Coppa del Mondo Jules Rimet 1970 Copa del Mundo Jules Rimet 1970 |
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Competizione | Campionato mondiale di calcio | ||||
Sport | Calcio | ||||
Edizione | 9ª | ||||
Date | 31 maggio - 21 giugno 1970 | ||||
Luogo |
Messico (5 città) |
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Partecipanti | 16 (71 alle qualificazioni) | ||||
Impianto/i | 5 stadi | ||||
Risultati | |||||
Vincitore |
Brasile (3º titolo) |
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Secondo | Italia | ||||
Terzo | Germania Ovest | ||||
Quarto | Uruguay | ||||
Statistiche | |||||
Miglior marcatore | Gerd Müller (10) | ||||
Incontri disputati | 32 | ||||
Gol segnati | 95 (2,97 per incontro) | ||||
Pubblico |
1 673 975 (52 312 per incontro) |
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La formazione brasiliana che si aggiudicò definitivamente nel 1970 la Coppa Jules Rimet, vincendola per la terza volta | |||||
Cronologia della competizione | |||||
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Il Campionato mondiale di calcio FIFA 1970 o Coppa del Mondo Jules Rimet 1970 (in spagnolo: Copa del Mundo Jules Rimet 1970, in inglese: 1970 World Cup Jules Rimet), noto anche come Messico 1970, è stata la nona edizione del campionato mondiale di calcio per squadre nazionali maggiori maschili, organizzato dalla FIFA ogni quattro anni[1].
Si tenne in Messico dal 31 maggio al 21 giugno 1970 e fu l'ultima edizione del campionato del mondo a chiamarsi Coppa del Mondo Jules Rimet; fu infatti vinta dal Brasile che, battendo in finale l'Italia, se la aggiudicò definitivamente, avendola vinta per tre volte. Dall'edizione successiva (1974) il campionato del mondo prese il nome di Coppa del Mondo FIFA. Fu anche la prima edizione del campionato mondiale ad essere trasmessa dalla televisione a colori, grazie alla diffusione del satellite: cinquanta Stati poterono seguire l'evento.
Inoltre, per la prima volta, l'arbitro formalizzò le sanzioni disciplinari a carico dei giocatori tramite i cartellini: il giallo per l'ammonizione ed il rosso per l'espulsione (anche se in trentadue partite, in realtà, non venne comminata alcuna espulsione). L'Adidas Telstar, la classica palla con dodici pentagoni neri e venti esagoni bianchi presente già nell'Europeo 1968, divenne il primo pallone ufficiale dei Mondiali prendendo il posto del classico pallone di cuoio scuro, poiché il disegno e i colori ne facilitavano la visibilità nelle televisioni in bianco e nero. Fu infine il primo torneo mondiale in cui furono concesse due sostituzioni a partita: la prima squadra ad avvalersene fu l'Unione Sovietica nel match inaugurale.
Il Messico venne scelto come Paese ospitante in seguito ad una votazione tenutasi a Tokyo l'8 ottobre 1964; in lizza c'era anche l'Argentina[2].
Nel mondiale 1970 la fase a gironi si compose di quattro gruppi: 1, 2, 3 e 4. Le prime due classificate di ciascun girone accedevano alla fase seguente; in caso di parità in classifica, i criteri seguiti erano:
L'albero della fase a eliminazione diretta era organizzato come segue:
Le squadre vincitrici delle semifinali si contendevano il titolo, mentre le perdenti disputavano la finale per il terzo e quarto posto.
L'organizzazione selezionò cinque stadi in cinque diverse città per ospitare le partite della Coppa del Mondo, considerando anche sedi alternative nello stato di Hidalgo e nella città portuale di Veracruz. Le partite di ogni gruppo furono concentrate in una sola città, ad eccezione delle partite del gruppo 2 (quello dell'Italia), con Puebla e Toluca. A parte lo stadio Luis Dosal, tutti gli altri stadi erano di recente costruzione, in quanto il Messico si preparava ad ospitare sia la Coppa del Mondo che i Giochi olimpici estivi del 1968. I quattro stadi più piccoli costano complessivamente 11 milioni di dollari statunitensi, lo Stadio Azteca 20 milioni di dollari statunitensi.[3]
L'altitudine e l'importanza dell'acclimatamento furono fattori giustamente presi in considerazione dalle squadre partecipanti. Di conseguenza, a differenza del precedente torneo giocato in Inghilterra, la maggior parte delle squadre arrivò nella regione con largo anticipo, per prepararsi a dovere. Alcune compagini avevano già sperimentato le condizioni locali durante il torneo calcistico delle Olimpiadi estive del 1968. Ad un'altitudine superiore a 2.660 metri sul livello del mare, Toluca era la sede di gioco più alta; Guadalajara invece la più bassa a 1.500 m.
Dei cinque stadi utilizzati per le trentadue partite giocate, quello con maggiore capienza ed anche più utilizzato, fu lo stadio Azteca a Città del Messico. Sul suo terreno di gioco vennero ospitate dieci partite totali, compresa la finalissima e la finale per il terzo posto, e tutte le partite del Gruppo 1 (quelle della squadra di casa). Lo stadio Jalisco di Guadalajara ospitò otto partite, comprese tutte le partite del Gruppo 3 e una semifinale. L'Estadio Nou Camp di León ospitò sette partite, ossia tutte quelle del Gruppo 4 e una partita dei quarti di finale. L'Estadio Luis Dosal di Toluca ospitò quattro partite e l'Estadio Cuauhtémoc di Puebla tre partite, unico stadio dei cinque utilizzati per il torneo a non ospitare scontri ad eliminazione diretta.
Città del Messico | ||
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Stadio Azteca | ||
19°18′10″N 99°09′02″W | ||
Capienza: 107 247 | ||
Guadalajara |
Campionato mondiale di calcio 1970 (Messico)
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Puebla |
Stadio Jalisco | Estadio Cuauhtémoc | |
20°42′18″N 103°19′41.3″W | 19°04′41″N 98°09′52″W | |
Capienza: 71 100 | Capienza: 35 563 | |
León | Toluca | |
Estadio Nou Camp | Estadio Luis Dosal | |
21°06′55.96″N 101°39′27.88″W | 19°17′14.23″N 99°40′00.46″W | |
Capienza: 23 609 | Capienza: 26 900 | |
Pr. | Squadra | Data di qualificazione certa | Confederazione | Partecipante in quanto | Partecipazioni precedenti al torneo |
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1 | Messico | 8 ottobre 1964 | CONCACAF | Rappresentativa della nazione organizzatrice della fase finale | 6 (1930, 1950, 1954, 1958, 1962, 1966) |
2 | Inghilterra | 30 luglio 1966 | UEFA | Paese detentore del titolo | 5 (1950, 1954, 1958, 1962, 1966) |
3 | Belgio | 30 aprile 1969 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 6 (UEFA) | 4 (1930, 1934, 1938, 1954) |
4 | Uruguay | 10 agosto 1969 | CONMEBOL | Vincitrice del Gruppo 3 (CONMEBOL) | 5 (1930, 1950, 1954, 1962, 1966) |
5 | Brasile | 31 agosto 1969 | CONMEBOL | Vincitrice del Gruppo 2 (CONMEBOL) | 8 (1930, 1934, 1938, 1950, 1954, 1958, 1962, 1966) |
6 | Perù | 31 agosto 1969 | CONMEBOL | Vincitrice del Gruppo 1 (CONMEBOL) | 1 (1930) |
7 | El Salvador | 8 ottobre 1969 | CONCACAF | Vincitrice della finale CONCACAF | − |
8 | Svezia | 15 ottobre 1969 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 5 (UEFA) | 4 (1934, 1938, 1950, 1958) |
9 | Germania Ovest | 22 ottobre 1969 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 7 (UEFA) | 6 (1934, 1938, 1954, 1958, 1962, 1966) |
10 | Marocco | 26 ottobre 1969 | CAF | Vincitrice del Terzo Turno CAF | − |
11 | Unione Sovietica | 4 novembre 1969 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 4 (UEFA) | 3 (1958, 1962, 1966) |
12 | Romania | 16 novembre 1969 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 1 (UEFA) | 3 (1930, 1934, 1938) |
13 | Italia | 22 novembre 1969 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 3 (UEFA) | 6 (1934, 1938, 1950, 1954, 1962, 1966) |
14 | Cecoslovacchia | 3 dicembre 1969 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 2 (UEFA) | 5 (1934, 1938, 1954, 1958, 1962) |
15 | Bulgaria | 7 dicembre 1969 | UEFA | Vincitrice del Gruppo 8 (UEFA) | 2 (1962, 1966) |
16 | Israele | 14 dicembre 1969 | AFC | Vincitrice della finale AFC e OFC | − |
Nota bene: nella sezione "partecipazioni precedenti al torneo", le date in grassetto indicano che la nazione ha vinto quella edizione del torneo, mentre le date in corsivo indicano la nazione ospitante.
