Coppa del mondo FIFA 1990 | |||||
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Competizione | Campionato mondiale di calcio | ||||
Sport | Calcio | ||||
Edizione | 14ª | ||||
Organizzatore | FIFA | ||||
Date | 8 giugno - 8 luglio 1990 | ||||
Luogo |
Italia (12 città) |
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Partecipanti | 24 (106 alle qualificazioni) | ||||
Impianto/i | 12 stadi | ||||
Risultati | |||||
Vincitore |
Germania Ovest (3° titolo) |
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Secondo | Argentina | ||||
Terzo | Italia | ||||
Quarto | Inghilterra | ||||
Statistiche | |||||
Miglior giocatore | Salvatore Schillaci | ||||
Miglior marcatore | Salvatore Schillaci (6) | ||||
Incontri disputati | 52 | ||||
Gol segnati | 115 (2,21 per incontro) | ||||
Pubblico |
2 517 348 (48 411 per incontro) |
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La Germania Ovest campione del mondo per la terza volta nella sua storia | |||||
Cronologia della competizione | |||||
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Il campionato mondiale di calcio FIFA 1990 o Coppa del Mondo FIFA 1990 (in inglese: 1990 FIFA World Cup), noto anche come Italia '90, è stata la quattordicesima edizione del campionato mondiale di calcio per squadre nazionali maggiori maschili organizzato dalla FIFA ogni quattro anni. Si svolse in Italia dall'8 giugno all'8 luglio 1990 e si concluse con la vittoria della Germania Ovest che batté in finale l'Argentina per 1-0.[1]
Tra i campionati mondiali a 24 squadre (compresi, quindi, il precedente e il successivo) questo ha fatto registrare la più bassa media-gol: 115 gol in 52 incontri, per una media di 2,21 a partita. Tale media risulta anche la più bassa fra tutte le edizioni del campionato del mondo disputate a tutto il 2018.
Il 19 maggio 1984, ancor prima che si disputassero gli europei in Francia, la FIFA commissionò all'Italia l'organizzazione del mondiale del 1990.[2] Il Bel Paese, che vinse la concorrenza dell'Unione Sovietica, aveva già ospitato la manifestazione nel 1934, edizione la quale si era peraltro conclusa con la vittoria della rappresentativa locale.[3] In vista dell'evento il Comitato Organizzatore Locale (COL) guidato da Luca Cordero di Montezemolo, manager del Gruppo Fiat,[4] si mosse già agli inizi del 1986, per poi partire ufficialmente coi preparativi nel novembre successivo.[5]
Questa edizione del Mondiale fu per il tempo una delle più avanzate dal punto di vista tecnologico: presso tutte le sedi operative dedicate agli operatori della stampa e dei mass media (la cittadella televisiva di Saxa Rubra, i centri e le sale stampa delle 12 città ospitanti, le tribune stampa degli stadi, la carrozza stampa e conferenze delle Ferrovie dello Stato) furono messe a disposizione tecnologie informatiche e della comunicazione all'avanguardia, di cui fruirono oltre 40 000 operatori accreditati. Le dirette televisive generarono 28 miliardi di contatti.[6]
La FIGC dovette però affrontare la questione degli stadi, la maggior parte dei quali era giudicata inadeguata ad accogliere un simile evento[7]: alcuni di essi vennero quindi riammodernati, mentre altri furono costruiti appositamente, in molti casi con interventi non strettamente necessari o scarsamente lungimiranti, che spesso produssero impianti destinati a rapida obsolescenza, poca flessibilità e funzionalità ed esorbitanti costi di gestione.[6][8] Ciò, unitamente agli abnormi costi complessivi, alle molte infrastrutture incompiute o destinate a precoce abbandono a manifestazione finita, non mancò di dar luogo a polemiche e inchieste[9], dovendosi inoltre registrare ben 24 morti sul lavoro.[6][10] Si segnalarono anche 678 infortuni.[6][11]
Inno ufficiale dell'evento fu To Be Number One di Giorgio Moroder Project, musicata da Giorgio Moroder con testo di Tom Whitlock, la cui versione italiana Un'estate italiana (divenuta nota anche come Notti magiche) fu interpretata da Gianna Nannini e Edoardo Bennato che ne scrissero anche il testo[12]. Un altro brano diffuso sull'onda del mondiale, soprattutto in Germania era la canzone Go get the Cup interpretata da David Hanselmann[13], usata dall'ARD nei programmi calcistici durante i mondiali[14]. Mascotte ufficiale della manifestazione fu Ciao, ideata dal grafico Lucio Boscardin: la stilizzazione di un calciatore, composto da elementi cubici di colore verde, bianco e rosso, che abbozzava un palleggio e che, scomposto e ricomposto, formava la parola "Italia". Il nome della mascotte fu deciso, in una sorta di referendum settimanale, direttamente dagli scommettitori del Totocalcio tra una rosa di cinque nomi (Amico, Beniamino, Bimbo, Ciao, Dribbly).[15]
Durante la cerimonia di apertura, modelli da tutti i continenti presenti al Mondiale sfilarono con capi disegnati da alcuni grandi stilisti italiani: l'America con Valentino in rosso (il colore preferito dello stilista), l'Africa con Missoni in nero, l'Asia con Mila Schön in giallo, e l'Europa con Gianfranco Ferré in verde. Come musiche, all'inizio della cerimonia Bennato e la Nannini cantarono Un'estate italiana, poi il gruppo Giorgio Moroder Project reinterpretò cinque brani sempre abbinati ai continenti (We Are the World di USA for Africa, Pata Pata di Miriam Makeba, Hand in Hand dei Koreana (già canzone ufficiale dei Giochi Olimpici di Seul 1988), Forbidden Colours di Ryūichi Sakamoto, e All You Need Is Love dei Beatles) per concludere con To Be Number One. Alla fine della cerimonia, fu mostrato un concerto di un'orchestra diretta da Riccardo Muti.
Gli stadi scelti per ospitare il campionato mondiale di calcio 1990 furono 12 in 12 città:
Bari | Bologna | Cagliari | Firenze |
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Stadio San Nicola | Stadio Renato Dall'Ara | Stadio Sant'Elia | Stadio Comunale |
41°05′05.05″N 16°50′24.26″E | 44°29′32.33″N 11°18′34.8″E | 39°11′57.82″N 9°08′05.83″E | 43°46′50.96″N 11°16′56.13″E |
Capienza: 56 875[16] | Capienza: 37 825[16] | Capienza: 40 117[16] | Capienza: 41 300[16] |
Genova |
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Palermo | |
Stadio Luigi Ferraris | Stadio La Favorita | ||
44°24′59.15″N 8°57′08.74″E | 38°09′09.96″N 13°20′32.19″E | ||
Capienza: 35 921[16] | Capienza: 36 982[16] | ||
Milano | Napoli | ||
Stadio Giuseppe Meazza | Stadio San Paolo | ||
45°28′40.89″N 9°07′27.14″E | 40°49′40.68″N 14°11′34.83″E | ||
Capienza: 76 398[16] | Capienza: 74 090[16] | ||
Roma | Torino | Udine | Verona |
Stadio Olimpico | Stadio delle Alpi | Stadio Friuli | Stadio Marcantonio Bentegodi |
41°56′01.99″N 12°27′17.23″E | 45°06′34.42″N 7°38′28.54″E | 46°04′53.77″N 13°12′00.49″E | 45°26′07.28″N 10°58′07.13″E |
Capienza: 80 258[16] | Capienza: 67 411[16] | Capienza: 38 685[16] | Capienza: 40 976[16] |
Pr. | Squadra | Data di qualificazione certa | Confederazione | Partecipante in quanto | Partecipazioni precedenti al torneo |
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1 | Italia | 19 maggio 1984 | UEFA | Rappresentativa della nazione organizzatrice della fase finale | 11 (1934, 1938, 1950, 1954, 1962, 1966, 1970, 1974, 1978, 1982, 1986) |
2 | Argentina | 29 giugno 1986 | CONMEBOL | Paese detentore del titolo | 9 (1930, 1934, 1958, 1962, 1966, 1974, 1978, 1982, 1986) |
3 | Costa Rica | 16 luglio 1989 | CONCACAF | Vincitrice del campionato CONCACAF | – |
4 | Jugoslavia | 6 settembre 1989 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 5 (UEFA) | 7 (1930, 1950, 1954, 1958, 1962, 1974, 1982) |
5 | Brasile | 10 settembre 1989 | CONMEBOL | Vincitrice del Gruppo C (CONMEBOL) | 13 (1930, 1934, 1938, 1950, 1954, 1958, 1962, 1966, 1970, 1974, 1978, 1982, 1986) |
6 | Uruguay | 24 settembre 1989 | CONMEBOL | Vincitrice del Gruppo A (CONMEBOL) | 8 (1930, 1950, 1954, 1962, 1966, 1970, 1974, 1986) |
7 | Paesi Bassi | 4 ottobre 1989 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 4 (UEFA) | 4 (1934, 1938, 1974, 1978) |
8 | Germania Ovest | 4 ottobre 1989 | UEFA | Seconda classificata del Gruppo 4 (UEFA) | 11 (1934, 1938, 1954, 1958, 1962, 1966, 1970, 1974, 1978, 1982, 1986) |
9 | Svezia | 11 ottobre 1989 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 2 (UEFA) | 9 (1930, 1934, 1938, 1950, 1954, 1958, 1970, 1974, 1978) |
10 | Inghilterra | 11 ottobre 1989 | UEFA | Seconda classificata del Gruppo 2 (UEFA) | 8 (1950, 1954, 1958, 1962, 1966, 1970, 1982, 1986) |
11 | Spagna | 11 ottobre 1989 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 6 (UEFA) | 7 (1934, 1950, 1962, 1966, 1978, 1982, 1986) |
12 | Irlanda | 15 ottobre 1989 | UEFA | Seconda classificata del Gruppo 6 (UEFA) | - |
13 | Corea del Sud | 25 ottobre 1989 | AFC | Vincitrice del Secondo Turno (AFC) | 2 (1954, 1986) |
14 | Belgio | 25 ottobre 1989 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 7 (UEFA) | 7 (1930, 1934, 1938, 1954, 1970, 1982, 1986) |
15 | Emirati Arabi Uniti | 28 ottobre 1989 | AFC | Seconda classificata del Secondo Turno (AFC) | − |
16 | Colombia | 30 ottobre 1989 | CONMEBOL | Vincitrice dello Spareggio CONMEBOL-OFC | 1 (1962) |
17 | Romania | 15 novembre 1989 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 1 (UEFA) | 5 (1930, 1934, 1938, 1962, 1970) |
18 | Unione Sovietica | 15 novembre 1989 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 3 (UEFA) | 6 (1958, 1962, 1966, 1970, 1982, 1986) |
19 | Austria | 15 novembre 1989 | UEFA | Seconda classificata del Gruppo 3 (UEFA) | 5 (1934, 1954, 1958, 1978, 1982) |
20 | Scozia | 15 novembre 1989 | UEFA | Seconda classificata del Gruppo 5 (UEFA) | 6 (1954, 1958, 1974, 1978, 1982, 1986) |
21 | Cecoslovacchia | 15 novembre 1989 | UEFA | Seconda classificata del Gruppo 7 (UEFA) | 7 (1934, 1938, 1954, 1958, 1962, 1970, 1982) |
22 | Egitto | 17 novembre 1989 | CAF | Vincitrice del Playoff (CAF) | 1 (1934) |
23 | Camerun | 19 novembre 1989 | CAF | Vincitrice del Playoff (CAF) | 1 (1982) |
24 | Stati Uniti | 19 novembre 1989 | CONCACAF | Seconda classificata del campionato CONCACAF | 3 (1930, 1934, 1950) |
Nota bene: nella sezione "partecipazioni precedenti al torneo", le date in grassetto indicano che la nazione ha vinto quella edizione del torneo, mentre le date in corsivo indicano la nazione ospitante.
La fase eliminatoria riservò delle sorprese, tra cui l'eliminazione della Francia reduce da due semifinali mondiali consecutive.[23] L'Inghilterra si qualificò da imbattuta e senza subire alcun gol, al pari delle altre potenze europee. L'Italia e l'Argentina, esentate dagli impegni eliminatori, si prepararono tramite le amichevoli e i rispettivi tornei continentali.
In Sudamerica superarono il turno l'Uruguay e il Brasile, vittima di un episodio che ebbe discreta eco: durante la gara contro il Cile il portiere andino Rojas finse di essere stato colpito da un petardo e si accasciò a terra, provvedendo di nascosto a incidersi il sopracciglio con un minuscolo bisturi.[24] Il sangue fece sospendere la partita,[24] ma la truffa venne scoperta e il Cile fu squalificato dai mondiali in Italia e anche da quelli di Stati Uniti 1994. Successivamente il trentaduenne Rojas venne squalificato a vita dalla FIFA.[24][25] La Colombia dovette aspettare lo spareggio con Israele per la certezza della qualificazione.
