disappunto sull'incremento del traffico di prostitute durante il mondiale. PACE e Amnesty hanno denunciato che 30 000 donne e ragazze si sono prostituite durante l'edizione di Germania 2006: hanno chiesto alle autorità tedesche di monitorare i bordelli durante il Mondiale e sostenere le vittime del traffico[10][11][12][13].
Stando a quanto dichiarato dalle forze di polizia locali, non furono rilevati incrementi significativi in tema di prostitute durante lo svolgimento del torneo[14][15].
Prima della gara Paesi Bassi-Costa d'Avorio, il produttore di birra Bavaria distribuì dei lederhosen (pantaloni tipici tedeschi) con il proprio logo ad alcuni tifosi olandesi. Per tutelare i propri sponsor ufficiali, tuttavia, la FIFA proibì attività di marketing all'interno degli stadi: in questo caso, a essere lesa era la Budweiser[16]. I supporter olandesi furono quindi costretti a spogliarsi e dovettero seguire la partita in mutande[17].
Nel 2006 la Germania poteva vantare un considerevole numero di stadi in grado di soddisfare la capacità minima richiesta di 40 000 posti per ospitare le partite dei Mondiali. Vennero scelti 12 stadi. Tra gli esclusi risultò l'Olympiastadion di Monaco di Baviera (69 250): nonostante i regolamenti FIFA permettessero di scegliere due stadi presenti nella stessa città, l'organizzazione tedesca decise altrimenti. Anche l'LTU Arena di Düsseldorf (51 500), il Weserstadion di Brema (43 000) e lo Stadion im Borussia-Park di Mönchengladbach (46 249) vennero esclusi.
I 12 stadi che ospitarono le partite dei mondiali furono:
Durante il torneo, molti stadi cambiarono denominazione, in quanto la FIFA proibisce la sponsorizzazione degli stadi a meno che gli sponsor degli stadi siano anche sponsor ufficiali FIFA.[18] Per esempio, l'Allianz Arena a Monaco di Baviera fu ribattezzato FIFA World Cup Stadium, Munich (o in tedesco: FIFA WM-Stadion München), e anche le lettere dello sponsor Allianz vennero rimosse o coperte.[18] Alcuni di questi stadi avevano pure una capacità minore del solito durante la Coppa del Mondo per il fatto che i regolamenti FIFA proibiscono di utilizzare i posti in piedi.
Pr. | Squadra | Data di qualificazione certa | Confederazione | Partecipante in quanto | Partecipazioni precedenti al torneo |
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1 | Germania | 7 luglio 2000 | UEFA | Rappresentativa della nazione organizzatrice della fase finale | 15 (1934, 1938, 1954, 1958, 1962, 1966, 1970, 1974, 1978, 1982, 1986, 1990, 1994, 1998, 2002)[19] |
2 | Giappone | 8 giugno 2005 | AFC | 1ª classificata nel gruppo B della fase finale di qualificazione | 2 (1998, 2002) |
3 | Iran | 8 giugno 2005 | AFC | 2ª classificata nel gruppo B della fase finale di qualificazione | 2 (1978, 1998) |
4 | Corea del Sud | 8 giugno 2005 | AFC | 2ª classificata nel gruppo A della fase finale di qualificazione | 6 (1954, 1986, 1990, 1994, 1998, 2002) |
5 | Arabia Saudita | 8 giugno 2005 | AFC | 1ª classificata nel gruppo A della fase finale di qualificazione | 3 (1994, 1998, 2002) |
6 | Argentina | 8 giugno 2005 | CONMEBOL | 2ª classificata nel gruppo unico di qualificazione | 13 (1930, 1934, 1958, 1962, 1966, 1974, 1978, 1982, 1986, 1990, 1994, 1998, 2002) |
7 | Ucraina | 3 settembre 2005 | UEFA | 1ª classificata nel gruppo 2 di qualificazione | − |
8 | Stati Uniti | 3 settembre 2005 | CONCACAF | 1ª classificata nel gruppo unico della fase finale di qualificazione | 7 (1930, 1934, 1950, 1990, 1994, 1998, 2002) |
9 | Brasile | 4 settembre 2005 | CONMEBOL | 1ª classificata nel gruppo unico di qualificazione | 17 (1930, 1934, 1938, 1950, 1954, 1958, 1962, 1966, 1970, 1974, 1978, 1982, 1986, 1990, 1994, 1998, 2002) |
10 | Messico | 7 settembre 2005 | CONCACAF | 2ª classificata nel gruppo unico della fase finale di qualificazione | 12 (1930, 1950, 1954, 1958, 1962, 1966, 1970, 1978, 1986, 1994, 1998, 2002) |
11 | Angola | 8 ottobre 2005 | CAF | 1ª classificata nel gruppo 4 della fase finale di qualificazione | − |
12 | Costa d'Avorio | 8 ottobre 2005 | CAF | 1ª classificata nel gruppo 3 della fase finale di qualificazione | − |
13 | Togo | 8 ottobre 2005 | CAF | 1ª classificata nel gruppo 1 della fase finale di qualificazione | − |
14 | Ghana | 8 ottobre 2005 | CAF | 1ª classificata nel gruppo 2 della fase finale di qualificazione | − |
15 | Tunisia | 8 ottobre 2005 | CAF | 1ª classificata nel gruppo 5 della fase finale di qualificazione | 3 (1978, 1998, 2002) |
16 | Polonia | 8 ottobre 2005 | UEFA | 2ª classificata nel gruppo 6 di qualificazione | 6 (1938, 1974, 1978, 1982, 1986, 2002) |
17 | Italia | 8 ottobre 2005 | UEFA | 1ª classificata nel gruppo 5 di qualificazione | 15 (1934, 1938, 1950, 1954, 1962, 1966, 1970, 1974, 1978, 1982, 1986, 1990, 1994, 1998, 2002) |
18 | Inghilterra | 8 ottobre 2005 | UEFA | 1ª classificata nel gruppo 6 di qualificazione | 11 (1950, 1954, 1958, 1962, 1966, 1970, 1982, 1986, 1990, 1998, 2002) |
19 | Croazia | 8 ottobre 2005 | UEFA | 1ª classificata nel gruppo 8 di qualificazione | 2 (1998, 2002) |
20 | Paesi Bassi | 8 ottobre 2005 | UEFA | 1ª classificata nel gruppo 1 di qualificazione | 7 (1934, 1938, 1974, 1978, 1990, 1994, 1998) |
21 | Portogallo | 8 ottobre 2005 | UEFA | 1ª classificata nel gruppo 3 di qualificazione | 3 (1966, 1986, 2002) |
22 | Costa Rica | 8 ottobre 2005 | CONCACAF | 3ª classificata nel gruppo unico della fase finale di qualificazione | 2 (1990, 2002) |
23 | Ecuador | 8 ottobre 2005 | CONMEBOL | 3ª classificata nel gruppo unico di qualificazione | 1 (2002) |
24 | Paraguay | 8 ottobre 2005 | CONMEBOL | 4ª classificata nel gruppo unico di qualificazione | 6 (1930, 1950, 1958, 1986, 1998, 2002) |
25 | Svezia | 12 ottobre 2005 | UEFA | 2ª classificata nel gruppo 8 di qualificazione | 10 (1934, 1938, 1950, 1958, 1970, 1974, 1978, 1990, 1994, 2002) |
26 | Serbia e Montenegro | 12 ottobre 2005 | UEFA | 1ª classificata nel gruppo 7 di qualificazione | 1 (1998)[20] |
27 | Francia | 12 ottobre 2005 | UEFA | 1ª classificata nel gruppo 4 di qualificazione | 11 (1930, 1934, 1938, 1954, 1958, 1966, 1978, 1982, 1986, 1998, 2002) |
28 | Spagna | 16 novembre 2005 | UEFA | Vincitrice del primo spareggio di qualificazione | 11 (1934, 1950, 1962, 1966, 1978, 1982, 1986, 1990, 1994, 1998, 2002) |
29 | Svizzera | 16 novembre 2005 | UEFA | Vincitrice del secondo spareggio di qualificazione | 7 (1934, 1938, 1950, 1954, 1962, 1966, 1994) |
30 | Rep. Ceca | 16 novembre 2005 | UEFA | Vincitrice del terzo spareggio di qualificazione | 8 (1934, 1938, 1954, 1958, 1962, 1970, 1982, 1990)[21] |
31 | Trinidad e Tobago | 16 novembre 2005 | CONCACAF | Vincitrice dello spareggio di qualificazione AFC-CONCACAF | − |
32 | Australia | 16 novembre 2005 | OFC | Vincitrice dello spareggio di qualificazione CONMEBOL-OFC | 1 (1974) |
Nota bene: nella sezione "partecipazioni precedenti al torneo", le date in grassetto indicano che la nazione ha vinto quella edizione del torneo, mentre le date in corsivo indicano la nazione ospitante.
L'ammissione d'ufficio venne riconosciuta alla sola Germania, in qualità di nazione ospitante.[23]
I criteri per il sorteggio della fase a gironi si basarono sul ranking mondiale aggiornato al dicembre 2005, nonché su base geografica[24]: quest'ultimo accorgimento era volto ad evitare la presenza di più squadre appartenenti alla medesima confederazione in uno stesso gruppo.[24] I padroni di casa tedeschi furono assegnati preventivamente al girone A, mentre i detentori del Brasile vennero inseriti in anticipo nel gruppo F.[24]
Con la prima urna riservata alle teste di serie[25], le restanti formazioni vennero suddivise in tre fasce.[24] Un'urna apposita interessò la Serbia-Montenegro[26], squadra che partecipò al torneo con la doppia denominazione malgrado l'indipendenza tra i due stati divenuta ufficiale nel giugno 2006.
Urna A | Urna B | Urna C | Urna D | Urna Speciale |
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Italia |
Angola |
Croazia |
Costa Rica |
L'estrazione che determinò i gironi avvenne a Lipsia il 9 dicembre 2005.[27][28] L'esito fu il seguente[29]:
Per garantire un adeguato periodo di riposo agli atleti, nel dicembre 2004 la FIFA aveva stabilito la conclusione dei campionati nazionali entro il 14 maggio 2006.[30]
Il 9 giugno 2006, nella gara inaugurale a Monaco di Baviera, la Germania vicecampione del mondo in carica sconfisse la Costa Rica per 4-2, mentre nell'altro incontro l'Ecuador, alla sua seconda partecipazione in Coppa del Mondo, batté la Polonia 2-0. Nella seconda giornata, il 14 giugno, i tedeschi sconfissero a Dortmund la Polonia per 1-0, qualificandosi agli Ottavi di finale con un turno d'anticipo. Il giorno successivo si qualificò anche l'Ecuador sconfiggendo la Costa Rica. Nell'ultimo turno, la Germania superò i sudamericani per 3-0, ottenendo il primo posto nel girone, mentre la Polonia, comunque eliminata, giunse terza.
Nel gruppo B l'Inghilterra vinse contro il Paraguay grazie a un'autorete e contro Trinidad & Tobago (2-0) grazie alle reti nel finale di Crouch e di Gerrard. Passò il turno classificandosi al primo posto con 7 punti (2 successi e un pareggio) ma perse nei primi minuti della sfida contro la Svezia (pareggiata per 2-2) il suo attaccante Michael Owen per un grave infortunio al ginocchio. Dal canto suo, la Svezia non andò oltre lo 0-0 contro Trinidad & Tobago e vinse di misura (1-0) contro il Paraguay, e passò quindi come seconda classificata con 5 punti (ottenuti con 2 pareggi e una vittoria). Furono eliminati Paraguay, terzo con 3 punti, e Trinidad e Tobago, ultimo con un solo punto.
Nel gruppo della morte nella prima giornata l'Argentina, vicecampione d'America e della Confederations Cup, sconfisse la Costa d'Avorio 2-1 grazie ai gol di Crespo e Saviola (di Drogba la rete ivoriana) mentre i Paesi Bassi batterono 1-0 i serbomontenegrini con un gol di Robben. Il 16 giugno le gerarchie vennero definite: l'Argentina inflisse alla Serbia e Montenegro una sconfitta per 6-0 (con la doppietta di Maxi Rodriguez, i gol di Cambiasso e Crespo e le prime reti mondiali dei due giovani Lionel Messi e Carlos Tevez), mentre gli Orange batterono gli ivoriani per 2-1, qualificandosi anche loro. Le partite del 21 giugno servono solo a stabilire la classifica finale, a qualificazioni già decise: argentini e olandesi pareggiano 0-0, risultato che consente ai sudamericani di vincere il girone per la miglior differenza reti (+7 contro il +2 olandese), mentre nell'altra partita gli ivoriani rimontano da 0-2 a 3-2, ottenendo una vittoria che li consola dall'eliminazione dal Mondiale.