Il nono campionato mondiale di calcio, giocato in Messico dal 31 maggio al 21 giugno 1970, presentava alcune novità: innanzitutto, erano presenti tutte le squadre che lo avevano vinto almeno una volta (ciò era già accaduto nell'edizione del 1950 giocata in Brasile e in quella del 1954 che si tenne in Svizzera, dove c'erano le uniche vincitrici di allora, Uruguay e Italia; in questo momento il loro numero era però salito a cinque). Anzi, tre di queste, Brasile, Italia e Uruguay, lo avevano già vinto per due volte. Ad esse si aggiungevano i campioni uscenti dell'Inghilterra, che avevano vinto quattro anni prima in casa di fronte alla Regina Elisabetta, battendo la Germania Ovest grazie ad un gol dubbio; c'erano, infine, gli stessi tedeschi occidentali, trionfatori nel 1954 in Svizzera. Comunque sia, in semifinale arrivavano proprio tutte le tre squadre bi-campioni del mondo, con un'alta probabilità quindi che la Coppa Rimet potesse trovare un padrone definitivo proprio qui: sarebbe stata infatti assegnata alla prima Nazionale vittoriosa per tre volte, anche non consecutive.
Altra novità fu l'introduzione dei cartellini colorati per segnalare le ammonizione e le espulsioni; tale strumento, voluto dall'arbitro della "Battaglia di Santiago", Ken Aston, non venne però mai utilizzato nel corso del torneo[4]. Infine, ci fu l'introduzione delle sostituzioni dei "giocatori di movimento"[5]: fino all'edizione precedente era infatti possibile la sola sostituzione del portiere in caso d'infortunio.
Come avrebbe ricordato Gigi Riva molti anni dopo, questa edizione del campionato del mondo non si distinse per particolari novità tattiche, ma solo come campo di confronto tra quattro scuole la cui tradizione si era cristallizzata nel tempo: quella sudamericana, di carattere più difensivista, rappresentata dall'Uruguay, quella brasiliana, fatta di ritmo, fantasia e tecnica, che vedeva in Pelé il suo miglior interprete, e, infine, quella europea; c'era la versione più atletica, impersonata dagli inglesi, campioni uscenti, e dai tedeschi, che ancora non avevano digerito la sconfitta del 1966 a Wembley, e c'era infine quella più tattica del gioco all'italiana, basata su una difesa attenta e su veloci contropiede. Outsider di lusso l'Unione Sovietica, che già si era ben comportata all'ultimo mondiale e che ben figurava da anni nelle manifestazioni continentali (aveva infatti già vinto il Campionato europeo del 1960; arrivò poi seconda dietro la Spagna nell'edizione 1964 e fu superata dall'Italia in semifinale all'Europeo 1968 solo per sorteggio). Pochi dubbi tuttavia sul fatto che a disputarsi il titolo sarebbero state, alla fine, le "solite note".
In particolare, l'Italia guardava a questa edizione del Mondiale con rinnovata speranza: sebbene mai nel dopoguerra la Nazionale avesse passato il primo turno di qualificazione, le squadre di club italiane avevano conseguito prestigiose vittorie nelle competizioni europee e in quelle intercontinentali[6]. Da un lato quattro anni prima in Inghilterra la Nazionale azzurra era stata sorprendentemente eliminata al primo turno dei mondiali dalla Corea del Nord, dall'altro due anni dopo aveva raggiunto con merito il primato continentale[7]. Nel 1958, però, gli Azzurri erano stati addirittura esclusi dal campionato in Svezia perché nella fase di qualificazione persero a Belfast la partita decisiva contro l'Irlanda del Nord.
A dar fiducia alle speranze azzurre, oltre al recente titolo europeo, vi era una generazione di giovani calciatori già assurti alle glorie in campo continentale e mondiale con i loro club: su tutti Gianni Rivera, campione d'Europa e del mondo con il Milan nell'ultimo anno, oltre che Pallone d'oro 1969, e Sandro Mazzola, due volte campione d'Europa con l'Inter ed altrettante volte vincitore della Coppa Intercontinentale. Proprio in Messico il commissario tecnico Ferruccio Valcareggi inventò la celebre "staffetta" tra i due giocatori[7][8]: primo tempo per Mazzola, poi sarebbe entrato Rivera. Questo almeno a partire dalla terza partita, quella pareggiata con Israele, mentre non venne utilizzata nella finale della manifestazione, che vide il milanista in campo solo negli istanti finali (i famosi "sei minuti di Rivera"). C'era infine Gigi Riva, cannoniere principe del campionato italiano, che con i suoi gol aveva sospinto il Cagliari a vincere l'ultimo campionato appena concluso. Mancino naturale (tanto che il suo allenatore al Cagliari, Manlio Scopigno, sosteneva che il suo piede destro gli fosse utile solo per salire sul tram), per la sua potenza di tiro Gianni Brera coniò per lui il soprannome di Rombo di Tuono[6].
Le qualificazioni al campionato mondiale di calcio di Messico 1970 videro l'iscrizione di settantatré squadre nazionali, mentre il torneo finale ne prevedeva la partecipazione di sole sedici. Essendo già qualificate di diritto il Messico, paese organizzatore, e l'Inghilterra, campione in carica, erano disponibili solo quattordici posti. Questi sarebbero stati come al solito assegnati alle selezioni nazionali vincitrici dei vari raggruppamenti di qualificazione.
Furono assegnati nove posti alla zona UEFA, uno di questi però già occupato dai campioni in carica. Tra le squadre presenti alla manifestazione figurò l'Italia, fresca campione d'Europa ma non la Jugoslavia, finalista perdente, qui arrivata seconda nel gruppo 6 alle spalle del Belgio, che tornava invece dopo sedici anni. Non mancarono neanche la Germania Ovest e l'Unione Sovietica, rispettivamente la seconda e la quarta classificata di quattro anni prima, ma lo stesso non si poté dire per il Portogallo di Eusébio, terzo in Inghilterra ma ora giunto addirittura ultimo nel gruppo 1, che fu vinto invece dalla Romania. Questa nazione ebbe nuovamente accesso alla fase finale dopo un'assenza che durava dall'edizione del 1938; tornarono dopo un'assenza più o meno lunga anche la Svezia, la cui ultima partecipazione risaliva invece al mondiale di casa, e la Cecoslovacchia, la cui ultima presenza era datata 1962 e avvenne dopo aver vinto lo spareggio con l'Ungheria; tornò invece la Bulgaria, alla terza partecipazione consecutiva.
Un'altra sorpresa arrivò dal CONMEBOL, dove il Perù, assente dal 1930, si qualificò a spese dell'Argentina, per il resto giunsero in Messico i campioni continentali dell'Uruguay ed il sempre presente Brasile. Prima partecipazione assoluta per le altre tre squadre: drammatica la qualificazione di El Salvador per il Nord e Centro America, che scatenò indirettamente una guerra dopo il confronto con l'Honduras, mentre in Asia e Oceania la rivelazione dell'edizione precedente, la Corea del Nord, si rifiutò di giocare con Israele, e alla fine fu proprio quest'ultima squadra a rappresentare i due continenti. Le squadre africane pretesero invece un girone solo per loro al posto di quello con anche Asia ed Oceania di quattro anni prima, che causò molti ritiri; dalle qualificazioni giunse quindi il Marocco[7].
La prima fase rispettò, sostanzialmente, i pronostici.
Nel gruppo uno, che giocava a Città del Messico, erano state inserite il Messico, l'Unione Sovietica, il Belgio ed El Salvador.
Qui i padroni di casa inaugurarono la manifestazione il 31 maggio pareggiando per 0-0 contro i sovietici, e furono così entrambe superate dai belgi, vittoriosi sui salvadoregni per 3-0. Nella seconda giornata i Diavoli Rossi vennero però sonoramente battuti dall'URSS (4-1) grazie anche alla doppietta di Anatolij Byšovec, e pure il Messico vinse con ampio margine (4-0) contro i colleghi di confederazione. Si arrivò quindi all'ultimo turno con El Salvador, senza più speranze di passaggio, che perse anche contro i sovietici (2-0, con altri due gol di Byšovec), mentre i messicani, sospinti da 105.000 spettatori, ebbero ragione sui belgi ancora in corsa segnando una rete su calcio di rigore ad inizio partita.
Passarono così alla fase ad eliminazione diretta l'URSS ed il Messico; le due nazionali terminarono con gli stessi punti e identica differenza reti, ma i padroni di casa finirono al secondo posto per sorteggio (il criterio del numero di gol segnati non era stato ancora adottato) e persero quindi il diritto di giocare nella capitale.
Nel gruppo 2, che giocava a Puebla e Toluca, erano state inserite l'Uruguay, l'Italia, la Svezia ed Israele.
Nella prima giornata si registrarono le vittorie di Uruguay (2-0 su Israele) ed Italia (1-0 sulla Svezia, con una "ciabattata" di Angelo Domenghini, come scrisse Gianni Brera[9]), mentre i due incontri del secondo turno terminarono in pareggio. Si arrivò quindi a due partite dalla fine con tutte le squadre più o meno in lizza per la qualificazione: se però la Celeste fu battuta 1-0 dagli scandinavi, gli Azzurri portarono invece a casa un altro 0-0, stavolta contro Israele. Quest'ultimo incontro causò indirettamente le proteste dell'ambasciata etiope verso l'Italia: durante la telecronaca Nicolò Carosio fu accusato, peraltro ingiustamente, di aver pronunciato un insulto razziale nei confronti del guardalinee dello Stato africano in occasione di un gol annullato alla nazionale "di casa"[10]. L'episodio, mai del tutto chiarito, portò comunque all'avvicendamento dello stesso Carosio con Nando Martellini.