In Africa Egitto e Camerun la spuntarono nelle due finali su Algeria e Tunisia; in Nord e Centro America la Costa Rica approfittò dell'esclusione del Messico – colpito da una squalifica biennale, in origine applicata alla sola nazionale giovanile (che nel 1988 schierò giocatori oltre il limite di età consentito nelle qualificazioni al mondiale Under-20 del 1989 in Arabia Saudita), ma in seguito estesa dalla FIFA a tutte le competizioni internazionali[26] – per accedere al girone finale, dove, insieme agli Stati Uniti, superò il turno eliminando Trinidad e Tobago, Guatemala ed El Salvador. In Asia uscirono vincitori Corea del Sud ed Emirati Arabi Uniti, ai danni di Qatar, Cina, Arabia Saudita e Corea del Nord.
Il sorteggio della fase finale ebbe luogo al PalaLottomatica di Roma sabato 9 dicembre 1989.[27] L'evento fu trasmesso in diretta televisiva, con Pippo Baudo e Sophia Loren a condurre la serata[28]: tra i vari ospiti, oltre a ex calciatori, figurò Luciano Pavarotti.[28] All'Italia testa di serie a Roma (le cui avversarie furono estratte da Bruno Conti[28]) capitarono Austria, Cecoslovacchia e Stati Uniti (oltre alla capitale, fu Firenze a ospitare gli incontri); all'Argentina (a Napoli, altre gare a Bari) toccarono in sorte l'Unione Sovietica, finalista dell'europeo 1988 e campione olimpico a Seul 1988, la Romania e il Camerun; il Brasile, campione della Copa América 1989 (Torino e Genova), trovò Scozia, Svezia e Costa Rica; la Germania (Milano e Bologna) fu estratta con Jugoslavia, Colombia e Emirati Arabi Uniti; il gruppo E (testa di serie a Verona, altre gare a Udine) presentava Spagna, Belgio, Corea del Sud e Uruguay. Infine, il gruppo di Palermo e Cagliari mise l'Inghilterra di fronte a Irlanda, Paesi Bassi (campione d'Europa in carica) ed Egitto.[29][30]
Come nella precedente edizione, le 24 squadre nazionali vennero suddivise in 6 gironi da 4 squadre ciascuna. Le 2 migliori squadre per girone e le 4 migliori terze accedevano poi alla fase a eliminazione diretta, che constava di ottavi di finale, quarti, semifinali, e finali per il primo e per il terzo posto.
Gli stadi selezionati per ospitare il mondiale italiano furono 12 e vennero sistemati per ospitare le partite, in ambito geografico a gruppi di 2. Così, per esempio, le 6 partite del gruppo A dell'Italia si giocarono fra gli stadi di Roma e Firenze; il gruppo C, col Brasile testa di serie, giocò le partite negli stadi di Torino e di Genova; il gruppo D, con la Germania Ovest testa di serie, negli stadi di Milano e Bologna. In questo contesto è utile ricordare anche che la testa di serie di ogni girone giocò le sue 3 partite nello stadio principale e più capiente, mentre le altre 3 nazionali disputarono 2 partite nel secondo stadio, e la terza partita in "casa" della testa di serie, secondo un sistema già sperimentato nell'edizione di Spagna 1982; la vincente del raggruppamento, inoltre, aveva poi diritto a giocare il primo incontro a eliminazione diretta (ottavo di finale) nello stadio principale del suo girone.
Furono applicate 2 deroghe a questo sistema geografico. La prima fu relativa alla partita d'esordio dei mondiali che come di consueto, vedeva sfidarsi i campioni del mondo in carica contro un'altra formazione del proprio girone: in questo caso l'Argentina affrontò il Camerun a Milano, sede della cerimonia di apertura dei campionati, invece che a Napoli dove avrebbe poi giocato le successive 2 partite e che era sede, insieme a Bari, delle partite del gruppo B. La seconda deroga riguardò invece un ottavo di finale: l'Inghilterra, che aveva giocato le sue partite del girone F a Cagliari, e nonostante avesse anche vinto lo stesso, per il primo incontro della fase a eliminazione diretta fu dirottata a Bologna, in quanto entrambi gli stadi sedi delle partite del succitato girone (Cagliari e Palermo) erano troppo piccoli per ospitare incontri della seconda fase.
L'Argentina, al debutto a San Siro, era opposta al Camerun, tornato al Mondiale dopo quello spagnolo. Di quella squadra facevano parte il trentottenne Milla (che però partì come riserva), il portiere N'Kono, il libero Kundé (tutti già presenti in Spagna nel 1982) e altri giocatori poco conosciuti al grande pubblico.
L'Argentina del contestato Maradona apparì nervosa; gli africani restarono in 10 per l'espulsione di André Kana-Biyik. Al 66' di gioco, su un cross in area, François Omam-Biyik colpì di testa il pallone: la conclusione non fu potente, ma l'estremo difensore argentino Pumpido si fece sfuggire il pallone, che terminò in rete. Il Camerun resistette anche in nove (espulso nel finale Massing per un fallo su Caniggia lanciato a rete) e colse la vittoria.[24]
Il giorno dopo toccò all'Italia, opposta, in un Olimpico gremito, all'Austria. Nel primo tempo gli azzurri colsero solo un palo esterno dalla distanza con Ancelotti; nella ripresa la nazionale azzurra intensificò gli attacchi, impegnando il portiere Lindenberger in almeno due occasioni, con Donadoni e De Agostini. Al 75' Azeglio Vicini sostituì Carnevale con lo juventino Schillaci: passarono appena quattro minuti e su un cross di Gianluca Vialli fu proprio il nuovo entrato a realizzare di testa il decisivo 1-0.[24]
Il giorno dopo i cecoslovacchi risposero con un secco 5-1 agli Stati Uniti. Anche la Germania Ovest si mise particolarmente in mostra vincendo 4-1 sulla quotata Jugoslavia con una rete di Völler, due di Matthäus e una di Klinsmann; il Brasile di Lazaroni batté invece la Svezia per 2-1 con due reti di Careca. I Paesi Bassi pareggiarono con l'Egitto: dopo essere passati in vantaggio con Kieft, vennero raggiunti a sette minuti dalla fine da un rigore trasformato da Abdelghani. Anche l'Eire, al debutto ai Mondiali, fermò sul pari i cugini inglesi: al gol di Lineker rispose nella ripresa Sheedy. La Spagna di Luis Suárez chiuse a reti inviolate con l'Uruguay, e Rubén Sosa sbagliò un rigore per i sudamericani.
Il 13 giugno l'Argentina, chiamata a riscattarsi dopo la sconfitta inaugurale, batté al San Paolo l'URSS. Prima del vantaggio argentino, fu negato un rigore ai sovietici per un fallo di mano di Maradona in area,[24] e subito dopo il portiere biancoceleste Pumpido si scontrò accidentalmente con Serrizuela fratturandosi tibia e perone, venendo quindi sostituito da Sergio Goycochea: per l'Argentina sarà la svolta del Mondiale.[31] L'Argentina vinse 2-0, con reti di Troglio e Burruchaga e i sovietici di Valeri Lobanovski, vicecampioni all'Europeo 1988, già sconfitti dai rumeni, finirono al quarto posto del girone, nonostante l'ultima vittoria contro il già qualificato Camerun.
Il giorno dopo, sempre a Roma, tornò in campo l'Italia, opposta agli statunitensi già battuti dalla Cecoslovacchia. Dopo 11 minuti di gioco l'Italia passò in vantaggio: su assist di Donadoni, Giannini entrò in area e superò Meola. Al 32' Vialli calciò sul palo un rigore, mentre al 68' furono i nordamericani ad andare vicini al gol su una punizione di Murray deviata da Zenga, il quale si superò anche sul tap-in successivo di Vermes. Finì 1-0 e la Nazionale azzurra poté considerare archiviato il primo turno, così come la Cecoslovacchia che batté l'Austria. Tuttavia, sarebbe dovuto risultare decisivo battere la Cecoslovacchia, la quale poteva contare su una migliore differenza reti, per concludere il girone al primo posto, piazzamento prezioso per continuare a giocare all'Olimpico ed evitare incroci rischiosi (come un eventuale quarto di finale contro i tedeschi).
Continuò la sua corsa la Germania Ovest: con cinque gol agli Emirati Arabi, la qualificazione fu assicurata. Nel gruppo F si chiusero sullo 0-0 gli incontri tra Inghilterra e Paesi Bassi e tra Irlanda ed Egitto, con tutte le squadre ancora a 2 punti con una partita ancora da giocare e in corsa per la qualificazione. Il Brasile, che vinse 1-0 sulla Costa Rica*, e il Camerun, che batté, con una doppietta di Milla, la Romania, vincendo anche il gruppo, ottennero il passaggio agli ottavi; e così anche il Belgio, che superò 3-1 i sudcoreani.
L'Italia batté quindi la Cecoslovacchia nel terzo incontro. All'Olimpico aprì le marcature Schillaci, che deviò in porta un tiro da fuori area di Giannini, e raddoppiò nella ripresa Roberto Baggio dopo una serie di dribbling.[24] Nel gruppo B, oltre al Camerun (primo nonostante la sconfitta subita contro l'URSS), andarono avanti anche Argentina e Romania, che chiusero l'ultima gara con un utile 1-1. Nel gruppo C, a sorpresa, emerse la Costa Rica di Milutinović, che batté in rimonta 2-1 la Svezia a Genova, con reti di Flores e Medford, e decisive parate di Conejo.
Nel gruppo D, insieme ai tedeschi, passarono la Jugoslavia e la Colombia, che agguantò la qualificazione con un gol allo scadere di Rincon contro i tedeschi. Anche la situazione del gruppo E si risolse al 90': un colpo di testa di Daniel Fonseca eliminò i sudcoreani, consentendo all'Uruguay di passare al turno insieme a Spagna e Belgio. Nell'equilibrato gruppo F, infine, la spuntò l'Inghilterra, che batté 1-0 l'Egitto con un gol di Wright e passò insieme a Irlanda e Paesi Bassi, le cui posizioni in classifica furono stabilite mediante sorteggio, a favore degli irlandesi.
Gli ottavi iniziarono sabato 23 giugno con la vittoria del Camerun per 2-1 sulla Colombia. Dopo 105 minuti di parità, la gara si accese nel secondo tempo supplementare. A Napoli fu ancora Roger Milla a timbrare lo storico accesso di una squadra africana ai quarti, con una doppietta in quattro minuti ai danni del portiere colombiano Higuita; il gol della bandiera per i sudamericani lo firmò Redín. In serata, una tripletta di Tomáš Skuhravý e un gol di Luboš Kubík consentirono alla Cecoslovacchia di battere 4-1 la Costa Rica.
Domenica 24 giugno si disputarono due gare molto attese: Brasile-Argentina nel pomeriggio, Germania Ovest-Paesi Bassi in serata. Buona parte della sfida fra le due squadre sudamericane fu caratterizzata da un assedio brasiliano: Careca, dopo due minuti, seminò mezza difesa argentina, ma fu bloccato da Goycochea; al 18' Dunga colpì il palo, al 52' fu Alemão a cogliere il montante, al 64' ancora Careca mancò il vantaggio di testa. Maradona, più volte colpito dalla difesa brasiliana, a dieci minuti dalla fine,[32] seminando gli avversari, allargò al limite dell'area per Caniggia, che dribblò anche Taffarel per segnare a porta vuota. Vinse l'Argentina per una rete a zero.
A Milano la Germania Ovest superò i Paesi Bassi. Dopo 21 minuti Völler falciò il portiere Hans van Breukelen: dall'episodio nacque un violento battibecco tra l'attaccante tedesco allora in forza alla Roma e il milanista Rijkaard: l'arbitro espulse entrambi, e all'uscita dal campo l'olandese fu colto dalle tv nell'atto di sputare addosso a Völler.[24] Al 52', su cross di Buchwald, Klinsmann segnò, centrando poi un palo alla mezz'ora della ripresa; all'82' Brehme firmò il raddoppio da fuori area. Un rigore di Koeman all'88' servì solo ad accorciare le distanze.
Il giorno seguente, affermazione ai rigori dell'Irlanda sulla Romania (decisiva la parata di Bonner sul tiro di Timofte); gli irlandesi raggiunsero i quarti di finale senza mai né vincere né perdere entro i tempi regolamentari. In serata toccò all'Italia, impegnata all'Olimpico contro l'Uruguay: la gara si risolse nella ripresa a favore dei padroni di casa, grazie a un tiro di Schillaci e a un colpo di testa di Serena su punizione di Giannini.