A differenza del Gruppo C, quello D era considerato il girone più facile. Come da pronostico, Portogallo, finalista europeo uscente, e Messico guidano il girone dalla prima giornata; i nordamericani batterono l'Iran 3-1, mentre i lusitani sconfissero l'Angola in una gara molto sentita per gli africani, visto che si trattava del loro esordio alla fase finale di un mondiale ed erano, fino al 1975, una colonia portoghese. Nella giornata successiva, il Portogallo, batté l'Iran 2-0 e ottenne la qualificazione agli ottavi con un turno d'anticipo, mentre il Messico, pareggiando 0-0 con l'Angola, si qualificò solo all'ultimo turno, grazie al pareggio (1-1) tra Angola e Iran, nonostante la sconfitta per 2-1 contro gli iberici.
Il gruppo E iniziò il 12 giugno con Stati Uniti-Rep. Ceca, vinta dai cechi per 3-0, e proseguì in serata con Italia-Ghana, con gli Azzurri che vinsero l'incontro per 2-0 grazie ad Andrea Pirlo nel primo tempo e Vincenzo Iaquinta nel secondo. Il 17 giugno il Ghana superò per 2-0 i cechi mentre a Kaiserslautern l'Italia, dopo essere passata in vantaggio con Alberto Gilardino, venne raggiunta dagli Stati Uniti a causa di un autogol di Cristian Zaccardo; la gara fu così intensa sul piano agonistico che le due squadre conclusero in 10 contro 9, con Daniele De Rossi che fu espulso per una gomitata allo statunitense Brian McBride che gli costò 4 giornate di squalifica. Nell'ultima giornata, gli azzurri, obbligati a vincere per evitare i campioni in carica del Brasile negli ottavi di finale, lottarono ad Amburgo contro una Rep. Ceca anch'essa in cerca della qualificazione: nel primo tempo segnò di testa Marco Materazzi (subentrato dopo pochi minuti a Nesta fermato da un infortunio, il terzo in altrettanti mondiali consecutivi per il difensore del Milan), mentre all'87' Filippo Inzaghi realizzò la rete del 2-0 che qualificò l'Italia come vincitrice del girone con 7 punti. Nell'altra partita il Ghana riuscì a sconfiggere gli statunitensi per 2-1 e ottenne la qualificazione nella sua prima partecipazione ai Mondiali.
In questo girone, già dalle prime partite si capì che prevalere non sarebbe stato facile per le favorite Croazia e Brasile, quest'ultimo campione del Sudamerica e del Mondo in carica, nonché detentore della Confederations Cup. L'Australia, tornata alla fase finale dopo l'edizione del 1974 e allenata da Guus Hiddink, sconfisse il Giappone per 3-1, mentre il Brasile, pur giocando al di sotto delle aspettative, batté la Croazia per 1-0 con gol di Kaká.[31][32] Nella giornata successiva i verdeoro si qualificarono con un turno d'anticipo battendo l'Australia per 2-0, con gol di Adriano e Fred,[33] mentre croati e giapponesi pareggiarono per 0-0. Nell'ultimo turno i Campioni in carica batterono il Giappone per 4-1 con doppietta di Ronaldo (eguagliando il record di Gerd Müller di 14 gol nei Mondiali) e un gol di Juninho e Gilberto.[34] Costretta a vincere, la Croazia passò due volte in vantaggio, ma venne rimontata ambo le volte dall'Australia che superò così per la prima volta nella sua storia la fase a gironi di un campionato mondiale.
Nella gara di debutto del gruppo G, Francia e Svizzera pareggiarono per 0-0, mentre la Corea del Sud, dopo il controverso quarto posto di quattro anni prima, vinse facilmente contro il Togo, compagine all'esordio in un mondiale. In Francia-Corea del Sud i francesi passarono in vantaggio con Thierry Henry al 9' ma vennero raggiunti da Park Ji-sung all'81', dopo una serie di errori difensivi, e recriminarono per un gol non convalidato dall'arbitro. Dopo la vittoria elvetica sul Togo per 2-0, la Francia, col rischio di uscire al primo turno come nel 2002 e per giunta privi di privi dello squalificato Zinédine Zidane, dovette dunque sconfiggere il Togo con almeno due reti di scarto; riuscì per sua fortuna vincendo per 2-0 e si qualificò agli ottavi insieme alla Svizzera che aveva sconfitto i coreani con lo stesso punteggio.
Nell'ultimo raggruppamento la Spagna ottenne tre vittorie su tre incontri, segnando 8 reti e subendone una: dopo l'esordio contro l'Ucraina vinto per 4-0, le Furie Rosse vinsero in rimonta contro la Tunisia per 3-1, mentre all'ultima giornata sconfissero l'Arabia Saudita per 1-0. Oltre alla Spagna passò il turno l'Ucraina, al suo esordio al Mondiale, che dopo un esordio da dimenticare sconfisse i sauditi 4-0 e la Tunisia per 1-0. I già eliminati sauditi e tunisini ottennero un solo punto nello scontro diretto con un 2-2 nella prima giornata.
Gli ottavi abbinarono Germania-Svezia, Argentina-Messico, Italia-Australia, Ucraina-Svizzera, Inghilterra-Ecuador, Portogallo-Paesi Bassi, Brasile-Ghana e Francia-Spagna, e si disputarono tra il 24 e il 27 giugno.
La prima a qualificarsi fu la Germania, che eliminò la Svezia battendola per 2-0 con doppietta di Lukas Podolski nei primi 12', mentre in serata l'Argentina, dopo una brillante prima fase, soffrì contro il Messico andando in svantaggio dopo 6'; riuscì però a pareggiare con Hernán Crespo e poi, ai supplementari, Maxi Rodríguez segnò la rete del 2-1 che permise alla Selección di qualificarsi e affrontare i padroni di casa a Berlino. Il 25 giugno, l'Inghilterra sconfisse l'Ecuador con una rete su calcio di punizione di David Beckham, mentre il Portogallo eliminò i Paesi Bassi battendoli 1-0 in una gara molto accesa, conclusa in 9 contro 9.
Il 26 giugno, l'Italia tornò a Kaiserslautern per sfidare l'Australia: l'incontro si rivelò più difficile del previsto per i favoriti Azzurri, costretti dall'inizio del secondo tempo a giocare in inferiorità numerica a causa dell'espulsione di Marco Materazzi (colpevole di aver interrotto una chiara occasione da rete per gli avversari).[35] Quando la partita pareva ormai indirizzarsi verso i supplementari, allo scadere del recupero l'australiano Lucas Neill arginò fallosamente in area uno spunto dell'italiano Fabio Grosso: ne nacque un calcio di rigore che Francesco Totti trasformò per l'1-0 che valse il passaggio al turno successivo.[36][37]
In serata, Svizzera - Ucraina, dopo lo 0-0 dei tempi regolamentari e supplementari, fu decisa ai rigori per 3-0 in favore degli ucraini: a squadra di Ševčenko si qualificò così per la prima volta anche ai quarti di finale, mentre gli elvetici lasciarono Germania 2006 pur vantando un singolare record: in quattro partite non hanno mai subìto gol, risultando la miglior difesa del torneo. Il Brasile eliminò il Ghana 3-0, grazie anche alla rete che vale a Ronaldo, autore del primo gol, il titolo di capocannoniere della storia dei mondiali con 15 reti in tre edizioni (4 nel 1998, 8 nel 2002 e 3 nel Mondiale tedesco), mentre nella sfida tra Spagna e Francia, dopo l'iniziale vantaggio spagnolo, i transalpini vinsero 3-1, accedendo al turno successivo.
I quarti di finale abbinarono Germania-Argentina, Italia-Ucraina, Inghilterra-Portogallo e Brasile-Francia, e si disputarono il 30 giugno e il 1º luglio.
Nel primo incontro a Berlino, l'Argentina cercò la rivincita della finale del campionato del mondo 1990 persa a Roma contro i tedeschi: al 49' la squadra di Pekerman passò in vantaggio con Roberto Ayala, ma all'80' Klose segnò il gol del pareggio che portò la gara ai tempi supplementari e poi ai rigori. Dal dischetto i tedeschi realizzarono 4 rigori su 4, mentre Jens Lehmann parò due tiri di rigore. Il portiere dichiarerà poi che si era preparato dei bigliettini su cui aveva studiato, il giorno prima, i movimenti dei calciatori sudamericani nell'eventualità che la gara si decidesse ai rigori[38]. In serata, l'Italia fece ritorno ad Amburgo contro l'Ucraina, e andò in vantaggio dopo pochi minuti con Gianluca Zambrotta per poi nel secondo tempo, dopo aver subito il pressing ucraino, chiudere la partita con due gol di Luca Toni, vincendo 3-0 e qualificandosi per la semifinale contro la Germania. Il giorno dopo la gara tra Inghilterra e Portogallo, finita 0-0 dopo i tempi supplementari, fu decisa ai rigori a favore dei lusitani per 3-1, che inflissero agli inglesi la terza eliminazione ai tiri dal dischetto dopo quelle del 1990 e del 1998 e si qualificarono alle semifinali per la prima volta dopo l'edizione del 1966. Nell'ultima gara tra Francia e Brasile, i Verdeoro, grandi favoriti alla vigilia e alla ricerca della rivincita della finale del campionato del mondo 1998, furono sconfitti per 1-0 da un gol di Thierry Henry e abbandonarono il torneo dopo tre finali consecutive nelle precedenti edizioni, due delle quali vinte (1994 e 2002).
Per la quarta volta nella storia dei Mondiali le semifinaliste furono Nazionali dello stesso continente, e per giunta tutte europee: era già successo nel 1934, nel 1966 e nel 1982.
Il 4 luglio a Dortmund si sfidarono Germania e Italia, in uno stadio tradizionalmente favorevole ai tedeschi, sempre vittoriosi nella città della Renania Settentrionale-Vestfalia. Gli Azzurri sembrarono prevalere sui tedeschi, ma al 90' il risultato rimase fermo sullo 0-0. Si giocarono quindi i tempi supplementari, durante i quali Gilardino e Zambrotta colpirono rispettivamente un palo e una traversa. Al 119', sugli sviluppi di un calcio d'angolo, Andrea Pirlo servì Grosso che, tirando di sinistro dal limite dell'area piccola, portò l'Italia in vantaggio: l'urlo della sua esultanza ricordò a molti, in Italia, quello di Marco Tardelli nella finale di Madrid del 1982. Un minuto dopo, con i tedeschi sbilanciati in attacco, partì un veloce contropiede italiano in cui Fabio Cannavaro rubò palla e la cedette a Totti che la passò in avanti a Gilardino, il quale si portò al limite dell'area di rigore e servì l'accorrente Alessandro Del Piero, smarcatosi sulla sinistra dopo una cavalcata partita dalla sua area di rigore, che segnò il definitivo 2-0. L'Italia tornò quindi in finale dopo 12 anni ed eliminò la Germania per la terza volta nella storia dei Mondiali (in precedenza l'aveva sconfitta nel 1970 in semifinale e nel 1982 in finale).
L'altra semifinale, giocata a Monaco di Baviera il 5 luglio, vide la Francia superare per 1-0 il Portogallo. Decisiva risultò una rete di Zinédine Zidane su calcio di rigore al 33'. I francesi si qualificarono così per la seconda finale in tre edizioni. In questa partita ci fu il controverso episodio dell'insulto (in lingua spagnola) da parte di Zidane rivolto all'arbitro uruguaiano Jorge Larrionda (il quale probabilmente fece finta di non sentire)[39][40].
La finale per il terzo posto tra le sconfitte in semifinale Germania e Portogallo si tenne l'8 luglio a Stoccarda, e vide i tedeschi imporsi per 3-1. Il centravanti Miroslav Klose guadagnò il titolo di capocannoniere del torneo con 5 reti segnate (4 anni prima in Giappone e Corea del Sud si era classificato secondo dietro a Ronaldo, segnando lo stesso numero di gol). Per i tedeschi e per il loro allenatore Jürgen Klinsmann, il 3º posto venne celebrato come un risultato sostanzialmente positivo, mentre il Portogallo, con il 4º posto, ottenne il miglior risultato nella storia dei Mondiali negli ultimi 40 anni.
Nonostante il predominio francese, l'Italia tentò la rimonta, ma si vide annullare un gol di testa di Luca Toni per fuorigioco. Anche durante i supplementari i francesi continuarono ad attaccare creando due pericoli: un tiro di Franck Ribéry, di poco fuori, e un colpo di testa di Zidane, sventato grazie a una grande parata di Gianluigi Buffon, poi eletto migliore portiere del torneo. Al 111' Zidane fu espulso dall'arbitro Horacio Elizondo, su indicazione del quarto ufficiale di gara, per avere colpito intenzionalmente Materazzi con una testata. Al termine dei 120 minuti di gioco il risultato era ancora fermo sull'1-1 e l'assegnazione della Coppa del mondo si decise ai tiri di rigore per la seconda volta nella storia, dopo il Mondiale 1994 in cui l'Italia aveva perso contro il Brasile per 3-2. Dopo quattro rigori a testa, l'Italia era a punteggio pieno, mentre la Francia era ferma a 3 gol (Trezeguet fallì il secondo tiro dei Bleus colpendo la traversa, mentre segnarono Pirlo, Materazzi, De Rossi e Del Piero per l'Italia e Wiltord, Abidal e Sagnol per la Francia). Fabio Grosso, che aveva già deciso le sfide con l'Australia e con la Germania, segnò il rigore del definitivo 5-3 e permise all'Italia di vincere il diciottesimo campionato mondiale di calcio, il quarto della storia Azzurra dopo i successi del 1934, 1938 e 1982.