In base a tali risultati, l'Italia si qualificò come prima, mentre l'Uruguay passò come seconda grazie alla miglior differenza reti sulla Svezia. Il girone, nonostante l'esiguo numero di gol segnati (appena sei in altrettante gare) si rivelò il più competitivo, avendo espresso due delle quattro semifinaliste.
Nel gruppo tre, che giocava a Guadalajara, erano state inserite il Brasile, l'Inghilterra, la Cecoslovacchia e la Romania.
Data l'assenza nel sorteggio di criteri di "merito" erano presenti in questo girone due big quali Brasile e Inghilterra, la cui qualificazione alla fase successiva non fu mai messa veramente in discussione. L'arrivo in Messico del capitano dei campioni in carica, Bobby Moore, fu però ritardato dall'arresto di cui fu vittima a Bogotà: il calciatore venne infatti accusato di un furto in una gioielleria, dal quale fu però in seguito completamente scagionato[11].
Le due squadre vinsero comunque all'esordio, 1-0 gli inglesi sulla Romania e 4-1 i sudamericani contro la Cecoslovacchia: la squadra europea passò addirittura in vantaggio, ma in seguito segnarono Rivelino, Pelé e due volte Jairzinho. Nella seconda giornata i brasiliani batterono gli inglesi grazie ad un'altra rete di Jairzinho; tuttavia, la partita è ricordata anche oggi per lo spettacolare intervento di Gordon Banks (talvolta indicato come "parata del secolo"[12]) che negò a Pelé un gol praticamente fatto. Intanto, i romeni vinsero il loro incontro per 2-1, ma vennero battuti nell'ultimo turno dal Brasile per 3-2, grazie ad una doppietta di Pelé ed un altro gol di Jairzinho; nuova sconfitta infine per i cecoslovacchi, che persero anche contro i campioni in carica per 1-0.
Risultato: Brasile primo a sei punti, Inghilterra seconda a quattro.
Nel gruppo quattro, che giocava a León, erano state inserite il Perù, la Germania Ovest, la Bulgaria ed il Marocco.
Anche qui fu chiaro fin dall'inizio quali fossero le squadre candidate al passaggio ai quarti: nella prima giornata vinsero sia il Perù (3-2 contro la Bulgaria, ma gli europei si erano portati sul 2-0 all'inizio del secondo tempo), sia la Germania Ovest (2-1 contro l'esordiente Marocco, ma anche qui avversari subito in gol e vittoria arrivata con le reti di Uwe Seeler e di Gerd Müller). Un po' più agevole il secondo turno, con le due squadre che si scambiano gli avversari: al 3-0 dei sudamericani risposero i tedeschi con un 5-2, ottenuto nuovamente in rimonta.
Si arrivò quindi alle ultime due gare, utili solo per la classifica: la Germania Ovest liquidò con una tripletta di Müller un Perù parimenti qualificato, mentre l'altro incontro terminò 1-1.
L'equilibrio del torneo continuò anche nei quarti di finale, che si giocarono il 14 giugno alle ore 12:00 locali: a León ci fu la riedizione dell'ultima finale mondiale, ma questa volta vinse la Germania Ovest: sotto per 2-0 fino al 68' (reti di Mullery e Peters), i tedeschi riportarono in parità la gara grazie alle reti di Franz Beckenbauer e di Uwe Seeler e, nei tempi supplementari, eliminarono l'Inghilterra con un gol di Gerd Müller. A Guadalajara il Brasile ebbe invece ragione, sia pure con qualche difficoltà, sul Perù, superato per 4-2: per i Verdeoro segnarono Rivelino, Tostão due volte e Jairzinho; da segnalare il quinto gol nella manifestazione per Teófilo Cubillas. Nel frattempo, a Città del Messico, l'Uruguay eliminò l'Unione Sovietica con una rete al 116' di gioco, mentre a Toluca il Messico, passato in vantaggio in avvio di partita, venne sconfitto per 4-1 dall'Italia: gli Azzurri sbloccarono il loro attacco e batterono i padroni di casa grazie ad un'autorete, a due gol di Gigi Riva e ad uno del Pallone d'oro Gianni Rivera. Quest'ultimo giocatore entrò spesso all'inizio del secondo tempo a causa della celebre staffetta con Sandro Mazzola (Rivera era però solo alla seconda presenza nella manifestazione).
Gianni Brera, su Il Giorno del 18 giugno 1970, scrisse:
«I tedeschi sono battuti. Beckenbauer con braccio al collo fa tenerezza ai sentimentali (a mi nanca on pò). Ben sette gol sono stati
segnati. Tre soli su azione degna di questo nome: Schnellinger, Riva, Rivera. Tutti gli altri, rimediati. Due autogol italiani. Un autogol tedesco (Burgnich). Una saetta di
Boninsegna ispirata da un rimpallo fortunato. |
(Gianni Brera, Il Giorno, giovedì 18 giugno 1970) |
L'altra semifinale si sarebbe dovuta giocare all'Atzeca, ma i politici di Guadalajara chiedono e ottengono che il Brasile giochi nella loro città[7]: il Brasile, dopo essere andato in svantaggio, sconfisse l'Uruguay per 3-1; questo grazie anche al sesto gol di Jairzinho in altrettante gare. La sfida passa alla storia[7] per la «mossa di Pelé»: su un passaggio filtrante di Tostão verso l'area di rigore uruguaiana, l'attaccante si ritrova di fronte a Ladislao Mazurkiewicz, finge di toccare il pallone e lo lascia scorrere, sorprendendo e aggirando il portiere –– che rischia di rompersi la caviglia nel tentativo di riprendere la posizione[7] –– e ritrovandosi a calciare a porta vuota, sbagliando però il tiro[7].
La finale per il terzo posto si disputò il 20 giugno a Città del Messico e vedeva opposte le semifinaliste perdenti, ovvero la Germania Ovest e l'Uruguay: vinsero i tedeschi grazie al gol di Wolfgang Overath al ventiseiesimo minuto di gioco.
Nel primo tempo, al gol iniziale di Pelé (con un formidabile stacco di testa, in anticipo aereo, su Tarcisio Burgnich)[7], l'Italia rispose trovando il pareggio al 37' con Roberto Boninsegna, che, sfruttando un'indecisione della difesa carioca, rimise in parità le sorti dell'incontro. Nell'occasione, l'attaccante dovette anticipare con decisione anche il suo compagno di reparto Gigi Riva[7].
Il secondo tempo, però, premiò il calcio compassato dei brasiliani; l'altitudine, il caldo e la stanchezza accumulata bloccarono gli azzurri, incapaci di reagire al palleggio dei sudamericani, che passarono per altre tre volte con Gérson, Jairzinho e Carlos Alberto[7]. L'ingresso in campo di Gianni Rivera a tempo quasi scaduto (i sei minuti di Rivera) servì solo a riaccendere le polemiche, più che a riequilibrare una gara ormai dominata dagli avversari.
Il trofeo andò quindi al Brasile. Al ritorno in patria, a Fiumicino, i giocatori azzurri furono accolti con un'ovazione, mentre a Ferruccio Valcareggi ed all'accompagnatore Walter Mandelli vennero riservati insulti ed un nutrito lancio di pomodori[14].
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
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1. | Unione Sovietica | 5 | 3 | 2 | 1 | 0 | 6 | 1 | +5 |
2. | Messico | 5 | 3 | 2 | 1 | 0 | 5 | 0 | +5 |
3. | Belgio | 2 | 3 | 1 | 0 | 2 | 4 | 5 | -1 |
4. | El Salvador | 0 | 3 | 0 | 0 | 3 | 0 | 9 | -9 |
Città del Messico 31 maggio 1970, ore 12:00 |
Messico |
0 – 0 referto |
Unione Sovietica |
Estadio Azteca (107.000
spett.)
|
Città del Messico 3 giugno 1970, ore 16:00 |
Belgio |
3 – 0 referto |
El Salvador |
Estadio Azteca (92.000
spett.)
|
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|
Città del Messico 6 giugno 1970, ore 16:00 |
Unione Sovietica |
4 – 1 referto |
Belgio |
Estadio Azteca (59.000
spett.)
|
||||||
|
Città del Messico 7 giugno 1970, ore 12:00 |
Messico |
4 – 0 referto |
El Salvador |
Estadio Azteca (103.000
spett.)
|
||||||
|
Città del Messico 10 giugno 1970, ore 16:00 |
Unione Sovietica |
2 – 0 referto |
El Salvador |
Estadio Azteca (89.000
spett.)
|
||||||
|
Città del Messico 11 giugno 1970, ore 16:00 |
Messico |
1 – 0 referto |
Belgio |
Estadio Azteca (105.000
spett.)
|
||||||
|
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Italia | 4 | 3 | 1 | 2 | 0 | 1 | 0 | +1 |
2. | Uruguay | 3 | 3 | 1 | 1 | 1 | 2 | 1 | +1 |
3. | Svezia | 3 | 3 | 1 | 1 | 1 | 2 | 2 | 0 |
4. | Israele | 2 | 3 | 0 | 2 | 1 | 1 | 3 | -2 |
Puebla 2 giugno 1970, ore 16:00 |
Uruguay |
2 – 0 referto |
Israele |
Estadio Cuauhtémoc (20.000
spett.)