Gli ottavi terminarono il giorno dopo. A Verona, la Jugoslavia e la Spagna si annullarono fino a un quarto d'ora dalla fine. Poi Stojković portò in vantaggio gli slavi dopo la torre di Kataneć; gli spagnoli pareggiarono immediatamente con l'attaccante Salinas, ma nei supplementari ancora Stojković fu decisivo su punizione per il 2-1 finale. A Bologna, l'Inghilterra soffrì contro il Belgio. Ma a un minuto dai rigori, fu Platt, in semirovesciata, a mandare avanti i Leoni.[32]
I quarti di finale presentarono sei squadre europee, una sudamericana e un'africana. A Firenze, l'Argentina fu opposta alla Jugoslavia. Gli slavi restarono in dieci alla mezz'ora, a causa dell'espulsione di Šabanadžović; il risultato rimase però sullo 0-0 per 120 minuti e si procedette ai rigori. Stojković colpì la traversa; Maradona si vide respingere il tiro da Tomislav Ivković. Troglio sembrò condannare la sua squadra, cogliendo il palo. Ma Goycochea, parando i rigori di Brnović e Hadžibegić, guidò i sudamericani in semifinale.[33][34]
L'Italia, la stessa sera, fu opposta al sorprendente Eire di Jackie Charlton. Vicini riconfermò Baggio e Schillaci in attacco. Dopo trentasette minuti ancora Schillaci, su una respinta successiva a un tiro di Donadoni, appoggiò in rete il pallone dell'uno a zero. Il risultato non cambiò più, nonostante una traversa su punizione ancora di Schillaci.[33] L'Italia passò alle semifinali. Il giorno dopo, la Germania Ovest eliminò la Cecoslovacchia. Lothar Matthäus trasformò al 25' il calcio di rigore che decise la partita, poi fu il difensore Ivan Hašek a salvare per tre volte la propria porta; l'unico pericolo per i tedeschi arrivò da una punizione di Michal Bílek e i cecoslovacchi, in dieci nel finale per l'espulsione di Ľubomír Moravčík, fecero ritorno in patria.
A Napoli fu quindi il turno del Camerun, opposto agli inglesi. Al 25' Platt schiacciò in rete un cross di Stuart Pearce; la reazione degli africani arrivò con l'ingresso di Milla, tenuto in panchina nel primo tempo, e dopo un fallo in area su di lui al 63' Kunde pareggiò su rigore; cinque minuti dopo fu Eugène Ekéké a portare in vantaggio i suoi grazie a un assist dello stesso Milla. A nove minuti dalla fine Lineker trasformò però il rigore del pari dopo il fallo di Massing; ai supplementari fece il bis dagli undici metri con il fallo di N'Kono, fissando il risultato sul 3-2.
Si giunse così alle semifinali: Italia-Argentina e Germania Ovest-Inghilterra. L'Italia abbandonò la sede di Roma per scendere a Napoli dove Maradona era un idolo incontrastato.[24] In campo tornò Vialli al fianco di Schillaci. Il gol arrivò al 17': su un tiro di Vialli non trattenuto da Goycochea irruppe Schillaci, abile a portare in vantaggio la sua squadra. Nel secondo tempo, al 68', un cross di Olarticoechea permise a Caniggia di realizzare di testa la rete del pareggio:[24] dopo 518 minuti terminò così l'imbattibilità di Walter Zenga. L'ingresso di Baggio (che nei supplementari sfiorò il gol su punizione) e Serena al posto di Giannini e di Vialli non smossero il punteggio dall'1-1 e si andò ai rigori. L'Argentina li segnò tutti, mentre Goycochea neutralizzò i tiri di Donadoni e Serena, sancendo un approdo in finale che a una sudamericana in Europa mancava da 32 anni (il Brasile in Svezia nel 1958).[33]
Da notare che durante i tempi supplementari l'arbitro francese Michel Vautrot si distrasse, aggiungendo ben otto minuti in più al primo tempo supplementare. In seguito l'arbitro ammise di essersi dimenticato di guardare il suo orologio.[35]
Il giorno dopo, nell'altra semifinale, a Torino, si affrontarono Germania Ovest e Inghilterra. Le due reti arrivarono al 60', quando una punizione di Brehme fu deviata in modo decisivo dall'inglese Paul Parker, e all'80', quando Lineker approfittò della confusione in area tedesca pareggiando e rinviando il verdetto ai rigori, ai quali si arrivò dopo due pali di Waddle e Buchwald. Dal dischetto sbagliarono gli inglesi Pearce e Waddle. La Germania Ovest avrebbe affrontato a Roma in finale l'Argentina. L'Inghilterra invece avrebbe incontrato a Bari i padroni di casa italiani per la finale che avrebbe stabilito il 3º e 4º posto.
Il giorno dopo, a Roma, furono di scena Argentina e Germania Ovest, per un replay della finale di quattro anni prima in Messico. Il pubblico italiano presente allo stadio Olimpico, condizionato dalla sconfitta in semifinale e per le antipatie che Maradona si era attirato militando nel campionato di calcio italiano con taluni atteggiamenti, fischiò l'esecuzione dell'inno nazionale argentino. L'episodio suscitò la rabbia di Maradona, che consapevole di essere ripreso ripeté due volte hijos de puta ("figli di puttana") all'indirizzo dei tifosi italiani.[36]
Sotto il profilo del gioco la partita fu deludente.[36] A inizio ripresa i tedeschi protestarono per un intervento falloso di Goycoechea su Augenthaler in area di rigore, non sanzionato.[37] L'equilibrio si ruppe a sette minuti dal termine, quando l'arbitro Edgardo Codesal Méndez concesse un calcio di rigore ai teutonici per un intervento di Sensini su Völler; questi episodi e le relative decisioni arbitrali furono oggetto di dure contestazioni da parte dei giocatori sudamericani: Maradona venne ammonito e l'Argentina rimase in nove contro 11 per l'espulsione di Dezotti dovuta alle vibranti proteste (al 65' Monzón era stato espulso per un duro intervento su Jürgen Klinsmann). Dopo una lunga interruzione, Brehme trasformò il calcio di rigore. L'assalto finale della squadra argentina, in netta inferiorità numerica, non modificò il risultato.[24]
Il mondiale italiano terminò, dunque, con la Germania Ovest campione per la terza volta e al suo ultimo atto ufficiale con tale nome; tre mesi dopo avvenne la riunificazione con la Germania Est e da quel momento la squadra (con il titolo sportivo degli occidentali) si chiamò solo Germania.
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Italia | 6 | 3 | 3 | 0 | 0 | 4 | 0 | +4 |
2. | Cecoslovacchia | 4 | 3 | 2 | 0 | 1 | 6 | 3 | +3 |
3. | Austria | 2 | 3 | 1 | 0 | 2 | 2 | 3 | −1 |
4. | Stati Uniti | 0 | 3 | 0 | 0 | 3 | 2 | 8 | −6 |
Roma 9 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Italia |
1 – 0 referto |
Austria |
Stadio Olimpico (73 303
spett.)
|
||||||
|
Firenze 10 giugno 1990, ore 17:00 UTC+1 |
Stati Uniti |
1 – 5 referto |
Cecoslovacchia |
Stadio Comunale (33 266
spett.)
|
||||||
|
Roma 14 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Italia |
1 – 0 referto |
Stati Uniti |
Stadio Olimpico (73 423
spett.)
|
||||||
|
Firenze 15 giugno 1990, ore 17:00 UTC+1 |
Austria |
0 – 1 referto |
Cecoslovacchia |
Stadio Comunale (38 962
spett.)
|
||||||
|
Roma 19 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Italia |
2 – 0 referto |
Cecoslovacchia |
Stadio Olimpico (73 303
spett.)
|
||||||
|
Firenze 19 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Austria |
2 – 1 referto |
Stati Uniti |
Stadio Comunale (34 857
spett.)
|
||||||
|
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Camerun | 4 | 3 | 2 | 0 | 1 | 3 | 5 | −2 |
2. | Romania | 3 | 3 | 1 | 1 | 1 | 4 | 3 | +1 |
3. | Argentina | 3 | 3 | 1 | 1 | 1 | 3 | 2 | +1 |
4. | Unione Sovietica | 2 | 3 | 1 | 0 | 2 | 4 | 4 | 0 |
Milano 8 giugno 1990, ore 18:00 UTC+1 |
Argentina |
0 – 1 referto |
Camerun |
Stadio Giuseppe Meazza (74 500
spett.)
|
||||||
|
Bari 9 giugno 1990, ore 17:00 UTC+1 |
Unione Sovietica |
0 – 2 referto |
Romania |
Stadio San Nicola (42 907
spett.)
|
||||||
|
Napoli 13 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Argentina |
2 – 0 referto |
Unione Sovietica |
Stadio San Paolo (55 759
spett.)
|
||||||
|
Bari 14 giugno 1990, ore 17:00 UTC+1 |
Camerun |
2 – 1 referto |
Romania |
Stadio San Nicola (38 687
spett.)
|
||||||
|
Napoli 18 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Argentina |
1 – 1 referto |
Romania |
Stadio San Paolo (52 733
spett.)
|
||||||
|
Bari 18 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Camerun |
0 – 4 referto |
Unione Sovietica |
Stadio San Nicola (37 307
spett.)
|
||||||
|
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Brasile | 6 | 3 | 3 | 0 | 0 | 4 | 1 | +3 |
2. | Costa Rica | 4 | 3 | 2 | 0 | 1 | 3 | 2 | +1 |
3. | Scozia | 2 | 3 | 1 | 0 | 2 | 2 | 3 | −1 |
4. | Svezia | 0 | 3 | 0 | 0 | 3 | 3 | 6 | −3 |
Torino 10 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Brasile |
2 – 1 referto |
Svezia |
Stadio delle Alpi (62 628
spett.)
|
||||||
|
Genova 11 giugno 1990, ore 17:00 UTC+1 |
Costa Rica |
1 – 0 referto |
Scozia |
Stadio Luigi Ferraris (30 867
spett.)
|
||||||
|
Torino 16 giugno 1990, ore 17:00 UTC+1 |
Brasile |
1 – 0 referto |
Costa Rica |
Stadio delle Alpi (58 007
spett.)
|
||||||
|
Genova 16 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Svezia |
1 – 2 referto |
Scozia |
Stadio Luigi Ferraris (31 823
spett.)
|
||||||
|
Torino 20 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Brasile |
1 – 0 referto |
Scozia |
Stadio delle Alpi (62 502
spett.)
|
||||||
|
Genova 20 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Svezia |
1 – 2 referto |
Costa Rica |
Stadio Luigi Ferraris (30 223
spett.)
|
||||||
|
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Germania Ovest | 5 | 3 | 2 | 1 | 0 | 10 | 3 | +7 |
2. | Jugoslavia | 4 | 3 | 2 | 0 | 1 | 6 | 5 | +1 |
3. | Colombia | 3 | 3 | 1 | 1 | 1 | 3 | 2 | +1 |
4. | Emirati Arabi Uniti | 0 | 3 | 0 | 0 | 3 | 2 | 11 | −9 |
Bologna 9 giugno 1990, ore 17:00 UTC+1 |
Emirati Arabi Uniti |
0 – 2 referto |
Colombia |
Stadio Renato Dall'Ara (30 791
spett.)
|
||||||
|
Milano 10 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Germania Ovest |
4 – 1 referto |
Jugoslavia |
Stadio Giuseppe Meazza (74 765
spett.)
|
||||||
|
Bologna 14 giugno 1990, ore 17:00 UTC+1 |
Jugoslavia |
1 – 0 referto |
Colombia |
Stadio Renato Dall'Ara (32 257
spett.)
|
||||||
|
Milano 15 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Germania Ovest |
5 – 1 referto |
Emirati Arabi Uniti |
Stadio Giuseppe Meazza (71 169
spett.)
|
||||||
|
Milano 19 giugno 1990, ore 17:00 UTC+1 |
Germania Ovest |
1 – 1 referto |
Colombia |
Stadio Giuseppe Meazza (72 510
spett.)
|
||||||
|
Bologna 19 giugno 1990, ore 17:00 UTC+1 |
Jugoslavia |
4 – 1 referto |
Emirati Arabi Uniti |
Stadio Renato Dall'Ara (27 833
spett.)
|
||||||
|
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Spagna | 5 | 3 | 2 | 1 | 0 | 5 | 2 | +3 |
2. | Belgio | 4 | 3 | 2 | 0 | 1 | 6 | 3 | +3 |
3. | Uruguay | 3 | 3 | 1 | 1 | 1 | 2 | 3 | −1 |
4. | Corea del Sud | 0 | 3 | 0 | 0 | 3 | 1 | 6 | −5 |
Verona 12 giugno 1990, ore 17:00 UTC+1 |
Belgio |
2 – 0 referto |
Corea del Sud |
Stadio Marcantonio Bentegodi (32 790
spett.)
|
||||||
|
Udine 13 giugno 1990, ore 17:00 UTC+1 |
Uruguay |
0 – 0 referto |
Spagna |
Stadio Friuli (35 713
spett.)
|
Verona 17 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Belgio |
3 – 1 referto |
Uruguay |
Stadio Marcantonio Bentegodi (33 759
spett.)
|
||||||
|
Udine 17 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Corea del Sud |
1 – 3 referto |
Spagna |
Stadio Friuli (32 733
spett.)