Zidane, che alla vigilia della manifestazione aveva annunciato che avrebbe lasciato l'attività agonistica dopo quella finale, all'età di 34 anni terminò la propria carriera con la sconfitta e l'espulsione, ma fu comunque premiato dalla FIFA come migliore giocatore del Mondiale, davanti a Fabio Cannavaro e Andrea Pirlo; a quest'ultimo andò anche il riconoscimento come migliore in campo della finale. Nelle settimane successive alla finale, la stampa sportiva mondiale cercò di scoprire quale frase Materazzi avesse rivolto a Zidane per suscitarne una così violenta reazione. Gli istanti del rigore finale di Fabio Grosso furono in seguito riprodotti nel video di Waka Waka, la canzone di Shakira scelta come inno del Mondiale 2010.
Secondo la critica la vittoria fu raggiunta dall'Italia di Lippi attraverso un gioco corale molto organizzato, un'eccezionale forza fisica e, come nella migliore tradizione italiana, una solida difesa,[41] che in sette partite concesse soltanto un gol su calcio di rigore e un'autorete. Un altro fattore decisivo per la vittoria finale fu la capacità di non dipendere da un solo giocatore, come conferma il fatto che i dodici gol dell'Italia nel torneo furono segnati da dieci calciatori diversi.
Questa edizione dei Mondiali è ricordata come la più seguita nella storia della televisione. Trasmessa in 214 stati, vanta un numero totale di spettatori cumulativi pari a 2,29 miliardi[42].
Secondo alcune stime la FIFA guadagnò dall'organizzazione del Mondiale circa 1,4 miliardi di dollari, molti dei quali provenienti dalla cessione dei diritti televisivi e una parte importante anche dalla sponsorizzazione del sito web ufficiale (che, coprodotto con Yahoo, registrò un numero di visitatori di assoluta primarietà). Il giro d'affari globale complessivo legato allo svolgimento del Mondiale fu stimato dal britannico Centre for Economics and Business Research in circa 25 miliardi di dollari di incremento di consumi, principalmente in Europa. L'Istituto di Ricerche Economiche di Monaco di Baviera stimò nello 0,25% il possibile effetto positivo sull'economia tedesca. In uno studio intitolato "Soccereconomics 2006", finanziato dalla banca olandese ABN-AMRO, si teorizzò che i risultati avrebbero influito sul consumo: la conclusione prevedeva che il maggior influsso sull'economia sarebbe potuto derivare da un'eventuale finale Germania-Italia, in cui i padroni di casa avessero perso. Secondo una previsione di Goldman Sachs, effettuata secondo calcoli prevalentemente statistici, ci si sarebbe attesa invece la vittoria del Brasile.
Secondo alcune stime circa un miliardo e duecentomila persone nel mondo (pari al 17% della popolazione del pianeta) avrebbero assistito via televisione alla finale. In molti paesi emergenti, fra cui India, Nepal, Corea e Bangladesh, vi furono rilevanti picchi di incremento nelle vendite di televisori (primo apparecchio). Nei paesi sviluppati fu questa la prima edizione dei Mondiali diffusa in alta definizione. Negli USA l'incremento di spettatori rispetto alla passata edizione fu del 112%, mentre a Boston per la prima volta 10 000 persone si radunarono per assistere alla partita su un maxi-schermo nella piazza del comune.
Per la prima volta la RAI non trasmise tutte le partite del Mondiale, ma solo una al giorno, in un inusuale cinemascope. I diritti di tutti i match furono acquistati da SKY Italia. Per la prima volta in Italia una televisione satellitare si appropriò di tutti i diritti di trasmissione delle partite. Anche in altre nazioni la pay-tv ha trasmesso i Mondiali (in Spagna la Digital+ del gruppo Prisa, in Germania la Première). Nel paese iberico, le due nuove tv nate dalla prima riforma televisiva, Cuatro e La Sexta, trasmisero le partite del Mondiale, con la seconda che comprò i diritti per alcune partite e per questioni di copertura sub-cedette alla prima le partite di interesse generale. Grazie alla finale Cuatro ha vinto il suo primo giorno negli ascolti.
La società di analisi web Nielsen NetRatings ha stimato che circa 3 400 000 utenti unici abbiano visitato il sito sportivo della BBC durante la manifestazione, con una media di circa 23' di permanenza media per utente. Il sito inglese sarebbe stato in assoluto il più visto, 3 volte di più di quello della FIFA.
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Germania | 9 | 3 | 3 | 0 | 0 | 8 | 2 | +6 |
2. | Ecuador | 6 | 3 | 2 | 0 | 1 | 5 | 3 | +2 |
3. | Polonia | 3 | 3 | 1 | 0 | 2 | 2 | 4 | −2 |
4. | Costa Rica | 0 | 3 | 0 | 0 | 3 | 3 | 9 | −6 |
Monaco di Baviera 9 giugno 2006, ore 18:00 UTC+2 |
Germania |
4 – 2 referto |
Costa Rica |
FIFA WM-Stadion München (64 950
spett.)
|
||||||
|
Gelsenkirchen 9 giugno 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Polonia |
0 – 2 referto |
Ecuador |
FIFA WM-Stadion Gelsenkirchen (52 000
spett.)
|
||||||
|
Dortmund 14 giugno 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Germania |
1 – 0 referto |
Polonia |
Westfalenstadion (65 000
spett.)
|
||||||
|
Amburgo 15 giugno 2006, ore 15:00 UTC+2 |
Ecuador |
3 – 0 referto |
Costa Rica |
FIFA WM-Stadion Hamburg (50 000
spett.)
|
||||||
|
Berlino 20 giugno 2006, ore 16:00 UTC+2 |
Ecuador |
0 – 3 referto |
Germania |
Olympiastadion Berlin (72 000
spett.)
|
||||||
|
Hannover 20 giugno 2006, ore 16:00 UTC+2 |
Costa Rica |
1 – 2 referto |
Polonia |
FIFA WM-Stadion Hannover (43 000
spett.)
|
||||||
|
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Inghilterra | 7 | 3 | 2 | 1 | 0 | 5 | 2 | +3 |
2. | Svezia | 5 | 3 | 1 | 2 | 0 | 3 | 2 | +1 |
3. | Paraguay | 3 | 3 | 1 | 0 | 2 | 2 | 2 | 0 |
4. | Trinidad e Tobago | 1 | 3 | 0 | 1 | 2 | 0 | 4 | −4 |
Francoforte sul Meno 10 giugno 2006, ore 15:00 UTC+2 |
Inghilterra |
1 – 0 referto |
Paraguay |
FIFA WM-Stadion Frankfurt (48 000
spett.)
|
||||||
|
Dortmund 10 giugno 2006, ore 18:00 UTC+2 |
Trinidad e Tobago |
0 – 0 referto |
Svezia |
Westfalenstadion (62 959
spett.)
|
Norimberga 15 giugno 2006, ore 18:00 UTC+2 |
Inghilterra |
2 – 0 referto |
Trinidad e Tobago |
Frankenstadion (41 000
spett.)
|
||||||
|
Berlino 15 giugno 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Svezia |
1 – 0 referto |
Paraguay |
Olympiastadion Berlin (72 000
spett.)
|
||||||
|
Colonia 20 giugno 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Svezia |
2 – 2 referto |
Inghilterra |
FIFA WM-Stadion Köln (45 000
spett.)
|
||||||
|
Kaiserslautern 20 giugno 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Paraguay |
2 – 0 referto |
Trinidad e Tobago |
Fritz Walter Stadion (46 000
spett.)
|
||||||
|
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Argentina | 7 | 3 | 2 | 1 | 0 | 8 | 1 | +7 |
2. | Paesi Bassi | 7 | 3 | 2 | 1 | 0 | 3 | 1 | +2 |
3. | Costa d'Avorio | 3 | 3 | 1 | 0 | 2 | 5 | 6 | −1 |
4. | Serbia e Montenegro | 0 | 3 | 0 | 0 | 3 | 2 | 10 | −8 |
Amburgo 10 giugno 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Argentina |
2 – 1 referto |
Costa d'Avorio |
FIFA WM-Stadion Hamburg (49 480
spett.)
|
||||||
|
Lipsia 11 giugno 2006, ore 15:00 UTC+2 |
Serbia e Montenegro |
0 – 1 referto |
Paesi Bassi |
Zentralstadion (43 000
spett.)
|
||||||
|
Gelsenkirchen 16 giugno 2006, ore 15:00 UTC+2 |
Argentina |
6 – 0 referto |
Serbia e Montenegro |
FIFA WM-Stadion Gelsenkirchen (52 000
spett.)
|
||||||
|
Stoccarda 16 giugno 2006, ore 18:00 UTC+2 |
Paesi Bassi |
2 – 1 referto |
Costa d'Avorio |
Gottlieb-Daimler-Stadion (52 000
spett.)
|
||||||
|
Francoforte sul Meno 21 giugno 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Paesi Bassi |
0 – 0 referto |
Argentina |
FIFA WM-Stadion Frankfurt (48 000
spett.)
|
Monaco di Baviera 21 giugno 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Costa d'Avorio |
3 – 2 referto |
Serbia e Montenegro |
FIFA WM-Stadion München (66 000
spett.)
|
||||||
|
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Portogallo | 9 | 3 | 3 | 0 | 0 | 5 | 1 | +4 |
2. | Messico | 4 | 3 | 1 | 1 | 1 | 4 | 3 | +1 |
3. | Angola | 2 | 3 | 0 | 2 | 1 | 1 | 2 | −1 |
4. | Iran | 1 | 3 | 0 | 1 | 2 | 2 | 6 | −4 |
Norimberga 11 giugno 2006, ore 18:00 UTC+2 |
Messico |
3 – 1 referto |
Iran |
Frankenstadion (41 000
spett.)
|
||||||
|
Colonia 11 giugno 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Angola |
0 – 1 referto |
Portogallo |
FIFA WM-Stadion Köln (45 000
spett.)
|
||||||
|
Hannover 16 giugno 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Messico |
0 – 0 referto |
Angola |
FIFA Wm-Stadion Hannover (43 000
spett.)
|
Francoforte sul Meno 17 giugno 2006, ore 15:00 UTC+2 |
Portogallo |
2 – 0 referto |
Iran |
FIFA WM-Stadion Frankfurt (48 000
spett.)
|
||||||
|
Gelsenkirchen 21 giugno 2006, ore 16:00 UTC+2 |
Portogallo |
2 – 1 referto |
Messico |
FIFA WM-Stadion Gelsenkirchen (52 000
spett.)
|
||||||
|
Lipsia 21 giugno 2006, ore 16:00 UTC+2 |
Iran |
1 – 1 referto |
Angola |
Zentralstadion (38 000
spett.)
|
||||||
|
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Italia | 7 | 3 | 2 | 1 | 0 | 5 | 1 | +4 |
2. | Ghana | 6 | 3 | 2 | 0 | 1 | 4 | 3 | +1 |
3. | Rep. Ceca | 3 | 3 | 1 | 0 | 2 | 3 | 4 | −1 |
4. | Stati Uniti | 1 | 3 | 0 | 1 | 2 | 2 | 6 | −4 |
Gelsenkirchen 12 giugno 2006, ore 18:00 UTC+2 |
Stati Uniti |
0 – 3 referto |
Rep. Ceca |
FIFA WM-Stadion Gelsenkirchen (52 000
spett.)
|
||||||
|
Hannover 12 giugno 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Italia |
2 – 0 referto |
Ghana |
FIFA WM-Stadion Hannover (43 000
spett.)
|
||||||
|
Colonia 17 giugno 2006, ore 18:00 UTC+2 |
Rep. Ceca |
0 – 2 referto |
Ghana |
FIFA WM-Stadion Köln (45 000
spett.)
|
||||||
|
Kaiserslautern 17 giugno 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Italia |
1 – 1 referto |
Stati Uniti |
Fritz-Walter-Stadion (46 000
spett.)
|
||||||
|
Amburgo 22 giugno 2006, ore 16:00 UTC+2 |
Rep. Ceca |
0 – 2 referto |
Italia |
FIFA WM-Stadion Hamburg (50 000
spett.)