|
||||||
|
Toluca 3 giugno 1970, ore 16:00 |
Italia |
1 – 0 referto |
Svezia |
Estadio Luis Dosal (14.000
spett.)
|
||||||
|
Puebla 6 giugno 1970, ore 16:00 |
Uruguay |
0 – 0 referto |
Italia |
Estadio Cuauhtémoc (30.000
spett.)
|
Toluca 7 giugno 1970, ore 12:00 |
Israele |
1 – 1 referto |
Svezia |
Estadio Luis Dosal (10.000
spett.)
|
||||||
|
Puebla 10 giugno 1970, ore 16:00 |
Svezia |
1 – 0 referto |
Uruguay |
Estadio Cuauhtémoc (18.000
spett.)
|
||||||
|
Toluca 11 giugno 1970, ore 16:00 |
Italia |
0 – 0 referto |
Israele |
Estadio Luis Dosal (10.000
spett.)
|
Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Brasile | 6 | 3 | 3 | 0 | 0 | 8 | 3 | +5 |
2. | Inghilterra | 4 | 3 | 2 | 0 | 1 | 2 | 1 | +1 |
3. | Romania | 2 | 3 | 1 | 0 | 2 | 4 | 5 | -1 |
4. | Cecoslovacchia | 0 | 3 | 0 | 0 | 3 | 2 | 7 | -5 |
Guadalajara 2 giugno 1970, ore 16:00 |
Inghilterra |
1 – 0 referto |
Romania |
Estadio Jalisco (50.560
spett.)
|
||||||
|
Guadalajara 3 giugno 1970, ore 16:00 |
Brasile |
4 – 1 referto |
Cecoslovacchia |
Estadio Jalisco (52.897
spett.)
|
||||||
|
Guadalajara 6 giugno 1970, ore 16:00 |
Romania |
2 – 1 referto |
Cecoslovacchia |
Estadio Jalisco (56.818
spett.)
|
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|
Guadalajara 7 giugno 1970, ore 12:00 |
Brasile |
1 – 0 referto |
Inghilterra |
Estadio Jalisco (66.834
spett.)
|
||||||
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Guadalajara 10 giugno 1970, ore 16:00 |
Brasile |
3 – 2 referto |
Romania |
Estadio Jalisco (50.804
spett.)
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Guadalajara 11 giugno 1970, ore 16:00 |
Inghilterra |
1 – 0 referto |
Cecoslovacchia |
Estadio Jalisco (49.262
spett.)
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Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1. | Germania Ovest | 6 | 3 | 3 | 0 | 0 | 10 | 4 | +6 |
2. | Perù | 4 | 3 | 2 | 0 | 1 | 7 | 5 | +2 |
3. | Bulgaria | 1 | 3 | 0 | 1 | 2 | 5 | 9 | -4 |
4. | Marocco | 1 | 3 | 0 | 1 | 2 | 2 | 6 | -4 |
León 2 giugno 1970, ore 16:00 |
Perù |
3 – 2 referto |
Bulgaria |
Estadio Nou Camp (13.765
spett.)
|
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León 3 giugno 1970, ore 16:00 |
Germania Ovest |
2 – 1 referto |
Marocco |
Estadio Nou Camp (12.942
spett.)
|
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León 6 giugno 1970, ore 16:00 |
Perù |
3 – 0 referto |
Marocco |
Estadio Nou Camp (13.537
spett.)
|
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León 7 giugno 1970, ore 12:00 |
Germania Ovest |
5 – 2 referto |
Bulgaria |
Estadio Nou Camp (12.710
spett.)
|
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|
León 10 giugno 1970, ore 16:00 |
Germania Ovest |
3 – 1 referto |
Perù |
Estadio Nou Camp (17.875
spett.)
|
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|
León 11 giugno 1970, ore 16:00 |
Bulgaria |
1 – 1 referto |
Marocco |
Estadio Nou Camp (12.299
spett.)
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Quarti di finale | Semifinali | Finale | ||||||||
14 giugno - 12:00 - Città del Messico | ||||||||||
Uruguay (dts) | 1 | |||||||||
17 giugno - 16:00 - Guadalajara | ||||||||||
Unione Sovietica | 0 | |||||||||
Uruguay | 1 | |||||||||
14 giugno - 12:00 - Guadalajara | ||||||||||
Brasile | 3 | |||||||||
Brasile | 4 | |||||||||
21 giugno - 12:00 - Città del Messico | ||||||||||
Perù | 2 | |||||||||
Brasile | 4 | |||||||||
14 giugno - 12:00 - Toluca | ||||||||||
Italia | 1 | |||||||||
Italia | 4 | |||||||||
17 giugno - 16:00 - Città del Messico | ||||||||||
Messico | 1 | |||||||||
Italia (dts) | 4 | Finale 3º posto | ||||||||
14 giugno - 12:00 - León | ||||||||||
Germania Ovest | 3 | |||||||||
Germania Ovest (dts) | 3 | Germania Ovest | 1 | |||||||
Inghilterra | 2 | Uruguay | 0 | |||||||
20 giugno - 16:00 - Città del Messico | ||||||||||
León 14 giugno 1970, ore 12:00 |
Germania Ovest |
3 – 2 (d.t.s.) referto |
Inghilterra |
Estadio Nou Camp (23.357
spett.)
|
||||||
|
Guadalajara 14 giugno 1970, ore 12:00 |
Brasile |
4 – 2 referto |
Perù |
Stadio Jalisco (54.270
spett.)
|
||||||
|
Toluca 14 giugno 1970, ore 12:00 |
Italia |
4 – 1 referto |
Messico |
Stadio Luis Dosal (26.851
spett.)
|
||||||
|
Città del Messico 14 giugno 1970, ore 12:00 |
Uruguay |
1 – 0 (d.t.s.) referto |
Unione Sovietica |
Estadio Azteca (24.550
spett.)
|
||||||
|
Guadalajara 17 giugno 1970, ore 16:00 |
Brasile |
3 – 1 referto |
Uruguay |
Stadio Jalisco (51.261
spett.)
|
||||||
|
Città del Messico 17 giugno 1970, ore 16:00 |
Italia |
4 – 3 (d.t.s.) referto |
Germania Ovest |
Estadio Azteca (102.444
spett.)
|
||||||
|
Città del Messico 20 giugno 1970, ore 16:00 |
Germania Ovest |
1 – 0 referto |
Uruguay |
Estadio Azteca (104.403
spett.)
|
||||||
|
Città del Messico 21 giugno 1970, ore 12:00 (UTC -6) |
Brasile |
4 – 1 referto |
Italia |
Estadio Azteca (107.412
spett.)
|
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|
[15] | Miglior marcatore | Miglior giovane[16] | Premio FIFA Fair Play |
---|---|---|---|
Gerd Müller (10) | Teofilo Cubillas | Perù |
Portiere | Difensori | Centrocampisti | Attaccanti |
---|---|---|---|
Ladislao Mazurkiewicz |
Carlos Alberto Atilio Ancheta Franz Beckenbauer Giacinto Facchetti |
Gérson Rivelino Bobby Charlton |
Pelé Gerd Müller Jairzinho |
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---|---|---|---|
Uniformi di gara
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Sport | Calcio | ||
Federazione |
CBF Confederação Brasileira de Futebol |
||
Confederazione | CONMEBOL | ||
Codice FIFA | BRA | ||
Soprannome |
A Seleção (La Selezione) Os Pentacampeões (I Pentacampioni) |
||
Selezionatore | Tite | ||
Record presenze | Cafu (142) | ||
Capocannoniere | Pelé (77) | ||
Stadio | Stadio Maracanã | ||
Ranking FIFA | 2º[1] (10 febbraio 2022) | ||
Esordio internazionale | |||
Argentina 3 - 0 Brasile Buenos Aires, Argentina; 20 settembre 1914 |
|||
Migliore vittoria | |||
Brasile 14 - 0 Nicaragua Città del Messico, Messico; 17 ottobre 1975 |
|||
Peggiore sconfitta | |||
Uruguay 6 - 0 Brasile Viña del Mar, Cile; 18 settembre 1920 Brasile 1 - 7 Germania Belo Horizonte, Brasile; 8 luglio 2014 |
|||
Campionato del mondo | |||
Partecipazioni | 21 (esordio: 1930) | ||
Miglior risultato | Campioni nel 1958, 1962, 1970, 1994, 2002 | ||
Copa América | |||
Partecipazioni | 37 (esordio: 1916) | ||
Miglior risultato | Campioni nel 1919, 1922, 1949, 1989, 1997, 1999, 2004, 2007, 2019 | ||
Campionato CONCACAF/Gold Cup | |||
Partecipazioni | 3 (esordio: 1996) | ||
Miglior risultato | Secondo posto nel 1996, 2003 | ||
Confederations Cup | |||
Partecipazioni | 7 (esordio: 1997) | ||
Miglior risultato | Campioni nel 1997, 2005, 2009, 2013 |
La nazionale di calcio del Brasile (port. Seleção Brasileira de Futebol, per questo nota informalmente come Seleção) è la rappresentativa calcistica del Brasile ed è posta sotto l'egida della Confederação Brasileira de Futebol.