|
||||||
|
Verona 21 giugno 1990, ore 17:00 UTC+1 |
Belgio |
1 – 2 referto |
Spagna |
Stadio Marcantonio Bentegodi (35 950
spett.)
|
||||||
|
Udine 21 giugno 1990, ore 17:00 UTC+1 |
Corea del Sud |
0 – 1 referto |
Uruguay |
Stadio Friuli (29 039
spett.)
|
||||||
|
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Inghilterra | 4 | 3 | 1 | 2 | 0 | 2 | 1 | +1 |
2. | Irlanda[38] | 3 | 3 | 0 | 3 | 0 | 2 | 2 | 0 |
3. | Paesi Bassi[38] | 3 | 3 | 0 | 3 | 0 | 2 | 2 | 0 |
4. | Egitto | 2 | 3 | 0 | 2 | 1 | 1 | 2 | −1 |
Cagliari 11 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Inghilterra |
1 – 1 referto |
Irlanda |
Stadio Sant'Elia (35 238
spett.)
|
||||||
|
Palermo 12 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Paesi Bassi |
1 – 1 referto |
Egitto |
Stadio La Favorita (23 000
spett.)
|
||||||
|
Cagliari 16 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Inghilterra |
0 – 0 referto |
Paesi Bassi |
Stadio Sant'Elia (35 267
spett.)
|
Palermo 17 giugno 1990, ore 17:00 UTC+1 |
Irlanda |
0 – 0 referto |
Egitto |
Stadio La Favorita (33 288
spett.)
|
Cagliari 21 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Inghilterra |
1 – 0 referto |
Egitto |
Stadio Sant'Elia (34 959
spett.)
|
||||||
|
Palermo 21 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Irlanda |
1 – 1 referto |
Paesi Bassi |
Stadio La Favorita (33 288
spett.)
|
||||||
|
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Argentina | 3 | 3 | 1 | 1 | 1 | 3 | 2 | +1 |
2. | Colombia | 3 | 3 | 1 | 1 | 1 | 3 | 2 | +1 |
3. | Paesi Bassi | 3 | 3 | 0 | 3 | 0 | 2 | 2 | 0 |
4. | Uruguay | 3 | 3 | 1 | 1 | 1 | 2 | 3 | -1 |
5. | Austria | 2 | 3 | 1 | 0 | 2 | 2 | 3 | -1 |
6. | Scozia | 2 | 3 | 1 | 0 | 2 | 2 | 3 | -1 |
Ottavi di finale | Quarti di finale | Semifinali | Finale | |||||||||||
24 giugno - 17:00 | ||||||||||||||
1C. Brasile | 0 | |||||||||||||
30 giugno - 17:00 | ||||||||||||||
3B. Argentina | 1 | |||||||||||||
Argentina (dtr) | 0 (3) | |||||||||||||
26 giugno - 17:00 | ||||||||||||||
Jugoslavia | 0 (2) | |||||||||||||
1E. Spagna | 1 | |||||||||||||
3 luglio - 20:00 | ||||||||||||||
2D. Jugoslavia (dts) | 2 | |||||||||||||
Argentina (dtr) | 1 (4) | |||||||||||||
25 giugno - 17:00 | ||||||||||||||
Italia | 1 (3) | |||||||||||||
2F. Irlanda (dtr) | 0 (5) | |||||||||||||
30 giugno - 21:00 | ||||||||||||||
2B. Romania | 0 (4) | |||||||||||||
Irlanda | 0 | |||||||||||||
25 giugno - 21:00 | ||||||||||||||
Italia | 1 | |||||||||||||
1A. Italia | 2 | |||||||||||||
8 luglio - 20:00 | ||||||||||||||
3E. Uruguay | 0 | |||||||||||||
Argentina | 0 | |||||||||||||
23 giugno - 21:00 | ||||||||||||||
Germania Ovest | 1 | |||||||||||||
2A. Cecoslovacchia | 4 | |||||||||||||
1º luglio - 17:00 | ||||||||||||||
2C. Costa Rica | 1 | |||||||||||||
Cecoslovacchia | 0 | |||||||||||||
24 giugno - 21:00 | ||||||||||||||
Germania Ovest | 1 | |||||||||||||
1D. Germania Ovest | 2 | |||||||||||||
4 luglio - 20:00 | ||||||||||||||
3F. Paesi Bassi | 1 | |||||||||||||
Germania Ovest (dtr) | 1 (4) | |||||||||||||
23 giugno - 17:00 | ||||||||||||||
Inghilterra | 1 (3) | Finale 3° posto | ||||||||||||
1B. Camerun (dts) | 2 | |||||||||||||
1º luglio - 21:00 | 7 luglio - 20:00 | |||||||||||||
3D. Colombia | 1 | |||||||||||||
Camerun | 2 | Italia | 2 | |||||||||||
26 giugno - 21:00 | ||||||||||||||
Inghilterra (dts) | 3 | Inghilterra | 1 | |||||||||||
1F. Inghilterra (dts) | 1 | |||||||||||||
2E. Belgio | 0 | |||||||||||||
Napoli 23 giugno 1990, ore 17:00 UTC+1 |
Camerun |
2 – 1 (d.t.s.) referto |
Colombia |
Stadio San Paolo (50 026
spett.)
|
||||||
|
Bari 23 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Cecoslovacchia |
4 – 1 referto |
Costa Rica |
Stadio San Nicola (47 673
spett.)
|
||||||
|
Torino 24 giugno 1990, ore 17:00 UTC+1 |
Brasile |
0 – 1 referto |
Argentina |
Stadio delle Alpi (61 381
spett.)
|
||||||
|
Milano 24 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Germania Ovest |
2 – 1 referto |
Paesi Bassi |
Stadio Giuseppe Meazza (74 559
spett.)
|
||||||
|
Genova 25 giugno 1990, ore 17:00 UTC+1 |
Irlanda |
0 – 0 (d.t.s.) referto |
Romania |
Stadio Luigi Ferraris (31 818
spett.)
|
||||||
|
Roma 25 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Italia |
2 – 0 referto |
Uruguay |
Stadio Olimpico (73 303
spett.)
|
||||||
|
Verona 26 giugno 1990, ore 17:00 UTC+1 |
Spagna |
1 – 2 (d.t.s.) referto |
Jugoslavia |
Stadio Marcantonio Bentegodi (35 500
spett.)
|
||||||
|
Bologna 26 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Inghilterra |
1 – 0 (d.t.s.) referto |
Belgio |
Stadio Renato Dall'Ara (34 520
spett.)
|
||||||
|
Firenze 30 giugno 1990, ore 17:00 UTC+1 |
Argentina |
0 – 0 (d.t.s.) referto |
Jugoslavia |
Stadio Comunale (38 971
spett.)
|
||||||
|
Roma 30 giugno 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Irlanda |
0 – 1 referto |
Italia |
Stadio Olimpico (73 303
spett.)
|
||||||
|
Milano 1º luglio 1990, ore 17:00 UTC+1 |
Cecoslovacchia |
0 – 1 referto |
Germania Ovest |
Stadio Giuseppe Meazza (73 347
spett.)
|
||||||
|
Napoli 1º luglio 1990, ore 21:00 UTC+1 |
Camerun |
2 – 3 (d.t.s.) referto |
Inghilterra |
Stadio San Paolo (55 205
spett.)
|
||||||
|
Napoli 3 luglio 1990, ore 20:00 UTC+1 |
Argentina |
1 – 1 (d.t.s.) referto |
Italia |
Stadio San Paolo (59 978
spett.)
|
|||||||||
|
Torino 4 luglio 1990, ore 20:00 UTC+1 |
Germania Ovest |
1 – 1 (d.t.s.) referto |
Inghilterra |
Stadio delle Alpi (62 628
spett.)
|
|||||||||
|
Bari 7 luglio 1990, ore 20:00 UTC+1 |
Italia |
2 – 1 referto |
Inghilterra |
Stadio San Nicola (51 426
spett.)
|
||||||
|
Roma 8 luglio 1990, ore 20:00 UTC+1 |
Argentina |
0 – 1 referto |
Germania Ovest |
Stadio Olimpico (73 603
spett.)
|
||||||
|
[39] | Miglior marcatore (Scarpa d'oro) | Miglior giocatore (Pallone d'oro) | Miglior giovane | Premio FIFA Fair Play |
---|---|---|---|---|
Oro | Salvatore Schillaci (6) | Salvatore Schillaci | Robert Prosinečki | Inghilterra |
Argento | Non assegnato | Lothar Matthäus | Non assegnato | Non assegnato |
Bronzo | Non assegnato | Diego Armando Maradona | Non assegnato | Non assegnato |
Portiere | Difensori | Centrocampisti | Attaccanti |
---|---|---|---|
Sergio Goycochea Luis Gabelo Conejo |
Andreas Brehme Paolo Maldini Franco Baresi |
Diego Armando Maradona Lothar Matthäus Dragan Stojković Paul Gascoigne |
Salvatore Schillaci Roger Milla Jürgen Klinsmann |
|
|||
---|---|---|---|
Uniformi di gara
|
|||
Sport | Calcio | ||
Federazione |
DFB Deutscher Fußball-Bund |
||
Confederazione | UEFA | ||
Codice FIFA | GER | ||
Soprannome | Die Mannschaft (La Squadra) | ||
Selezionatore | Hans-Dieter Flick | ||
Record presenze | Lothar Matthäus (150) | ||
Capocannoniere | Miroslav Klose (71) | ||
Ranking FIFA | 11º (10 febbraio 2022)[1] | ||
Sponsor tecnico | Adidas | ||
Esordio internazionale | |||
Svizzera 5 - 3 Germania Basilea, Svizzera; 5 aprile 1908 |
|||
Migliore vittoria | |||
Germania 16 - 0 Impero russo Stoccolma, Svezia; 1º luglio 1912 |
|||
Peggiore sconfitta | |||
Inghilterra dilettanti 9 - 0 Germania Oxford, Regno Unito; 13 marzo 1909 |
|||
Campionato del mondo | |||
Partecipazioni | 19 (esordio: 1934) | ||
Miglior risultato | Campioni nel 1954, 1974, 1990, 2014 | ||
Campionato d'Europa | |||
Partecipazioni | 13 (esordio: 1972) | ||
Miglior risultato | Campioni nel 1972, 1980, 1996 | ||
Confederations Cup | |||
Partecipazioni | 3 (esordio: 1999) | ||
Miglior risultato | Campioni nel 2017 | ||
Torneo Olimpico | |||
Partecipazioni | 3[2] (esordio: 1912) | ||
Miglior risultato | Quarti di finale nel 1928, 1936 | ||
Nations League | |||
Partecipazioni | 2 (esordio: 2018-2019) | ||
Miglior risultato | 8º posto nella Lega A 2020-2021 |
La nazionale di calcio della Germania (in tedesco deutsche Fußballnationalmannschaft) è la rappresentativa calcistica della Germania ed è posta sotto l'egida della Deutscher Fussball-Bund.
È una delle nazionali di calcio più blasonate al mondo oltreché la più titolata d'Europa, essendosi aggiudicata per quattro volte il campionato mondiale, per tre volte il campionato europeo e per una volta la Confederations Cup. Nelle due principali competizioni cui partecipa (campionato mondiale e campionato europeo) è giunta a disputare la finale rispettivamente otto e sei volte: in entrambi i casi si tratta di un record. A livello europeo condivide con la Spagna il primato di vittorie nella manifestazione continentale (3) e con l'Italia quello di vittorie nel mondiale (4).
La Germania fu inserita al primo posto al momento dell'istituzione della classifica mondiale della FIFA, stilata per la prima volta nell'agosto 1993, e ritrovò altre volte la vetta: nel 1993, nel 1994, dal luglio 2014 al giugno 2015, nel luglio 2017, dal settembre 2017 al luglio 2018. Il piazzamento più basso è stato il 22º posto, occupato nel marzo 2006. Attualmente occupa l'11ª posizione.
La nazionale tedesca propriamente detta esordì nel 1908, otto anni dopo la fondazione della Federazione calcistica della Germania (DFB), perdendo per 5-3 contro la Svizzera a Basilea. Eliminata al turno preliminare del torneo olimpico di calcio 1912, la squadra ebbe il primo commissario tecnico qualche anno dopo: fu Otto Nerz, un insegnante scolastico di Mannheim, a guidare la Mannschaft dal 1926 al 1936. La Germania arrivò terza nel campionato mondiale del 1934, nella sua prima apparizione ad un torneo iridato. Due anni dopo l'incarico di CT fu affidato a Sepp Herberger, con cui la squadra uscì al primo turno del campionato mondiale del 1938. Dopo che l'Austria (avente all'epoca una forte selezione nazionale) fu annessa alla Germania nel 1938 nell'Anschluss, i giocatori austriaci del Rapid Vienna (che fu tra l'altro l'unica austriaca a vincere la Gauliga) si erano aggiunti alla selezione tedesca in breve tempo per motivi politici.