|
||||||
|
Norimberga 22 giugno 2006, ore 16:00 UTC+2 |
Ghana |
2 – 1 referto |
Stati Uniti |
Frankenstadion (41 000
spett.)
|
||||||
|
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Brasile | 9 | 3 | 3 | 0 | 0 | 7 | 1 | +6 |
2. | Australia | 4 | 3 | 1 | 1 | 1 | 5 | 5 | 0 |
3. | Croazia | 2 | 3 | 0 | 2 | 1 | 2 | 3 | −1 |
4. | Giappone | 1 | 3 | 0 | 1 | 2 | 2 | 7 | −5 |
Kaiserslautern 12 giugno 2006, ore 15:00 UTC+2 |
Australia |
3 – 1 referto |
Giappone |
Fritz-Walter-Stadion (46 000
spett.)
|
||||||
|
Berlino 13 giugno 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Brasile |
1 – 0 referto |
Croazia |
Olympiastadion Berlin (72 000
spett.)
|
||||||
|
Norimberga 18 giugno 2006, ore 15:00 UTC+2 |
Giappone |
0 – 0 referto |
Croazia |
Frankenstadion (41 000
spett.)
|
Monaco di Baviera 18 giugno 2006, ore 18:00 UTC+2 |
Brasile |
2 – 0 referto |
Australia |
FIFA WM-Stadion München (66 000
spett.)
|
||||||
|
Dortmund 22 giugno 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Giappone |
1 – 4 referto |
Brasile |
Westfalenstadion (65 000
spett.)
|
||||||
|
Stoccarda 22 giugno 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Croazia |
2 – 2 referto |
Australia |
Gottlieb-Daimler-Stadion (52 000
spett.)
|
||||||
|
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Svizzera | 7 | 3 | 2 | 1 | 0 | 4 | 0 | +4 |
2. | Francia | 5 | 3 | 1 | 2 | 0 | 3 | 1 | +2 |
3. | Corea del Sud | 4 | 3 | 1 | 1 | 1 | 3 | 4 | −1 |
4. | Togo | 0 | 3 | 0 | 0 | 3 | 1 | 6 | −5 |
Francoforte sul Meno 13 giugno 2006, ore 15:00 UTC+2 |
Corea del Sud |
2 – 1 referto |
Togo |
FIFA-WM Stadion Frankfurt (48 000 spett.)
|
||||||
|
Stoccarda 13 giugno 2006, ore 18:00 UTC+2 |
Francia |
0 – 0 referto |
Svizzera |
Gottlieb-Daimler-Stadion (52 000 spett.)
|
Lipsia 18 giugno 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Francia |
1 – 1 referto |
Corea del Sud |
Zentralstadion (43 000 spett.)
|
||||||
|
Dortmund 19 giugno 2006, ore 15:00 UTC+2 |
Togo |
0 – 2 referto |
Svizzera |
Westfalenstadion (65 000 spett.)
|
||||||
|
Colonia 23 giugno 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Togo |
0 – 2 referto |
Francia |
FIFA WM-Stadion Köln (45 000 spett.)
|
||||||
|
Hannover 23 giugno 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Svizzera |
2 – 0 referto |
Corea del Sud |
FIFA WM-Stadion Hannover (43 000 spett.)
|
||||||
|
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Spagna | 9 | 3 | 3 | 0 | 0 | 8 | 1 | +7 |
2. | Ucraina | 6 | 3 | 2 | 0 | 1 | 5 | 4 | +1 |
3. | Tunisia | 1 | 3 | 0 | 1 | 2 | 3 | 6 | −3 |
4. | Arabia Saudita | 1 | 3 | 0 | 1 | 2 | 2 | 7 | −5 |
Lipsia 14 giugno 2006, ore 15:00 UTC+2 |
Spagna |
4 – 0 referto |
Ucraina |
Zentralstadion (43 000 spett.)
|
||||||
|
Monaco di Baviera 14 giugno 2006, ore 18:00 UTC+2 |
Tunisia |
2 – 2 referto |
Arabia Saudita |
FIFA
WM-Stadion München (66 000 spett.)
|
||||||
|
Amburgo 19 giugno 2006, ore 18:00 UTC+2 |
Arabia Saudita |
0 – 4 referto |
Ucraina |
FIFA WM-Stadion Hamburg (50 000 spett.)
|
||||||
|
Stoccarda 19 giugno 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Spagna |
3 – 1 referto |
Tunisia |
Gottlieb-Daimler-Stadion (52 000 spett.)
|
||||||
|
Kaiserslautern 23 giugno 2006, ore 16:00 UTC+2 |
Arabia Saudita |
0 – 1 referto |
Spagna |
Fritz-Walter-Stadion (46 000 spett.)
|
||||||
|
Berlino 23 giugno 2006, ore 16:00 UTC+2 |
Ucraina |
1 – 0 referto |
Tunisia |
Olympiastadion Berlin (72 000 spett.)
|
||||||
|
Ottavi di finale | Quarti di finale | Semifinali | Finale | |||||||||||
24 giugno - 17:00 | ||||||||||||||
1A. Germania | 2 | |||||||||||||
30 giugno - 17:00 | ||||||||||||||
2B. Svezia | 0 | |||||||||||||
Germania (dtr) | 1 (4) | |||||||||||||
24 giugno - 21:00 | ||||||||||||||
Argentina | 1 (2) | |||||||||||||
1C. Argentina (dts) | 2 | |||||||||||||
4 luglio - 21:00 | ||||||||||||||
2D. Messico | 1 | |||||||||||||
Germania | 0 | |||||||||||||
26 giugno - 17:00 | ||||||||||||||
Italia (dts) | 2 | |||||||||||||
1E. Italia | 1 | |||||||||||||
30 giugno - 21:00 | ||||||||||||||
2F. Australia | 0 | |||||||||||||
Italia | 3 | |||||||||||||
26 giugno - 21:00 | ||||||||||||||
Ucraina | 0 | |||||||||||||
1G. Svizzera | 0 (0) | |||||||||||||
9 luglio - 20:00 | ||||||||||||||
2H. Ucraina (dtr) | 0 (3) | |||||||||||||
Italia (dtr) | 1 (5) | |||||||||||||
25 giugno - 17:00 | ||||||||||||||
Francia | 1 (3) | |||||||||||||
1B. Inghilterra | 1 | |||||||||||||
1º luglio - 17:00 | ||||||||||||||
2A. Ecuador | 0 | |||||||||||||
Inghilterra | 0 (1) | |||||||||||||
25 giugno - 21:00 | ||||||||||||||
Portogallo (dtr) | 0 (3) | |||||||||||||
1D. Portogallo | 1 | |||||||||||||
5 luglio - 21:00 | ||||||||||||||
2C. Paesi Bassi | 0 | |||||||||||||
Portogallo | 0 | |||||||||||||
27 giugno - 17:00 | ||||||||||||||
Francia | 1 | Finale 3° posto | ||||||||||||
1F. Brasile | 3 | |||||||||||||
1º luglio - 21:00 | 8 luglio - 21:00 | |||||||||||||
2E. Ghana | 0 | |||||||||||||
Brasile | 0 | Germania | 3 | |||||||||||
27 giugno - 21:00 | ||||||||||||||
Francia | 1 | Portogallo | 1 | |||||||||||
1H. Spagna | 1 | |||||||||||||
2G. Francia | 3 | |||||||||||||
Monaco di Baviera 24 giugno 2006, ore 17:00 UTC+2 |
Germania |
2 – 0 referto |
Svezia |
FIFA
WM-Stadion München (66 000 spett.)
|
||||||
|
Lipsia 24 giugno 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Argentina |
2 – 1 (d.t.s.) referto |
Messico |
Zentralstadion (43 000 spett.)
|
||||||
|
Stoccarda 25 giugno 2006, ore 17:00 UTC+2 |
Inghilterra |
1 – 0 referto |
Ecuador |
Gottlieb-Daimler-Stadion (52 000 spett.)
|
||||||
|
Norimberga 25 giugno 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Portogallo |
1 – 0 referto |
Paesi Bassi |
Frankenstadion (41 000 spett.)
|
||||||
|
Kaiserslautern 26 giugno 2006, ore 17:00 UTC+2 |
Italia |
1 – 0 referto |
Australia |
Fritz-Walter-Stadion (46 000 spett.)
|
||||||
|
Colonia 26 giugno 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Svizzera |
0 – 0 (d.t.s.) referto |
Ucraina |
FIFA WM-Stadion Köln (45 000 spett.)
|
||||||
|
Dortmund 27 giugno 2006, ore 17:00 UTC+2 |
Brasile |
3 – 0 referto |
Ghana |
Westfalenstadion (65 000 spett.)
|
||||||
|
Hannover 27 giugno 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Spagna |
1 – 3 referto |
Francia |
FIFA WM-Stadion Hannover (43 000 spett.)
|
||||||
|
Berlino 30 giugno 2006, ore 17:00 UTC+2 |
Germania |
1 – 1 (d.t.s.) referto |
Argentina |
Olympiastadion Berlin (72 000 spett.)
|
|||||||||
|
Amburgo 30 giugno 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Italia |
3 – 0 referto |
Ucraina |
FIFA WM-Stadion Hamburg (50 000 spett.)
|
||||||
|
Gelsenkirchen 1º luglio 2006, ore 17:00 UTC+2 |
Inghilterra |
0 – 0 (d.t.s.) referto |
Portogallo |
FIFA
WM-Stadion Gelsenkirchen (52 000 spett.)
|
||||||
|
Francoforte sul Meno 1º luglio 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Brasile |
0 – 1 referto |
Francia |
FIFA WM-Stadion Frankfurt (48 000 spett.)
|
||||||
|
Dortmund 4 luglio 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Germania |
0 – 2 (d.t.s.) referto |
Italia |
Westfalenstadion (65 000 spett.)
|
||||||
|
Monaco di Baviera 5 luglio 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Portogallo |
0 – 1 referto |
Francia |
FIFA
WM-Stadion München (66 000 spett.)
|
||||||
|
Stoccarda 8 luglio 2006, ore 21:00 UTC+2 |
Germania |
3 – 1 referto |
Portogallo |
Gottlieb-Daimler-Stadion (52 000 spett.)
|
||||||
|
Berlino 9 luglio 2006, ore 20:00 UTC+2 |
Italia |
1 – 1 (d.t.s.) referto |
Francia |
Olympiastadion Berlin (69 000 spett.)
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[43] | Miglior marcatore (Scarpa d'oro) | Miglior giocatore (Pallone d'oro) | Premio Yashin | Miglior giovane | Premio FIFA Fair Play |
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Oro | Miroslav Klose (5) | Zinédine Zidane | Gianluigi Buffon | Lukas Podolski | Brasile Spagna |
Argento | Hernán Crespo (5) | Fabio Cannavaro | Non assegnato | Non assegnato | Non assegnato |
Bronzo | Ronaldo (5) | Andrea Pirlo | Non assegnato | Non assegnato | Non assegnato |
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Campione d'Europa in carica | |||
Uniformi di gara
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Sport | Calcio | ||
Federazione |
FIGC Federazione Italiana Giuoco Calcio |
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Confederazione | UEFA | ||
Codice FIFA | ITA | ||
Soprannome | Azzurri | ||
Selezionatore | Roberto Mancini | ||
Record presenze | Gianluigi Buffon (176) | ||
Capocannoniere | Gigi Riva (35) | ||
Ranking FIFA | 8º (22 dicembre 2022)[1] | ||
Sponsor tecnico | Puma | ||
Esordio internazionale | |||
Italia 6 - 2 Francia Milano, Italia; 15 maggio 1910 |
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Migliore vittoria | |||
Italia 9 - 0 Stati Uniti Brentford, Regno Unito; 2 agosto 1948 |
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Peggiore sconfitta | |||
Ungheria 7 - 1 Italia Budapest, Ungheria; 6 aprile 1924 |
Campionato del mondo | |
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Partecipazioni | 18 (esordio: 1934) |
Miglior risultato | Campioni nel 1934, 1938, 1982, 2006 |
Campionato d'Europa | |
Partecipazioni | 10 (esordio: 1964) |
Miglior risultato | Campioni nel 1968, 2020 |
Coppa Internazionale | |
Partecipazioni | 6 (esordio: 1927-1930) |
Miglior risultato | Campioni nel 1927-1930, 1933-1935 |
Confederations Cup | |
Partecipazioni | 2 (esordio: 2009) |
Miglior risultato | Terzo posto nel 2013 |
Torneo Olimpico | |
Partecipazioni | 6[2] (esordio: 1912) |
Miglior risultato | Oro nel 1936 |
UEFA Nations League | |
Partecipazioni | 2 (esordio: 2018-2019) |
Miglior risultato | Terzo posto nel 2020-2021 |
Coppa dei Campioni CONMEBOL-UEFA | |
Partecipazioni | 1 (esordio: 2022) |
Miglior risultato | Secondo posto nel 2022 |
La nazionale di calcio dell'Italia, il cui nome ufficiale è nazionale A,[3] è la rappresentativa calcistica maschile dell'Italia ed è posta sotto l'egida della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Rappresenta l'Italia nelle varie competizioni ufficiali o amichevoli riservate alle nazionali di calcio. I suoi componenti sono noti come Azzurri per il colore delle divise.