La nazionale verdeoro, come si usa chiamarla in Italia, è una delle nazionali di calcio più titolate del mondo nonché quella più titolata nel campionato del mondo, vinto per 5 volte (1958, 1962, 1970, 1994 e 2002). Per questa ragione i giocatori del Brasile sono soprannominati Pentacampeões ("pentacampioni").
Unica nazionale ad aver partecipato a tutte le edizioni del mondiale, in bacheca annovera anche 9 Coppe America e 4 Confederations Cup (primato). Vanta la disputa di sette finali del campionato del mondo e undici piazzamenti complessivi nei primi quattro posti della competizione in ventuno partecipazioni (solo la nazionale tedesca ha fatto meglio, con tredici piazzamenti complessivi in diciannove partecipazioni).
Nel ranking mondiale della FIFA, istituito nell'agosto 1993, ha più volte occupato la prima posizione: dal settembre al novembre 1993, dall'aprile al giugno 1994, dal luglio 1994 al maggio 2001, dal luglio 2002 al febbraio 2007, dal luglio al settembre 2007, dal luglio al novembre 2009, dall'aprile al luglio 2010, dall'aprile al luglio 2017 e dall'agosto al settembre 2017. Ha inoltre chiuso 12 volte l'anno solare in testa alla classifica, il che costituisce un record. Il peggiore piazzamento nella classifica mondiale della FIFA è il 22º posto, occupato nel giugno 2013. Occupa la 2ª posizione della graduatoria.[1]
La nazionale brasiliana esordì nel 1914[2][3][4] e dovette attendere il 1928 per giocare contro squadre europee.[5] Guidata dal prolifico attaccante Arthur Friedenreich, la Seleçao vinse poi il campionato sudamericano del 1919 e del 1922.
Le prime apparizioni al campionato del mondo, tuttavia, non ebbero successo, in parte a causa delle lotte interne al calcio brasiliano circa il professionismo, che resero la confederazione calcio brasiliana incapace di schierare squadre con i migliori giocatori. Eliminato al primo turno del campionato mondiale del 1930 e del 1934, ottenne il terzo posto al mondiale del 1938, dove fu l'unica sudamericana nella competizione, con Leônidas capocannoniere, con 7 reti. La fine del decennio seguente vide la squadra ottenere la vittoria al campionato sudamericano del 1949.
Nel 1950 il Brasile ospitò per la prima volta il mondiale e nella gara decisiva del girone finale affrontò l'Uruguay allo stadio Maracanã di Rio de Janeiro davanti a duecentomila spettatori. Nonostante al Brasile bastasse un pari per ottenere la vittoria, a vincere furono gli uruguaiani, che si imposero per 2-1 in rimonta, causando una disfatta vissuta dal pubblico di casa come un dramma passato alla storia come Maracanazo.[6][7][8][9] (in portoghese Maracanaço).[10] Al campionato mondiale del 1954 la selezione brasiliana, che annoverava calciatori del calibro di Nílton Santos, Djalma Santos, Julinho e Didi, uscì ai quarti di finale.
Nel 1958 il Brasile si aggiudicò per la prima volta il titolo mondiale battendo in finale i padroni di casa della Svezia per 5-2; durante il torneo si mise in luce il diciassettenne Pelé, destinato a divenire secondo molti il miglior calciatore della storia e autore, proprio in finale, di un pregevole gol, ritenuto fra i più belli di sempre. Il successo fu replicato nel 1962, in Cile, dove il Brasile rivinse il titolo mondiale sconfiggendo i padroni di casa in semifinale e la Cecoslovacchia per 3-1 in finale. Garrincha fu il protagonista del torneo, in particolar modo dopo l'infortunio subito da Pelé nel secondo incontro della competizione, che costrinse o Rey a saltare le restanti partite.
Dopo il campionato del mondo svoltosi in Inghilterra nel 1966, dove i verdeoro furono eliminati al primo turno, il Brasile vinse la sua terza Coppa del mondo in Messico nel 1970, battendo in finale l'Italia per 4-1 e presentandosi al torneo iridato con quella che viene considerata da molti la migliore squadra nazionale di tutti i tempi, potendo contare su Pelé, alla sua ultima finale mondiale, Carlos Alberto, Jairzinho, Tostão, Gérson e Rivelino. Con questo successo la Seleção si aggiudicò la Coppa Rimet per la terza volta e poté quindi detenerla a titolo definitivo secondo quanto previsto dal regolamento FIFA allora vigente. Il trofeo sarà poi rubato e non più ritrovato.
Al campionato mondiale del 1974 il Brasile terminò al quarto posto, perdendo la finale di consolazione contro la Polonia per 1-0, mentre nel 1978, pur avendo chiuso il mondiale senza sconfitte, non ebbe accesso alla finale, appannaggio dell'Argentina padrona di casa per una migliore differenza reti, avendo gli argentini ottenuto una controversa vittoria per 6-0 nell'ultima partita del girone, successo che consentì all'Albiceleste di colmare un gap di 5 reti con i brasiliani.
Al campionato mondiale del 1982, pur esprimendo un gioco pregevole con talenti come Zico, Falcão, Eder e Sócrates, che formavano una delle squadre più forti della storia,[11] la squadra allenata da Telê Santana dovette soccombere nel complicato girone di seconda fase con Argentina e Italia, battendo per 3-1 i primi e venendo sconfitti per 2-3 dai secondi, quando un pareggio contro gli italiani sarebbe stato sufficiente per consentire alla Seleção di approdare alle semifinali a scapito degli azzurri.[11] La gestione di Telê Santana si chiuse con l'eliminazione ai quarti di finale del campionato del mondo 1986 contro la Francia ai tiri di rigore.
Passato sotto la guida di Sebastião Lazaroni, il Brasile uscì ai quarti di finale del campionato del mondo 1990 contro l'Argentina, poi fu Paulo Roberto Falcão ad assumere le redini della squadra, traghettata al secondo posto nella Coppa America 1991 giocata in Cile. Fu quindi la volta del commissario tecnico Carlos Alberto Parreira, che condusse i suoi ai quarti di finale della Coppa America 1993 (eliminazione ancora contro l'Argentina, stavolta ai rigori).
Parreira rimase in sella per il campionato del mondo 1994, dove i brasiliani misero in bacheca il quarto titolo mondiale: il successo, maturato ai rigori nella torrida finale di Pasadena, permise ai brasiliani, capitanati da Dunga e trascinati dalle stelle Romário e Bebeto, di trionfare a ventiquattro anni dall'ultimo alloro mondiale, ancora contro l'Italia. Nella rosa campione del mondo figurava anche un giovane fuoriclasse, il diciassettenne Ronaldo, destinato ad affermarsi negli anni a venire.