Al termine della seconda guerra mondiale, con la Germania ormai divisa in due entità politiche differenti – la Repubblica Democratica e quella Federale – e devastata dalla guerra, la situazione calcistica era alquanto problematica. Si formò un'altra federazione che si staccò dalla DFB per amministrare indipendentemente il calcio nella Germania dell'Est, formando una propria nazionale. Oltre a questo, la formazione tedesco-occidentale, ormai Germania Ovest, non era vista di buon occhio: per i primi anni solo le vicine Svizzera e Austria, oltre che la Turchia, giocarono sfide con l'Ovest. Fu la Repubblica d'Irlanda a rompere questo tabù ed accordarsi con la federcalcio occidentale per una partita.
Dopo essere stati esclusi dal campionato mondiale del 1950 in Brasile, i tedeschi occidentali sorprendentemente vinsero il successivo, nel 1954 in Svizzera, guidati da Fritz Walter e ancora allenati da Sepp Herberger, battendo in finale la favoritissima Ungheria. L'evento, passato alla storia come "miracolo di Berna", entusiasmò la Germania del dopoguerra ed è stato considerato un fattore importante della ripresa economico-morale del paese.
Conclusasi con un quarto posto l'avventura al campionato mondiale del 1958 e raggiunti i quarti di finale in quello del 1962, la squadra, sotto la guida di Helmut Schön, raggiunse la finale del campionato mondiale del 1966, persa contro l'Inghilterra padrona di casa a Wembley. Mancata la qualificazione al campionato d'Europa 1968 a causa di un pareggio contro l'Albania a Tirana, la Germania Ovest si piazzò terza al campionato mondiale del 1970 in Messico, dopo la celebre eliminazione patita contro l'Italia in semifinale, nella cosiddetta Partita del secolo (in tedesco Jahrhundertspiel); l'attaccante tedesco occidentale Gerd Müller si aggiudicò la classifica marcatori della competizione con 10 reti.
Nel 1971 Franz Beckenbauer divenne capitano della Germania Ovest e la guidò alla conquista prima dell'europeo successivo e poi del mondiale disputato in casa. La prima vittoria del torneo continentale, nel 1972, si concretizzò con una netta affermazione per 3-0 sull'Unione Sovietica nella finale di Bruxelles,[3] mentre due anni dopo, al campionato mondiale del 1974, fu il turno dei Paesi Bassi di Johan Cruyff, che persero per 1-2 la finale disputata allo stadio Olimpico di Monaco di Baviera. Una storica partita tra le due nazionali tedesche si giocò ad Amburgo il 22 giugno 1974 nella fase finale del mondiale di quell'anno: vinse la Germania Est per 1-0 grazie ad un gol di Jürgen Sparwasser, ma secondo molti la partita in oggetto fu combinata per consentire alle due selezioni il passaggio di turno, con reciproco vantaggio (la Ovest, perdendo, evitò il girone di ferro con Olanda, Brasile e Argentina).
I tedeschi occidentali furono poi finalisti al campionato d'Europa 1976, che persero nell'atto conclusivo contro la Cecoslovacchia ai tiri di rigore (5-3 dopo che i supplementari si conclusero sul 2-2). Questa è, ad oggi, l'unica sconfitta subita ai tiri di rigore dalla nazionale tedesca in una partita ufficiale. Eliminata al secondo turno a gironi al campionato del mondo 1978, dopo una storica sconfitta con l'Austria, la Germania Ovest fu affidata al CT Jupp Derwall, che guidò la Mannschaft alla vittoria del campionato d'Europa 1980, ottenuta battendo il Belgio nella finale dello stadio Olimpico di Roma grazie a una doppietta di Hrubesch (2-1).[4] Due anni dopo, la squadra raggiunse anche la finale del campionato del mondo 1982, ma fu battuta per 3-1 dall'Italia.
Dopo l'eliminazione al primo turno al campionato europeo del 1984, Franz Beckenbauer tornò in nazionale come allenatore. Egli condusse i suoi alla finale del campionato del mondo 1986, persa per 3-2 contro l'Argentina di Diego Armando Maradona. Semifinalista al campionato europeo del 1988 giocato in casa, la Germania Ovest, capitanata da Lothar Matthäus, vinse il proprio terzo titolo mondiale a Italia 1990 (1-0 in finale contro la stessa Argentina), cogliendo l'ultimo successo prima della riunificazione con la Germania Est, nella terza finale disputata consecutivamente al campionato del mondo (risultato conseguito solo dalla Germania Ovest e dal Brasile). Beckenbauer si ritrovò quindi ad aver vinto il mondiale da giocatore, capitano (nel 1974) ed allenatore; tale record era stato ottenuto, in precedenza, solo da Mário Zagallo, e verrà ottenuto anche, nel 2018, da Didier Deschamps.
Dopo la vittoria del mondiale italiano, Beckenbauer lasciò la panchina all'assistente Berti Vogts, mentre la caduta del Muro di Berlino e la riunificazione tedesca del 3 ottobre 1990 portarono alla fusione delle due nazionali in una nuova definitiva nazionale tedesca, che esordì il 19 dicembre successivo, battendo per 4-0 in amichevole la Svizzera.[5] Una nuova finale fu raggiunta dalla Germania al campionato d'Europa 1992, dove i tedeschi furono sconfitti per 2-0 nell'atto conclusivo dalla sorprendente Danimarca, al primo successo in una manifestazione internazionale di rilievo e chiamata all'ultimo momento a partecipare all'europeo in sostituzione della squalificata Jugoslavia.
Ammessa di diritto alla fase finale del campionato del mondo 1994 negli Stati Uniti in quanto campione del mondo in carica, la Germania deluse, uscendo ai quarti di finale contro la Bulgaria, ma al campionato d'Europa 1996, dopo aver superato un duro girone comprendente Italia, Rep. Ceca e Russia, la Mannschaft di Vogts, capitanata da Jürgen Klinsmann, trionfò nuovamente nella rassegna continentale, sconfiggendo in finale per 2-1 a Wembley proprio i cechi, grazie alla doppietta di Oliver Bierhoff; la sfida fu decisa dal primo golden goal nella storia dell'europeo, quello dello stesso Bierhoff, il quale, andando in gol nel primo tempo supplementare, mise fine all'incontro. La partita si chiuse dunque immediatamente dopo la rete del centravanti dell'Udinese: per i tedeschi fu il terzo titolo europeo; il difensore Matthias Sammer fu eletto miglior calciatore della competizione e avrebbe vinto qualche mese dopo l'ambito Pallone d'oro.
Dopo la vittoria al campionato europeo del 1996, per la Germania iniziò un periodo di declino. La qualificazione al campionato del mondo 1998 in Francia fu ottenuta con patemi e si risolse in una brutta eliminazione ai quarti di finale. La gestione di Vogts si chiuse di lì a poco, lasciando una difficile eredità e una squadra da rifondare perché giunta alla fine di un ciclo. La Germania disputò, in qualità di campione d'Europa in carica, la Confederations Cup del 1999, dove, con una rosa piena di seconde linee, fu eliminata già dopo la fase a gironi. Qualificatasi al campionato d'Europa 2000, fu anche qui eliminata nella fase a gironi, senza vincere alcuna partita;[6] al termine di questa competizione si chiuse anche la carriera ultraventennale di Lothar Matthäus in nazionale.
Sotto la guida del CT Rudi Völler, i tedeschi si risollevarono al campionato mondiale del 2002, a cui si qualificarono tramite i play-off per la prima volta nella storia della Mannschaft. Sovvertendo i pronostici della vigilia, raggiunsero poi la finale di Yokohama, persa per 2-0 contro il Brasile di Ronaldo; il portiere tedesco Oliver Kahn vinse il premio come miglior giocatore del torneo, prima volta per un estremo difensore. Völler si dimise due anni dopo, al termine della fallimentare campagna al campionato d'Europa 2004, chiusa con l'eliminazione nella fase a gironi. La federcalcio tedesca dovette cercare il terzo commissario tecnico in nemmeno sei anni, contro i sei avuti nei settantacinque anni precedenti.
A Völler subentrò l'ex centravanti Jürgen Klinsmann,[7] all'esordio come allenatore.[8] Il nuovo CT diede fiducia a promesse e calciatori di prospettiva, con l'intenzione di costruire una squadra giovane, in grado di produrre un calcio offensivo e divertente per il pubblico, in vista del successivo campionato del mondo, da disputare in casa. Nella Confederations Cup 2005, ospitata proprio dai tedeschi, gli uomini di Klinsmann ottennero il terzo posto,[9] risultato che fece ben sperare in vista del mondiale casalingo dell'anno successivo. Al campionato del mondo 2006 la squadra ottenne, difatti, un altro terzo posto, eliminata ancora una volta dall'Italia poi campione del mondo, stavolta in semifinale dopo i tempi supplementari.[10]
Dopo le dimissioni di Klinsmann, gli subentrò il suo vice Joachim Löw. Egli confermò la squadra ai vertici mondiali, conseguendo il secondo posto al campionato d'Europa 2008, avendo perso per 1-0 la finale contro la Spagna, e il terzo posto al campionato del mondo 2010, dove fu ancora fatale una sconfitta contro la Spagna (questa volta in semifinale). Qualificatasi per il campionato europeo del 2012 con 10 vittorie in altrettanti incontri del girone eliminatorio, in Polonia e Ucraina la squadra di Löw, capitanata da Philipp Lahm e compagine dall'età media più bassa del torneo, si arrestò in semifinale, eliminata ancora dall'Italia. Seguì il trionfo al campionato del mondo 2014, ottenuto grazie allo storico successo per 7-1 contro il Brasile padrone di casa in semifinale e alla vittoria per 1-0 in finale contro l'Argentina dopo i tempi supplementari (gol di Mario Götze): per i tedeschi fu il quarto titolo mondiale della storia, risultato che consentì loro di agganciare gli italiani e di porsi alle spalle del solo Brasile per numero di vittorie nella massima rassegna calcistica planetaria.
Dopo il mondiale brasiliano lasciarono la nazionale Philipp Lahm, Per Mertesacker e Miroslav Klose. Al campionato d'Europa 2016 la squadra non andò oltre i quarti di finale e Bastian Schweinsteiger e Lukas Podolski si congedarono dalla Mannschaft, che vinse poi la Confederations Cup 2017 (battuto in finale il Cile per 1-0) con una rosa composta da molti giovani e giocatori da rodare in vista del mondiale di Russia 2018; tre giocatori tedeschi, Leon Goretzka, Lars Stindl e Timo Werner, furono capocannonieri della manifestazione con 3 gol ciascuno. Malgrado la convincente qualificazione al mondiale russo, raggiunta con 10 vittorie in altrettanti incontri del girone eliminatorio, la Germania fu clamorosamente eliminata nella fase a gironi della Coppa del mondo, evento senza precedenti in un mondiale[11] Nonostante le aspre critiche ricevute, il CT Löw si vide confermato l'incarico alla guida della nazionale tedesca almeno per il successivo biennio,[12] segnato dal deludente risultato nella UEFA Nations League 2018-2019, dove la Germania giunse ultima nel proprio minigirone, evitando la retrocessione in Lega B solo per una modifica regolamentare.[13] Malgrado la decisione di rinunciare a pedine fondamentali quali Müller (richiamato due anni dopo), Hummels e Boateng[14] per rifondare l'organico, Löw mancò la qualificazione alla final four della UEFA Nations League 2020-2021 perdendo rovinosamente per 6-0 in casa della Spagna (peggiore rovescio della storia della Mannschaft in gare ufficiali), in una partita in cui un pareggio le sarebbe bastato per qualificarsi alla fase finale del torneo, e deluse anche al campionato d'Europa 2020, dove uscì agli ottavi di finale.
Chiusasi la gestione di Löw (rimasto in carica per poco meno di 15 anni, diventando il secondo CT più longevo dopo Herberger), la nazionale tedesca è stata affidata ad Hans-Dieter Flick, che con sette vittorie nelle sue prime sette gare, evento senza precedenti per un CT della Mannschaft, ha qualificato la squadra al campionato del mondo 2022.
La nazionale tedesca di calcio non dispone di uno stadio che ne ospita le partite casalinghe in modo fisso. Nel corso della sua storia la Mannschaft ha giocato in 43 città diverse, compresa Vienna, che dal 1938 al 1942, all'epoca dell'occupazione tedesca, ospitò tre partite della nazionale tedesca.
La città che ha ospitato la maggior parte delle partite interne della Germania è Berlino, che fu sede del primo match dei tedeschi, nel 1908 contro l'Inghilterra. Altre città in cui la nazionale ha giocato di frequente sono Amburgo, Stoccarda, Hannover, Dortmund e Monaco di Baviera, che ospitò la finale del campionato mondiale di calcio 1974, vinta dalla Germania Ovest contro i Paesi Bassi.
Dagli esordi la nazionale tedesca ha sempre indossato come prima tenuta un completo bianco (a volte con bordini neri), con calzoncini neri e calzettoni bianchi; si trattava dei colori della bandiera della Prussia. Dopo la scissione delle due Germanie, la Germania Ovest ha continuato a usare questo abbigliamento casalingo, mentre la Germania Est ha giocato in blu, colore che non verrà mai ripreso dopo la riunificazione.