È una delle nazionali di calcio più titolate del mondo: ha vinto quattro campionati mondiali (Italia 1934, Francia 1938, Spagna 1982 e Germania 2006, secondi al mondo dopo il Brasile e a pari merito con la Germania), due campionati europei (Italia 1968 ed Europa 2020) e un torneo olimpico (Berlino 1936, uno dei sette riservati alle nazionali maggiori e disputati dal 1908 al 1948). In bacheca annovera inoltre due Coppe Internazionali (1927-1930 e 1933-1935), competizione continentale riconosciuta quale ufficiosa antesignana del campionato europeo.
Avendo ottenuto come ulteriori piazzamenti due secondi posti (Messico 1970 e Stati Uniti 1994) e un terzo posto (Italia 1990) al mondiale, un secondo posto nella Coppa Internazionale (1931-1932), due secondi posti all'europeo (Belgio-Paesi Bassi 2000 e Polonia-Ucraina 2012), una medaglia di bronzo al torneo olimpico di Amsterdam 1928 e un terzo posto sia alla FIFA Confederations Cup 2013 sia alla UEFA Nations League 2020-2021, con la partecipazione alla Coppa dei Campioni CONMEBOL-UEFA 2022 l'Italia è l'unica nazionale medagliata in tutte le competizioni ufficiali organizzate da FIFA e UEFA per le nazionali maggiori.
Unica nazionale, con il Brasile, a essersi aggiudicata due titoli mondiali consecutivi (nelle edizioni del 1934 e del 1938), detiene inoltre due record mondiali per squadre nazionali: quello di imbattibilità assoluta, stabilito tra il 10 ottobre 2018 e il 6 ottobre 2021, con 37 partite consecutive senza sconfitte,[4] e quello di inviolabilità della propria porta, avendo conseguito un totale di 1 168 minuti senza subire reti.[5]
Nella graduatoria FIFA, in vigore dall'agosto 1993, ha occupato il 1º posto più volte, nel novembre del 1993 e nel corso del 2007 (febbraio, aprile-giugno, settembre); il peggior piazzamento è stato invece il 21º posto dell'agosto 2018.[6] A dicembre 2022 occupa l'8º posto.
Le vicende più importanti della nazionale di calcio italiana sono legate alla cosiddetta nazionale «A» che, almeno fino alla differenziazione delle varie categorie, era la nazionale unica, che assumeva poi varie fisionomie a seconda del torneo al quale essa partecipava. Se era normale che nel corso dei tornei maggiori quali Coppa Internazionale o campionato del mondo venisse schierata la formazione più competitiva possibile, nel corso del torneo olimpico si dava spazio a professionisti di seconda fascia, in genere giovani universitari, come coloro che vinsero la medaglia d'oro nell'edizione di Berlino 1936.
Nel secondo dopoguerra vennero via via inserite categorizzazioni più precise, soprattutto per introdurre criteri oggettivi e uguali per tutti di convocazione dei giocatori, sia per via della progressiva istituzione di tornei giovanili sia per dare un quadro di riferimento chiaro al torneo olimpico di calcio: il regolamento del CIO prevede infatti che la partecipazione sia riservata solo ad atleti il cui status sia formalmente di dilettante. Questo, però, faceva sì che molte federazioni che ammettevano il professionismo fossero costrette a mandare i loro giocatori di seconda, se non terza fascia (secondo una formula empirica di compromesso via via variata nel tempo, i professionisti meno in vista e meno pagati e, successivamente, quelli che non avessero mai partecipato alle fasi finali di un campionato continentale o di quello mondiale), mentre federazioni i cui atleti avevano lo status di dilettante, come l'Unione Sovietica e in generale tutte quelle del blocco dell'Est europeo, potevano mandare in pratica la propria nazionale maggiore.
Non a caso per lungo tempo, nel secondo dopoguerra, il torneo olimpico di calcio fu appannaggio di nazionali come la succitata sovietica, la Cecoslovacchia, la Germania Est e l'Ungheria. Ciò perdurò fino all'edizione di Seul 1988, quando fu deciso che le rappresentative olimpiche fossero, per tutti i partecipanti, le rispettive nazionali Under-21 (o Under-23), con al massimo tre calciatori fuoriquota.
Seguì un periodo di calo, complice la seconda guerra mondiale e la tragedia di Superga del 1949. Infatti, l'Italia non ebbe successo al mondiale del 1950 né a quello del 1954 e, addirittura, non si qualificò a quello del 1958: di conseguenza, rinunciò a prendere parte al primo campionato europeo, la cui fase finale si svolse nel 1960. Al mondiale del 1962 uscì al primo turno in una spedizione mal gestita, mentre a quello del 1966 andò peggio, perché fu eliminata dai semiprofessionisti della Corea del Nord.[7]
La rinascita avvenne con la vittoria del campionato d'Europa 1968, che vide l'Italia di Ferruccio Valcareggi, padrona di casa, superare in finale la Jugoslavia.[8] Due anni dopo, al mondiale di Messico 1970, gli Azzurri avrebbero dato vita alla famosa semifinale contro la Germania Ovest, ricordata come la partita del secolo, vinta per 4-3 ai tempi supplementari; in finale sarebbero stati poi sconfitti dal Brasile di Pelé per 4-1. Dopo il negativo campionato del mondo 1974 in Germania Ovest, dove l'Italia fu esclusa al primo turno, il profondo ricambio generazionale nel frattempo portato avanti da Enzo Bearzot permise alla squadra di ben figurare al mondiale di Argentina 1978, dove espresse un bel gioco che le valse il quarto posto.
Simile piazzamento venne replicato al campionato d'Europa 1980 giocato in Italia, stavolta accolto come insoddisfacente alla luce delle aspettative della vigilia. Questo ciclo culminò nel mondiale di Spagna 1982, dove, pur a fronte di un certo scetticismo della vigilia, accentuato dall'incerto avvio sul campo, gli Azzurri uscirono alla distanza, battendo in sequenza nella seconda fase dapprima i campioni uscenti dell'Argentina e il favorito Brasile, poi, in semifinale, la sorprendente Polonia. Nella finale di Madrid sconfissero infine i campioni d'Europa in carica della Germania Ovest per 3-1, divenendo per la terza volta campioni del mondo.[7]
Dopo la mancata qualificazione all'europeo di Francia 1984,[7] il mondiale di Messico 1986 segnò l'addio di Bearzot. Gli Azzurri passarono nelle mani di Azeglio Vicini, il quale rinnovò a sua volta il gruppo in vista del campionato d'Europa 1988 in Germania Ovest, dove raggiunsero la semifinale poi persa contro l'Unione Sovietica. Una bella nazionale si presentò al campionato del mondo 1990 casalingo, ma in semifinale, dopo i tiri di rigore, ebbe la meglio l'Argentina; nella finale per il terzo posto gli Azzurri sconfissero poi l'Inghilterra.[7]
L'Italia fallì la qualificazione al campionato d'Europa 1992 in Svezia, sicché Vicini fu esonerato a eliminatorie in corso e sostituito da Arrigo Sacchi, il quale qualificò la nazionale per il mondiale di Stati Uniti 1994. Nel novembre 1993, grazie all'ottimo girone di qualificazione disputato, l'Italia salì al primo posto della classifica FIFA (istituita nell'agosto di quell'anno), posizione che mantenne per un mese. Al campionato del mondo 1994 gli Azzurri inizialmente stentarono, superando la fase a gironi solo tramite ripescaggio delle migliori terze, ma poi riuscirono a proseguire il cammino sino alla finale, trascinati nella fase a eliminazione diretta dai gol di Roberto Baggio. Nella finale di Pasadena gli Azzurri pareggiarono senza reti contro il Brasile, ma persero nuovamente ai rigori, nella prima finale di un mondiale decisa dai tiri dal dischetto. L'avventura al campionato d'Europa 1996 in Inghilterra finì già al primo turno e contestualmente quella di Sacchi, a cui succedette Cesare Maldini. Al mondiale di Francia 1998, a cui la nazionale italiana si qualificò superando la Russia ai play-off, il cammino si interruppe ai quarti di finale contro i padroni di casa, ancora una volta ai rigori.
L'occasione per una rivincita arrivò due anni dopo, al campionato d'Europa 2000, dove gli Azzurri giunsero in finale, proprio contro la Francia. In vantaggio fino al 90', la squadra di Dino Zoff pareva in procinto di condurre in porto il successo, ma i francesi pareggiarono all'ultimo istante dei tempi regolamentari: demoralizzati dalla rete subita in extremis, gli Azzurri furono sconfitti ai supplementari dalla regola del golden goal.[9] A seguito di alcuni sprezzanti giudizi di Silvio Berlusconi, sentendosi leso nella sua dignità, per protesta Zoff si dimise all'indomani della finale,[10] lasciando il posto a Giovanni Trapattoni. Peggio andò il mondiale di Corea del Sud-Giappone 2002: la squadra alla vigilia era tra le favorite, ma, dopo aver passato a fatica il primo turno, esprimendo un gioco difensivista e rinunciatario, fu eliminata ancora al golden goal negli ottavi dai padroni di casa della Corea del Sud (1-2); fu il risultato peggiore dal 1986. Al campionato d'Europa 2004, similmente deludente, l'Italia uscì dal torneo al primo turno.
Al campionato del mondo 2006 l'Italia di Marcello Lippi fu grande protagonista. Dopo essere giunta prima nel suo girone davanti al Ghana, nella fase a eliminazione diretta batté in sequenza Australia, Ucraina e, ai tempi supplementari, anche la Germania padrona di casa. In finale trovò nuovamente la Francia, superandola ai rigori: fu il penalty di Fabio Grosso a incoronare gli Azzurri campioni del mondo per la quarta volta.[7] Lippi lasciò dopo il successo e venne sostituito da Roberto Donadoni, che guidò la nazionale all'europeo di Austria-Svizzera 2008, dove l'Italia si spinse fino ai quarti di finale, venendo estromessa dal dischetto per mano della Spagna, futura vincitrice del torneo.
La vittoria mondiale del 2006 aveva permesso agli Azzurri, nel frattempo tornati sotto la guida di Lippi, di accedere all'edizione 2009 della Confederations Cup: alla sua prima partecipazione, in Sudafrica l'Italia deluse, venendo eliminata al primo turno.[11] Al mondiale di Sudafrica 2010 la squadra azzurra, guidata sempre da Lippi, deluse ancor di più, chiudendo all'ultimo posto il proprio girone eliminatorio: gli Azzurri furono estromessi al primo turno del mondiale, fatto che non accadeva da trentasei anni, e, per la prima volta in diciassette partecipazioni, senza vincere alcuna partita.
Nell'estate 2010 l'Italia passò sotto la guida di Cesare Prandelli. Durante le qualificazioni al campionato d'Europa 2012 la nazionale, a seguito della vittoria contro la Slovenia del 6 settembre 2011 (1-0), ottenne il record di precocità per quanto riguarda l'accesso alla competizione continentale, conseguita con due turni di anticipo.[12] Nella fase conclusiva dell'Europeo l'Italia approdò fino alla finale, dove subì, tuttavia, un pesante 0-4 dalla Spagna.[13]
Il secondo posto maturato nella rassegna continentale permise agli Azzurri di partecipare l'anno seguente alla Confederations Cup. Stavolta ben si comportarono rispetto all'edizione precedente: sconfitti in semifinale, ai rigori, ancora dalla Spagna, gli italiani si rifecero nella finale per il terzo posto, conquistando la medaglia di bronzo battendo, nuovamente dal dischetto, l'Uruguay.[14] Nonostante tali positivi piazzamenti, la gestione Prandelli si concluse negativamente al mondiale di Brasile 2014, in cui la nazionale venne eliminata alla fase a gironi; per la terza volta nella propria storia gli Azzurri vennero estromessi al primo turno da due edizioni consecutive della rassegna iridata.