Parreira lasciò la panchina del Brasile dopo il successo[12] e fu rimpiazzato da una vecchia gloria della Seleção, Mário Zagallo, che perse ai rigori la finale della Coppa America 1995 contro i padroni di casa dell'Uruguay e colse due successi, nella Confederations Cup 1997 e nella Coppa America 1997. Grande favorito per la vittoria del campionato del mondo 1998, il Brasile di Zagallo, qualificatosi di diritto alla manifestazione in qualità di squadra campione del mondo, giunse in finale, ma fu nettamente sconfitto (3-0) dalla Francia padrona di casa, che si aggiudicò il titolo mondiale per la prima volta. Le polemiche per la disfatta furono alimentate dal controverso utilizzo in finale di Ronaldo nonostante un serio problema di salute (convulsioni[13] o, secondo voci che circolarono, una crisi di nervi)[12]
A Zagallo subentrò Vanderlei Luxemburgo, che ottenne la vittoria nella Coppa America 1999, battendo per 3-0 l'Uruguay in finale. La successiva gestione di Émerson Leão, che richiamò Romário e tentò di costruire attorno a lui una squadra di giovani di talento, fu caratterizzata dalla clamorosa eliminazione ai quarti di finale della Coppa America 2001 contro l'Honduras e dal quarto posto nella Confederations Cup 2001, dove la nazionale brasiliana si presentò con una rosa priva delle stelle che giocavano nei campionati europei. Esonerato Leão,[14] fu Luiz Felipe Scolari ad assumere il ruolo di CT del Brasile. Sotto la sua guida il Brasile si qualificò al campionato del mondo 2002 con qualche affanno e poi trionfò nella competizione battendo in finale la Germania per 2-0, grazie al contributo decisivo di Ronaldo (autore della decisiva doppietta nella finale di Tokyo), Rivaldo e del giovane astro Ronaldinho, con la spinta sulle fasce del trentaduenne Cafu e di Roberto Carlos. Tra le riserve di quella compagine vi era anche il ventenne Kaká, poi affermatosi a grandi livelli nel Milan di Carlo Ancelotti. Il capitano Cafu disputò in quell'occasione la terza finale mondiale consecutiva, stabilendo un record.[15]
Ancora guidati da Parreira, richiamato in panchina nel gennaio 2003,[16] nella Confederations Cup 2003, in Francia, i brasiliani delusero, uscendo già al primo turno,[17] poi si aggiudicarono la Coppa America 2004, battendo ai rigori in finale l'Argentina,[18] e la Confederations Cup 2005, ancora contro l'Argentina, battuta per 4-1.[19][20][21] Al campionato del mondo 2006, però, i verdeoro furono fermati ai quarti di finale dalla Francia, poi finalista perdente del torneo.[22]
La mancata vittoria in Germania causò cambio in panchina,[23] con l'ex capitano Dunga che rimpiazzò Parreira.[24] Il nuovo tecnico portò in nazionale non solo le stelle acclamate delle grandi squadre europee, ma anche calciatori che militavano nei campionati russo e ucraino.[25] Vinta la Coppa America 2007 grazie al successo in finale contro l'Argentina per 3-0,[26] con Robinho nominato miglior giocatore del torneo, oltre che capocannoniere,[27] i brasiliani si aggiudicarono anche la Confederations Cup 2009,[28] sospinti dai gol di Luís Fabiano.[29] La gestione di Dunga si chiuse al termine del campionato del mondo 2010, dove i brasiliani furono eliminati ai quarti di finale dai Paesi Bassi, poi finalisti perdenti del torneo.[30][31][32]
Il successore, Mano Menezes,[33][34][35] rinunciò progressivamente alle colonne portanti del recente passato per favorire l'inserimento di nuovi volti come Coutinho e Neymar.[36] La disfatta alla Coppa America 2011, dove i brasiliani uscirono ai tiri di rigore, fallendo clamorosamente tutti e quattro i tentativi di realizzazione effettuati dal dischetto contro il Paraguay,[37][38] fece da preludio alla vittoria della nazionale olimpica, che si aggiudicò la medaglia d'oro ai Giochi olimpici di Londra 2012,[39] ma ciò non bastò a scongiurare l'esonero dell'allenatore, silurato dalla federazione brasiliana nel novembre 2012 dopo due anni giudicati "insufficienti".[40]
Dopo l'allontanamento di Menezes, in panchina tornarono due grandi nomi del passato: Scolari fu affiancato da Parreira in veste di secondo.[41] Messa in bacheca la Confederations Cup 2013, grazie alla vittoria in finale del Maracanã contro la Spagna campione d'Europa e del mondo per 3-0 nella finale, la Seleção si apprestò a giocare il campionato del mondo 2014 da padrona di casa e grande favorita, ma l'epilogo fu tra i più amari nella storia della selezione verdeoro. Al Mineirão di Belo Horizonte, nelle semifinali del torneo, la partita contro la Germania assunse subito una piega del tutto inattesa e impronosticabile: alla mezz'ora del primo tempo, infatti, i tedeschi erano già in vantaggio per 5-0 e nella ripresa incrementarono il vantaggio fino a portarsi sul 7-0; a nulla servì il gol del definitivo 1-7.[42][43] Per la prima volta nella storia i brasiliani subirono sette reti in una sola partita e l'indignazione per l'umiliazione subita fu tanta che alcuni giornali l'indomani titolarono Mineirazo, in analogia con il Maracanazo del campionato del mondo 1950.[44] I brasiliani chiusero il torneo al quarto posto, sconfitti anche nella finale di consolazione dai Paesi Bassi, al che Scolari rassegnò le proprie dimissioni.[45]
Nel luglio 2014 tornò sulla panchina della nazionale il CT Dunga, che ottenne ben undici vittorie consecutive, ma nella Coppa America 2015 uscì ai quarti di finale ai tiri di rigore e nella Coppa America 2016, con una rosa priva dell'infortunato Kakà e con alcune esclusioni eccellenti tra i convocati, addirittura al primo turno, evento che nel torneo non si verificava dal 1987. Anche a causa dell'avvio considerato insoddisfacente nelle qualificazioni al mondiale 2018, Dunga fu sollevato dall'incarico.[46]
A Dunga successe, nel giugno 2016, Tite,[47] che colse otto vittorie consecutive nelle qualificazioni a Russia 2018, guadagnando l'approdo alla fase finale del torneo, da cui il Brasile venne poi eliminato ai quarti di finale. Nella Coppa America 2019 il Brasile, padrone di casa e ancora privo, a causa di un infortunio, della stella Neymar, tornò al successo, battendo per 3-1 al Maracanã la sorpresa Perù, già affrontata e battuta nel girone. I brasiliani raggiunsero anche la finale della Coppa America 2021, nuovamente disputata in casa (al Maracanã) e tenutasi con un anno di ritardo a causa della pandemia di COVID-19: qui i verdeoro furono sconfitti di misura (1-0) dall'Argentina.
fino al Maracanazo (pre-1950)
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dopo il Maracanazo (post-1950)
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In origine la divisa del Brasile era bianca con il colletto blu ma in seguito all'incredibile sconfitta ai mondiali del 1950 contro l'Uruguay nella partita decisiva per l'assegnazione del titolo i colori furono considerati poco patriottici e quindi con il permesso della confederazione sportiva brasiliana il quotidiano Correio da Manhã indisse una competizione per scegliere una nuova uniforme che contenesse i quattro colori della bandiera del Brasile.[48] Alla fine vinse l'uniforme giallo-verde con pantaloncini azzurri progettata da Aldyr Garcia Schlee, un diciannovenne proveniente da Pelotas.[49] I nuovi colori vennero usati per la prima volta nel marzo 1954 in un match contro il Cile e da allora sono stati sempre usati. L'uniforme è cambiata solo leggermente nelle tonalità del giallo o dell'azzurro, più o meno scuri a seconda degli sponsor tecnici che si sono avvicendati, così come la presenza o meno di rifiniture verdi sulle maglie o bianche sui pantaloncini. I calzettoni sono stati prevalentemente bianchi mentre i numeri sulle maglie sono stati sempre verdi.
La seconda divisa è di colore azzurro più o meno acceso con pantaloncini bianchi. Dal 1998 lo sponsor tecnico è Nike.
Nel marzo 2011 fu presentata la nuova terza maglia completamente nera, che suscitò polemiche nel paese. Come compromesso per la scelta azzardata, la nuova divisa fu impiegata solo in gare di esibizione e amichevoli.[50]
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Sponsor | Testo del titolo |
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Athleta | 1954–1977 |
Adidas | 1977–1981 |
Topper | 1981–1991 |
Umbro | 1991–1996 |
Nike | 1997– |
Campionato del mondo | |
---|---|
Edizione | Risultato |
1930 | Primo turno |
1934 | Ottavi di finale |
1938 | Terzo posto |