Nel 1988 appare un vistoso tricolore tedesco che parte dalla spalla destra e copre quasi tutto il petto. La scelta del fornitore tecnico è felice, perché ricollega la caduta del muro di Berlino, la successiva fusione delle due nazionali e la vittoria al mondiale italiano del 1990, pertanto i colori nazionali diventano un motivo frequente per almeno sei anni: ridotti alle spalle nel 1992, tornano in maniera molto invasiva nel petto nel 1994 ma come rombi a sfumature tricolori, simili al piumaggio presente nel petto di un'aquila. Nel 1996 c'è un ritorno alla semplicità, con una tenuta completamente bianca e nera con un tricolore nel colletto e nei bordi delle maniche. Un piccolo tricolore, formato da tre righine orizzontali sul petto, torna nel 1998, per poi figurare negli anni successivi in piccoli ornamenti più o meno vistosi. In occasione del campionato mondiale del 2014 viene realizzata una divisa decisamente di rottura rispetto al passato: la maglia, bianca, reca in petto una vistosa "V" con gradiente di varie tonalità di rosso, mentre i pantaloncini non sono più neri ma diventano anch'essi bianchi.[15] Nel campionato mondiale del 2018 viene ripresa la famosa grafica del 1990, questa volta con le tre strisce di diverse tonalità di grigio. Per il campionato d'Europa 2020 (disputatosi nel 2021 a causa della pandemia di COVID-19) adidas disegna una maglia innovativa, caratterizzata dalle sottili strisce orizzontali di colore nero.
Se la tenuta casalinga, ornamenti a parte, è rimasta quasi sempre invariata anche e nonostante le vicissitudini politiche, molto più tribolata è la storia della divisa da trasferta. La seconda casacca tedesca è tradizionalmente di color verde. Per lungo tempo è sopravvissuta la credenza secondo cui questo colore fosse stato scelto in onore e rispetto dell'Irlanda, prima compagine non confinante che accettò un confronto calcistico con la Germania Ovest nell'immediato secondo dopoguerra;[17] in realtà, il verde è semplicemente derivato dal colore preminente nello stemma del Deutscher Fußball-Bund, la federcalcio tedesca.[18][19] La maglia verde, indossata per la prima volta al campionato del mondo 1954,[18] ha caratterizzato la vittoria del primo Campionato europeo del 1972,[20] e ha accompagnato la Germania anche dopo la riunificazione con l'Est, fino al 1º settembre 2001: in questa data la Germania ha giocato in maglia verde quella che è stata la sua peggior sconfitta casalinga in epoca moderna, un 1-5 contro l'Inghilterra all'Olympiastadion di Monaco di Baviera.
Dopo questa débâcle la maglia verde è stata accantonata,[21] e nel decennio successivo è iniziata una lenta evoluzione della seconda divisa. Il 2002 ha visto l'introduzione di una divisa con due tonalità di grigio, mentre nel 2004 ha debuttato una maglia completamente nera con dettagli gialli e rossi.[21] La Confederations Cup 2005 ha visto l'esordio di una maglia rossa, fortemente voluta dal CT Jürgen Klinsmann (convinto che il colore rosso potesse dare un vantaggio psicologico alla squadra in termini di aggressività[22]); questa divisa è stata la più utilizzata come seconda maglia durante gli anni duemila, e in particolare Klinsmann premette per utilizzare proprio questa come prima divisa nei Mondiali casalinghi del 2006,[22] salvo poi desistere. Il 2010 ha visto nuovamente una maglia nera, stavolta con inserti oro.[21] Con l'Europeo del 2012, in occasione del quarantennale della conquista del primo alloro continentale, c'è il ritorno della classica seconda divisa verde.[20][23][24] Per il campionato mondiale del 2014 vinto dalla compagine tedesca viene realizzata una rivoluzionaria maglia a larghe strisce orizzontali rosse e nere.
Il simbolo della nazionale tedesca non è quello del DFB, ma una tradizionale aquila nera stilizzata, che richiama lo stemma nazionale. Il fornitore tecnico è, oramai dal 1980, il gruppo tedesco adidas, rimpiazzando la Erima, un'azienda teutonica di proprietà della stessa adidas.
Casa[25]
Mondiale 1938[26]
|
Trasferta[25]
Campionato del mondo | |
---|---|
Edizione | Risultato |
1930 | Non partecipante |
1934 | Terzo posto |
1938 | Ottavi di finale |
1950 | Squalificata |
1954 | Campione |
1958 | Quarto posto |
1962 | Quarti di finale |
1966 | Secondo posto |
1970 | Terzo posto |
1974 | Campione |
1978 | Secondo turno |
1982 | Secondo posto |
1986 | Secondo posto |
1990 | Campione |
1994 | Quarti di finale |
1998 | Quarti di finale |
2002 | Secondo posto |
2006 | Terzo posto |
2010 | Terzo posto |
2014 | Campione |
2018 | Primo turno |
2022 | Qualificata |
Campionato europeo | |
---|---|
Edizione | Risultato |
1960 | Non partecipante |
1964 | Non partecipante |
1968 | Non qualificata |
1972 | Campione |
1976 | Secondo posto |
1980 | Campione |
1984 | Primo turno |
1988 | Semifinali |
1992 | Secondo posto |
1996 | Campione |
2000 | Primo turno |
2004 | Primo turno |
2008 | Secondo posto |
2012 | Semifinali [27] |
2016 | Semifinali |
2020 | Ottavi di finale |
Giochi olimpici[28] | |
---|---|
Edizione | Risultato |
1908 | Non partecipante |
1912 | Turno di qualificazione |
1920 | Non partecipante |
1924 | Non partecipante |
1928 | Quarti di finale |
1936 | Quarti di finale |
1948 | Non partecipante |
Confederations Cup | |
---|---|
Edizione | Risultato |
1992 | Rinuncia |
1995 | Non invitata |
1997 | Rinuncia |
1999 | Primo turno |
2001 | Non qualificata |
2003 | Rinuncia[29] |
2005 | Terzo posto |
2009 | Non qualificata |
2013 | Non qualificata |
2017 | Campione |
Legenda: Grassetto: Risultato migliore, Corsivo: Mancate partecipazioni
Anno | Luogo | Piazzamento | V | N | P | Gol |
---|---|---|---|---|---|---|
1930 | Uruguay | Non partecipante | - | - | - | - |
1934 | Italia | Terzo posto | 3 | 0 | 1 | 11:8 |
1938 | Francia | Ottavi di finale | 0 | 1 | 1 | 3:5 |
1950 | Brasile | Squalificata[32] | - | - | - | - |
1954 | Svizzera | Campione | 5 | 0 | 1 | 25:14 |
1958 | Svezia | Quarto posto | 2 | 2 | 2 | 12:14 |
1962 | Cile | Quarti di finale | 2 | 1 | 1 | 4:2 |
1966 | Inghilterra | Secondo posto | 4 | 1 | 1 | 15:6 |
1970 | Messico | Terzo posto | 5 | 0 | 1 | 17:10 |
1974 | Germania Ovest | Campione | 6 | 0 | 1 | 13:4 |
1978 | Argentina | Secondo turno | 1 | 4 | 1 | 10:5 |
1982 | Spagna | Secondo posto | 3 | 2 | 2 | 12:10 |
1986 | Messico | Secondo posto | 3 | 2 | 2 | 8:7 |
1990 | Italia | Campione | 5 | 2 | 0 | 15:5 |
1994 | Stati Uniti | Quarti di finale | 3 | 1 | 1 | 9:7 |
1998 | Francia | Quarti di finale | 3 | 1 | 1 | 8:6 |
2002 | Corea del Sud / Giappone | Secondo posto | 5 | 1 | 1 | 14:3 |
2006 | Germania | Terzo posto | 5 | 1 | 1 | 14:6 |
2010 | Sudafrica | Terzo posto | 5 | 0 | 2 | 16:5 |
2014 | Brasile | Campione | 6 | 1 | 0 | 18:4 |
2018 | Russia | Primo turno | 1 | 0 | 2 | 2:4 |
2022 | Qatar | Qualificata | 0 | 0 | 0 | 0:0 |
Anno | Luogo | Piazzamento | V | N | P | Gol |
---|---|---|---|---|---|---|
1960 | Francia | Non partecipante | - | - | - | - |
1964 | Spagna | Non partecipante | - | - | - | - |
1968 | Italia | Non qualificata | - | - | - | - |
1972 | Belgio | Campione | 2 | 0 | 0 | 5:1 |
1976 | Jugoslavia | Secondo posto | 1 | 1 | 0 | 6:4 |
1980 | Italia | Campione | 3 | 1 | 0 | 6:3 |
1984 | Francia | Primo turno | 1 | 1 | 1 | 2:2 |
1988 | Germania Ovest | Semifinali | 2 | 1 | 1 | 6:3 |
1992 | Svezia | Secondo posto | 2 | 1 | 2 | 7:8 |
1996 | Inghilterra | Campione | 4 | 2 | 0 | 10:3 |
2000 | Belgio / Paesi Bassi | Primo turno | 0 | 1 | 2 | 1:5 |
2004 | Portogallo | Primo turno | 0 | 2 | 1 | 2:3 |
2008 | Austria / Svizzera | Secondo posto | 4 | 0 | 2 | 10:7 |
2012 | Polonia / Ucraina | Semifinali | 4 | 0 | 1 | 10:6 |
2016 | Francia | Semifinali | 3 | 2 | 1 | 7:3 |
2020[33] | Europa | Ottavi di finale | 1 | 1 | 2 | 6:7 |
Anno | Luogo | Piazzamento | V | N | P | Gol |
---|---|---|---|---|---|---|
1992 | Arabia Saudita | Rinuncia | - | - | - | - |
1995 | Arabia Saudita | Non invitata | - | - | - | - |
1997 | Arabia Saudita | Rinuncia | - | - | - | - |
1999 | Messico | Primo turno | 1 | 0 | 2 | 2:6 |
2001 | Corea del Sud / Giappone | Non qualificata | - | - | - | - |
2003 | Francia | Rinuncia | - | - | - | - |
2005 | Germania | Terzo posto | 3 | 1 | 1 | 15:11 |
2009 | Sudafrica | Non qualificata | - | - | - | - |
2013 | Brasile | Non qualificata | - | - | - | - |
2017 | Russia | Campione | 4 | 1 | 0 | 12:5 |
Anno | Luogo (fase finale) | Piazzamento | V | N | P | Gol |
---|---|---|---|---|---|---|
2018-2019 | Portogallo | 11º in Lega A[34] | 0 | 2 | 2 | 3:7 |
2020-2021 | Italia | 8º in Lega A | 2 | 3 | 1 | 10:13 |
Anno | Luogo | Piazzamento | V | N | P | Gol |
---|---|---|---|---|---|---|
1908 | Londra | Non partecipante | - | - | - | - |
1912 | Stoccolma | Turno di qualificazione | 0 | 0 | 1 | 1:5 |
1920 | Anversa | Non partecipante | - | - | - | - |
1924 | Parigi | Non partecipante | - | - | - | - |
1928 | Amsterdam | Quarti di finale | 1 | 0 | 1 | 5:4 |
1936 | Berlino | Quarti di finale | 1 | 0 | 1 | 9:2 |
1948 | Londra | Non partecipante | - | - | - | - |
NOTA: Per le informazioni sulle rose successive al 1948 visionare la pagina della Nazionale olimpica.
Lista dei giocatori convocati dal CT Hans-Dieter Flick per le amichevoli contro Israele e Paesi Bassi del 26 e 29 marzo 2022.[35]
Presenze e reti aggiornate al 26 marzo 2022.