A Prandelli seguì l'interregno di Antonio Conte, il quale rivitalizzò temporaneamente una nazionale in fase calante, lasciandola al termine del campionato d'Europa 2016 dopo un'eliminazione ai quarti di finale contro la Germania campione del mondo in carica, maturata solo ai rigori. Fallimentare si rivelò, invece, la successiva gestione di Gian Piero Ventura, con l'Italia che per la seconda volta nella sua storia mancò la qualificazione al mondiale (dopo una striscia di quattordici partecipazioni consecutive alle fasi finali), causa l'eliminazione allo spareggio per l'accesso a Russia 2018 per mano della Svezia.[15]
A risollevare le sorti di una nazionale al suo punto più basso da sessant'anni a quella parte, venne chiamato Roberto Mancini, il quale guidò gli azzurri al debutto nella neonata UEFA Nations League e in seguito ottenne, con il record di tre giornate di anticipo[16] e un percorso netto di dieci vittorie su dieci incontri,[17] la qualificazione alla fase finale del campionato d'Europa 2020. Un anno più tardi l'Italia conseguì anche l'accesso alla final four di UEFA Nations League 2020-2021, per poi prolungare la striscia di imbattibilità[18] anche al campionato europeo, dove la squadra azzurra raggiunse, per la seconda volta in tre edizioni, la finale di Wembley, vinta ai tiri di rigore contro l'Inghilterra: per gli italiani fu il secondo titolo europeo, a cinquantatré anni di distanza dal precedente.[19] Nel settembre seguente gli italiani prolungarono la striscia di imbattibilità a 37 partite (record mondiale assoluto) e ad ottobre chiusero al terzo posto l'edizione casalinga della UEFA Nations League,[20] ma, per la seconda volta consecutiva, fallirono l'approdo alla fase finale del campionato del mondo, venendo sconfitti dalla Macedonia del Nord ai play-off.
La nazionale italiana non dispone di uno stadio nazionale fisso nel quale disputare la maggior parte degli incontri casalinghi. Pertanto, gli Azzurri giocano le partite interne a rotazione nei principali impianti italiani, scegliendo di volta in volta l'impianto a seconda dell'importanza della partita, dell'avversario che si incontra e dell'affluenza di pubblico prevista.
Le sedi più utilizzate per le partite di maggiore spessore sono l'Olimpico di Roma, il Giuseppe Meazza di Milano, l'Artemio Franchi di Firenze, il Luigi Ferraris di Genova, il Diego Armando Maradona di Napoli, il Renato Dall'Ara di Bologna, l'Olimpico e lo Juventus Stadium di Torino e il Renzo Barbera di Palermo.[21] Per le amichevoli o gli incontri di minore importanza si opta invece, a seconda dell'esigenza, per le più svariate località della penisola e, spesso, è capitato che venissero scelte città in cui il club calcistico principale fosse stato di recente promosso in Serie A o che avessero inaugurato da poco un nuovo impianto.
Per i ritiri prima di un torneo o di incontri ufficiali, nonché per tutte le sessioni di allenamento, gli Azzurri hanno sede fissa nel Centro tecnico federale Luigi Ridolfi a Firenze, nel quartiere di Coverciano, dal quale la struttura prende colloquialmente il nome. Il centro di proprietà della FIGC, primo al mondo nel suo genere,[22] ospita anche tutte le altre diciotto nazionali maschili e femminili di calcio, in vista dei rispettivi impegni internazionali,[22] tanto da essere rinominata Casa degli Azzurri,[22] oltre a Università del calcio, poiché sede del Settore tecnico federale.[22]
Dal 1990 ai primi anni 2000 soprattutto, la nazionale ebbe anche una seconda opzione quale sede dei ritiri e degli allenamenti: il Centro sportivo La Borghesiana, struttura privata ubicata nell'omonima periferia di Roma.
Il colore ufficiale della nazionale di calcio dell'Italia, in tutte le rappresentative maschili e femminili, è l'azzurro; nello specifico nella gradazione denominata azzurro Savoia, avente saturazione cromatica compresa fra il blu pavone e il pervinca, più chiaro del blu pavone.
Sulla scelta del colore azzurro, effettuata in occasione del terzo incontro ufficiale della nazionale, il 6 gennaio 1911 contro l'Ungheria,[24] erano state fatte varie ipotesi: la prima, che fosse stato ripreso dai colori della nazionale francese (anche se questa indossa in realtà il blu e non l'azzurro); la seconda, che venisse dal colore dei mari (e del cielo) italiani; la terza, che si fosse casualmente scelto un colore alternativo al bianco a causa della forte nevicata avvenuta in mattinata e del clima nebbioso esistente a Milano in occasione della partita contro gli ungheresi (il bianco avrebbe infatti confuso i giocatori italiani con l'ambiente circostante).[25] In realtà, le fonti storiche spiegano come l'azzurro sia stato scelto in onore di Casa Savoia, dinastia regnante all'epoca in Italia, in quanto rappresentava il colore del loro casato fin dal 1360: il blu Savoia, un azzurro molto intenso. Questo, a sua volta, era stato desunto dalla tinta del manto di Maria Vergine,[26] tradizionalmente di colore azzurro, a cui la casata era devota.[27][28] A riprova dell'origine monarchica della scelta, sul lato sinistro delle neonate maglie azzurre venne cucita la croce sabauda, ovvero una croce bianca in campo rosso.[29][30] Il calcio fu la prima disciplina sportiva ad adottare la maglia azzurra quale simbolo di appartenenza all'Italia, che in seguito venne utilizzata da quasi tutte le rappresentative nazionali negli altri sport.
La prima divisa della nazionale di calcio dell'Italia, ovvero quella "casalinga", è tradizionalmente composta da una maglia azzurra, da pantaloncini bianchi e da calzettoni azzurri. La maglia è di colore azzurro dal 1911, salvo qualche periodo in cui questo colore tendeva più al celeste. I pantaloncini sono bianchi, negli ultimi venti anni spesso utilizzati anch'essi di colore azzurro a formare una divisa a tinta unita, mentre in passato sono stato usati occasionalmente anche di colore nero o marrone. I calzettoni infine sono azzurri dal 1960, poiché in precedenza erano neri con bordo azzurro.
La seconda divisa della nazionale di calcio dell'Italia, ovvero quella da "trasferta", è tradizionalmente composta da una maglia bianca con richiami all'azzurro, da pantaloncini azzurri e da calzettoni bianchi. La maglia è di colore bianco dal 1911, salvo divenire nera in qualche occasione, durante il periodo fascista. I pantaloncini sono azzurri, spesso utilizzati anch'essi di colore bianco a formare una divisa a tinta unita; altri colori utilizzati per i pantaloncini sono il blu navy o il nero. I calzettoni infine sono bianchi, salvo alcune divise del passato che disponevano di calzettoni azzurri o neri.
Il 1954 è l'anno in cui venne indossata una terza divisa, che presentava un colore alternativo all'azzurro e al bianco, i due colori storici:[31] il 5 dicembre di quell'anno, l'Italia ospitò un amichevole contro l'Argentina e i giocatori della selezione italiana scesero in campo con una inedita maglia verde, sulla quale veniva mantenuto lo stesso stemma usato in quel periodo. I pantaloncini rimasero bianchi, mentre i calzettoni furono neri bordati di verdi. Per i cinquant'anni che seguirono quell'evento, la nazionale rimase con i classici due colori fino al 2004 quando, per un'amichevole a Reykjavík con l'Islanda del 17 agosto, l'Italia utilizzò un'inedita divisa blu scuro.[32][33]
Per i portieri della nazionale invece, la prime divise furono di colore bianco o nero.[24] Nel secondo dopoguerra, si cambiò passando a varie tonalità di grigio, con colletto e bordi blu[24] e pantaloncini neri. Questa divisa dei portieri rimase pressoché invariata fino agli anni ottanta, quando il grigio della maglia divenne un argento metallico, frutto anche delle novità tecniche dell'industria tessile.[24] Dall'inizio del decennio successivo vennero realizzate ancora divise dei portieri con i colori tradizionali argento o grigio, ma che presentavano anche altri colori in disegni centrali e/o sulle maniche.[24] Nella seconda parte anni novanta invece si è abbandonato l'utilizzo di un colore univoco per la divisa dei portieri,[24] pur utilizzando ancora il grigio ed arrivando ad avere nel kit ufficiale anche quattro divise ufficiali per il portiere.
Nel 2019 l'Italia torna a dotarsi di una terza divisa, rispolverando nell'occasione il succitato verde già visto nel 1954.[34]
Dal terzo incontro nel 1911, quando venne adottato il colore azzurro per le maglie, e fino alla nascita della Repubblica Italiana nel 1946 lo stemma adottato sulla divise della nazionale di calcio dell'Italia consisteva nella croce sabauda, costituita da una croce bianca in campo rosso, su sfondo azzurro,[35] simbolo di Casa Savoia, dinastia allora regnante in Italia; a questo simbolo venne aggiunto, durante il ventennio di regime fascista, il fascio littorio a lato destro dello stesso.[35]
Dal 1947 e fino al 1984 trovò posto sulle maglie un tricolore raccolto in uno scudetto con bordo dorato, di forma analoga a quello delle squadre campioni d'Italia di qualsiasi disciplina, al quale venne aggiunta nel 1952 una banda orizzontale nera, anch'essa all'interno di una ulteriore bordatura dorata e sormontante lo stesso scudo, contenente la scritta ITALIA in maiuscolo e di colore oro.[35] Questo logo accompagnò gli incontri della nazionale fino al 1982,[35] quando venne apportata una piccola variante consistente nell'aggiunta della scritta FIGC, sempre in color oro, posizionata verticalmente nella banda bianca del tricolore.[35] A seguito della vittoria nel campionato del mondo 1982 venne modificato lo stemma, e il nuovo logo prevedeva uno scudo svizzero, bordato in oro, contenente il tricolore sovrastato da una banda nera al cui interno trovavano spazio tre stelle dorate, rappresentanti i tre titoli mondiali conquistati.
Dal 1984 fino al 1998 lo stemma sulle maglie corrispose al logo istituzionale della FIGC, modificato solo una volta nel 1991. Dal 1999, pur mantenendo la Federcalcio un proprio logo, sulle maglie azzurre comparve nuovamente lo scudetto tricolore, che venne apposto sulle casacche fino al 2006, quando la FIGC ripropose nuovamente sulle divise il proprio logo, peraltro modificato in quel periodo. Da allora le modifiche apportate allo stemma della nazionale, corrispondente sempre al logo della Federcalcio, sono state due: la prima nel 2007 per fregiarsi della quarta stella corrispondente ai titolo mondiali vinti e la seconda, nel 2017, per adottare lo stemma attuale che declinava la classica foggia dello scudetto tricolore nella forma di uno scudo svizzero; il disegno del pallone con la dicitura FIGC si spostava a cavallo della fascia ricurva che "sottolineava" l'epigrafe ITALIA, mentre le stelle celebrative dei mondiali si collocavano esternamente al di sopra dell'insieme.[36][37] Il logo attuale è riportato, come stemma, sulle maglie della nazionale italiana dall'incontro del 6 ottobre 2017 con la Macedonia del Nord.[35]
L'inno ufficiale della nazionale di calcio dell'Italia è Il Canto degli Italiani (conosciuto anche come Fratelli d'Italia, Inno di Mameli o Canto nazionale), inno nazionale della Repubblica Italiana,[38] che viene suonato prima di ogni incontro degli Azzurri. È un canto risorgimentale scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro nel 1847, e il testo si compone di sei strofe e un ritornello, che si alterna alle stesse.[39] Prima degli incontri della nazionale di calcio, vengono eseguite l'introduzione, la strofa, una ripetizione della strofa e il ritornello; solitamente nella versione strumentale.
La nazionale A è gestita dal Club Italia, organismo che riunisce le squadre nazionali, sia maschili sia femminili, delle discipline poste sotto l'egida della Federazione Italiana Gioco Calcio (calcio, calcio a 5 e beach soccer) e che ne coordina le attività.[40] Pertanto, oltre alla nazionale A, sono gestite dal Club Italia le seguenti rappresentative: Under-21, Under-20, Under-19, Under-18, Under-17, Under-16, Under-15, A femminile, Under-23 femminile, Under-19 femminile, Under-17 femminile, Under-16 femminile, A calcio a 5, A femminile calcio a 5, Under-19 calcio a 5, Under-19 femminile calcio a 5 e beach soccer.[40] Inoltre, in occasione di manifestazioni sportive multidisciplinari a cui partecipa l'Italia (Giochi Olimpici, Giochi del Mediterraneo e Universiadi), vengono costituite le relative nazionali di calcio denominate "olimpica" e "universitaria" (quest'ultima, sia maschile sia femminile)
Il Club Italia è presieduto dal presidente federale della FIGC, che impartisce le linee guida e approva i programmi tecnici, decide l'organigramma delle strutture del club, oltre a essere il Capo delegazione della nazionale A.[40] Viene coadiuvato dal vicepresidente vicario della federazione e dal presidente della Lega Serie A, oltre ad avere la possibilità di istituire un organo consultivo composto da personalità del calcio italiano.[40] La responsabilità delle scelte tecniche della nazionale A è invece affidata al Commissario tecnico.[40]
La struttura del Club è formata dall'Area operativa e dall'Area tecnica, che si suddivide nelle seguenti funzioni: Performance e ricerca, Area medica, Football Analysis.[40]
In passato sono comunque esistite altre rappresentative, attualmente scomparse a seguito di ristrutturazioni sia decise per norme federali che per esigenze legate ai requisiti di partecipazione ai vari tornei internazionali, come la nazionale B (in genere l'anticamera della nazionale A, costituita dalle seconde scelte di campionato o di giocatori sotto osservazione in vista di un eventuale impiego per la nazionale maggiore, e il cui ruolo spesso si è sovrapposto con quello della, scomparsa anch'essa, nazionale sperimentale) e la Under-23.