1950 | Secondo posto |
1954 | Quarti di finale |
1958 | Campione |
1962 | Campione |
1966 | Primo turno |
1970 | Campione |
1974 | Quarto posto |
1978 | Terzo posto |
1982 | Secondo turno |
1986 | Quarti di finale |
1990 | Ottavi di finale |
1994 | Campione |
1998 | Secondo posto |
2002 | Campione |
2006 | Quarti di finale |
2010 | Quarti di finale |
2014 | Quarto posto |
2018 | Quarti di finale |
Copa América | |
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Edizione | Risultato |
1916 | Terzo posto |
1917 | Terzo posto |
1919 | Campione |
1920 | Terzo posto |
1921 | Secondo posto |
1922 | Campione |
1923 | Quarto posto |
1924 | Rinuncia |
1925 | Secondo posto |
1926 | Rinuncia |
1927 | Rinuncia |
1929 | Rinuncia |
1935 | Rinuncia |
1937 | Secondo posto |
1939 | Rinuncia |
1941 | Rinuncia |
1942 | Terzo posto |
1945 | Secondo posto |
1946 | Secondo posto |
1947 | Rinuncia |
1949 | Campione |
1953 | Secondo posto |
1955 | Rinuncia |
1956 | Quarto posto |
1957 | Secondo posto |
1959 | Secondo posto |
1959 (II) | Terzo posto |
1963 | Quarto posto |
1967 | Rinuncia |
1975 | Terzo posto [51] |
1979 | Terzo posto [51] |
1983 | Secondo posto |
1987 | Primo turno |
1989 | Campione |
1991 | Secondo posto |
1993 | Quarti di finale |
1995 | Secondo posto |
1997 | Campione |
1999 | Campione |
2001 | Quarti di finale |
2004 | Campione |
2007 | Campione |
2011 | Quarti di finale |
2015 | Quarti di finale |
2016 | Primo turno |
2019 | Campione |
2021 | Secondo posto |
Giochi olimpici[52] | |
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Edizione | Risultato |
1920 | Non partecipante |
1924 | Non partecipante |
1928 | Non partecipante |
1936 | Non partecipante |
1948 | Non partecipante |
Confederations Cup | |
---|---|
Edizione | Risultato |
1992 | Non invitata |
1995 | Non invitata |
1997 | Campione |
1999 | Secondo posto |
2001 | Quarto posto |
2003 | Primo turno |
2005 | Campione |
2009 | Campione |
2013 | Campione |
2017 | Non qualificata |
Legenda: Grassetto: Risultato migliore, Corsivo: Mancate partecipazioni
Pur non essendo affiliata alla CONCACAF, la nazionale verdeoro è stata invitata a tre edizioni della Gold Cup, piazzandosi due volte seconda ed una terza.[53]
La Seleção si è classificato secondo all'unica Taça das Nações, organizzata in casa dalla CBD nel 1964.[54]
I Verdeoro hanno partecipato a tutti e tre i Campionati Panamericani, ottenendo due vittorie ed un secondo posto.[55]
La nazionale brasiliana ha partecipato ai Giochi panamericani in 10 occasioni. Tuttavia, data la natura dilettantistica della manifestazione, era impedita per regolamento la convocazione dei professionisti. Dunque fino al 2003 le selezioni erano costituite da giovani o calciatori di seconda fascia, mentre da tale data, vi è l'obbligo di schierare le Under-20. Pertanto dalla prima edizione del 1951 a quella del 1999 i carioca in sette partecipazioni hanno collezionato quattro medaglie d'oro, una d'argento ed una di bronzo.[56]
Anno | Luogo | Piazzamento | V | N | P | Gol |
---|---|---|---|---|---|---|
1930 | Uruguay | Primo turno | 1 | 0 | 1 | 5:2 |
1934 | Italia | Ottavi di finale | 0 | 0 | 1 | 1:3 |
1938 | Francia | Terzo posto | 3 | 1 | 1 | 14:11 |
1950 | Brasile | Secondo posto | 4 | 1 | 1 | 22:6 |
1954 | Svizzera | Quarti di finale | 1 | 1 | 1 | 8:5 |
1958 | Svezia | Campione | 5 | 1 | 0 | 16:4 |
1962 | Cile | Campione | 5 | 1 | 0 | 14:5 |
1966 | Inghilterra | Primo turno | 1 | 0 | 2 | 4:6 |
1970 | Messico | Campione | 6 | 0 | 0 | 19:7 |
1974 | Germania Ovest | Quarto posto | 3 | 2 | 2 | 6:4 |
1978 | Argentina | Terzo posto | 4 | 3 | 0 | 10:3 |
1982 | Spagna | Secondo turno | 4 | 0 | 1 | 15:6 |
1986 | Messico | Quarti di finale | 4 | 1 | 0 | 10:1 |
1990 | Italia | Ottavi di finale | 3 | 0 | 1 | 4:2 |
1994 | Stati Uniti | Campione | 5 | 2 | 0 | 11:3 |
1998 | Francia | Secondo posto | 4 | 1 | 2 | 14:10 |
2002 | Corea del Sud / Giappone | Campione | 7 | 0 | 0 | 18:4 |
2006 | Germania | Quarti di finale | 4 | 0 | 1 | 10:2 |
2010 | Sudafrica | Quarti di finale | 3 | 1 | 1 | 9:4 |
2014 | Brasile | Quarto posto | 3 | 2 | 2 | 11:14 |
2018 | Russia | Quarti di finale | 3 | 1 | 1 | 8:3 |
2022 | Qatar | Qualificata | 0 | 0 | 0 | 0:0 |
Anno | Luogo | Piazzamento | V | N | P | Gol |
---|---|---|---|---|---|---|
1916 | Argentina | Terzo posto | 0 | 2 | 1 | 3:4 |
1917 | Uruguay | Terzo posto | 1 | 0 | 2 | 7:8 |
1919 | Brasile | Campione | 2 | 1 | 0 | 11:3 |
1920 | Cile | Terzo posto | 1 | 0 | 2 | 1:8 |
1921 | Argentina | Secondo posto | 1 | 0 | 2 | 4:3 |
1922 | Brasile | Campione | 2 | 3 | 0 | 7:2 |
1923 | Uruguay | Quarto posto | 0 | 0 | 3 | 2:5 |
1924 | Uruguay | Rinuncia | - | - | - | - |
1925 | Argentina | Secondo posto | 2 | 1 | 1 | 11:9 |
1926 | Cile | Rinuncia | - | - | - | - |
1927 | Perù | Rinuncia | - | - | - | - |
1929 | Argentina | Rinuncia | - | - | - | - |
1935 | Perù | Rinuncia | - | - | - | - |
1937 | Argentina | Secondo posto | 4 | 0 | 2 | 17:11 |
1939 | Perù | Rinuncia | - | - | - | - |
1941 | Cile | Rinuncia | - | - | - | - |
1942 | Uruguay | Terzo posto | 2 | 3 | 1 | 15:7 |
1945 | Cile | Secondo posto | 5 | 0 | 1 | 19:5 |
1946 | Argentina | Secondo posto | 3 | 1 | 1 | 13:7 |
1947 | Ecuador | Rinuncia | - | - | - | - |
1949 | Brasile | Campione | 7 | 0 | 1 | 46:7 |
1953 | Perù | Secondo posto | 4 | 0 | 3 | 17:9 |
1955 | Cile | Rinuncia | - | - | - | - |
1956 | Uruguay | Quarto posto | 2 | 2 | 1 | 4:5 |
1957 | Perù | Secondo posto | 4 | 0 | 2 | 23:9 |
1959 I | Argentina | Secondo posto | 4 | 2 | 0 | 17:7 |
1959 II | Ecuador | Terzo posto | 2 | 0 | 2 | 7:10 |
1963 | Bolivia | Quarto posto | 3 | 1 | 2 | 12:13 |
1967 | Uruguay | Rinuncia | - | - | - | - |
1975 | Itinerante | Terzo posto [51] | 5 | 0 | 1 | 16:4 |
1979 | Itinerante | Terzo posto [51] | 2 | 2 | 2 | 10:9 |
1983 | Itinerante | Secondo posto | 2 | 4 | 2 | 8:5 |
1987 | Argentina | Primo turno | 1 | 0 | 1 | 5:4 |
1989 | Brasile | Campione | 5 | 2 | 0 | 11:1 |
1991 | Cile | Secondo posto | 4 | 1 | 2 | 12:8 |
1993 | Ecuador | Quarti di finale | 1 | 2 | 1 | 6:4 |
1995 | Uruguay | Secondo posto | 4 | 2 | 0 | 10:3 |
1997 | Bolivia | Campione | 6 | 0 | 0 | 22:3 |
1999 | Paraguay | Campione | 6 | 0 | 0 | 17:2 |
2001 | Colombia | Quarti di finale | 2 | 0 | 2 | 5:4 |
2004 | Perù | Campione | 3 | 2 | 1 | 13:6 |
2007 | Venezuela | Campione | 4 | 1 | 1 | 22:4 |
2011 | Argentina | Quarti di finale | 1 | 3 | 0 | 4:3 |
2015 | Cile | Quarti di finale | 2 | 1 | 1 | 5:4 |
2016 | Stati Uniti | Primo turno | 1 | 1 | 1 | 7:2 |
2019 | Brasile | Campione | 4 | 2 | 0 | 13:1 |
2021 | Brasile[57] | Secondo posto | 5 | 1 | 1 | 12:3 |
Anno | Luogo | Piazzamento | V | N | P | Gol |
---|---|---|---|---|---|---|
1920 | Anversa | Non partecipante | - | - | - | - |
1924 | Parigi | Non partecipante | - | - | - | - |
1928 | Amsterdam | Non partecipante | - | - | - | - |
1936 | Berlino | Non partecipante | - | - | - | - |
1948 | Londra | Non partecipante | - | - | - | - |
Anno | Luogo | Piazzamento | V | N | P | Gol |
---|---|---|---|---|---|---|
1992 | Arabia Saudita | Non invitata | - | - | - | - |
1995 | Arabia Saudita | Non invitata | - | - | - | - |
1997 | Arabia Saudita | Campione | 4 | 1 | 0 | 14:2 |
1999 | Messico | Secondo posto | 4 | 0 | 1 | 18:6 |
2001 | Corea del Sud / Giappone | Quarto posto | 1 | 2 | 2 | 3:3 |
2003 | Francia | Primo turno | 1 | 1 | 1 | 3:3 |
2005 | Germania | Campione | 3 | 1 | 1 | 12:6 |
2009 | Sudafrica | Campione | 5 | 0 | 0 | 14:5 |
2013 | Brasile | Campione | 5 | 0 | 0 | 14:3 |
2017 | Russia | Non qualificata | - | - | - | - |
Anno | Luogo | Piazzamento | V | N | P | Gol |
---|---|---|---|---|---|---|
1996 | Stati Uniti | Secondo posto | 3 | 0 | 1 | 10:3 |
1998 | Stati Uniti | Terzo posto | 2 | 2 | 1 | 6:2 |
2003 | Stati Uniti / Messico | Secondo posto | 3 | 0 | 2 | 6:4 |
Anno | Luogo | Piazzamento | V | N | P | Gol |
---|---|---|---|---|---|---|
1964 | Brasile | Secondo posto | 2 | 0 | 1 | 9:5 |
Anno | Luogo | Piazzamento | V | N | P | Gol |
---|---|---|---|---|---|---|
1952 | Santiago del Cile | Campione | 4 | 1 | 0 | 14:2 |
1956 | Città del Messico | Campione | 4 | 1 | 0 | 14:5 |
1960 | San José | Secondo posto | 3 | 1 | 2 | 10:8 |
Lista dei giocatori convocati da Tite per le partite di qualificazioni ai mondiali 2022 contro Cile e Bolivia del 24 e 29 marzo 2022.
Presenze e reti aggiornate al 24 marzo 2022.