N. | Pos. | Giocatore | Data nascita (età) | Pres. | Reti | Squadra | ||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1 | P | Manuel Neuer | 27 marzo 1986 | 108 | -101 | Bayern Monaco | ||
12 | P | Kevin Trapp | 8 luglio 1990 | 6 | -5 | Eintracht Francoforte | ||
22 | P | Marc-André ter Stegen | 30 aprile 1992 | 28 | -29 | Barcellona | ||
2 | D | Antonio Rüdiger | 3 marzo 1993 | 49 | 2 | Chelsea | ||
3 | D | David Raum | 22 aprile 1998 | 4 | 0 | Hoffenheim | ||
4 | D | Matthias Ginter | 19 gennaio 1994 | 46 | 2 | Borussia M'gladbach | ||
5 | D | Thilo Kehrer | 21 novembre 1996 | 17 | 0 | Paris Saint-Germain | ||
16 | D | Jonathan Tah | 11 febbraio 1996 | 15 | 0 | Bayer Leverkusen | ||
18 | D | Benjamin Henrichs | 23 febbraio 1997 | 5 | 0 | RB Lipsia | ||
20 | D | Christian Günter | 28 febbraio 1993 | 5 | 0 | Friburgo | ||
23 | D | Nico Schlotterbeck | 1º dicembre 1999 | 1 | 0 | Friburgo | ||
D | Robin Koch | 17 luglio 1996 | 8 | 0 | Leeds Utd | |||
6 | C | Anton Stach | 15 novembre 1998 | 1 | 0 | Magonza | ||
7 | C | Julian Draxler | 20 settembre 1993 | 57 | 7 | Paris Saint-Germain | ||
10 | C | Julian Brandt | 2 maggio 1996 | 36 | 3 | Borussia Dortmund | ||
11 | A | Kai Havertz | 11 giugno 1999 | 24 | 8 | Chelsea | ||
14 | C | Jamal Musiala | 26 febbraio 2003 | 10 | 1 | Bayern Monaco | ||
15 | C | Julian Weigl | 8 settembre 1995 | 6 | 0 | Benfica | ||
17 | C | Florian Neuhaus | 16 marzo 1997 | 9 | 2 | Borussia M'gladbach | ||
21 | C | İlkay Gündoğan | 24 ottobre 1990 | 55 | 14 | Manchester City | ||
C | Joshua Kimmich | 8 febbraio 1995 | 64 | 3 | Bayern Monaco | |||
8 | A | Lukas Nmecha | 14 dicembre 1998 | 3 | 0 | Wolfsburg | ||
9 | A | Timo Werner | 6 febbraio 1996 | 48 | 22 | Chelsea | ||
13 | A | Thomas Müller | 13 settembre 1989 | 111 | 42 | Bayern Monaco | ||
19 | A | Leroy Sané | 11 gennaio 1996 | 41 | 11 | Bayern Monaco |
In grassetto i giocatori in attività con la maglia della nazionale.
Posizione | Giocatore | Presenze | Reti | Periodo |
---|---|---|---|---|
1 | Lothar Matthäus | 150 | 23 | 1980-2000 |
2 | Miroslav Klose | 137 | 71 | 2001-2014 |
3 | Lukas Podolski | 130 | 49 | 2004-2017 |
4 | Bastian Schweinsteiger | 121 | 24 | 2004-2016 |
5 | Philipp Lahm | 113 | 5 | 2004-2014 |
6 | Thomas Müller | 111 | 42 | 2010- |
7 | Manuel Neuer | 108 | 0 | 2009- |
Jürgen Klinsmann | 47 | 1987-1998 | ||
9 | Toni Kroos | 106 | 17 | 2010-2021 |
10 | Jürgen Kohler | 105 | 2 | 1986-1998 |
Posizione | Giocatore | Reti | Presenze | Periodo |
---|---|---|---|---|
1 | Miroslav Klose | 71 | 137 | 2001-2014 |
2 | Gerd Müller | 68 | 62 | 1966-1974 |
3 | Lukas Podolski | 49 | 130 | 2004-2017 |
4 | Rudi Völler | 47 | 90 | 1982-1994 |
Jürgen Klinsmann | 108 | 1987-1998 | ||
6 | Karl-Heinz Rummenigge | 45 | 95 | 1976-1986 |
7 | Uwe Seeler | 43 | 72 | 1954-1970 |
8 | Thomas Müller | 42 | 111 | 2010- |
Michael Ballack | 98 | 1999-2010 | ||
10 | Oliver Bierhoff | 37 | 70 | 1996-2002 |
Nome |
Presenze con la Germania Est |
Reti con la Germania Est |
Presenze con la Germania |
Reti con la Germania |
Totale presenze |
Totale reti |
---|---|---|---|---|---|---|
Ulf Kirsten | 49 (1985 - 1990) | 14 | 51 (1992 - 2000) | 20 | 100 | 34 |
Matthias Sammer | 23 (1986 - 1990) | 6 | 51 (1990 - 1997) | 8 | 74 | 14 |
Andreas Thom | 51 (1984 - 1990) | 16 | 10 (1990 - 1992) | 2 | 61 | 18 |
Thomas Doll | 29 (1986 - 1990) | 7 | 18 (1990 - 1993) | 1 | 47 | 8 |
Dariusz Wosz | 7 (1989 - 1990) | - | 17 (1997 - 2000) | 1 | 24 | 1 |
Olaf Marschall | 4 (1984 - 1989) | - | 13 (1994 - 1999) | 3 | 17 | 3 |
Heiko Scholz | 7 (1987 - 1990) | - | 1 (1992) | - | 8 | - |
Dirk Schuster | 4 (1990) | - | 3 (1991) | - | 7 | - |
Il primato di Szepan resistette per 28 anni, per poi essere battuto da Uwe Seeler il 9 maggio 1970. Nello stesso anno, Seeler portò il record a 40 partite prima della sua partita d'addio. Dal 19 novembre 1975 a detenere il record fu Franz Beckenbauer, che nella sua ultima partita giocata con la nazionale tedesca fissò il nuovo primato a 50 partite da capitano, di cui 47 consecutive. Egli è anche l'unico capitano ad aver vinto due titoli con la squadra (il campionato europeo di Belgio 1972 e il campionato mondiale di Germania Ovest 1974) e l'unico ad essere stato capitano in tre finali (due del campionato europeo - oltre alle due già citate, anche quella di Jugoslavia 1976 - e una del campionato mondiale). Bernard Dietz succedette come capitano a Beckenbauer e si aggiudicò in queste vesti il campionato d'Europa 1980, mentre Karl-Heinz Rummenigge, disputando la finale del campionato del mondo 1986, sua ultima partita in nazionale, divenne il nuovo primatista di presenze da capitano con la rappresentativa tedesca.
A privare Rumenigge del record fu, nel 1993, Lothar Matthäus, che, il 14 novembre 1999, portò il primato a 75 partite da capitano (72 dal primo minuto di gioco). Dal 1995 Matthäus indossò la fascia di capitano della Mannschaft solo quando il capitano Jürgen Klinsmann o, dal 1998, il suo successore Oliver Bierhoff non erano impiegati o venivano sostituiti durante la partita. Il successore di Bierhoff fu Oliver Kahn, che guidò la squadra da capitano nella finale del campionato del mondo 2002 e al campionato d'Europa 2004. Il CT Klinsmann, subentrato nel 2004, nominò capitano Michael Ballack; durante le qualificazioni al campionato d'Europa 2008, questi fu costretto all'inattività da un infortunio prolungato, ragion per cui la fascia passò a Bernd Schneider. Ciononostante, Ballack figura al secondo posto nella classifica di presenze da capitano della Germania di tutti i tempi, con 55 partite. Al campionato del mondo 2010, stante un infortunio di Ballack, la fascia di capitano fu sul braccio di Philipp Lahm. Dopo il forfait mondiale e a seguito di alcune polemiche con Philipp Lahm e con il CT Joachim Löw in merito alla fascia di capitano, Ballack non venne più convocato in nazionale. Il 16 giugno 2011 l'allenatore Löw annunciò la decisione di programmare il futuro della squadra senza Ballack.
Lahm vinse con i compagni il campionato del mondo 2014 dopo aver collezionato 53 partite da capitano (figura ancora oggi al terzo posto nella classifica di presenze con la fascia di capitano della Germania). Bastian Schweinsteiger, il suo successore come capitano, ritiratosi dalla nazionale nel 2016, collezionò 18 partite in questa veste, la maggior parte delle quali prima della sua nomina a capitano stabile. Il successivo capitano fu Manuel Neuer, che spesso aveva sostituito in questo ruolo Schweinsteiger e ha superato quota 50 presenze da capitano. Julian Draxler fu il capitano della Mannschaft durante la Confederations Cup 2017, avendo l'allenatore Löw deciso di fare a meno, per la competizione, della maggior parte dei calciatori stabilmente impiegati in nazionale. Draxler ebbe i gradi di capitano della selezione tedesca per la prima volta contro la Polonia il 13 maggio 2014, divenendo, all'età di 20 anni e 235 giorni, il più giovane capitano nella storia della Nationalmannschaft, battendo così Christian Schmidt.
Calciatore | Ruolo | Periodo in nazionale | Periodo da capitano | Presenze | Reti |
---|---|---|---|---|---|
Arthur Hiller | A | 1908-1909 | 1908 | 4 | 0 |
Eugen Kipp | A | 1908-1913 | 1908 | 18 | 10 |
Josef Glaser | C | 1909-1912 | 1909-1910 | 5 | 0 |
Camillo Ugi | C | 1909-1912 | 1910-1911 | 15 | 1 |
Max Breunig | C | 1910-1913 | 1910-1913 | 9 | 2 |
Helmut Röpnack | C | 1909-1913 | 1913 | 10 | 0 |
Adolf Jäger | A | 1908-1924 | 1914-1924 | 18 | 10 |
Otto Harder | A | 1914-1926 | 1925-1926 | 15 | 14 |
Hans Kalb | C | 1920-1928 | 1927-1928 | 15 | 2 |
Heinrich Stuhlfauth | P | 1920-1930 | 1920-1930 | 21 | 0 |
Ludwig Hofmann | A | 1926-1931 | 1930 | 18 | 4 |
Richard Hofmann | A | 1927-1933 | 1930-1931 | 25 | 24 |
Heinrich Weber | D | 1928-1931 | 1931 | 12 | 0 |
Ludwig Leinberger | C | 1927-1933 | 1931-1933 | 24 | 0 |
Ernst Albrecht | A | 1928-1934 | 1933-1934 | 17 | 4 |
Fritz Szepan | A | 1929-1939 | 1934-1939 | 34 | 8 |
Paul Janes | D | 1932-1942 | 1939-1942 | 71 | 7 |
Andreas Kupfer | C | 1935-1950 | 1950 | 44 | 1 |
Fritz Walter | A | 1940-1958 | 1951-1956 | 61 | 33 |
Hans Schäfer | A | 1952-1962 | 1957-1958 e 1962 | 39 | 15 |
Helmut Rahn | A | 1951-1960 | 1958-1959 | 40 | 21 |
Herbert Erhardt | D | 1953-1961 | 1959-1962 | 50 | 0 |
Uwe Seeler | A | 1954-1970 | 1962-1970 | 72 | 44 |
Wolfgang Overath | C | 1963-1974 | 1970-1971 | 81 | 17 |
Franz Beckenbauer | D | 1965-1977 | 1972-1977 | 103 | 14 |
Berti Vogts | D | 1967-1978 | 1977-1978 | 96 | 1 |
Sepp Maier | P | 1966-1979 | 1978-1979 | 95 | 0 |
Bernard Dietz | D | 1974-1981 | 1979-1981 | 53 | 0 |
Karl-Heinz Rummenigge | A | 1975-1986 | 1981-1986 | 95 | 45 |
Harald Schumacher | P | 1978-1986 | 1986 | 76 | 0 |
Klaus Allofs | C | 1978-1988 | 1986-1988 | 56 | 17 |
Lothar Matthäus | D/C | 1980-2000 | 1988-1994 | 150 | 23 |
Jürgen Klinsmann | A | 1987-1998 | 1995-1998 | 136 | 56 |
Oliver Bierhoff | A | 1996-2002 | 1998-2001 | 70 | 37 |
Oliver Kahn | P | 1994-2006 | 2001-2004 | 86 | 0 |
Michael Ballack | C | 1998-2010 | 2004-2010 | 98 | 42 |
Philipp Lahm | D | 2004-2014 | 2010-2014 | 113 | 5 |
Bastian Schweinsteiger | C | 2004-2016 | 2014-2016 | 121 | 24 |
Manuel Neuer | P | 2010- | 2016- | 108 | 0 |
Dal debutto nel 1908, la nazionale tedesca ha avuto dieci selezionatori, tutti di nazionalità tedesca, di cui solo tre non hanno vestito la maglia della Nationalmannschaft: Otto Nerz, Erich Ribbeck e Joachim Löw[36]
Dal 1908 al 1926 non vi era un vero e proprio commissario tecnico (Bundestrainer), dato che i calciatori della nazionale venivano selezionati da un comitato della DFB, la federcalcio nazionale.[37] Nel 1926 fu nominato il primo CT, Otto Nerz, che condusse la squadra al terzo posto al campionato del mondo 1934 e ai quarti di finale del torneo calcistico dei Giochi olimpici del 1936, tenutisi a Berlino. Nerz fu poi sostituito dal proprio vice, Sepp Herberger,[38] timoniere della spedizione tedesca vittoriosa al campionato del mondo 1954 e poi fermatasi alle semifinali al campionato del mondo 1958 e ai quarti di finale al campionato del mondo 1962. Berger, alla guida della Mannschaft per quasi vent'anni ad eccezione del periodo 1942-1950, in cui l'attività calcistica fu limitata dalla seconda guerra mondiale, è il CT rimasto in carica più a lungo nella storia della nazionale tedesca. Nel 1964, dopo un'amichevole contro la Finlandia, si dimise per lasciare il posto al suo vice, Helmut Schön,[39] già selezionatore della nazionale della Saar dal 1952 al 1957. Schön ottenne il secondo posto al campionato del mondo 1966 e trionfò al campionato d'Europa 1972 e al campionato del mondo 1974 disputato in casa, oltre a ottenere il secondo posto al campionato d'Europa 1976 e il terzo posto al campionato del mondo 1970, grazie anche a una squadra molto forte, che aveva in Uli Hoeneß, Franz Beckenbauer e Gerd Müller i propri punti di forza. Eliminato al secondo turno al campionato del mondo 1978, Schön si dimise con un bilancio lusinghiero: record di partite da CT della Mannschaft in Coppa del mondo (25) e di vittorie ottenute da CT in Coppa del mondo (16). Nel primo periodo alla guida della compagine tedesca, Derwall registrò, inoltre, un primo record, quello del maggior numero di partite giocate senza una sconfitta (23), oltre al record del maggior numero di vittorie consecutive (12).