Si fregiano (o si sono fregiate) impropriamente del titolo di "nazionale" anche alcune rappresentative di Lega. Dagli anni 1960 agli anni 1990 è stata sporadicamente attiva una nazionale di Lega, con una propria maglia e stemma, che attingeva — indistintamente tra giocatori italiani e stranieri — dall'intero bacino della Serie A.[41] Nel 2011 è nata la cosiddetta B Italia, formata da giocatori con limite d'età Under-21 e militanti nella Serie B, che riprende idealmente la storia della rappresentativa Under-21 di Serie B,[42] sotto l'egida della Lega Serie B.[43]
«la storia di un popolo che ha cominciato a sentirsi unito in un'identità comune solo – e neppure sempre – quando undici dei suoi ragazzi si infilavano una maglia azzurra per scendere su un campo verde a inseguire una sfera di cuoio.» |
(Paolo Colombo, Gioachino Lanotte, 2021) |
La nazionale italiana di calcio ha assunto, nel corso dei decenni, un posto di rilievo nell'ambito socioculturale dell'Italia, arrivando a creare un sentimento convergente di attaccamento alla squadra e di unità del Paese,[45][46] le cui storie oramai si intrecciano.[44] A tutto ciò hanno contribuito le vittorie nel secondo dopoguerra, unite all'avvento dei mass media (come la televisione, la letteratura, il cinema, la canzone popolare, i giornali e internet);[44] infatti la Coppa del Mondo FIFA vinta dagli Azzurri nel 1982 divenne un evento così penetrato dentro la storia d'Italia e nell'immaginario collettivo tanto da costituirsi come un tratto dell'identità nazionale.[47]
In televisione, proprio la finale mondiale del 1982 vinta dagli Azzurri per 3-1 contro la Germania Ovest è stata il programma in assoluto più seguito nella storia della tv italiana, con 36,7 milioni di telespettatori,[48] e da quando esiste il sistema Auditel di rilevamento degli ascolti televisivi italiani (1986), nella classifica dei 50 programmi più visti, ben 45 sono incontri della nazionale.[49] Tra l'altro, gli incontri degli Azzurri in competizioni ufficiali devono essere trasmessi in chiaro e in diretta in quanto rientranti nell'elenco degli «eventi di particolare rilevanza per la società di cui deve essere assicurata la diffusione su palinsesti in chiaro», redatto nel 2012 dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.[50] La conquista del quarto titolo mondiale, invece, fece segnare il record di vendite e di tiratura nella storia, per un quotidiano italiano: il 10 luglio 2006 La Gazzetta dello Sport ebbe oltre 2,3 milioni di copie vendute.[51]
La sua popolarità della nazionale di calcio, ne fa oggetto e sfondo di alcuni lungometraggi, canzoni e testi letterari anche estranei all'ambito strettamente sportivo.
In più di 110 anni di storia, hanno vestito la maglia della nazionale di calcio dell'Italia oltre 800 calciatori, in gran parte tesserati dai club italiani al momento della convocazione.
Tra i calciatori di maggior rilievo che hanno vestito la maglia azzurra, figurano gli otto inseriti nella lista FIFA Century Club, composta da giocatori che hanno disputato almeno 100 incontri con la propria nazionale: Gianluigi Buffon, Fabio Cannavaro, Paolo Maldini, Daniele De Rossi, Andrea Pirlo, Leonardo Bonucci, Giorgio Chiellini e Dino Zoff. Quest'ultimo, tra l'altro, è stato inserito nel 2004 nella UEFA Jubilee Awards quale miglior calciatore italiano della metà di secolo precedente, oltre a essere l'unico azzurro ad aver conseguito il titolo di campione sia d'Europa sia del mondo.
Tra i cannonieri si segnalano Gigi Riva, Giuseppe Meazza e Silvio Piola, oltre a Paolo Rossi e Salvatore Schillaci che hanno conseguito il titolo di capocannonieri di una edizione del campionato mondiale di calcio.
Anche grazie alle loro gesta in nazionale, oltre al contributo dato nel proprio club, hanno vinto il Pallone d'oro, massimo riconoscimento individuale per un calciatore, Gianni Rivera (1969), Paolo Rossi (1982), Roberto Baggio (1993), Fabio Cannavaro (2006) e l'oriundo Omar Sivori (1961). Il termine "oriundo" è diffusamente usato per indicare un calciatore di nazionalità straniera ma di origine italiana, equiparato nella normativa sportiva ai cittadini della penisola e perciò ammesso a far parte della nazionale azzurra; è stato il caso di Anfilogino Guarisi, Atilio Demaría, Luis Monti, Enrique Guaita e Raimundo Orsi campioni del mondo con l'Italia nel 1934, di Michele Andreolo campione del mondo nel 1938, di Mauro Germán Camoranesi campione del mondo nel 2006, di Jorginho, Emerson Palmieri e Rafael Tolói campioni d'Europa nel 2021, e di diversi altri calciatori a partire dagli anni 1930 fino a oggi.
Nella storia della nazionale azzurra, oltre 90 calciatori hanno indossato la fascia di capitano della squadra; di questi, 29 sono stati i capitani "designati" che hanno svolto questo ruolo stabilmente per un determinato periodo. Gianluigi Buffon è il recordman per incontri disputati da capitano (80 partite) mentre Giacinto Facchetti ha assolto questo ruolo per il periodo di tempo più lungo (11 anni). Altri capitani di maggior rilievo, per numero di incontri e/o periodo di tempo, sono stati Fabio Cannavaro, Paolo Maldini, Dino Zoff, Giuseppe Bergomi, Franco Baresi, Giampiero Boniperti e Silvio Piola.
Il capitano attuale della squadra è, dal 2022, Leonardo Bonucci.
La maggioranza dei calciatori che hanno vestito la maglia azzurra proviene dai club italiani. Tra l'altro, fino agli anni 1990 non vi era mai stato nessun calciatore azzurro convocato nella selezione italiana, che militasse in quel momento in un club straniero. Il contributo dei vari club italiani alla nazionale, rispecchia più o meno quella che è la tradizione sportiva del Paese: la società che in assoluto vanta il maggior numero di calciatori forniti alla nazionale, con conseguente maggior numero di presenze, è la Juventus, che distanzia l'Inter e il Milan che, a loro volta, primeggiano su Roma, Fiorentina e Torino.
Il massiccio contributo della società bianconera alla Nazionale A, nel corso dei decenni ha portato a identificare il binomio con vari soprannomi: negli anni trenta, si parlò di «Nazio-Juve»;[52][53] sul finire degli anni settanta Enzo Bearzot aprì un nuovo ciclo di grandi risultati per la Nazionale basata sul gruppo dei giovani giocatori della Juventus guidata all'epoca da Giovanni Trapattoni, che divenne il cosiddetto «Blocco-Juve»;[54] nello scorso decennio infine, con il c.t. Cesare Prandelli che poté contare su sei bianconeri tra i titolari al campionato d'Europa 2012 (includendo il reparto difensivo, che a posteriori, sarebbe stato noto come la «BBC»), i media coniarono l'appellativo d'«Ital-Juve».[55]
Il record di calciatori in campo provenienti dallo stesso club fu quello stabilito dal «Grande Torino», squadra pluricampione d'Italia negli anni quaranta, l'11 maggio 1947: il commissario tecnico Vittorio Pozzo schierò nell'amichevole vinta 3-2 sull'Ungheria dieci giocatori granata (Ballarin, Maroso, Rigamonti, Grezar, Castigliano, Menti, Mazzola, Ferraris II, Loik, Gabetto) con il solo portiere Sentimenti IV proveniente dalla Juventus.[56] È invece di nove calciatori dello stesso club in campo il record nelle competizioni ufficiali: contro l'Ungheria nella Coppa Internazionale 1933-1935 (Juventus), contro la Jugoslavia nella Coppa Internazionale 1955-1960 (Fiorentina) e infine contro i Paesi Bassi al campionato del mondo 1978 (ancora Juventus).[57][52] I bianconeri detengono infine il primato assoluto di tesserati convocati per la fase finale di un torneo: sia al campionato mondiale di calcio 1934, sia a quello del 1978, su ventidue convocati ben nove erano bianconeri.[58]
La nazionale italiana è stata guidata nella sua storia da 27 commissioni tecniche (inizialmente formate solitamente da arbitri, poi anche da allenatori) e da 16 commissari tecnici.
La prima commissione tecnica era formata da Umberto Meazza, Agostino Recalcati, Alberto Crivelli, Giannino Camperio e Achille Gama e fu in carica dal 15 maggio 1910 al 6 gennaio dell'anno seguente.
Il primo commissario tecnico unico fu invece Vittorio Pozzo, che guidò la nazionale per la prima volta (seguirono altri due incarichi nel 1924 e dal 1929 al 1948) dal 26 giugno 1912 al 3 luglio seguente. Pozzo ha portato gli Azzurri alle vittorie dei mondiali di Italia 1934 e Francia 1938 — unico allenatore ad aver trionfato in due rassegne iridate —, oltre al torneo olimpico di Berlino 1936 e a due Coppe Internazionali (1927-1930 e 1933-1935), per un totale di cinque titoli che ne fanno il selezionatore più vincente della storia del calcio.[59]
L'allenatore che ha guidato per più incontri la nazionale italiana è invece Enzo Bearzot, per 104 gare, dal 1975 al 1986 (nel periodo 1975-1977 coadiuvato da Fulvio Bernardini), portando quindi gli Azzurri alla conquista del campionato del mondo 1982 dopo i quarti posti della precedente edizione di Argentina 1978 e del campionato d'Europa 1980. Seguono Pozzo con 97 partite, Ferruccio Valcareggi, allenatore vincitore del campionato d'Europa 1968 e finalista al campionato del mondo 1970, con 58 incontri, e Marcello Lippi, vincitore del campionato del mondo 2006, con Cesare Prandelli, finalista al campionato d'Europa 2012 e terzo alla FIFA Confederations Cup 2013, entrambi a quota 56 gare.
Altri commissari tecnici del passato degni di nota sono Arrigo Sacchi, sotto la cui guida la nazionale arrivò in finale al campionato del mondo 1994, Dino Zoff, finalista al campionato d'Europa 2000, e Azeglio Vicini, semifinalista al campionato d'Europa 1988 e terzo al campionato del mondo 1990.
Il selezionatore della nazionale italiana dal 2018 è Roberto Mancini, che ha guidato gli Azzurri alla vittoria del campionato d'Europa 2020, al terzo posto nella UEFA Nations League 2020-2021 e alla finale nella Coppa dei Campioni CONMEBOL-UEFA 2022.
La nazionale A dell'Italia ha vinto quattro edizioni del campionato mondiale di calcio (Italia 1934, Francia 1938, Spagna 1982 e Germania 2006), la massima competizione calcistica per squadre nazionali maschili, classificandosi seconda in altre due occasioni (Messico 1970 e Stati Uniti 1994); inoltre, si è classificata terza a Italia 1990 e quarta ad Argentina 1978. Per contro, non ha partecipato alla prima edizione (Uruguay 1930) e non si è qualificata a quelle di Svezia 1958, Russia 2018 e Qatar 2022; inoltre, non ha superato il primo turno del campionato del mondo in sette occasioni.[60] Ai mondiali l'Italia non ha mai perso nei tempi regolamentari o supplementari una partita di quarti di finale o semifinale. Le uniche sconfitte in questi turni sono maturate dopo i tiri di rigore: contro l'Argentina in semifinale nel 1990 e contro la Francia ai quarti di finale nel 1998.
L'Italia ha conseguito la vittoria nel campionato europeo di calcio per nazioni in due edizioni (Italia 1968 ed Europa 2020) e si è classificata seconda in altrettante occasioni (Belgio-Paesi Bassi 2000 e Polonia-Ucraina 2012) e quarta in una occasione (Italia 1980), giungendo complessivamente sei volte alle semifinali del torneo (l'altra a Germania Ovest 1988).
Si aggiungono alle suddette vittorie la medaglia d'oro al torneo olimpico di Berlino 1936 e quella di bronzo a quello di Amsterdam 1928, in un periodo in cui l'ordinamento olimpico non aveva ancora uniformato, secondo il criterio dell'età massima dei giocatori, la composizione delle squadre.