N. | Pos. | Giocatore | Data nascita (età) | Pres. | Reti | Squadra | ||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
P | Alisson | 2 ottobre 1992 | 53 | 0 | Liverpool | |||
P | Ederson | 17 agosto 1993 | 18 | 0 | Manchester City | |||
P | Weverton | 13 dicembre 1987 | 7 | 0 | Palmeiras | |||
D | Dani Alves | 6 maggio 1983 | 121 | 8 | Barcellona | |||
D | Thiago Silva | 22 settembre 1984 | 105 | 7 | Chelsea | |||
D | Marquinhos | 14 maggio 1994 | 66 | 4 | Paris Saint-Germain | |||
D | Danilo | 15 luglio 1991 | 45 | 1 | Juventus | |||
D | Éder Militão | 18 gennaio 1998 | 20 | 1 | Real Madrid | |||
D | Alex Telles | 15 dicembre 1992 | 5 | 0 | Manchester United | |||
D | Felipe | 16 maggio 1989 | 2 | 0 | Atlético Madrid | |||
D | Guilherme Arana | 14 aprile 1997 | 2 | 0 | Atlético Mineiro | |||
C | Philippe Coutinho | 12 giugno 1992 | 66 | 20 | Aston Villa | |||
C | Casemiro | 23 febbraio 1992 | 61 | 5 | Real Madrid | |||
C | Lucas Paquetá | 27 agosto 1997 | 30 | 6 | Olympique Lione | |||
C | Fred | 5 marzo 1993 | 25 | 0 | Manchester United | |||
C | Fabinho | 23 ottobre 1993 | 24 | 0 | Liverpool | |||
C | Arthur | 12 agosto 1996 | 21 | 1 | Juventus | |||
C | Bruno Guimarães | 16 novembre 1997 | 5 | 0 | Newcastle United | |||
A | Neymar | 5 febbraio 1992 | 117 | 71 | Paris Saint-Germain | |||
A | Richarlison | 10 maggio 1997 | 33 | 11 | Everton | |||
A | Vinícius Júnior | 12 luglio 2000 | 12 | 1 | Real Madrid | |||
A | Antony | 24 febbraio 2000 | 8 | 2 | Ajax | |||
A | Rodrygo | 9 gennaio 2001 | 4 | 1 | Real Madrid | |||
A | Gabriel Martinelli | 18 giugno 2001 | 1 | 0 | Arsenal |
Statistiche aggiornate al 24 marzo 2022..La nazionale brasiliana disputa occasionalmente partite di esibizione contro squadre di club, selezioni continentali, selezioni FIFA, di varie federazioni o
leghe nazionali e perfino contro enti o fondazioni. Tutte queste partite, non essendo riconosciute dalla FIFA, non entrano a far parte delle statistiche individuali di presenze e di
reti.
I giocatori in grassetto sono ancora in attività con la maglia della nazionale.
Pos. | Giocatore | Presenze | Gol | Periodo |
---|---|---|---|---|
1 | Cafu | 142 | 5 | 1990-2006 |
2 | Roberto Carlos | 125 | 11 | 1992-2006 |
3 | Dani Alves | 121 | 8 | 2006- |
4 | Neymar | 117 | 71 | 2010- |
5 | Thiago Silva | 105 | 7 | 2008- |
Lúcio | 4 | 2000-2011 | ||
7 | Cláudio Taffarel | 101 | 0 | 1988-1998 |
8 | Robinho | 100 | 28 | 2003-2017 |
9 | Djalma Santos | 98 | 3 | 1952-1968 |
Ronado | 62 | 1994-2011 |
Pos. | Giocatore | Gol | Presenze | Periodo | Media reti |
---|---|---|---|---|---|
1 | Pelé | 77 | 92 | 1957-1971 | 0.84 |
2 | Neymar | 71 | 117 | 2010- | 0.61 |
3 | Ronaldo | 62 | 98 | 1994-2011 | 0.63 |
4 | Romário | 55 | 70 | 1987-2005 | 0.79 |
5 | Zico | 48 | 71 | 1976-1986 | 0.67 |
6 | Bebeto | 39 | 75 | 1985-1998 | 0.52 |
7 | Rivaldo | 35 | 74 | 1993-2003 | 0.46 |
8 | Jairzinho | 33 | 81 | 1964-1982 | 0.40 |
Ronaldinho | 97 | 1999-2013 | 0.34 | ||
10 | Ademir | 32 | 39 | 1945-1953 | 0.82 |
Tostão | 54 | 1966-1972 | 0.59 |
NOTA: per le informazioni sulle rose successive al 1948 visionare la pagina della nazionale olimpica.
Nazionale | Giocate | Vinte | Pareggiate | Perse | Reti fatte | Reti subite | Differenza reti | Ultima vittoria | Ultimo pari | Ultima sconfitta |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Paraguay | 77 | 47 | 19 | 11 | 168 | 61 | +107 | 28 marzo 2017 | 28 giugno 2019 | 15 giugno 2008 |
Uruguay | 75 | 36 | 19 | 20 | 135 | 95 | +40 | 17 novembre 2020 | 10 luglio 2007 | 1º luglio 2001 |
Cile | 69 | 48 | 14 | 8 | 161 | 60 | +101 | 11 ottobre 2017 | 28 giugno 2014 | 9 ottobre 2015 |
Perù | 44 | 31 | 9 | 4 | 97 | 31 | +66 | 14 ottobre 2020 | 18 novembre 2007 | 13 giugno 2016 |
Messico | 40 | 23 | 7 | 10 | 71 | 36 | +35 | 2 luglio 2018 | 17 giugno 2014 | 3 giugno 2012 |
Bolivia | 31 | 22 | 4 | 5 | 104 | 25 | +79 | 9 ottobre 2020 | 5 ottobre 2017 | 11 ottobre 2009 |
Ecuador | 30 | 25 | 3 | 2 | 93 | 22 | +71 | 31 agosto 2017 | 29 marzo 2009 | 17 novembre 2004 |
Colombia | 28 | 17 | 9 | 2 | 60 | 14 | +46 | 7 settembre 2016 | 5 settembre 2017 | 13 luglio 1991 |
Venezuela | 25 | 21 | 3 | 1 | 88 | 7 | +81 | 13 novembre 2020 | 19 giugno 2019 | 6 giugno 2008 |
Inghilterra | 25 | 11 | 10 | 4 | 34 | 23 | +11 | 14 novembre 2009 | 2 giugno 2013 | 13 gennaio 2013 |
Germania | 23 | 13 | 5 | 5 | 41 | 31 | +9 | 27 marzo 2018 | 8 settembre 2004 | 8 luglio 2014 |
Portogallo | 20 | 13 | 3 | 4 | 39 | 16 | +23 | 11 settembre 2013 | 25 giugno 2010 | 6 febbraio 2007 |
Stati Uniti | 17 | 16 | 0 | 1 | 35 | 11 | +24 | 31 maggio 2012 | – | 10 febbraio 1998 |
Cecoslovacchia | 16 | 9 | 5 | 2 | 27 | 14 | +13 | 18 dicembre 1991 | 3 marzo 1982 | 23 giugno 1968 |
Italia | 16 | 8 | 3 | 5 | 30 | 23 | +7 | 22 giugno 2013 | 21 marzo 2013 | 5 luglio 1982 |
Francia | 16 | 7 | 5 | 5 | 24 | 21 | +3 | 26 marzo 2015 | 20 maggio 2004 | 9 febbraio 2011 |
Svezia | 15 | 9 | 4 | 2 | 33 | 18 | +15 | 26 marzo 2008 | 28 giugno 1994 | 16 giugno 1989 |
Polonia | 12 | 9 | 2 | 1 | 37 | 19 | +18 | 26 febbraio 1997 | 17 marzo 1993 | 6 luglio 1974 |
Galles | 10 | 8 | 1 | 1 | 20 | 5 | +15 | 5 settembre 2006 | 12 giugno 1983 | 11 settembre 1991 |
Scozia | 10 | 8 | 2 | 0 | 16 | 3 | +13 | 27 marzo 2011 | 18 giugno 1974 | – |
Giappone | 10 | 8 | 2 | 0 | 26 | 4 | +22 | 15 giugno 2013 | 22 giugno 2005 | – |
Belgio | 5 | 3 | 0 | 2 | 11 | 8 | +3 | 17 giugno 2002 | – | 6 luglio 2018 |
Nazionale | Giocate | Vinte | Pareggiate | Perse | Reti fatte | Reti subite | Differenza reti | Ultima vittoria | Ultimo pari | Ultima sconfitta |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Argentina | 109 | 43 | 26 | 40 | 166 | 162 | +4 | 2 luglio 2019 | 14 novembre 2015 | 10 luglio 2021 |
Nazionale | Giocate | Vinte | Nulle | Perse | Reti fatte | Reti subite | Differenza | Ultima vittoria | Ultimo pari | Ultima sconfitta |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Norvegia | 4 | 0 | 2 | 2 | 5 | 8 | -3 | 16 agosto 2006 | 23 giugno 1998 | |
Paesi Bassi | 12 | 3 | 5 | 4 | 15 | 18 | -3 | 8 giugno 1999 | 4 giugno 2011 | 12 luglio 2014 |
Ungheria | 5 | 1 | 1 | 3 | 7 | 11 | -4 | 28 aprile 2004 | 21 luglio 1971 | 16 marzo 1986 |
Premio Principe delle Asturie per lo sport | |
— 2002 |