Jupp Derwall, vice di Schön, prese la guida della nazionale nel 1978 e la condusse alla vittoria del campionato d'Europa 1980 e al secondo posto al campionato del mondo 1982, per poi essere esonerato dopo la fallimentare esperienza al campionato d'Europa 1984, chiusa al primo turno.[40] Per sostituirlo, la federazione nominò una bandiera del calcio tedesco, Franz Beckenbauer[41] che all'epoca esordiva nelle vesti di allenatore. Kaiser Franz conseguì il secondo posto al campionato del mondo 1986 e si fermò in semifinale al campionato d'Europa 1988, per poi vincere il campionato del mondo 1990, aggiudicandosi il mondiale sia da allenatore sia da calciatore ed eguagliando in tal modo il brasiliano Mário Zagallo. Il successivo CT fu Berti Vogts,[42] che era stato assistente di Beckenbauer insieme a Holger Osieck. Vogts, primo CT della nazionale tedesca dopo la riunificazione del paese, ottenne la seconda piazza al campionato d'Europa 1992, non andò oltre i quarti di finale del campionato del mondo 1994 e vinse il campionato d'Europa 1996, per poi dimettersi qualche mese dopo la fallimentare spedizione al campionato del mondo 1998, dove la Germania uscì malamente ai quarti di finale.[43][44] La panchina della Mannschaft fu assegnata a Paul Breitner, ma a causa di divergenze sorte con il presidente federale Egidius Braun e ai malumori di alcuni dirigenti federali circa la sua designazione, l'ipotesi sfumò nel giro di 17 ore.[45][46] Il ruolo di CT fu affidato a Erich Ribbeck,[47] già vice di Jupp Derwall dal 1978 al 1984: all'età di 61 anni, egli divenne il più vecchio CT della nazionale tedesca. Alla Confederations Cup 1999 la Germania, piena di seconde linee, uscì al primo turno e ugualmente fallimentare fu l'esperienza al campionato d'Europa 2000, terminata già dopo la fase a gruppi. Dopo le dimissioni di Ribbeck, nel giugno 2000,[48] fu la volta di Rudi Völler,[49] che rimpiazzò il successore designato, Christoph Daum, coinvolto in uno scandalo di cocaina.[50][51] Ottennuta la qualificazione al campionato del mondo 2002 tramite gli spareggi, Völler condusse i suoi al secondo posto nel torneo e subì una brutta eliminazione al primo turno del campionato d'Europa 2004, che causò le dimissioni dell'ex calciatore.[52]
Nel 2004 la federazione decise di ingaggiare l'esordiente Jürgen Klinsmann, capitano della nazionale tedesca campione del mondo nel 1990 e già vice di Völler. Proponendo un calcio propositivo e lanciando alcuni giovani, ottenne il terzo posto alla Confederations Cup 2005 giocata in casa e il terzo posto al campionato del mondo 2006 giocato in casa. Dopo le dimissioni di Klinsmann,[53] la sua eredità fu raccolta dal vice Joachim Löw, che guadagnò il secondo posto al campionato d'Europa 2008 e il terzo posto al campionato del mondo 2010, per poi uscire dal campionato d'Europa 2012 in semifinale e vincere il campionato del mondo 2014. La gestione di Löw proseguì negli anni a venire, passando per l'eliminazione in semifinale al campionato d'Europa 2016, la vittoria della Confederations Cup 2017 e la brutta estromissione al primo turno del campionato del mondo 2018, evento che in un mondiale si era verificato per i tedeschi solo nel 1938, quando la competizione si svolgeva interamente con turni ad eliminazione diretta. Dopo aver deluso nella UEFA Nations League 2018-2019 e nella UEFA Nations League 2020-2021, la squadra fu eliminata agli ottavi di finale del campionato d'Europa 2020, perdendo per 2-0 contro l'Inghilterra padrona di casa; questa partita chiuse la lunga era Löw e aprì quella di Hans-Dieter Flick.
Dati aggiornati al 14 novembre 2021.
Nome | Periodo | Partite | Vittorie | Pareggi | Sconfitte | Reti fatte | Reti subite | Differenza reti |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Comitato DFB | 1908-1926 | 58 | 16 | 12 | 30 | 119 | 146 | −27 |
Otto Nerz | 1926-1936 | 70 | 42 | 10 | 18 | 192 | 113 | +79 |
Sepp Herberger | 1936-1964 | 167 | 94 | 27 | 46 | 435 | 250 | +185 |
Helmut Schön | 1964-1978 | 139 | 87 | 31 | 21 | 292 | 107 | +185 |
Jupp Derwall | 1978-1984 | 67 | 44 | 12 | 11 | 144 | 60 | +84 |
Franz Beckenbauer | 1984-1990 | 66 | 34 | 20 | 12 | 107 | 61 | +46 |
Berti Vogts | 1990-1998 | 102 | 66 | 24 | 12 | 206 | 86 | +120 |
Erich Ribbeck | 1998-2000 | 24 | 10 | 6 | 8 | 42 | 31 | +11 |
Rudi Völler | 2000-2004 | 53 | 29 | 11 | 13 | 109 | 57 | +52 |
Jürgen Klinsmann | 2004-2006 | 34 | 20 | 8 | 6 | 81 | 43 | +38 |
Joachim Löw | 2006-2021 | 189 | 120 | 38 | 31 | 448 | 189 | +259 |
Hans-Dieter Flick | 2021 | 7 | 7 | 0 | 0 | 31 | 2 | +29 |
Totale | 975 | 568 | 199 | 208 | 2206 | 1145 | +1088 |
Nazionale | Giocate | Vinte | Pareggiate | Perse | Reti fatte | Reti subite | Differenza | Ultima vittoria | Ultimo pari | Ultima sconfitta |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Svizzera | 53 | 36 | 8 | 9 | 142 | 69 | +73 | 26 marzo 2008 | 13 ottobre 2020 | 26 maggio 2012 |
Paesi Bassi | 43 | 16 | 16 | 12 | 84 | 75 | +11 | 24 marzo 2019 | 19 novembre 2018 | 6 settembre 2019 |
Austria | 40 | 25 | 6 | 9 | 90 | 57 | +33 | 6 settembre 2013 | 18 novembre 1992 | 2 giugno 2018 |
Svezia | 37 | 16 | 9 | 12 | 72 | 61 | +11 | 23 giugno 2018 | 16 ottobre 2012 | 19 aprile 1978 |
Ungheria | 35 | 13 | 11 | 11 | 73 | 66 | +7 | 4 giugno 2016 | 23 giugno 2021 | 6 giugno 2004 |
Danimarca | 27 | 15 | 5 | 8 | 55 | 38 | +17 | 17 giugno 2012 | 2 giugno 2021 | 28 marzo 2007 |
Belgio | 25 | 20 | 1 | 4 | 58 | 26 | +32 | 11 ottobre 2011 | 22 settembre 1982 | 26 settembre 1954 |
Jugoslavia | 25 | 14 | 4 | 7 | 46 | 31 | +15 | 10 giugno 1990 | 21 giugno 1998 | 9 maggio 1973 |
Spagna | 25 | 9 | 8 | 8 | 30 | 31 | -1 | 18 novembre 2014 | 3 settembre 2020 | 17 novembre 2020 |
Finlandia | 23 | 16 | 6 | 1 | 82 | 19 | +63 | 31 agosto 2016 | 14 ottobre 2009 | 12 agosto 1923 |
Norvegia | 22 | 15 | 5 | 2 | 59 | 17 | +42 | 4 settembre 2017 | 2 novembre 1930 | 11 febbraio 2009 |
Bulgaria | 21 | 16 | 2 | 3 | 56 | 24 | +32 | 15 novembre 1995 | 20 agosto 2002 | 7 giugno 1995 |
Polonia | 21 | 13 | 7 | 1 | 34 | 12 | +22 | 4 settembre 2015 | 16 giugno 2016 | 11 ottobre 2014 |
Irlanda | 20 | 9 | 5 | 6 | 35 | 24 | +11 | 11 ottobre 2013 | 14 ottobre 2014 | 8 ottobre 2015 |
Turchia | 20 | 14 | 3 | 3 | 49 | 13 | +36 | 7 ottobre 2011 | 9 ottobre 1999 | 8 ottobre 2005 |
Portogallo | 19 | 11 | 5 | 3 | 33 | 18 | +15 | 19 giugno 2021 | 6 settembre 1997 | 20 giugno 2000 |
Cecoslovacchia | 17 | 10 | 4 | 3 | 40 | 28 | +12 | 1º luglio 1990 | 22 aprile 1992 | 29 aprile 1964 |
Galles | 17 | 9 | 6 | 2 | 26 | 10 | +16 | 1º aprile 2009 | 21 novembre 2007 | 14 maggio 2002 |
Irlanda del Nord | 17 | 11 | 4 | 2 | 38 | 14 | +24 | 5 ottobre 2017 | 9 novembre 1996 | 16 novembre 1983 |
Scozia | 17 | 8 | 5 | 4 | 26 | 23 | +3 | 7 settembre 2015 | 7 giugno 2003 | 28 aprile 1999 |
Albania | 14 | 13 | 1 | 0 | 38 | 10 | +28 | 6 giugno 2001 | 17 dicembre 1967 | - |
Lussemburgo | 13 | 12 | 0 | 1 | 60 | 11 | +49 | 27 maggio 2006 | - | 26 marzo 1939 |
Romania | 15 | 10 | 3 | 2 | 41 | 19 | +21 | 8 ottobre 2021 | 12 giugno 2000 | 28 aprile 2004 |
Messico | 12 | 5 | 5 | 2 | 24 | 11 | +13 | 29 giugno 2017 | 22 dicembre 1993 | 17 giugno 2018 |
Unione Sovietica | 12 | 9 | 0 | 3 | 22 | 11 | +11 | 27 marzo 1991 | - | 28 agosto 1985 |
Slovacchia | 11 | 8 | 0 | 3 | 25 | 12 | +13 | 26 giugno 2016 | - | 29 maggio 2016 |
Stati Uniti | 11 | 7 | 0 | 4 | 23 | 17 | + 6 | 26 giugno 2014 | - | 10 giugno 2015 |
Uruguay | 11 | 8 | 2 | 1 | 29 | 12 | +17 | 29 maggio 2011 | 25 aprile 1990 | 3 giugno 1928 |
NB: come da regolamento FIFA, le gare terminate ai rigori si considerano pareggiate.
NB: Per Unione Sovietica s'intende la nazionale che giocò dal 1924 al 1991, per Cecoslovacchia s'intende la nazionale che giocò dal 1920 al 1993, in cui militavano sia i cechi che gli slovacchi, e per Jugoslavia s'intende la nazionale che giocò dal 1920 al 1992, in cui militavano croati, bosniaci, macedoni, serbi, sloveni e montenegrini.
Nazionale | Giocate | Vinte | Pareggiate | Perse | Reti fatte | Reti subite | Differenza | Ultima vittoria | Ultimo pari | Ultima sconfitta |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Inghilterra | 36 | 13 | 7 | 17 | 45 | 72 | -27 | 22 marzo 2017 | 10 novembre 2017 | 29 giugno 2021 |
Italia | 35 | 8 | 12 | 15 | 41 | 50 | -9 | 29 marzo 2016 | 15 novembre 2016 | 28 giugno 2012 |
Francia | 32 | 9 | 8 | 15 | 46 | 50 | -4 | 4 luglio 2014 | 6 settembre 2018 | 15 giugno 2021 |
Brasile | 23 | 5 | 5 | 13 | 31 | 41 | -10 | 8 luglio 2014 | 8 settembre 2004 | 27 marzo 2018 |
Argentina | 22 | 7 | 5 | 10 | 33 | 34 | -2 | 13 luglio 2014 | 9 ottobre 2019 | 3 settembre 2014 |
NB: come da regolamento FIFA le gare terminate ai rigori contro Cecoslovacchia (20 giugno 1976, persa), Francia (8 luglio 1982, vinta), Messico (21 giugno 1986, vinta), Svezia (31 marzo 1988, persa), Inghilterra (4 luglio 1990 e 26 giugno 1996, vinte), Argentina (30 giugno 2006, vinta) e Italia (2 luglio 2016, vinta) sono considerate partite pareggiate.