Nella Confederations Cup conta due partecipazioni (2009 e 2013) e ha ottenuto come miglior risultato il terzo posto nell'edizione del 2013. Il terzo posto è anche il miglior risultato degli italiani nella UEFA Nations League, conseguito nell'edizione 2020-2021.
Infine, l'Italia ha vinto due Coppe Internazionali (torneo europeo nato nel 1927, prima dell'istituzione della UEFA e da questa mai riconosciuto ufficialmente, poi rimpiazzato nel 1960 dal campionato europeo) nelle edizioni 1927-1930 e 1933-1935, risultando l'unica squadra ad aver vinto due volte tale competizione.
Campionato del mondo | |
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Edizione | Risultato |
1930 | Non partecipante[61] |
1934 | Campione |
1938 | Campione |
1950 | Primo turno |
1954 | Primo turno |
1958 | Non qualificata |
1962 | Primo turno |
1966 | Primo turno |
1970 | Secondo posto |
1974 | Primo turno |
1978 | Quarto posto |
1982 | Campione |
1986 | Ottavi di finale |
1990 | Terzo posto |
1994 | Secondo posto |
1998 | Quarti di finale |
2002 | Ottavi di finale |
2006 | Campione |
2010 | Primo turno |
2014 | Primo turno |
2018 | Non qualificata |
2022 | Non qualificata |
Campionato europeo | |
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Edizione | Risultato |
1960 | Non partecipante |
1964 | Non qualificata |
1968 | Campione |
1972 | Non qualificata |
1976 | Non qualificata |
1980 | Quarto posto |
1984 | Non qualificata |
1988 | Semifinali |
1992 | Non qualificata |
1996 | Primo turno |
2000 | Secondo posto |
2004 | Primo turno |
2008 | Quarti di finale |
2012 | Secondo posto |
2016 | Quarti di finale |
2020 | Campione |
Giochi olimpici | |
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Edizione | Risultato |
1908 | Non partecipante |
1912 | Primo turno |
1920 | Quarti di finale |
1924 | Quarti di finale |
1928 | Bronzo |
1936 | Oro |
1948 | Quarti di finale |
Confederations Cup | |
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Edizione | Risultato |
1992 | Non invitata |
1995 | Non invitata |
1997 | Non qualificata |
1999 | Non qualificata |
2001 | Rinuncia[63] |
2003 | Rinuncia[64] |
2005 | Non qualificata |
2009 | Primo turno[65] |
2013 | Terzo posto [66] |
2017 | Non qualificata |
UEFA Nations League | |
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Edizione | Risultato |
2018-19 | 8ª in Lega A |
2020-21 | Terzo posto |
Coppa Internazionale | |
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Edizione | Risultato |
1927-1930 | Campione |
1931-1932 | Secondo posto |
1933-1935 | Campione |
1936-1938 | Non terminata[67] |
1948-1953 | Quarto posto |
1955-1960 | Quinto posto |
Legenda: Grassetto:
Risultato migliore, Corsivo:
Mancate partecipazioni
La nazionale di calcio dell'Italia, oltre ad essere una della selezioni più titolate al mondo, occupa anche i primi posti delle classifiche inerenti i risultati accumulati nel totale degli incontri disputati.[68] Su oltre ottanta avversarie incontrate nel corso della sua storia, l'Italia detiene un bilancio positivo nei "testa a testa" con una larga maggioranza di esse, tra le quali anche rivali storiche.[69]
Nella classifica storica dei mondiali di calcio gli Azzurri occupano la quarta posizione dietro il Brasile, la Germania e l'Argentina, davanti la Francia, l'Inghilterra e la Spagna.[70] Invece nella classifica storica degli europei di calcio, la vittoria al campionato d'Europa 2020 ha consentito alla nazionale italiana di posizionarsi al secondo posto dietro la Germania e davanti alla Spagna, pur avendo gli iberici un successo in più nella competizione continentale.[71]
Tra le serie record della nazionale di calcio dell'Italia, quello principale è stato realizzato nel periodo compreso tra il 10 ottobre 2018 (pareggio al Ferraris contro l'Ucraina) e l'8 settembre 2021 (vittoria al Mapei Stadium contro la Lituania), gli Azzurri sono rimasti imbattuti per un totale di 37 gare ufficiali consecutive, superando nel pareggio a reti bianche contro la Svizzera del 5 settembre 2021 il precedente record per le nazionali maschili di 35 partite ufficiali consecutive senza sconfitte, che era detenuto congiuntamente dalla nazionale brasiliana (tra il 16 dicembre 1993 e il 21 gennaio 1996) e dalla nazionale spagnola (tra il 7 febbraio 2007 e il 24 giugno 2009). Inoltre, se si escludono le gare amichevoli da questa serie, gli azzurri detengono anche il record di imbattibilità in gare di competizioni per nazionali maschili, avendo realizzato una striscia di 31 partite senza perdere, superando il precedente primato della nazionale spagnola (29) nel periodo 2010-2013.
Un importante record detenuto dalla nazionale italiana è quello dei minuti senza subire reti: 1 168.[72] Dalla rete subita nella sfida contro i Paesi Bassi nella UEFA Nations League del 14 ottobre 2020,[72] alla rete siglata dall'Austria nel secondo tempo supplementare degli ottavi di finale del campionato d'Europa 2020,[72] si sono alternati imbattuti tra i pali i portieri Gianluigi Donnarumma (che ha giocato per 987 minuti), Salvatore Sirigu (91 minuti), Alessio Cragno (63 minuti) e Alex Meret (27 minuti).[72] Questo record migliora quello precedente di 1 143 minuti, che apparteneva sempre alla nazionale italiana, siglato nel periodo tra il 1972 e il 1974.[72] In questo caso la porta azzurra era stata difesa solamente da Dino Zoff,[72] che conserva quindi il record di minuti d'imbattibilità di un singolo portiere.
Il giocatore che detiene il maggior numero di presenze con la nazionale A è Gianluigi Buffon con 176 apparizioni, che vanta anche il record di incontri disputati da capitano azzurro (80 partite). In entrambe le speciali classifiche ha ottenuto il record superando Fabio Cannavaro, che deteneva i primati rispettivamente con 136 presenze (superato l'11 ottobre 2013, in occasione dell'incontro Danimarca-Italia terminato 2-2)[73] e 79 incontri da capitano (sorpassato quindi in concomitanza dell'ultima gara in nazionale di Buffon, il 23 marzo 2018 quando venne disputata l'amichevole Argentina-Italia a Manchester)[74].
Il miglior marcatore della storia azzurra è Gigi Riva, con 35 gol segnati nel periodo di militanza in nazionale (1965-1974). Il precedente primato di reti segnate con la maglia azzurra apparteneva a Giuseppe Meazza, che siglò 33 reti nel periodo 1930-1939. Il record di Meazza venne eguagliato da Riva il 9 giugno 1973 nell'amichevole di Roma contro il Brasile, per poi essere superato il 29 settembre dello stesso anno, con una rete in Italia-Svezia terminata 2-0, e attestando definitivamente il record a 35 reti il 20 ottobre, in occasione di Italia-Svizzera conclusa 2-0.
Secondo le statistiche commissionate dalla FIGC, nel 2017 il 59% degli italiani dichiarava di essere interessato alle vicende della nazionale A.[75] Questo seguito per la nazionale maggiore maschile si traduce in un 37% dei tifosi che dichiara di aver assistito allo stadio ad almeno 2 incontri degli Azzurri.[76] L'interesse per la nazionale varca anche i confini dell'Italia, poiché il 38% degli emigrati italiani nel mondo dichiara di riconoscersi nei colori azzurri e di seguirne in modo assiduo gli incontri.[76]
Il tifo per la nazionale italiana assume però una maggiore passione in concomitanza con le fasi finali del campionato mondiale o dell'europeo, se questa è tra le partecipanti all'evento. In molti balconi o terrazze delle abitazioni italiane si assiste all'esposizione della bandiera d'Italia.[77] Per gli incontri degli Azzurri nei suddetti tornei, vengono spesso allestiti dei maxischermi, da parte delle amministrazioni comunali, nelle principali piazze delle città d'Italia[78] ma anche da parte di privati in pubblici esercizi come bar, pub, lidi[79] e, in caso di vittoria della gara, si assiste ai caroselli di auto dei tifosi per le strade dei centri urbani,[78][79] aumentando la partecipazione in proporzione agli stessi con vari i passaggi di turno nel torneo, ai quali si aggiungono numerosi spettacoli pirotecnici nei cieli delle città italiane in caso di successo finale dell'evento.
Capita, non di rado, che tutte le sopra citate manifestazioni spontanee di tifo per gli Azzurri si riscontrino anche nelle grandi città di ogni continente, se sono presenti numerose comunità di emigrati italiani.[80][81][82] Spesso le vittorie dell'Italia in una determinata nazione, sono state anche motivo di riscatto sociale per gli italiani ivi residenti, come accadde in Germania nel 2006.[83] E proprio questi ultimi sono stati spesso i maggiori supporters, agli allenamenti e allo stadio, nelle varie rassegne continentali o mondiali disputate all'estero.[84] Per tali motivi, ad esempio, all'epoca del torneo mondiale di Stati Uniti 1994, la Federcalcio chiese e ottenne dalla FIFA che l'Italia venisse inserita nel girone in cui vi erano gli incontri da disputare a New York, metropoli con una forte immigrazione italiana.[85]
Le maggiori manifestazioni organizzate in onore della nazionale, si ebbero il giorno seguente alle vittorie al campionato del mondo 2006[86] e al campionato d'Europa 2020 (svolto nel 2021).[87] In entrambe le occasioni, la squadra vincitrice della coppa tornò nella capitale dalla sede della finale del torneo e, dopo essere stata ricevuta prima al Palazzo del Quirinale dal Presidente della Repubblica italiana[86][87] e successivamente a Palazzo Chigi dal Governo,[86][87] effettuò un giro su un autobus scoperto (mostrando il trofeo vinto) lungo le principali strade del centro storico di Roma.[86][87] Nel 2006 i festeggiamenti erano già iniziati prima dei due ricevimenti ufficiali, con un milione di fan che "scortò" a bordo strada il pullman azzurro,[86] senza soluzione di continuità dall'aeroporto di Fiumicino (dove vi fu anche il passaggio delle Frecce Tricolori nei cieli dell'area metropolitana di Roma)[86] fino ai palazzi delle istituzioni, e si conclusero a notte inoltrata al Circo Massimo davanti a settecentomila persone,[86] evento che non poté essere replicato nel 2021, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia di Covid-19.
Le prime rivalità della nazionale di calcio italiana sono state quelle, negli anni venti e trenta dello scorso secolo, con Austria,[88] Ungheria,[89] Uruguay e Cecoslovacchia; queste, nel corso dei decenni successivi, sono state sostituite dalle rivalità con le altre due big sudamericane (Argentina e Brasile), ma, soprattutto, con le altre grandi potenze del calcio europeo vincitrici di uno o più titoli mondiali: Francia, Germania, Inghilterra e Spagna.
La nazionale italiana di calcio vanta altresì un singolare primato: tutti e sette i titoli ufficiali vinti dagli azzurri sono stati ottenuti tra le mura domestiche (Roma, campionato del mondo 1934 e campionato d'Europa 1968) o in casa delle altre quattro rivali calcistiche europee (Parigi, campionato del mondo 1938; Madrid, campionato del mondo 1982; Berlino, Olimpiade 1936 e campionato del mondo 2006; Londra, campionato d'Europa 2020); l'Italia ha dunque alzato al cielo un trofeo in tutte e cinque le grandi capitali dell'Europa occidentale.[90]
Il primo confronto con l'Uruguay fu quello ai Giochi olimpici 1928: in semifinale, i sudamericani si imposero per 3-2. Le due squadre si ritrovarono dopo oltre quarant'anni, nel primo turno dei Mondiali di Messico 1970: l'incontro finì 0-0 ed entrambe accedettero ai quarti di finale.
Nei principali tornei per nazionali, le due formazioni si sono affrontate per cinque volte: tre volte alla Coppa del Mondo FIFA (Messico 1970, Italia 1990, Brasile 2014),[114] una volta alla FIFA Confederations Cup (2013)[114] e una volta ai Giochi olimpici (Amsterdam 1928).[114]
La sfida più importante tra le due nazionali è stata la finale per il terzo posto della Confederations Cup 2013, in cui gli Azzurri conquistarono il bronzo ai tiri di rigore dopo il 2-2 dei tempi supplementari.[115]
Lo staff della nazionale si compone dal team manager, dal commissario tecnico, che allena, convoca e schiera in campo gli atleti ed è assistito da cinque vice-allenatori. Ad aiutare gli allenatori, ci sono il preparatore dei portieri, i preparatori atletici, i medici, i fisioterapisti, l'osteopata, il nutrizionista, il match analyst e il segretario.
Dati aggiornati a dopo Irlanda del Nord-Italia del 15 novembre 2021.[121]